Il Fatto Quotidiano - 19 Ottobre 2016

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Transcript Il Fatto Quotidiano - 19 Ottobre 2016

Berlusconi torna in tv (il suo Tg5) e mette pace nel rissoso centrodestra: “No
al referendum, poi riforma condivisa”. Ora però è meglio che torni in letargo
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Mercoledì 19 ottobre 2016 – Anno 8 – n° 289
e 1,50 – Arretrati: e 3,00
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
L’ULTIMA CENA Casa Bianca, Renzi da Obama con tutti gli onori
Buon appetito
Più licenziati,
più poveri
e più evasori
C’è da ridere?
p Il Presidente invita al Sì e
esalta le “riforme” italiane,
mentre l’Inps certifica i disastri del Jobs Act: assunzioni -33%, licenziamenti +31%
» MARCO TRAVAGLIO
“L’
Mannelli
q A PAG. 2 - 3 - 4 - 8 - 9
Manovra: niente
testo, tanti buchi
q PALOMBI A PAG. 4
Ultima cena Renzi e Obama ieri alla Casa Bianca LaPresse
RICICLA I SOLDI
SPORCHI E VUOLE
PURE IL PIZZO
DOPO LA BREXIT, E BARACK DISSE SÌ
AGLI USA SERVE
(MATTEO AVEVA
UN AMICO FIDATO CHIESTO IL SALE)
q BRUNO TINTI A PAG. 13
q GIAMPIERO GRAMAGLIA A PAG. 10
INEDITO Lucca, la nuova storia
Zerocalcare: “Ora sono
una star, ma i miei
sono soltanto fumetti”
q ALESSANDRO ROBECCHI A PAG. 13
L’INCHIESTA “Le prestazioni con giovani bisognosi nello studio del vescovo Oliveri”
“Monsignore pagava in cambio
di sesso: il cardinale sapeva”
p Il testimone dello scandalo di Albenga e
la rete di abusi. Nelle carte una lettera che il
porporato Calcagno scrisse a Ratzinger parlando dei “contatti con bambini e adolescenti” di un altro prete della stessa diocesi
L’ON. MICAELA CAMPANA
Mafia Capitale, guai dem
per falsa testimonianza
q SANSA A PAG. 14
q FIERRO A PAG. 5
CRICCA Tutti gli affari sporchi: cade il mito del fascismo “onesto”
FATTO ECONOMICO
La Mazzetta Nera di Benito & C.
» FABRIZIO D’ESPOSITO
Lucca Comics 2016 Ecco le tavole in mostra
q BIONDI A PAG. 20
La cattiveria
Obama: “Il Sì al referendum aiuterà l’Italia”,
“Renzi è giovane e bello”, “Amo il vino
italiano”. La terza spiega le altre due
VERONICA GENTILI
I
l regime di Benito Mussolini fu criminale non solo
perché fascista. Fu criminale anche nel senso di corruzione, ruberie, mazzette,
predazione totale di banche, enti vari e ministeri. In sessant’anni, le
mollezze dei cleptomani in camicia
nera sono sovente affiorate, senza
però mai riuscire a scalfire il mito di
una presunta dittatura dalle mani
pulite, invocata tante volte
dai revanscisti di casa nostra. Ma il fascismo onesto
non è mai esistito e adesso
a dimostrarlo, carte alla
mano, c’è un libro di Mario
José Cereghino e Giovanni
Fasanella basato su documenti
inediti provenienti da alcuni archivi
inglesi: dossier, rapporti della polizia, lettere anonime che formano il
vero racconto del regime.
SEGUE A PAGINA 19
L’uscita dall’euro:
i dati smentiscono
i soliti catastrofisti
q BAGNAI E NORDVIG A PAG. 18
effetto principale
della riforma del lavoro di Renzi è tutto
nei dati forniti nell’Osservatorio Ipns sul precariato per i primi 8 mesi dell’anno... Eliminato
di fatto l’articolo 18 e finiti gli incentivi, il trend è tutto tranne
che positivo: -8,5% di assunzioni e +31% di licenziamenti rispetto ai primi otto mesi del
2015. Arrivano al 28% in più i licenziamenti disciplinari, che il
Jobs Act ha reso più facili... Dopo avere speso oltre 14 miliardi
per gli sgravi, il governo ha preso atto del flop: nella prossima
legge di Bilancio non saranno
rinnovati, se non per i giovani
assunti dopo uno stage o tirocinio. Infine i voucher, nuova
frontiera del precariato: nel
gennaio-agosto 2016 ne sono
stati venduti 96,6 milioni
(+35,9%)” (ilfattoquotidiano.it,
ieri).
