Africa Agenda 2063: serve sviluppo duraturo e sostenibile

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Africa Agenda 2063: serve sviluppo duraturo e sostenibile | 1 venerdì 30 settembre 2016, 18:00

La rinascita Africana

Africa Agenda 2063: serve sviluppo duraturo e sostenibile

Nei primi 50 anni scarsa unità politica ed emancipazione economica. C'è bisogno di un cambio di passo di Fulvio Beltrami

La sfida per raggiungere l’obiettivo di uno sviluppo duraturo e sostenibile è presa in seria considerazione dall'Agenda 2063.

I Paesi africani sono chiamati a rafforzare i passati successi economici, a capitalizzare i profitti ricavati per finanziare nuove opportunità economiche sotto una stretta ottica di valori culturali e spirituali. Se osserviamo i primi Cinquan’anni di

indipendenza notiamo una mancanza di unità politica e di emancipazione economica. Notiamo anche gli sforzi,

a volte contraddittori, per superare questi ostacoli, come la creazione dell’Unione Africana e la sua attuale trasformazione in un ente sovranazionale con pieni poteri di rappresentanza politica e autorità decisionale. Questo è stato l’orientamento dei principali summit della UA tra i quali ricordiamo la Dichiarazione di Monrovia, il Piano d’Azione di Lagos e il Trattato di Abuja. I Paesi africani sono stati inizialmente occupati a costruire Nazioni forti dove

furono trascurati gli spazi democratici e il buon governo affidato al Presidente illuminato. Il risultato ottenuto

è stato deludente. La maggioranza delle Nazioni divennero Paesi satelliti di potenze straniere e le rare Nazioni forti che sono emerse durante questi 50 anni sono state distrutte, vedi il caso della Libia, o sono in grosse difficoltà, vedi l’Egitto e la Nigeria. Questo ha impedito di raggiungere l’emancipazione economica. Ma però rimane uno dei principali obiettivi del Movimento Pan Africano che inspira il progetto della Unione Africana. Dal 1964 l’Unione Africana si è concentrata a rafforzare le cooperazioni su vari settori economici e culturali per gettare le basi di un Continente unito. Alcuni esempi: la creazione di una Commissione Socio Economica – CSE, nel 1964 con il mandato di creare le basi per aree continentali di libero commercio e il Mercato Unico Continentale; la CSE ha ricevuto validi contributi da altre commissione incentrate sulla promozione della educazione, sanità, cultura, scienza, tecnologia, ricerca. Gli sforzi compiuti permisero la firma del Memorandum sulle Responsabilità e Ruoli degli Stati membri UA nei Settori Sociale ed Economico (1970) e la Dichiarazione Africana di Cooperazione, Sviluppo e Indipendenza nota anche come la Carta Economica Africana (1975). L’anno successivo nasce la Carta della Cultura Africana con l’obiettivo di promuovere i valori Pan Africani a livello continentale e internazionale. Nel 2000 la Dichiarazione di Kinshasa getta le basi per la Comunità Economica dell’Africa – CEA basata sulla cooperazione delle diverse Comunità Economiche Regionali. La CEA, attualmente in piena fase di attuazione, è considerata il primo passo verso l’unione politica, territoriale, sociale e finanziaria del Continente. Il periodo più fruttuoso ed entusiasmante per la creazione delle base della Africa Unita furono

gli Anni Settanta. Una epopea stroncata prima da feroci dittature che durarono fino agli Anni Novanta e

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Africa Agenda 2063: serve sviluppo duraturo e sostenibile | 2 successivamente ad una ondata di guerre civili che sono terminate verso tra il 2004 e il 2010. Alcuni di questi conflitti sono ancora aperti o sono ripresi nei Paesi più deboli. Durante I primi quindi anni di indipendenza (1960-1975) molti Paesi conobbero un vero e propri boom economico con una crescita annua del 4,5% e una crescita della industria manifatturiera del 6%. Se il trend, dettato da politiche nazionaliste, fosse continuato in un giro di vent’anni la maggioranza dei Paesi africani avrebbe raggiunto i livelli del Primo Mondo. Purtroppo il trend di crescita è stato interrotto da dittatori sanguinari e successivamente da guerre civili. Tragedie che hanno come denominatore comune le influenze esterne. La lunga serie di crisi nazionali provocarono recessioni economiche a catena, fame e dipendenza dagli aiuti umanitari. Negli Anni Ottanta le problematiche vissute dall’Africa stavano compromettendo seriamente il suo sviluppo. La

