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mercoledì 01 febbraio 2017, 15:00
Giustizia
Processi: nella culla del diritto la piaga delle
prescrizioni
Va in cella l'innocente, il colpevole è impunito. 'Spes contra spem', il docu-film contro la criminalità
di Valter Vecellio
Nel Paese che si vanta d’essere la culla del diritto – Leonardo Sciascia, giustamente, diceva che ne è la bara – accadono
cose che si vivono e patiscono con rassegnazione; qualcosa di ineluttabile, come l’alternarsi delle stagioni, e l’avanzare
dell’età. Accade questo: in occasione delle inaugurazioni dell’anno giudiziario, i più alti vertici degli Uffici Giudiziari, nelle loro
relazioni, levano un comune grido di dolore comune: dicono che la prescrizione falcidia i processi. Per dire: a Bologna, va
regolarmente in fumo un processo ogni cinque; e si parla dei processi definiti, quelli che hanno passato il vaglio del primo
grado, e attendono il secondo. Dei procedimenti che vanno in malora prima, quando si è ancora in fase di Giudice per le
Indagini Preliminari, o Giudice per l’Udienza Preliminare, non si sa. A Roma 'muore' il 38 per cento dei giudizi. Il procuratore
generale parla di «vanificazione della sanzione penale e della sua stessa minaccia, proprio nelle aree di maggior interesse
per il cittadino». A Venezia prescritto il 49 per cento dei procedimenti definiti. «Interi settori della legalità quotidiana sono
sommersi dalla prescrizione», dice il procuratore. A Napoli si parla apertamente di “amnistia strisciante”. Si calcola che
almeno 12mila pregiudicati non scontano la pena, perché non si riesce a eseguire materialmente le condanne. Il presidente
della Corte d’Appello dice la situazione è tale che è più facile andare in galera da innocenti che da colpevoli. A Palermo ben
1.692 procedimenti sono stati eliminati dai GIP o GUP; 1.569 i processi finiti nel cestino in primo grado, 280 in Appello. Per
l’appello, il fattore determinante è il ritardo nel deposito della sentenza o nella trasmissione del fascicolo del primo giudice. I
procuratori generali dicono che «la decorrenza dei termini, e l’estinzione di un gran numero di reati per prescrizione, finisce
per diventare una amnistia strisciante e perenne che opera peraltro in modo casuale». A fronte di questa disastrosa
situazione, l’atteggiamento di cui si è fatto cenno: sostanziale indifferenza da una parte; rassegnazione dall’altra. Situazione
esplosiva, nelle carceri. L’associazione Antigone fa sapere che «aggressioni e risse sono all'ordine del giorno. E i detenuti
aumentano». Nel dodicesimo rapporto curato dall'associazione, di recentissima pubblicazione, si legge che rispetto a
qualche anno fa i detenuti sono diminuiti, ma non in maniera significativa, dal momento che il tasso di sovraffollamento si
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
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attesta sul 106 per cento; in concreto: quasi quattromila persone senza un letto regolamentare, e ben novemila costrette in
meno di quattro metri quadrati a testa. Di suo, il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria (SAPPE), fa sapere che in un
solo anno, sono stati 1.011 i tentati suicidi di detenuti, 8.580 gli alti di autolesionismo, 6.552 le colluttazioni e 949 i
ferimenti. Secondo il segretario Donato Capece «ogni nove giorni un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono
in media 23 atti di autolesionismo e. tre suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo dì Polizia Penitenziaria.
Aggressioni risse, rivolte e incendi sono all'ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che il numero delle
presenze di detenuti in carcere è in sensibile aumento. Come si può dunque sostenere che è terminata l'emergenza nelle
carceri italiane?». Secondo Antigone i detenuti condannati in via definitiva sono 34.580, mentre quelli inattesa di sentenza
definitiva sono il 34,6 per cento del totale: uno su tre. Una segnalazione, ora. Il docu-film 'Spes contra Spem. Liberi Dentro'
del regista Ambrogio Crespi (ha partecipato alla Biennale di Venezia e al Festival del Cinema di Roma), viene definito dal
ministro della Giustizia Andrea Orlando «un manifesto contro la criminalità». Il docu-film di Crespi è stato girato nel carcere
di Opera di Milano, e raccoglie, tra le varie testimonianze, nove interviste ad altrettanti detenuti con ergastolo ostativo.
Venerdì scorso 'Spes contra Spem' è stato proiettato al carcere di Parma, e al termine della proiezione è seguito un dibattito
con la partecipazione del direttore della Casa di reclusione di Parma Carlo Berdini; dei Magistrati di Sorveglianza Maria
Giovanna Salsi, Cristina Ferrari e Paolo De Meo; del responsabile del Dipartimento amministrazione penitenziaria Santi
Consolo; del Direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano, i costituzionalisti Davide Galliani e Andrea Pugiotto, il
regista del Docu-film Ambrogio Crespi e, per 'Nessuno tocchi Caino', Rita Bernardini, Maria Brucale, Sergio D'Elia ed
Elisabetta Zamparutti; e, ovviamente, i detenuti. Significa qualcosa che il responsabile del DAP abbia esordito con un
“Grazie, grazie! Grazie per questo docu-film. Ambrogio sei stato un grande… non solo perché ci ha riuniti tutti a qui a
dibattere, ma perché ha colto l'umanità, la sofferenza, il tormento di quanti sono ristretti. Ma ha colto anche l'umanità e il
valore di chi opera all'interno dell'interno dell'amministrazione penitenziaria votata all'aiuto, riqualificando questo settore”. E
promette: “Voglio portare ovunque il docu-film di Ambrogio: è un'esortazione a non delinquere ed a costruire tutti un futuro
migliore e onesto”.
di Valter Vecellio
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