“Raddoppiano i poveri. E i
giovani colpiti dalla crisi superano gli anziani. Nel Sud gli italiani si rivolgono alla Caritas
più degli immigrati. In grandi
difficoltà le famiglie monoreddito e i lavoratori precari... I poveri sono passati dagli 1,8 milioni del 2007 ai 4,6 milioni del
2015... Il Rapporto 2016 della
Caritas rivela che la povertà assoluta colpisce il 7,6% della popolazione, contro il 3,1% del
2007. Compresi i giovani (oltre
il 10% di chi ha meno di 34 anni
è un povero assoluto), le famiglie con pochi bimbi, i lavoratori precari o con stipendio troppo basso... Eurostat afferma che
l’Italia è tra i Paesi con i maggiori aumenti del rischio di povertà ed esclusione sociale. Con
una crescita di 3,2 punti percentuali siamo quarti, battuti solo
da Grecia (+7,6), Cipro (+5,6) e
Spagna (+ 4,8). Il 28,7% degli italiani è a rischio di povertà o
esclusione sociale. In stato di
‘grave deprivazione materiale’
è ben l’11,5%: vuol dire non potersi riscaldare bene in casa,
non poter mangiare proteine almeno una volta in due giorni,
non poter fare una settimana di
vacanza” (La Stampa, ieri).
“Crescita e lavoro, la Casa
Bianca sostiene il premier” (La
Stampa, ieri).
“Obama: ‘Renzi non dimetterti se vince il No’” (La Stampa,
ieri).
“Obama con Renzi: ‘Avanti
sulle riforme, gli Usa puntano
su un’Italia stabile. Roma non è
più il fanalino di coda dell’Ue”
(Il Messaggero, ieri).
“Obama: ‘Bene le riforme di
Renzi’... ‘Lui riconosce che le economie hanno bisogno di spazio per gli investimenti necessari a sostenere la crescita e l’occupazione e ampliare opportunità. L’economia italiana ha ricominciato a crescere... Occorrono politiche economiche inclusive... per aumentare gli stipendi e ridurre le disuguaglianze’” (Repubblica, ieri).
SEGUE A PAGINA 24
2 » ECONOMIA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
Lo sberleffo
,
È ARRIVATA SUBITO la risposta
di Luca Cordero di Montezemolo,
dopo l’articolo di Alberto Statera su Affari&Finanza di Repubblica dal titolo “Montezemolo, gli emiri e i cammelli che non
bevono”. L’articolo ricordava al manager la sua “impopolarità”tra gli arabi che investono in Italia. A partire da Alitalia (di cui è presidente), che ogni giorno
ha una perdita di 500 mila euro, almeno in attesa del
MONTEZEMOLO,
IL PASSANTE
» FQ
piano industriale che dovrebbe rilanciarla: :
dopo l’accordo con Etihad nel 2014 la società
continua a perdere. Non è migliore la situazione finanziaria di Unicredit, di cui è vicepresidente. E James Hogan, ad del socio Etihad, ha attaccato il governo, quando in un’intervista al Corriere ha messo in fila tutte le inadempienze italiane.Nella lettera ad Affari&Finanza Montezemolo ha indicato “dati e circostanze che smentisco-
no la tesi, forzata, di investimenti sfortunati legati al
rapporto tra gli arabi e lo stesso Montezemolo”. Unicredit? “Il fondo Aabar comunica nel giugno del
2010 di possedere il 4,991% del capitale, e a quell'epoca Montezemolo non aveva alcun ruolo nella
banca”. Su Alitalia spiega invece che a parte una fase di passaggio, “ha sempre ricoperto l'incarico di
presidente non esecutivo”. Praticamente un passante.
