Vendetta di Vasto: forse crimine collettivo

Download Report

Transcript Vendetta di Vasto: forse crimine collettivo

L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Cultura&Società > Opinioni
Vendetta di Vasto: forse crimine collettivo | 1
venerdì 03 febbraio 2017, 13:30
Vendetta di Vasto: forse crimine collettivo
C'è una responsabilità corale in questa tragedia, è quella dei cecchini del web, fucilieri che ora esacreranno
di Domenico Barrilà
In qualche modo tutti sappiamo esattamente, almeno sulla carta, cosa è giusto e cosa è sbagliato. Già, perché la vita è
forse più semplice di come la descrive la psicoanalisi, bisogna esserci per capire, scendere in strada, non basta
riflettere, elucubrare, quello semmai viene dopo. Questo, probabilmente, ci eviterebbe di chiamare in causa la mitologia per
spiegare ciò che in fondo abbiamo sotto gli occhi, consentendoci di accorciare la distanza con la persona situata, reale.
Alfred Adler c’era arrivato in secolo fa, a questa semplice conclusione, scendendo in strada, rompendo l’ossessione per i
giri di parole, ma soprattutto le patetiche scenografie presenti nei luoghi dove si esercita la psicoanalisi e se ne parla,
collocando l’azione nelle sue location naturali. Memorabili le sue discussione ai tavolini dei caffè viennesi, direttamente nella
vita pulsante della capitale, che ai quei tempi era un centro nevralgico dove tutto accadeva, dall’invenzione della
psicoanalisi, appunto, a quella della dodecafonia. Non basta spiegare freddamente, bisogna stare più vicini al respiro
del mondo. Se un bambino ci chiede un bicchiere d’acqua è inutile raccontargli che il suo bisogno 'si chiama sete', o che lo
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/vendetta-di-vasto-forse-crimine-collettivo/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.
L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Cultura&Società > Opinioni
Vendetta di Vasto: forse crimine collettivo | 2
stesso desiderio lo provavano pure Omero e Platone. Così vale anche la tragedia di Vasto, città che conosco bene, avendo
partecipato a diverse manifestazioni come relatore e frequentato molte persone, alcune delle quali sono poi diventate
amiche. A loro mi sono rivolto per 'capire', non mi sono fiondato sui polverosi libri sacri per 'spiegare'. Avevo bisogno di
andare oltre le agenzie e i racconti ripetitivi delle prime pagine. Tante cose mi sono state dette, una sopra tutte è rimasta
impigliata nei miei sensori, ossia la responsabilità corale di questa tragedia, mediata soprattutto attraverso i
social network, con un martellamento partito quando ancora il cadavere di Roberta era caldo, alimentando la credenza
di una giustizia inadempiente, cosa che nel caso specifico non sembra esatta. Tra un paio di settimane era prevista
un’udienza, nel processo per omicidio stradale a carico dell’investitore. C’era, dunque, un’incriminazione. Si chiedeva
ossessivamente giustizia e vendetta per la povera Roberta, creando un clima che esasperava le sensibilità,
indirizzando la trama verso un finale inevitabile. È anche così che sulle spalle di un marito distrutto dalla
disperazione si sono depositati i macigni dell’effetto maggioranza, contribuendo a rendere quasi fatale la soluzione
che poi si è materializzata. Ancora una volta gli spettatori del Colosseo digitale, con il loro pollice verso, si sono
dissetati di sangue e ora forse sono in pace. Ma non possono, non devono, esserlo, perché anche loro fanno parte
del plotone di esecuzione, anche loro contributori della morte di Italo D’Elisa e della rovina di Fabio Di Lello,
marito di Roberta Smargiassi e padre della creatura che lei portava in grembo. Ora che tutto è finito, almeno per gli
spettatori eccitati, l’adrenalina si è esaurita, gli stessi fucilieri si eserciteranno nel rituale delle esecrazioni,
distribuendo pagelle ai protagonisti, a cominciare da Fabio, cui avevano armato la mano facendolo sentire l’unico che poteva
fare la cosa giusta. Non è necessario dirlo direttamente, basta creare il basamento e il palazzo viene su da solo, una parolina
per ciascuno, tanto nella dark room dei nickname la colpa non è di nessuno. È «un ballo in maschera splendidissimo»,
avrebbe detto Oscar, personaggio dell’opera verdiana, dove si calunnia, si tritura e infine si ammazza. Spiace vedere il padre
di Italo disperarsi, rispetto sommamente il baratro apertosi nella sua vita, non posso esimermi, però, dal ricordare, a lui e a
tutti noi, che l’automobile è un’arma impropria, e il modo in cui i nostri figli la usano dipende principalmente da
noi genitori. Anzi, dipende soprattutto da noi genitori. In Italia la strada è teatro della più grande mattanza a cielo aperto
del nostro tempo, i giovani fanno la parte del leone, come vittime e come carnefici, gettati nella mischia nell’apogeo della
loro immaturità, quando ancora la capacità di comprendere le conseguenze dei loro gesti è in stato nascente. Ne tengano
conto i legislatori e quegli irresponsabili che vaneggiano di patenti a 16 anni. Un’età, quella in cui i figli sono ancora ragazzi,
che spetterebbe a noi genitori sorvegliare, abbandonando il timore di essere impopolari e assumendo quelle decisioni che
possono rendere meno probabili scenari come quello di Vasto, dove nessuno sembra avere torto, neppure l’esecutore
materiale della vendetta. Un uomo brutalizzato dalla sorte nel modo in cui lo è stato il giovane marito, può
sentirsi legittimato a superare le convenzioni nate per proteggere la collettività, perché oramai crede di non avere
più nulla da proteggere. Non oso pensarmi al suo posto, perché non sono sicuro di come reagirei a quelle temperature
estreme. Se i cecchini del web non si fossero affannati ad alimentare la sua disperazione e il suo senso di
impotenza. Se non lo avessero fatto sentire uno sprovveduto che subiva lo sgarro in silenzio, ma si fossero limitati a
guardarlo negli occhi con la compassione assente nei processi mediatici. Forse, Roberta e il suo bambino sarebbero
state le uniche vittime. Bastavano e avanzavano.
di Domenico Barrilà
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/vendetta-di-vasto-forse-crimine-collettivo/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.