La Ue ci sta a sentire solo se usiamo il veto La sinistra (meno quella

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I COMMENTI
Giovedì 29 Settembre 2016
L’ANALISI
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La Ue ci sta a sentire
solo se usiamo il veto
The EU listens to us
only if we use the veto
lavorare e crescere.
l vento è cambiato non da DI DOMENICO CACOPARDO L’Italia non ha affrontato il probleieri. È cresciuta la diffidenza per il feno- ma e continua la politica delle
meno, in sviluppo esponenziale, porte aperte. Appare oggi incredi arrivi illegali dal Sud del mon- dibile e paradossale l’«operazione
do, sino a far prevedere grosse Pellicano», con la quale nel 1991
novità in Francia e in Germania. vennero rimpatriati circa 20 mila
Le prospettive vanno tutte nella illegali albanesi (una parte dei
direzione dell’irrigidimento delle quali sbarcata dalla nave Vlora),
ammissioni, a partire dalla Fran- col consenso del loro governo, cui
cia, nella quale Hollande (novello furono assicurati aiuti (De MichePétain asservito all’attuale Reich), lis volò a Tirana e promise 90 miè prossimo a passare il testimone a liardi di aiuti alimentari e 60 per
Marine Le Pen, vessillifera della lo sviluppo).
Un Paese sostanzialmente
difesa della patria dall’invasione e
dall’integralismo islamici. Per con- unito approvò la deportazione che
ci liberava di un protinuare nella Gerblema di impossibile
mania che, di fatto,
soluzione (integrare
non di diritto, ha già
Che è un reazione
i 20 mila). La quecompiuto un giro di
politica
stione oggi s’è decuvite e altri ne dovrà
prevista dai trattati
plicata, ma l’inerzia
produrre sulla spinta
permane. Certo, le
della Csu bavarese e
di un’opinione pubblica sempre colpe dell’Unione europea sono
meno disponibile a secondare gli clamorose e irredimibili, giacché
stimoli religiosi della Merkel e gli solo l’Unione potrebbe governare
interessi pelosi degli industriali, la questione con un mix di aiuti e
alle prese con un sviluppo costan- di massicci respingimenti forzosi.
te delle esportazioni e la carenza Invece no. Si è chiusa ufficialmente la rotta balcanica e, quindi, è
cronica di mano d’opera.
Rifl ettendoci, questo sareb- fatale che la pressione sia tutta
be il momento di promuovere una sulla rotta italiana. Il problema è
(più assorbibile) nuova ondata che non pesiamo. Che non abbiamo
migratoria dall’Italia e dal Sud mai utilizzato il potere di veto che
di essa verso la grande nazione ci compete. Non è troppo tardi e
centro-europea, nella quale tanti Renzi sembra averlo capito.
www.cacopardo.it
connazionali sono riusciti a vivere,
he wind has changed long the problem and continues with
before yesterday. Mistrust the open-door policy. Today the
in the phenomenon, in ex- ‘’Operation Pelikan» looks increponential growth, of ille- dible and paradoxical, with which
gal arrivals from the South of the about 20,000 Albanian illegal
world, has been increasing, going immigrants were repatriated in
as far as to predict big changes 1991 (some of them landed from
in France and Germany. The pro- the ship Vlora), with the consent
spects are all in the direction of of their government committing
more strictness in admissions, to help them (De Michelis flew
starting from France, where Hol- to Tirana and promised 90 billion
lande (new Pétain enslaved by of food aid and 60 bln for devethe current Reich), is close to pass lopment).
A country fundamentally
the baton to Marine Le Pen, promoter of homeland defense against united approved the deportation
Islamic invasion and integralism. that relieved us of a problem imThen there is Germany that, in possible to solve (integrating the
20,000 migrants).
fact, not by law, has
The issue has now
already carried out
It is a political reac- increased tenfold,
a crackdown, and
but indolence perothers will have to
tion provided for
sists. Of course, the
follow in the wake
by the treaties
European Union’s
of the CSU and of
faults are sensatioa Bavarian public
opinion increasingly less willing nal and irredeemable, since only
to second Merkel’s religious push the European Union could tackle
and industrials’ artful interests, the issue with a mix of aid and masstruggling with a steady increase sive forced expulsions. But it didn’t.
in exports and a chronic shortage The Balkan route was officially closed and, therefore, it is inevitable
of manpower.
On reflection, this would be that the pressure is entirely on the
the right time to promote a (more Italian route. The problem is that
tractable) new wave of immigra- we don’t matter. We never used the
tion from Italy and the South of veto power that belong to us. It isn’t
it toward the large central Euro- too late and Renzi seems to have unpean nation, in which many com- derstood this.
patriots were able to live, work
© Riproduzione riservata
and grow. Italy hasn’t addressed
Traduzione di Silvia De Prisco
I
T
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
La sinistra (meno quella italiana)
ha trovato un pungiball: Trump
De Benedetti pensa
come Confalonieri
DI
GOFFREDO PISTELLI
A
ll’anti-trumpismo
siamo abituati, in
Italia. Il fenomeno,
di dimensione planetaria, nel Belpaese l’abbiamo
vissuto tale e quale nel Ventennio berlusconiano. Oggi, da
un giornalone all’altro, da un
notiziario all’altro, nel mondo
occidentale, si rincorrono gli
editoriali puntuti, i commenti
ironici, le chiose scandalizzate, gli appelli palpitanti. Mancano girotondi e girandoline,
gli intellettuali indignati a
Parigi, quasi fossero in esilio,
mancano le 10 domande col
post-it e poi ci siamo: il magnate americano ripercorre
la storia del tycoon italiano.