IL CONDONO
Premiati i furbi Sono
già crollate le richieste di
rateizzare i pagamenti: ora
tutti aspettano il colpo di
spugna promesso. Padoan:
“Odiose la mora e le sanzioni”
» LUCIANO CERASA
P
er pagare c’è sempre
tempo. L’antico adagio è divenuto la regola d’oro dei contribuenti italiani, o meglio dei
furbi che tra condoni, sanatorie, ravvedimenti operosi,
e “r o t ta m a z i o n i ” va r i e ,
compresa l’ultima arrivata,
la voluntary disclosure, solo
per elencare quelli che si sono succeduti regolarmente
negli ultimi 20 anni, preferiscono evadere senza troppi rischi.
IL FISCO TI HA BECCATO il
“nero” con uno di quei controlli che si fanno sempre
più rari? La iella si compensa
con la pazienza, specie se il
fisco non ha niente da prenderti. Più l’imposta è alta e
più conviene ricorrere, dilazionare, rateizzare prima o
poi uno sconto arriva sempre. Perfino se ti becchi una
condanna in primo grado
per danno erariale. Grazie a
un codicillo inserito nella
legge sull’abolizione del’Imu, infatti, basta pagare il 25
per cento del dovuto e ne esci pulito.
La rottamazione, in tutto
o in parte, delle cartelle esattoriali che sta per arrivare
con la legge di Bilancio 2016,
non è una novità. Senza andare troppo lontano nel
tempo la legge di Stabilità
2013 aveva già introdotto una sanatoria per le cartelle esattoriali di importo fino a 2
mila euro (comprensivo di
quota capitale e interessi),
con riferimento ai ruoli resi
esecutivi fino al 31 dicembre
1999, prevedendone l’a nnullamento automatico decorsi 6 mesi dall’entrata in
vigore della norma. Pare che
la costante preoccupazione
dell ’Erario sia quella di
creare costanti via di fuga da
imposte, sanzioni e interessi
a chi ha la possibilità di dichiarare il reddito da solo: il
vasto elettorato delle imprese e dei lavoratori autonomi.
L’abolizione di Equitalia
con un tweet, in contemporanea all’annuncio della rottamazione di 400 mila cartelle esattoriali e la conseguente paralisi del sistema
di riscossione delle imposte,
sembra il coronamento di
un disegno tenacemente
perseguito, con il bilancio
dello Stato che poggia ormai
sostanzialmente sulle tasse
pagate da dipendenti e pensionati. Ma per cogliere il
momento favorevole non
Vecchi
tempi
Proteste da
Napoli contro
Equitalia nel
2012; sotto, il
ministro Pier
Carlo Padoan
Ansa
Equitalia, così gli evasori
approfittano della sanatoria
basta essere iscritto nelle categorie, anche loro molto
vessate, delle imprese e dei
professionisti, ci vuole
prontezza e abilità.
D E L L A ROT TA M A Z I O N E
delle cartelle esattoriali annunciato dal governo Renzi
si conoscono per ora poche
slide. Dovrebbero essere
cassate dai ruoli dell’Agenzia delle entrate sanzioni,
interessi e aggio di riscossione mentre non si sa ancora se
la sanatoria comprenderà
anche i contributi non versati e l’Iva. Sugli sconti d’imposta sul valore aggiunto
pende l’anatema lanciato
dalla Corte di giustizia euro-
IL DOSSIER
» DAVIDE MILOSA
L’
obiettivo è incassare 2 miliardi. Per farlo il governo
ha in programma di riaprire le
porte agli evasori fiscali. Nella
nuova legge di Bilancio sarà
prevista una voluntary disclos ur e (Vd), la seconda dopo
quella del 2014. E lo farà allargando la possibilità di sanare
la propria posizione tributaria anche a coloro che detengono in Italia denaro contante. Un particolare che non ha
mancato di sollevare polemiche politiche anche nel Pd.
L’allarme è comune: esiste un
rischio riciclaggio.