maggioranza dei Paesi africani fallirono l’obiettivo di assicurare uno sviluppo economico duraturo e sostenibile deludendo le aspettative della popolazione. Molti di essi furono intrappolati nel meccanismo del debito

internazionale costringendoli a delle strategie a corto termine di soppravivenza. Gli Anni Ottanta e Novanta sono caratterizzati da violenze, fame e un rapido deterioramento delle ricchezze pro capita, investimenti sullo stato sociale. Il processo di industrializzazione fu notevolmente ritardato mentre si rafforzò l’economia coloniale basata sulla esportazione di materie prime e l’importazione di prodotti finiti. Fu un’ottimo periodo per i mercanti d’armi internazionali a costo di milioni di vite umane perdute. La maggioranza dei Paesi africani dovettero affrontare crisi politiche a catena, mancato sviluppo economico e sociale e un’esplosione demografica dettata dalla povertà. La situazione fu esasperata dalla prima crisi mondiale del petrolio. Mentre la maggioranza delle popolazioni africane individuavano come principali responsabili di questa disastrosa situazione le interferenze straniere post coloniali e le politiche liberiste promosse da Banca Mondiale e FMI, l’Occidente incolpava la classe politica africana per la sua bramosia di potere e le popolazioni per la loro immaturità democratica. La fine della Guerra Fredda demarcò con chiarezza le forze esterne contrarie al decollo

dell’economia Africana e della crisi politica del Continente. Nonostante gli attori esterni, anche la classe

politica africana portava su di se pesanti responsabilità. Questo constato portò ad iniziare un radicale rinnovo della classe dirigente che in alcuni Paese divenne un processo irreversibile, tra i quali: Ghana, Kenya, Uganda, Rwanda, Sud Africa. Gli anni Novanta si chiusero con un grave deficit economico, sociale e democratico in Africa. Un deficit quasi recuperato agli inizi del Ventunesimo secolo grazie alla cooperazione di nuove potenze meno aggressive che orientarono la loro attenzione al Continente su logiche di mutue convenienza e rispetto. La ripresa economica dell’Africa registrata

dal 2000 fino ad oggi ha risolto alcune croniche emergenze del Continente ma rimangono problematiche da

risolvere come il deficit democratico, il rispetto dei diritti umani e del buon governo. L’Unione Africana intende agire sui singoli governi affinchè queste problematiche vengano risolte garantendo la pace, l’integrazione regionale e la democrazia, uniche armi a disposizione delle masse africane per diventare attrici del proprio destino. Nell'elaborare

Agenda 2063 gli esperti di tutto il Continente sono arrivati ad una unica conclusione: la sola possibilità di assicurare un futuro prosperoso e pacifico per l’Africa è di attuare una rivoluzione economica e politica a

livello continentale che ponga al centro di ogni azione e cambiamento i propri cittadini, trasformandoli da sudditi a forza motrice del futuro. Da vittime a centri di potere decisionale. Questo è il vero significato di uno sviluppo inclusivo, duraturo e sostenibile. Nell’Africa del 2063 devono essere state realizzate tutte le aspettative dei cittadini africani: alto

standard di vita, ottima educazione, forza lavoro specializzata, dinamico mercato del lavoro, trasformazione economica, produttività agricola adeguata, rivoluzione industriale (sia la prima (industria pesante) che la

quarta (la nuova frontiera delle tecnologie IT). Questo radicale cambiamento deve avvenire all’interno della salvaguardia degli ecosistemi e la tutela ambientale. Tra il 2006 e il 2010 i sondaggi compiuti tra le popolazioni di

diversi Paesi africani hanno chiarito le priorità sentite dai cittadini che devono essere guida integrale,

obbligatoria e senza possibilità di revisione per realizzare il progetto di Africa Unita. Queste priorità vengono elencate in ordine di importanza, ordine dettato dalle popolazioni africane interpellate. Sviluppo umano e sociale. Fine della povertà e delle grandi disuguaglianze sociali. Fine degli odi etnici. Le varie etnie devono essere considerate come fonte di arricchimento continentale non come fonte di divisioni e conflitti. Sanità ed Educazione moderne, accessibili e trasformate da business a diritto fondamentale dell’uomo. Protezione sociale e sicurezza contro le minacce interne ed esterne. Lotta alla disoccupazione e supporto all’iniziativa privata basata sul concetto di sviluppo integrato delle comunità. Sviluppo del settore privato che deve assumere aspetti di collaborazione e non di antagonismo con il settore pubblico. Moralizzazione ed efficacia della pubblica amministrazione. Rilancio della economia verde e blu. Le nostre terre e i nostri oceani devono diventare fonte di ricchezza per le popolazioni africane e non per potentati economici stranieri e popolazioni di lontani Paesi. Prima e Quarta rivoluzione industriale. Difesa del patrimonio della flora e fauna africana. Lotta contro la desertificazione e i cambiamenti climatici. Negli anni recenti l’Africa ha registrato diversi successi nello sviluppo sociale e umano. I livelli di

