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giovedì 02 febbraio 2017, 18:00
In Africa si rivoluzionano le politiche migratorie
In controtendenza con il resto del mondo, l'Africa apre le frontiere
di Fulvio Beltrami
Parte dei media occidentali iniettano nella società la xenofobia dello straniero tentando di convincerci che un’orda di barbari
provenienti dal Terzo Mondo sta per invadere l’Occidente distruggendo i suoi antichi valori. L’immigrazione è tramutata in
una minaccia sociale. Un esercito di esperti ci spiega i pericoli mortali collegati a politiche permissive rispetto ai flussi
migratori elogiando le politiche di contenimento. Politiche che paradossalmente violano i principi di dignità umana difesi da
tutte le Costituzioni Europee. Contemporaneamente ai muri occidentali e al Ban introdotto dall’Amministrazione Trump, in
Africa si sta assistendo al processo inverso che prevede l’abbattimento di ogni frontiera e il diritto inviolabile per
tutti i cittadini del Continente di vivere, lavorare, studiare dove più gli aggrada senza chiedere permessi e autorizzazioni. La
rivoluzione in atto delle Frontiere Aperte è uno degli esempi di progresso umano tra i più importanti negli ultimi anni e
contraddice l’immagine che alcuni media danno dell’Africa, terra di disperati che sognano tutti di venire come clandestini in
Europa. La stessa Unione Africana ha posto il traguardo della politica 'no border' per tutti i paesi africani entro il 2025. I Paesi
all’avanguardia di questa rivoluzione delle politiche migratorie mondiali sono Ghana, Namibia e Rwanda. Nel marzo 2016
il Parlamento del Ghana sotto indicazione del Presidente John Dramani Mahama ha varato l’abrogazione della richiesta di
visto e permesso di soggiorno per i cittadini degli Stati membri dell’Unione Africana. Legge che è entrerà in vigore il
prossimo luglio. Martedì 24 maggio 2016 il Parlamento della Namibia ha votato l'abrogazione immediata di visti
e permessi di soggiorno per tutti i cittadini africani. La decisione è stata messa subito in pratica attraverso una nota
ufficiale diramata a tutte le rappresentanze diplomatiche della Namibia e firmata dal Ministro delle Relazioni Internazionali e
della Cooperazione. Durante la seduta parlamentare il presidente namibiano Hage Geingob ha ricordato alla Nazione il
dovere di abolire le barriere territoriali per i fratelli africani che hanno contribuito alla vittoria sul mostruoso regime
di apartheid. «Le Nazioni Africane hanno offerto il loro sostegno al popolo namibiano durante i tristi giorni della dittatura
Boera. Hanno combattuto e sostenuto la nostra lotta per l’indipendenza. Di conseguenza aprire le nostre frontiere ai loro figli
è un atto moralmente dovuto». Venerdì 27 maggio 2016 il Parlamento ruandese ha deciso di rimuovere gli ostacoli
burocratici per permettere la libera circolazione dei cittadini africani abolendo per loro la richiesta di visti e
permessi di soggiorno. A differenza della Namibia il provvedimento non è immediato. Sarà applicato gradualmente entro il
2018. Il Rwanda ha precedentemente approvato il passaporto e la cittadinanza unica per le popolazioni della Comunità
Economica dell’Africa Orientale: East African Community. La scelta compiuta dal Rwanda è estremamente coraggiosa
in quanto il Paese è ancora minacciato dalle forze genocidarie del gruppo terroristico ruandese FDLR,
responsabile del genocidio avvenuto nel 1994. Questi terroristi potrebbero approfittare di questa nuova legge migratoria per
infiltrare cellule eversive nel Paese. La politica voluta dalla Unione Africana di libera circolazione delle persone e
l’abrogazione dei confini nazionali risponde alle esigenze del Continente di promuovere gli scambi commerciali,
culturali e sociali delle diverse popolazioni ed etnie. La totalità dei confini nazionali in Africa sono stati dettati durante
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/in-africa-si-rivoluzionano-le-politiche-migratorie/
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la famosa Conferenza di Berlino alla fine dell’Ottocento e non rispecchiano le realtà territoriali di diverse etnie. I loro territori
precoloniali sono stati cancellati e inglobati in entità nazionali corrispondenti alle colonie occidentali trasformando molte
etnie in apolidi. Basta pensare ai Tuareg, ai Peul, ai Zagawa, ai Banande, Bashi, Tutsi, Nubiani, solo per citare alcune delle
etnie vittime della spartizione occidentale. Un recente studio americano ha individuato l’esistenza di 124 Stati africani (sui
55 ufficialmente esistenti). Questa miriade di Stati corrisponde ai territori etnici precoloniali. Lungi dal rivendicare un ritorno
al passato, l’Unione Africana è orientata verso una unica entità continentale per promuovere l’integrazione delle diverse
etnie in contrapposizione ai movimenti indipendentisti del tutto anacronistici e spesso fomentati dai occulti interessi
economici. Basta pensare al Biafra in Nigeria o a Zanzibar in Tanzania. L’Unione Africana è determinata a evitare ai suoi
cittadini le umiliazioni che ricevano quotidianamente presso le rappresentanze diplomatiche occidentali se sottopongono
domandi di visto. Nel Continente si vuole garantire la libera circolazione delle persone senza che esse debbano
dimostrare di avere consistenti conti bancari o attività economiche. Un principio di garanzia dei valori umani contro corrente
alle tendenze occidentali che impediscono la libera circolazione delle persone ma difendono ad oltranza la libera circolazione
dei capitali finanziari, prima causa di evasione fiscale e terribili speculazioni a livello mondiale. La libera circolazione dei
cittadini africani nel Continente potrebbe diventare nel prossimo futuro un precedente che può facilitare la libera
circolazione delle persone provenienti da altri Continenti. Nonostante si cali un pietoso silenzio sulla realtà, da 12 anni si
sta assistendo al fenomeno di immigrati economici dall’Europa all’Africa. Persone che non hanno futuro nei loro
Paesi europei di origine che cercano nel Continente una speranza di lavoro e vita dignitosa. I Paesi più colpiti da questo
fenomeno sono Portogallo, Spagna, Grecia e Italia. Alcuni esperti africani di migrazione mondiale si stanno interrogando sulle
politiche da applicare dinnanzi ad una futura invasione di profughi europei dovuti da crisi economiche e guerre nel Vecchio
Continente. Un futuro impossibile, osserveranno molti lettori. Al contrario uno scenario molto probabile se si analizzano i
pericolosi trend economici, sociali e politici in atto in Europa, continente alla deriva, confinante con un Continente giovane
che ha dinnanzi a se non le passate glorie ma il futuro: l’Africa.
di Fulvio Beltrami
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