DA IERI molti magistrati, an-
che di Procure importanti, si
stanno interrogando sulla
possibilità che con questa
4
Le stime
La metà dell’evasione
da riscossione
è usata come forma
di finanziamento
miliardi Incasso
atteso dall’intervento
sulle cartelle
pea, che ha giudicato il condono Iva, tra i tanti varati dal
governo Berlusconi fino al
2004, illegittimo e non potrà
essere più riproposto. Ma
allora a chi conviene aderire?
Negli studi dei commercialisti, subissati in queste ore di telefonate, si cominciano a fare un po’ di conti sulla
platea dei destinatari di quei
51 miliardi di cartelle in sospeso. La metà dell’evasione
da riscossione è fatta da chi
si è finanziato con imposte
dichiarate e non versate. Gli
evasori solvibili, quelli finiti
sotto accertamento dall’Agenzia delle Entrate o dalla
guardia di Finanza e che
hanno redditi e beni seque-
strabili, hanno pagato subito. Poi ci sono le cartelle delle società che prima di fallire
si sono appropriate di imposte, ritenute fiscali e contributi. Secondo la Corte dei
conti spariscono in questo
modo dall’orizzonte del fisco 17 miliardi l’anno. Infine
nei ruoli affidati a Equitalia
ci sono gli evasori che non
hanno beni “a ggredibili”,
conti correnti, immobili,
redditi, dall’agente della riscossione. Hanno ricevuto
la cartella da Equitalia anche dopo quattro anni dalla
dichiarazione dei redditi e
non hanno fatto nulla, ne pagare ne ricorrere.
SECONDO la magistratura
contabile gli insolvibili e i
prestanome che popolano la
lista che in queste ore il ministro dell’Economia Pier
Carlo Padoan ha sulla scrivania, sono ben il 40% del totale dei destinatari dei ruoli
emessi dal fisco. Rimangono
i contribuenti finiti sotto accertamento che possiedono
Voluntary disclosure Misure analoghe in 39 Paesi. L’esito dipende dai “paletti”
Emersione contanti e riciclaggio,
ecco le regole per ridurre i rischi
nuova voluntary possano essere ripuliti anche capitali
mafiosi. C’è però un primo
punto. Il provvedimento che
adotterà il governo Renzi è uno strumento di incentivazione alla collaborazione da parte dei contribuenti che riceve,
in generale, il supporto del Fmi e dell’Ocse. Già 39 Paesi in
tutto il mondo lo hanno adottato. Tra questi gli Stati Uniti
il cui programma di Vd è stato
attivato nel 2009, nel 2011 e
nel 2012. Ma ci sono anche
Francia, Germania e addirittura l’Islanda. In Spagna nel
2012 la Vd è stata chiamata
Tax Amnesty. Negli Usa, poi,
la policy è quella di ridurre
prevede che chi aderisce pagherà un’aliquota ridotta (circa il 35%). Il punto che infiamma la politica e non solo, resta
però il rischio riciclaggio. Nel
2014 sono state fatte 130 mila
voluntary. Di queste non una,
però, ha portato a individuare
reati che non andassero oltre
l’evasione fiscale.
CERTO CON IL VIA libera anche
fortemente il rischio di perseguibilità penale con sanzioni
amministrative ridotte. In Italia anche la voluntary del
2014 prevedeva denaro contante ma detenuto all’estero.
Oggi, la nuova ipotesi di testo
al contante, quantomeno si
profila il rischio di un condono
sul reato di autoriciclaggio. In
attesa di comprendere i paletti e le regole del nuovo testo è
utile scorrere l’ultimo report
dell’Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia.
Rispetto al 2014, la Uif ha già
nei suoi codici per le segnalazioni di operazioni sospette uno ad hoc per quelle derivanti
dalla voluntary disclosure. Di
più: per tutto ciò che riguarda
il rischio riciclaggio, la Uif fa
espressamente riferimento al
decreto legislativo 231 del
2007 che regola tutte le attività anti-riciclaggio. Nel 2015
le segnalazioni sospette legate
alla Vd sono state 6.782, l’8,2%
del totale. Numeri minimi che
certo però non eliminano la
possibilità che le mafie possano utilizzare questo strumento internazionale per ripulire
parte dei propri capitali.
