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NA CA CT MI RM LV
BIGLIETTI DEI CONCERTI
SOLO 2 JUVENTINI LE STORIE
Bagarini online
due inchieste
sullo scandalo
I levrieri del Lago
più veloci di Bolt
Colonnello, Dondoni, Negri PAG. 16 E 17
E UN COMMENTO DI MATTIA FELTRI PAG. 27
Cinzia Bovio A PAGINA 23
Ventura schiera
Da Torino a Mosca la Nazionale
per amore del jazz senza blocchi
Federico Callegaro A PAGINA 23
Massimiliano Nerozzi A PAGINA 34
LA STAMPA
LA STAMPA
QUOTIDIANO FONDATO NEL
QUOTIDIANO
NEL 1867
1867
VENERDÌ 11 NOVEMBRE 2016 & ANNO 150 N. 313 & 1,50 € IN ITALIA (PREZZI PROMOZIONALI ED ESTERO IN ULTIMA) SPEDIZIONE ABB. POSTALE ­ D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/04) ART. 1 COMMA 1, DCB ­ TO www.lastampa.it
Nella squadra di governo anche Walker e Flynn. Dall’Asia le prime richieste di incontro. La reazione dei mercati: banche su, hi­tech in ribasso
Il giorno delle due Americhe
Trump da Obama alla Casa Bianca ma i suoi oppositori protestano: “Non ti vogliamo”. Cento arresti
Alle origini L’EUROPA
della rivolta: “Ma siamo noi
ci salverà lui i veri populisti” LA RICERCA
DI UN NUOVO
WELFARE
ANDREA MONTANINO
GIANNI RIOTTA
SCRANTON
C
entoventi milioni, il 50
per cento della popolazione adulta. A tanto
ammonta il ceto medio americano che si è rivolto a Donald Trump dopo aver subito
un taglio alle proprie disponibilità economiche: se nel
2007 il valore della ricchezza
posseduta da una tipica famiglia del ceto medio era circa
160 mila dollari, dopo sei anni
questo valore è scivolato a 98
mila dollari. Il ceto medio ha
sì mantenuto o ritrovato un
lavoro, ma è più povero.
L’uscita dalla grande recessione è stata infatti caratterizzata dalla crescita di posti di lavoro senza significativa crescita economica: una
job-filled non-recovery, come
descritta dall’economista di
Harvard Robert Barro.
Ciò che è mancato, soprattutto, è l’aumento della produttività - quanto ogni lavoratore produce in un certo
periodo, ad esempio un anno
- che non ha permesso l’aumento dei salari: c’è una realtà di piccoli imprenditori,
commercianti, insegnanti,
addetti alle vendite nei grandi mall che ha un lavoro ma
con un reddito che tende a
non crescere, ma anzi gradualmente a diminuire.
CONTINUA A PAGINA 27
Test per l’Unione
Il cambio della guardia
apre scenari inediti
GIAMPIERO MASSOLO A PAGINA 27
N
AP
L’incontro nello Studio Ovale fra il prossimo presidente Donald Trump e l’uscente Barack Obama
Fabio Martini A PAGINA 11
Nell’Austria dove sognano Donald
Il 4 dicembre il voto
con la Destra favorita
Niccolò Zancan A PAGINA 10
IL COSTUME
Cala il sipario su Hollywood
FRANCESCO SEMPRINI
NEW YORK
«C
i vediamo tra
un’ora a Union
Square». «Bene, gli
altri sono lì ad aspettarci. Mi
raccomando, ricordati la bandiera della pace». «Già messa
nello zaino, tu piuttosto non dimenticare lo striscione #NotMyPresident». Inizia così, con
un ultimo scambio di messaggi
su WhatsApp, la notte più lunga
del popolo anti-Trump, più lunga anche di quella trionfante del
candidato repubblicano e della
sua maggioranza silenziosa.
AFP PHOTO / RINGO CHIU
CONTINUA A PAGINA 3
Un manifestante anti­Trump davanti alla polizia sulla Freeway 101 in California Servizi DA PAG. 2 A PAG.11
MASSIMO GRAMELLINI
La sconfitta dei divi
schierati con Hillary
Simona Siri A PAGINA 9
Il Melania style
nello Studio Ovale
Oro e statue esotiche
Golf al posto dell’orto
L’ignoranza al potere
u L’ignoranza è una brutta bestia, diceva mio nonno tran-
9 771122 176003
CONTINUA ALLE PAGINE 4 E 5
Sarah in piazza
“Non è il nostro
presidente”
Buongiorno
61111
on si mangiava neppure male da «Michelangelo», baracca di legno
sulla strada rurale Creek
Road, dove le colline della
Contea di Monroe, in Pennsylvania perdono le foglie
giallo, oro e rosse dell’Indian
Summer, sole di novembre.
«Poi la crisi, l’hanno chiuso e
son rimasta sola» dice Amber
Rohner, parrucchiera con
permanente platinata della
porta accanto, «diciamo la verità non c’è un cent in giro».
Romano Prodi.
I muri, la rabbia,
gli estremismi e il movimento
antiglobalizzazione
sono nati da questa parte dell’Oceano viere, che si spezzava la schiena con gli straordinari per
consentire al figlio di prendere il diploma e al nipote, un
giorno, di imbroccare qualche congiuntivo sulle pagine di
un giornale. Oggi mio nonno, come tanti elettori di Trump,
non si vergognerebbe affatto di avere studiato poco. Anzi,
trasformerebbe il suo complesso di inferiorità in una forma
di orgoglio, non considerando più la cultura uno strumento
di crescita economica e sociale, ma il segnale distintivo di
una camarilla arrogante di privilegiati. E userebbe l’unica
arma a sua disposizione, il voto, per fargliela pagare, «a quei
signori». Già, ma per fargli pagare cosa? Semplice: di avere
raggiunto un traguardo che alla sua famiglia è precluso.
L’ignorante detesta chi ha studiato perché detesta una
società che non consente più a suo figlio di farlo, obbligandolo a contrarre debiti spaventosi per strappare un «foglio di carta» che nella maggiore parte dei casi non garantisce il miglioramento delle sue condizioni, ma si traduce
in una mortificazione ulteriore di stipendi bassi e lavori
precari. Ogni conservatore diventa rivoluzionario solo
quando non ha più nulla da perdere. Allora viene invaso
dal rancore e va in cerca di un capro espiatorio e di un
vendicatore. Quasi sempre sbagliando mira. Perché è stata la finanza, non la politica e tantomeno la cultura, a costruire questo mondo di sperequazioni odiose. E non sarà
un dilettante allo sbaraglio a trovare la formula magica
per restituire agli esclusi il progresso perduto.
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Servizio ALLE PAGINE 8 E 9