È ricco, è arrogante, c’ha pure
il riporto: libera nos a malo,
discettano i sopracciò dell’intellettualità internazionale.
Contro Donald Trump
s’è ridestata, d’un colpo, la
sinistra mondiale: come un sol
uomo, dai liberal (che non vuol
dire liberali, negli Usa, anzi)
americani spiazzati da questo repubblicano, irregolare
alle vecchie sinistre europee,
alle prese con un modello di
unione che mostra la corda e
con un populismo sempre più
aggressivo, come un sol uomo,
dicevamo, sono tutti a indicare il pericolo del miliardario
in politica. Fa forse eccezione
la sinistra italiana, ma perché presa dal referendum e
Ma dimentica che
il populismo lo ha
creato anche lei
perché guidata da un leader
che contro «l’anti» è vaccinato, essendo sceso nell’agone
volendo liberare l’Italia dal
berlusconismo ma anche dal
suo contrario, che avevano
bloccato il Paese.
Questa sinistra ci riporta ai tempi dell’Ulivo mondiale che Massimo D’Alema
lanciò a fine del millennio, con
Bill Clinton, Tony Blair,
Gerhard Schroeder e Lionel Jospin, e pare dimenticare che il consenso dell’odioso
Trump cresce perché, negli
States, fasce di lavoratori
dipendenti accusano le amministrazione democratiche
di tollerare la forte immigrazione clandestina, diventata
concorrente nelle occupazioni
medio-basse. Ne ha parlato,
da queste colonne, il professor Luigi Curini, politologo
della Statale di Milano, che ha
incontrato le unions californiane. E gli stessi sindacati,
così come i piccoli produttori,
fanno i conti con i guasti che
gli accordi di libero scambio come il Nafta, di marca
clintoniana, hanno prodotto
sulle economie di alcuni stati. Per la prima volta nella
storia sindacale, il loro voto
per il candidato democratico
non è scontato.
E sembrano non capire,
quelle medesime sinistre, specialmente europee, che qualcosa di simile sta accadendo nel
Vecchio continente, sia sulle
politiche migratorie, dove la
paura non è sulla concorrenza
ma sulla convivenza, sia sugli effetti duri di un’Eurozona
costruita a passo di marcia, e
che, per gli effetti, è un po’ il
Nafta di casa nostra. Se questa sinistra non si ferma un
po’ a riflettere su questo scontento avremo presto anche noi
il nostro Trump.
DI
MARCO BERTONCINI
La resurrezione del patto del Nazareno non è mai
stata sostenuta da un esteso arengo. Anche i propugnatori del sì referendario,
azzurri o ex azzurri, hanno
finora limitato, e ragionevolmente, il proprio impegno al
voto di dicembre. Evitano di
sviluppare discorsi sul dopo
referendum, sul post Renzi,
sulla legge elettorale, temi
che in qualche misura depotenzierebbero l’universo di
chi, nel centro e nel centrodestra, sostiene la riforma
costituzionale.
Un’indubbia novità
è costituita dalle inattese
frasi pro patto apparse ieri
in bocca a Carlo De Benedetti: «Berlusconi, comunque finisca il referendum,
ci guadagna: anche se vince
il sì, Renzi avrà bisogno di
lui. La scelta di Parisi si
spiega così. Insieme, Renzi
e Parisi si accorderanno, ridimensionando la sinistra e
restituendo Salvini alle valli
che aveva disceso con orgogliosa sicurezza. Di sicuro
per combattere i populismi
appare inevitabile che al
partito di Renzi si sommino
una parte dei voti e dell’apparato del centrodestra».
Sembrerebbero concetti tratti da un’intervista a Denis Verdini, il quale invero vi aggiungerebbe
un’auspicata scissione della sinistra democratica.
L’obiettivo è assommare un
Pd depurato degli anti renziani a un centro capitanato
dal Cav. Intese meno larghe
del passato, quindi, a causa
di una maggior vicinanza
politica degli attori. Ancora
una volta si tratterebbe della coppia Renzi-Berlusconi.
Il Cav probabilmente non ha
mai escluso questa possibilità, anche se la sua speranza
è un’altra: risalire nei sondaggi, trattare con Salvini
da padrone e non da servo,
tornare di nuovo lui candidato (e soprattutto vincitore) a palazzo Chigi, giustizia
consentendolo. L’ipotesi di
De Benedetti, cara ai Confalonieri e ai Letta, per ora
è di risulta.
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