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ECONOMIA
Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
I FATTORINI IN BICI
Foodora, la protesta
arriva a Milano:
“Tre euro a consegna”
PER OGNI PASTO consegnato in bicicletta, guadagnano 3 euro. E quando
il cibo arriva in ritardo paga il fattorino. Dopo
Torino arriva a Milano la protesta dei driver
di Foodora, l’azienda che si occupa di far recapitare le pietanza dei ristoranti nelle nostre case. Chi lavora per loro, guadagna davvero poco: in precedenza Foodora li pagava
“6,5 euro l’ora”, ora invece “dà 3 euro per ogni
q
servizio prestato”, dice il direttore generale
dell’Ispettorato nazionale del lavoro, Paolo
Pennesi, in audizione in commissione Lavoro al Senato. A Repubblica.it un lavoratore
racconta: “Si lavora più ore di quante ne segna un orologio, ma almeno si guadagna più
di mille euro al mese. Poi ci sono quelli pagati
a consegna. Gli orari di lavoro sono di otto ore
e capita spesso che chi è pagato a cottimo
»3
non riceva mai un ordine e invece chi è a contratto ne abbia troppi. Quando si fa il colloquio viene assicurato che le consegne verranno fatte nel raggio di 2 km al massimo da
dove si è in quel momento. Non è vero nemmeno questo: sa quante volte ho fatto tragitti da Romolo o Lambrate oppure fino a Linate? Chilometri su chilometri. Con pioggia,
sole, grandine”. Tutto in bicicletta.
I DATI INPS Senza l’articolo 18, le cessazioni per “motivi disciplinari”
crescono del 31%. Tempo indeterminato a picco: solo precari e voucher
Jobs act e contratti: crollano
gli stabili, boom di licenziati
» CARLO DI FOGGIA
E MARTA FANA
N
o articolo 18, no contributi
per chi assume a tempo indeterminato. Tolti gli ostacoli per assumere. Imprenditori, basta scuse”. Era l’ottobre 2014 e Matteo Renzi salutava
così il Jobs act. Cinque mesi dopo,
arrivarono il contratto “a tutele crescenti” e la fine delle ultime tutele
sul licenziamento, anticipati a gennaio dai generosi sgravi contributivi: 8 mila euro l’anno per tre anni a
chi assumeva a tempo indeterminato nel 2015, 20 miliardi trasferiti
dalla fiscalità alle imprese che hanno innescato una corsa all'oro a fine
anno. Nel 2016, tagliati gli incentivi,
è iniziato un pauroso declino.
L’E NN E S I M A conferma arriva
redditi e patrimoni e che
non possono scappare. Molti aderiranno con entusiasmo. Avrebbero pagato lo
stesso, per loro la nuova rottamazione del governo Renzi è solo un grazioso regalo,
chissà fino a che punto inaspettato. Ma forse sono
troppo pochi per ottenere
da loro i 4 miliardi inevitabilmente una tantum, messi
in bilancio per coprire le
nuove spese per gli stipendi
ai dipendenti pubblici o le riduzioni d’imposte alle imprese, quelle sì permanenti.
Intanto l’annuncio de l
ministero ha avuto già i primi effetti sul comportamen-
dall’Inps, che ieri ha diffuso i dati sui
contratti attivati e cessati nel settore
privato nei primi 8 mesi del 2016.
Scenario pessimo: calano quelli
“stabili” – se così si possono definire
senza l’articolo 18 – e decollano
quelli a termine, così come i licenziamenti “disciplinari” per cui il
Jobs act – elogiato ieri dal premier
con Barack Obama (“gli ho copiato il
nome”) – ha ridotto al minimo i casi
di reintegro lasciando solo un indennizzo. In due anni sono passati
da 35 a 46 mila, il 31,2% in più. Il
boom si è registrato proprio nel
2016: le norme del Jobs act si applicano infatti solo a chi è stato assunto
dopo la riforma. E parliamo di una
tipologia che rappresenta una quota
piccola (4,6%) delle cause di “cessazione del contratto”: nel 2016 ne
sono stati chiusi oltre un milione a
tempo indeterminato, di cui il 30%
(301 mila, il 15% in più del 2015) at- scono invece quelli a termine (sotraverso il licenziamento per altre prattutto tra gli over 50): a gencause, in gran parte economiche. Se- naio-agosto 2016, quelli netti sono
gnale della crisi di diversi settori.