povertà sono scesi in molti Paesi. Miglioramenti si sono notati nella sanità e nella educazione. In 15 Paesi il Indice di Sviluppo Umano da dieci anni sta aumentando del 1,5% annuo. Purtroppo questo trend non è

omogeneo. In 34 Paesi su 43 l’indice di sviluppo umano rimane ancora basso. Questa situazione è causata da miopia politica o da regimi autoritari che ancora persistono nel Continente. Eppure i ricercatori hanno notato che i Paesi che Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/africa-agenda-2063-serve-sviluppo-duraturo-e-sostenibile/ L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.

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Africa Agenda 2063: serve sviluppo duraturo e sostenibile | 3 registrano una crescita economica tra il 8 e il 10% annuo registrano migliori condizioni sociali e maggior opportunità di accedere ad educazione e sanità di qualità. Il legame tra crescita economica e crescita sociale è ormai evidente e difficile da negare. Questo ci fa comprendere che ogni crescita economica che non si trasformi in crescita sociale è destinata a creare condizioni avverse e rischi di implosione del Paese. Per assicurare un vero sviluppo duraturo e sostenibile l’Unione Africana ha individuato 7 aree prioritarie che devono diventare la base di ogni politica di sviluppo adottata dai singoli Paesi.

Sicurezza alimentare e sviluppo rurale.

Sviluppo del capitale umano assicurando adeguato accesso all’educazione, alla sanità, alla nutrizione e alle tecnologie digitali.

Sviluppo sociale tramite la protezione dei cittadini e delle loro idee liberamente espresse, la partecipazione e il rafforzamento del ruolo della donna nel Continente, l’integrazione sociale ed economica dei giovani e delle fasce emarginate e vulnerabili.

Rivoluzione industriale e sviluppo del settore manifatturiero tramite politiche industriali mirate a offrire valore aggiunto ai settori agricolo e minerario, l’aumento del controllo autoctono delle risorse naturali, la crescita occupazionale, il link tra aziende nazionali, regionali, continentali e mondiali, l’aumento del commercio interregionale e continentale, il rigoroso rispetto della tutela ambientale e maggiori finanziamenti alla ricerca scientifica e tecnologica.

Integrazione continentale tramite la libera circolazione delle persone e la creazione di un ramificato network infrastrutturale (strade, ferrovie, rotte marittime, aeree, internet ad alta velocità.

Miglioramento del buon governo tramite la partecipazione attiva dei cittadini, il rispetto dei diritti umani, della Costituzione e della magistratura che deve essere assolutamente indipendente.

Pace e sicurezza tramite la promozione id meccanismi che prevengano i conflitti, arbitraggio continentale delle dispute economiche e territoriali, Forze armate di pronto intervento con pieno mandato per intervenire nei casi più estremi e dove il conflitto sia scoppiato nonostante l’opera di prevenzione o dissuasione della Unione Africana.

Queste priorità sono state prese come base per le agende di sviluppo dei singoli Paesi. Kenya. Vision 2030. Principali obiettivi: rafforzamento della industria, competività del Made in Kenya a livello internazionale e alto standard di vita per i cittadini. Uganda. Vision 2035. Trasformazione della società rurale in una moderna società industriale basata sullo Stato di diritto e libertà fondamentali dei cittadini. Tanzania. Vision 2025. Rafforzamento della industria, controllo delle risorse naturali, pace, stabilità, unità nazionale, buon governo fondato sullo Stato di diritto, competitività regionale. Rwanda. Vision 2020. Diventare un Paese con tenori di vita eguali ai Paesi del est Europa entro il 2020 grazie alla difesa dei cittadini e al rafforzamento del controllo dello Stato sull’economia e la gestione della pubblica amministrazioni con criteri meritocratici e moderni. Burundi. Vision 2025. Pace duratura e stabilità che permettano un equo sviluppo economico e sociale. Ognuno di questi piani di sviluppo nazionali si basano sulla creazione di una economica inclusiva, distribuzione delle ricchezze e sul capitale umano.

di Fulvio Beltrami

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