Giornata della Memoria? Memoria della responsabilità

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Giornata della Memoria? Memoria della responsabilità ascendente
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venerdì 27 gennaio 2017, 05:30
Giornata della Memoria? Memoria della responsabilità
ascendente
Comodo collocare il nazismo in un tempo definito; l’Occidente non vuole gli 'ebrei' del nostro tempo
di Domenico Barrilà
Lasciata Auschwitz alle spalle, insieme ai circa 700 ragazzi di istituti superiori che accompagnavo, avevo considerato quanto
fosse comodo collocare il nazismo in un tempo definito, in una delle tante anse della storia, perché questo ci
consentiva di 'esternalizzarlo', di guardarlo da lontano, negandogli ogni possibile legame di parentela con noi.
Ci permetteva, in definitiva, di disconoscerlo. Quando un’esperienza storica è troppo caratterizzata, troppo carica di
'se stessa', eccessivamente straordinaria, tende ad assumere connotati sovrumani, finendo per collocarsi in un
luogo totalmente altro. Almeno così è in apparenza. Si tratta, però, solo di uno di quegli inganni compassionevoli che
mettiamo in atto per tenerci al riparo da domande scomode o da verità ancora più scomode, che ci toccano direttamente,
perché non potremo mai negare che i fenomeni come il nazismo sono collocati in un presente infinito, dove continuano ad
accadere, persino nella nostra modesta realtà quotidiana. Eppure, persino il modo in cui esercitiamo l’azione della 'Memoria'
sembra congegnato per isolare il passato dal presente, tra la nostra esperienza e quella di allora. L’Occidente non vuole
gli 'ebrei' del nostro tempo, che oggi sono gli stessi di allora, se non per il colore della pelle, perché gli ebrei, gli
estranei, coloro che in ogni epoca specifica ne prendono il posto, rappresentano facili bersagli, comodi da
trasformare nella causa di tutti i nostri mali, nella risposta a tutte le disfunzioni della nostra società e della nostra vita.
Se non esistessero bisognerebbe inventarli, perché senza qualcuno sulle cui spalle collocare le causa dei nostri
fallimenti, individuali e sociali, ci troveremmo faccia a faccia con noi stessi e saremmo costretti a vedere la desolazione che
tante volte ci pervade. Ricordiamo gli eventi protagonisti della Giornata della Memoria, uno dei tanti genocidi
perpetrati dall’uomo contro l’uomo, proprio mentre il più grande Paese del primo mondo delibera di erigere un
muro lungo migliaia di chilometri, per frenare lo straniero causa di tutti i mali, lo stesso Paese che si è appena
dotato, democraticamente per carità, di un Presidente non dissimile dalle tragiche macchiette responsabili di milioni di morti
nel Ventesimo Secolo. Democraticamente, dicevamo, gli Stati Uniti forniscono ai problemi, la stessa risposta che
fornì il popolo tedesco, scegliendosi un nemico da cacciare. Con meno alibi, però, perché la situazione sociale ed
economica del popolo americano è infinitamente diversa da quella che scontava negli anni Trenta il popolo tedesco, reduce
da una rovinosa sconfitta nella Prima Guerra Mondiale e schiacciato dal mostruoso debito conseguenti. Dunque, se
disperazione e agiatezza, stimoli apparentemente opposti, sembrano generare le medesime risposte, dobbiamo
domandarci a quale profondità è collocato il meccanismo responsabile di questa aberrazione e, soprattutto, se
noi umani abbiamo strumenti sufficienti per raggiungerlo e disinnescarlo. La Storia parrebbe essere scettica, il
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
http://www.lindro.it/giornata-della-memoria-memoria-della-responsabilita-ascendente/
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presente ancora di più, basta guardare, per l’appunto, Oltreoceano, dove l’orologio della regressione è appena
ripartito, e subito, ai primi rintocchi, proprio nel giorno della Memoria, celebrerà una significativa scadenza, con
l’incontro tra i capi dei governi statunitense e britannico, tra le guide di due Paesi alla cui sfacciata invadenza
colonialista e imperialista dobbiamo molta parte degli spasimi che agitano il Pianeta, comprese quelle migrazioni di massa a
cui oggi essi si oppongono attraverso scelte egoistiche, sancite dall’innalzamento di muri, perché tale è anche la Brexit, alla
quale spero la comunità europea risponda come si risponde a un bambino possessivo e viziato. Ma non sono soltanto i
processi collettivi, quelli studiati dai sociologi e dai politologi, a restare schiacciati sotto lo stivale dell’istinto
territoriale, sono soprattutto quelli individuali, dei quali gli altri sono solo la proiezione perfetta. Nei giorni scorsi, in
una prestigiosa scuola privata milanese, si è materializzato un grave episodio di violenza tra bambini, reso pubblico da una
nota blogger. I protagonisti negativi avrebbero dieci anni, la vittima, una bambina, solo sette. Nella denuncia dei genitori
della bimba, si sostiene che le percosse, da cui sono scaturiti un ricovero e l’incrinatura di una costola, avrebbero fatto
seguito al rifiuto della vittima di chinarsi a terra, secondo la pretesa degli aggressori, poiché, a loro dire, 'le donne puliscono
i pavimenti'. Pare che il seguito si sia consumato tra l’omertà degli adulti, dirigenti scolastici e genitori inclusi, salvo alcuni,
quelli che avrebbero fatto scoppiare il caso, minacciando di ritirare i figli dalla scuola, qualora i colpevoli non fossero stati
espulsi. Umanamente si può persino capire, sebbene non condividere, il freno del trauma e della vergogna è potente, senza
contare che gli stessi colpevoli, se così piccoli, diventano vittime, ma il fatto rimane e lascerà delle tracce in tutti i
protagonisti, soprattutto su quella bambina, che tuttavia col suo rifiuto potrebbe essere d’esempio per tante adulte che
spesso coi propri carnefici filano, arrivando persino a proteggerli. I 'semi' delle grandi violenze spuntano vicino a noi,
tutti i giorni, e noi li coltiviamo con zelo, nei modi più disparati, ed è proprio questo che non ci consente di vivere la
Giornata della Memoria come se fosse una rappresentazione di cui siamo appena spettatori. Non è così.
Dobbiamo cambiare radicalmente il modo di collocarci rispetto ai gravi crimini del passato, utilizzando il filtro di
quella che vorrei chiamare 'responsabilità ascendente', che consiste nella lettura dei nostri comportamenti attuali e nella
loro retroproiezione agli anni in cui quegli eventi si consumarono, traendone indicazioni su quale sarebbe potuta essere la
nostra collocazione se fossimo stati presenti. Ogni volta che compiamo un atto di violenza dobbiamo sapere che
esso si colloca in continuità con i crimini che pretendiamo di stigmatizzare. Se la Memoria deve avere un senso
non può che trovarsi in questa operazione di corresponsabilità, dove ricordare significa mettersi nella parte dei
giocatori, scegliere un ruolo nel gioco, per allora e per oggi, e coglierne la possibile influenza nel destino dei vicini e dei
lontani. Solo così, forse, potremo 'sentire' sulla pelle.
di Domenico Barrilà
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