425 mila; 262 mila in più del 2015 e
Le date
Il resto dei nu172 mila più del
La riforma
meri è perfino peg2014. E infatti l'incidel lavoro
giore. I contratti I “buoni lavoro”
denza dei “rapporti
attivati calano del- Nel 2016 venduto
a tempo indetermi1°
l'8,5% sul 2015,
nato sul totale di
gennaio ’15
quelli a tempo in- il 35% in più del 2016
quelli attivati o vaSgravi per
determinato del Renzi elogia la riforma riati” cala: su 100
chi assume
32,9% (-7% sul
contratti siglati nel
a tempo
2016, solo il 29,5% è
indeterminato 2014). Al netto del- davanti a Obama
le cessazioni, il da“stabile”, contro il
38,9% del 2015 e il
to di questi ultimi è
7
positivo di 53 mila unità; nel 2015 pe- 32,2% del 2014. Si è passati dal 35,4%
Marzo ’15
rò erano 465 mila, 104 mila nel 2014, di gennaio al 24,9% di agosto. ParContratto
quando l'economia s’è fermata e non liamo della tipologia che, nelle ina tutele
c'erano gli sgravi. Se si escludono i tenzioni del governo, la fine dell'arcrescenti
precari stabilizzati, l’andamento è ticolo 18 e gli sgravi (“basta scuse”)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
negativo per 201 mila contratti. Cre- dovevano incentivare, riducendo il
precariato: via le tutele dal licenziamento e soldi alle imprese e il tempo
indeterminato sarebbe decollato.
Capriole dem Dall’opposizione davano battaglia contro i “capitali illeciti”
NEL 2009
Questo non sta avvenendo, anzi i dati Inps mostrano la scarsa qualità
dell’occupazione stabile: il 58% dei
nuovi contratti a tutele crescenti è
“part-time”, spesso imposto al lavoratore, e si concentra in settori a bas» GIOVANNA GIANNONE
no adoperati con tutte le forze
noltre favorisce il rientro dei sa innovazione tecnologica, come
per approvare un provvedicapitali illeciti. Ancora una ristorazione, turismo, logistica e
utti contro lo Scudo fiscale, mento criminogeno quale lo
volta una grande opportunità commercio al dettaglio. Calano i
voluto nel 2009 dal gover- scudo fiscale. L’immo ralità,
di riciclaggio per la criminalità precari stabilizzati (-35%), mentre
no Berlusconi. Tutti a favore l’infrazione delle norme, trova
organizzata e non solo”.
crescono i contratti in apprendistadella Voluntary disclosure, in- addirittura copertura morale e
Marina Sereni: “Quel che to (+20,7%), che senza gli incentivi
trodotta da Matteo Renzi e politica”.
inquieta, comunque, è che le sono tornati una valvola di sfogo per
Piero Fassino: “Chi paga le
Pier Carlo Padoan nel 2014.
possibili ulteriori risorse, dice risparmiare sul costo del lavoro.
tasse è irriso da
Ecco cosa dicevaTremonti, potrebbero venire
chi non è stato
no gli esponenti
dagli introiti dello scudo fisca- L'ALTRA è l'esplosione dei voucher:
leale né con lo Stale che il Wall Street Journal, ha 96 milioni venduti nel 2016, 25 midel Partito demoto né con la comudefinito qualche giorno fa il più lioni più del 2015 (+35%). Per l’Inps
cratico quando eche vedono chi ha truffato la grande condono fiscale della non sono serviti a far emergere il nenità, costui, anzi, Renziani
rano all’o pp os i- Parole di fuoco
Lo
spin
doclegge e chi ha esportato capitali storia”.
viene
premiato”.
zione.
