Visualizza in PDF

Download Report

Transcript Visualizza in PDF

PRIMO PIANO
Giovedì 9 Marzo 2017
13
Utilizzando i loro strumenti elettronici nelle elezioni in Europa. Si parte da Amsterdam
Usa e Russia pasticciano in Olanda
Entrambi però stanno sostenendo le ragioni della destra
DA WASHINGTON
ALBERTO PASOLINI ZANELLI
I
l tono delle polemiche in
America, e non soltanto
più in America, può anche
essere definito «dell’altro
mondo».
I fatti, le parole, gli accenti
sono quelli di un brutto romanzo di fantapolitica, esteticamente e logicamente mal
riuscito. Per credere a tutto
quello che si dice, soprattutto nelle alte sfere delle ex
superpotenze, bisogna avere
molta pazienza e coraggio.
Ce ne sono delle nuove tutti
i giorni.
Nelle ultime ore se ne sono
ascoltate altre due, una volta
tanto inedite. Una grande e
una piccola. Quest’ultima consiste nel fatto che non solo il
servizio di confusione funziona ora anche in Olanda (dove
si vota fra una settimana) ma
ne sono attivi addirittura due
contemporaneamente: uno
russo e uno americano. Non
sono inviti dei due governi a
votare questo o quello, ma regalini che vengono infilati di
nascosto nei computer e negli altri apparati più o meno
elettronici e invitano a votare
così. Così non significa misurarsi in uno scontro frontale
fra quel che fa piacere agli
americani e quello che delizia i russi.
L’invito infatti è comune:
le macchinette che suonano
da Mosca e da Washington
fanno entrambi propaganda
per la destra olandese. Ciascuno per fare dispetto all’altro, evidentemente, ma allarmando comprensibilmente i
partiti olandesi di centro e di
sinistra. A meno che non siano invece proprio questi ultimi a lanciare la voce contando sui profitti del vittimismo
all’americana. Perché anche
lassù l’accusa di disturbare il
processo elettorale è comune:
qualsiasi candidato di routine
democristiano, liberale o socialista viene trattato come
Trump da Obama e Obama
da Trump.
Segno dei tempi. Ci raccontano anche come si fa: si
depositano nei parchi elettronici aggeggi incaricati di distruggere le calunnie altrui
e sostituirli con le proprie.
Si delinea così una ennesima
innovazione e conseguenza
della rivoluzione tecnologica
che sta davvero cambiando il mondo e che, anche se
oggi è praticata dai vecchi
nemici della Guerra Fredda,
disegna le dimensioni della
Nuova Era, della nuova rete
telematica, di quel grande villaggio dove metà del mondo
dovrebbe ritrovare la propria
identità.
Riesplodono invece, non
solo nei Paesi che erano stati dominati da regimi comunisti o che ad essi guardavano,
ma anche da noi: contrasti
etnici e religiosi, in qualche
caso tribali. Rinascono le
frontiere, gli odii dividono e
lacerano, l’identità non integra ma esclude, non convince ma confligge. In Europa è
caduto il muro e i popoli dovrebbero ritrovarsi attorno a
una comune cultura politica,
ma invece se ne fabbricano
dei nuovi mentre ritorna la
paura.
È come se la metà del
pianeta avesse beneficiato
della fine del comunismo, finalmente libera di crescere
senza questo incubo e quello
della terza guerra mondiale,
ma che l’altra metà ne paghi
ora i costi, come se fosse tuttora incapace di vivere senza il dominio dell’ideologia.
L’una, la nostra, festeggia da
anni il nuovo secolo; l’altra
resta avviluppata nei fantasmi del vecchio, che però trasmettono al mondo nuovo il
loro contagio e ne affrettano
e aggravano le conseguenze.
Il divario aumenta come non
mai, almeno per ora e chissà
per qualche tempo ancora.
La rivoluzione tecnolo-
gica che ha affrettato la caduta del comunismo si muove su due binari, quello della
globalizzazione e quello della
convergenza multimediale,
fino a qualche tempo fa solo
l’Occidente ne coglieva i benefici. Ora ne paghiamo le spese
tutti e sembriamo riuscire a
imparare solo le tecniche della distruzione.
[email protected]
© Riproduzione riservata
SCOVATI NELLA RETE
IN CONTROLUCE
Alain Friedman è un superbo raccontatore di fatti. Stavolta invece,
sbagliando un libro, esprime solo le sue paure e i suoi risentimenti
tutti gl’inquilini della Casa Bianca deDIEGO GABUTTI
gli ultimi ottant’anni, esclusi soltanto
da una o due vite che Alan Franklin Delano Roosevelt, il preFriedman racconta l’Italia sidente del New Deal, e Jimmy Caragli americani e l’America ter, il coltivatore di noccioline messo
agl’italiani. Sono racconti di in burletta dai pasdaran iraniani ai
solito interessanti, come il racconto tempi dell’occupazione dell’ambasciata americana a
della deposizioTeheran, incipit
ne di Re Silvio
L’economia
globale
ha
fatto
