anti - L`Unità

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Transcript anti - L`Unità

Il crimine dell’avorio: un film che arriva
domani alla Festa del cinema di Roma
racconta i profitti illeciti dietro la strage
degli elefanti. Lo firma un diplomatico
russo innamorato dell’Africa P. 15
Fondata da
Antonio Gramsci
nel 1924
Questo giornale
ha rinunciato
al finanziamento
pubblico
l
€1,40
Anno 93 n. 276
Giovedì, 20 Ottobre 2016
unita.tv
Crescita e migranti, l’Italia incalza l’Ue
l Oggi il vertice europeo. Renzi dagli Usa: «Procedura di infrazione per chi non accoglie i profughi»
l Il premier sulla manovra: rispetta tutte le regole. Fitoussi: «Asse con Obama contro l’austerità» P. 2-3
Una leadership
per l’Europa
Hillary e il futuro
dei Democrats
Il reportage di Adriano Sofri P.12
Andrea Romano
Federico Sarica
l senso più preciso del viaggio
di Renzi a Washington è nelle
parole che gli ha rivolto il
vicepresidente Joe Biden: «Noi
guardiamo a te non solo come ad
un leader per l’Italia, ma come ad
un leader per l’Europa». In quella
frase c’è molto di più della
conferma di un’amicizia tra Roma e
Washington, peraltro mai messa in
discussione. C’è un autentico
investimento su quella che gli Stati
Uniti riconoscono come una
leadership politica per un
continente che, in questa fase
storica, sembra avere perso punti di
riferimento e fatica a ritrovarsi
intorno ad un baricentro. D’altra
parte Londra ha appena scelto di
lasciare l’Unione europea, la
Francia si dibatte in una crisi
politica infinita, la Spagna naviga a
vista tra elezioni a ripetizione e
governi di minoranza, la Germania
è solidamente concentrata sulla
difesa dello status quo. E se gli
equilibri geopolitici ed economici
che l’Europa ha conosciuto
nell’ultimo ventennio sono ormai
in aperta discussione, l’Italia è nei
fatti l’unico grande paese della
regione ad avere scommesso su
futuro e innovazione. Il futuro
dell’Europa, innanzitutto, perché
l’insistenza con cui l’Italia lavora a
convincere i partner della necessità
di cambiare strada su crescita e
immigrazione nasce dalla
consapevolezza che senza una
svolta lo stesso destino dell’Unione
appare a rischio. Ma anche
l’innovazione delle istituzioni e
della politica come una sfida
comune alle grandi democrazie
europee, attraversate tutte insieme
dalla minaccia del populismo e del
nuovo nazionalismo.
Se la scommessa europea di
Washington è su Renzi e sull’Italia, è
del tutto naturale che Obama abbia
speso parole tanto chiare sul nostro
referendum costituzionale: il
passaggio fondamentale attraverso il
quale l’impegno italiano per
l’innovazione delle istituzioni
democratiche e per il futuro
dell’Unione europea sarà
confermato o respinto dal nostro
elettorato. Nessun condizionamento
dall’esterno, nessuna ingerenza, ma
un investimento trasparente sulla
nazione che oggi viene considerata
il perno di un futuro comune alle
due sponde dell’Atlantico.
In questo quadro, vale davvero la
pena lamentarsi del fatto che l’Italia
(e non solo Renzi) sia accolta con
tanta attenzione da Washington? O
non sarebbe il caso, almeno per una
volta, di sentirsi italiani prima
ancora che militanti di una parte
politica?
atmosfera a Washington,
nei dintorni e dentro al
Partito Democratico
americano, nelle ore
dell'ultimo dibattito fra Hillary Clinton
e Donald Trump avvenuto la scorsa
notte a Las Vegas, è ovviamente tesa e
da fiato sospeso, ma c'è come un diffuso
sentimento di scampato pericolo. È un
sentimento moderato - che parte
dall'assunto che Trump si sia fatto male
da solo in modo irreversibile - espresso
quando non sussurrato esclusivamente
nelle conversazioni private, mai
esplicitato in pubblico, però esiste e va
registrato. Non là fuori, dove la battaglia
contro il populismo spinto di Donald
Trump è ancora ufficialmente da
vincere - e non c’è personalità o addetto
ai lavori che si incontri nei luoghi che
circondano Casa Bianca e palazzi del
governo, che a un certo punto non citi
la frase pronunciata da Obama alla
convention di Filadelfia dello scorso
luglio: «Don’t boo, vote», non protestate,
non fischiate, votate. Ma alla chiamata
alle armi del voto democratico che non
risparmia nessuno - dalla prima fila
dove svettano Barack e Michelle Obama
coi loro discorsi e i loro video, fino giù
nelle retrovie della gigantesca
macchina elettorale democrat lanciata
verso l’otto novembre - incominciano
ad affiancarsi i ragionamenti sul dopo.
Segue a pag. 3
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I
L’
La festa per le bombe
anti-Isis
Contanti: non è condono, emerge il nero
La ricostruzione
del Paese
l Il presidente della Commissione Bilancio
Giorgio Tonini: nessun favore agli evasori
Luigi Zanda
Nessun condono nella seconda edizione della voluntary disclosure, ma
«un’azione che mira a far emergere un
“nero” altrimenti destinato a rimanere tale. Non vedo favori all’evasione,
se l’aliquota è alta». Così il presidente
della Commissione Bilancio del Senato, Giorgio Tonini. «C’è una strategia complessiva del governo e intenzioni chiare. Inaccettabile per chi è del
Pd pensare che l’esecutivo voglia favorire il riciclaggio». Comaschi P. 6
L’INTERVISTA
Staino
N
el suo articolo di ieri, Alfredo
Reichlin va alla radice
dell’instabilità profonda
dell’assetto politico e istituzionale
del nostro Paese. Tocca il cuore della
questione che più di ogni altra sta
rallentando il nostro sviluppo
economico.
Segue a pag. 10
Caporalato,
l’attesa è finita
Riforme,
polemica
D’Alema-Pse
Guerini: se si
sta al merito
prevale il Sì
A Bruxelles al via
la campagna dei socialisti
europei
Mongiello P. 7
«Al referendum gli elettori
voteranno pensando al
bene del Paese» Zegarelli P. 5
Maurizio Martina
È
da giornate come quelle di
martedì che spero si possa
capire l’importanza del nostro
impegno collettivo per cambiare in
meglio il Paese e renderlo più giusto
e più forte. Dopo oltre 5 anni d’attesa
abbiamo finalmente una legge
solida contro il caporalato in
agricoltura.
Segue a pag.11
Radar: l’Italia riscopre la cultura. Dal cinema ai musei, dai concerti ai teatri è l’avanzata della bellezza P. 13