ro ma a puntellare il reddito di un
Il Pd si scagliava
venire premiato facendo rienDario France- tor Filippo
Sull’abolizione di Equitalia, esercito di precari e lavoratori partPina Picierno:
trare quelle risorse senza con- invece si era espresso con un t- time, o alle imprese per pagare gli
schini: “Lo scudo Sensi e la de“Evasori fiscali, contro le misure
seguenze penali. Una vergo- weet (23 marzo 2013), lo stra- straordinari, violando la legge. Ieri il
fiscale è un condo- putata Pina
mafiosi e tangenti- berlusconiane e
gna”.
no, uno schiaffo in Picierno Ansa
tega di Matteo Renzi, Filippo premier ha ribadito che secondo i
sti possono brinGiuseppe Lumia: “L'onestà Sen si: “Basta dire Equitalia dati Istat (che inglobano anche il ladare felici, grazie Sensi, nel 2013,
faccia a tutti gli ifiscale dei cittadini e degli im- per avere un ululato, tipo bene, voro nero) con lui ci sono “580 mila
taliani che rispetad un governo che twittava in difesa
prenditori è ancora una volta bravo, grazie di Petrolini occupati in più”. In gran parte over
tano la legge, che
approva lo scudo
mortificata. Lo scudo fiscale #piazzistidelpopolo”
p a g a n o o n e s t afiscale. Governo e di Equitalia
50 bloccati dalla riforma Fornero.
tocca l’apice dell'Italietta. Imente le tasse e
© RIPRODUZIONE RISERVATA
maggioranza si so© RIPRODUZIONE RISERVATA
to dei contribuenti con cartelle pendenti: in Equitalia e
all’Agenzia delle Entrate le
adesioni, i versamenti e le richieste di rateizzazione sono crollati in poche ore. “Debiti di mora e sanzioni vengono tolte di mezzo: sono
quelle che rendono pesante
e angosciosa per tanti cittadini l’idea di dover ripagare
i debiti pregressi”, ha detto
quasi commosso il ministro
Padoan intervistato da Giovanni Floris a DiMartedì su
La7. Un’affermazione che
suona come uno schiaffo ulteriore per tutti coloro che
invece hanno fatto sacrifici
per pagare regolarmente.
Quando attaccavano lo scudo di B.
T
4 » ECONOMIA
DISCRIMINAZIONI
Il dramma di Martina:
“Non può lavorare
perché troppo grassa”
NON BASTA UN SÌ
» MARCO PALOMBI
N
oi, come gli altri media, parliamo in questi giorni della manovra d’autunno. Primo problema: non esiste, la
stanno ancora scrivendo tra
mille difficoltà al Tesoro. Di
ieri è invece il cosiddetto Draft
budgetary plan (Dpb), che il
governo deve spedire a Bruxelles. Prima notazione: riporta numeri diversi dalla Nota di aggiornamento al Def appena approvata dal Parlamento, tanto è vero che l’Ufficio
parlamentare di bilancio - una
sorta di Autorità sui conti pubblici - aveva bocciato il Def e
invece ha approvato il Dpb. In
sostanza, l’esecutivo dice che
a fine 2017 il deficit sarà al
2,3% e la crescita all’1%. Questo, ammesso che l’Ue approvi
Piano e manovra, consente comunque di farsi una prima idea di cosa vuol fare Renzi.
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
"SEI TROPPO grassa, niente lavoro
per te": è quanto si è sentita ripetere più
volte, secondo quanto lei stessa racconta sull'edizione fiorentina di Repubblica, Martina, una ragazza pratese di 26 anni. Ha cominciato
a soffrire di obesità a 10 anni e ore pesa 140
chili. Per protesta, dopo aver appreso la sua
storia, la parlamentare di Sel Marisa Nicchi ha
lanciato l’hashtag #unlavoropermartina. "Di-
q
sumano quanto accaduto, aziende si facciano avanti", afferma Nicchi.
Secondo la deputata, "le aziende devono
essere chiamate a un senso di responsabilità che, invece, talvolta dimostrano di non
avere. Le risposte inumane fornite a Martina pesano fortemente sulla sua vita. Come ha spiegato la ragazza, l’obesità è una
malattia e questo non può discriminare la
Bonus, condoni e buchi:
la manovra è recessiva
Deficit giù (non spinge il Pil), boom di mance scoordinate e coperte con sanatorie
re qualche sconticino sulle
spese per migranti o terremoto (peraltro solo quanto al deficit strutturale, cioè quello al
netto del ciclo economico).