piazza
d’ogni islaminel 2011 (Ampulita di tutte le antiche sicurezze
smo a venire).
mazziamo il
Friedman
gattopardo, Rizoccidentali, dal welfare all’atlandetesta, per
zoli 2014) o l’intismo. Trump e gli altri non sono
cominciare,
tervista di quatl’annuncio di qualche sol dell’avil fatto che
tro anni dopo al
venir,
come
se
la
raccontano,
ma
l’attuale preRe Deposto (My
non
lo
sono
nemmeno
i
loro
avversidente degli
Way. Berluscosari,
le
pubbliche
opinioni
passatiStati Uniti, da
ni si racconta a
lui intervistaFriedman, Rizzoste occidentali che o si rinnovano
to durante la
li 2015). Ricordo
o soccombono. E noi con loro
campagna per
d’aver letto con
la nomination,
piacere anche
la sua bella e irrispettosa storia degli divaghi e sia incapace di concentrarAgnelli di qualche decennio fa (Tutto si su un argomento per più d’un paio
di minuti consecutivi. Detesta il suo
in famiglia, Longanesi 1988).
Stavolta, però, l’indignazione gli sessismo (innegabile) e la sua (inconha preso la mano, e il suo nuovo libro, testabile) banalizzazione degli episodi
Questa non è l’America, risulta un po’ di razzismo che oppongono «poliziotti
tirato via. Invece di spiegarsi bene e bianchi» (be’, non soltanto bianchi, in
con calma, Friedman sbriga in fretta effetti) a passanti, automobilisti e adola storia che vuole raccontare, quella di lescenti neri. Tutte cose vere, giusto un
Trump alla Casa Bianca, per passare po’ gonfiate dagli steroidi dello sdegno
subito alla morale della favola. Anzi, de sinistra e politically correct. Ma con
antepone la morale della favola alla i pregiudizi e le iperboli da Upper West
storia e, nel primo capitolo del libro, Side newyorchese non ci va leggero nesenza aspettare di mettere in fila i fatti, anche Friedman.
The Donald, scrive F, è «un
e ce ne sono, dice tutto quel che detesta
in Donald Trump (ma anche in Hilla- imprenditore rozzo e superficiale
ry Clinton e in suo marito, o meglio in di New York City arrivato alla Casa
DI
È
Bianca dopo essere stato la star d’un terrorismo islamista) di cui costituireality TV». Facciamo le corna, ma scono senz’altro la soluzione sbagliata
«l’esito più probabile d’una presidenza (e probabilmente anche pericolosa).
Trump più o meno lunga», rimpolpa,
Trump e gli altri sono il prodot«sarà una nazione in cui furoreggia to e non la causa di questi problemi;
Wall Street e che allo stesso tempo di- problemi storici, epocali, che non sono
venta ancora più conflittuale e iniqua, stati creati neppure dall’establishment
più divisa e razzista, più crudele come liberal e globalista, che però li incarna,
società e come cultura». Auguriamoci ed è per questo che Hillary Clinton ha
il meglio e aspettiamoci il peggio, cara perso le elezioni in America, che il Front
signora: «Per i suoi critici più duri, ma national è diventato il primo partito in
anche per qualsiasi studente di storia, Francia o che il Movimento 5 Stelle, da
il suo stile e le sue affermazioni riecheg- noi, fa l’en plein di voti dadaisti e illibegiano la retorica
rali. È così che
virulenta che fu
sono andate le
Auguriamoci
il
meglio
e
aspetimpiegata negli
cose: l’economia
tiamoci
il
peggio,
cara
la
mia
anni trenta da
globale ha fatto
Adolf Hitler e
piazza pulita di
signora: « Donald Trump, per i
dai membri del
tutte le antiche
suoi critici più duri, ma anche per
partito nazista
sicurezze occiqualsiasi studente di storia, il suo
in Germania».
dentali, dal welstile
e
le
sue
affermazioni
riechegBe’, questa
fare all’atlangiano la retorica virulenta che fu
ha decisatismo. Trump
impiegata negli anni trenta
mente l’aria di
e gli altri non
un’esagerazione.
sono l’annunda Adolf Hitler e dai membri
Friedman non lo
cio di qualche
del partito nazista in Germania»
dice, o forse non
sol dell’avvenir,
se ne accorge,
come se la racma il problema del trumpismo non è contano, ma non lo sono nemmeno i
Trump, come il problema del grillismo, loro avversari, le pubbliche opinioni
del lepenismo, del syrizismo e di tutte passatiste occidentali. Queste devono
le altre manifestazioni del neopopuli- rinnovarsi - morire e rinascere - o l’insmo occidentale non sono Marine Le terregno populista durerà più a lungo
Pen, Beppe Grillo o Alexis Tsipras. di quanto questo pianeta si possa perNon sono stati loro a creare i problemi mettere.
Alan Friedman, Questa non è
(l’impoverimento di vasti strati sociali in Occidente, l’irresponsabilità delle l’America, Newton Compton 2017,
multinazionali, le emergenze interna- pp. 384, 12,90 euro, eBook 5,99
zionali, le migrazioni incontrollate, il euro.