RECESSIVA. La prossima ma-
novra lo sarà, ma giusto un po’,
secondo la particolare interpretazione dell’austerità di
Renzi&C.: il deficit infatti dovrebbe scendere anche l’anno
prossimo, dello 0,1% per la
precisione, ammesso che quest’anno si fermi al 2,4%, cosa
tutta da verificare. Come faccia una manovra che restringe
il bilancio dello Stato ad avere
un impatto positivo sul Pil dello 0,4% (più ricchezza per
quasi 7 miliardi) è un mistero.
Se si tiene conto, poi, che Renzi
promette austerità per quasi
35 miliardi nei due anni successivi è difficile immaginare
una crescita dell’1,2% tanto nel
2018 che nel 2019: tutti dovrebbero almeno ricordare
quale fu “l’effetto Monti”.
INSULTANTE/1. Pur di farsi au-
torizzare qualche decimale di
deficit in più da Bruxelles (rispetto al piano lacrime e sangue verso il pareggio di bilan-
PORTFOLIO
» A CURA DI FD’E
FOTO DI UMBERTO PIZZI
vita lavorativa di una persona".
"Dopo i colloqui - dice Martina a Repubblica torno sempre a casa in lacrime, mio padre
talvolta è andato a parlare con i responsabili
per chiedere spiegazioni e per difendermi;
ma gli è stato risposto: 'Non la prenda a male,
ma sua figlia è troppo grassa". Le discriminazioni, dice ancora Martina, non si limitano
ai colloqui di lavoro, ma anche per strada.
Trattativa Padoan e il commissario Ue all’Economia Moscovici Ansa
2,1%
I numeri del “Dpb”
Pur di elemosinare uno
sconto all’Ue si scrive di
tutto: se si sfora, però,
nel 2017 sono guai
del Pil, circa 35 miliardi:
l’austerità che Padoan
promette nel 2018-2019
cio concordato solo a maggio
scorso), Renzi e Padoan hanno
messo assieme un accrocchio
da televenditori, proprio quella “finanza creativa” che l’opinione pubblica cosiddetta democratica rimproverava a
Tremonti e Berlusconi. Un
paio di condoni - anche se insistono a chiamarli in altri modi - che dovrebbero portare
entrate una tantum non si capisce se per 4 o 6 miliardi: da un
lato pur di raccattare soldi
l’anno prossimo si potrà ripulire dietro modesto obolo
(30-35%) persino le somme
detenute illegalmente in contanti, cioè quella cosa per cui il
povero Fabrizio Corona sta in
galera; dall’altro si procede
a ll ’ennesima rottamazione
delle cartelle di Equitalia e il
punto - visto che per la stragrande maggioranza si tratta
di contribuenti che hanno già
rateizzato il dovuto - è offrire
uno sconto talmente enorme
da spingere più gente possibile
ad aderire (si parla del 50%).
Entrate incerte, come mostrano i condoni del passato, e che
comportano un calo delle entrate nel medio periodo: semplicemente molte persone
preferiscono non pagare più e
vedere che succede. Pure gli
1,8 miliardi di incassi nel 2017
dalla “gara per le frequenze”
dei gestori di telefonia sembrano leggermente ottimisti,
soprattutto quanto a tempistica. Questo modo di procedere,
in ogni caso, non è dignitoso: se
il governo italiano ritiene di
dover aumentare il deficit e
non rispettare il Patto di Stabilità europeo dovrebbe dirlo
chiaramente, non elemosina-
I NSU LTAN TE/2. Il modello
con cui si programma la spesa
pubblica non è quello dei piani
articolati, ma quello del bonus:
quello ai pensionati (la 14esima), quello per l’asilo o i figli o
le forze dell’ordine e persino il
voucher per la baby sitter. Interventi scoordinati che si
sommano ad altri strumenti di
sostegno al reddito: nel caso
della povertà, per dire, ne esistono già sei che spesso si sovrappongono finendo per depotenziarsi l’un l’altro. Parecchio più consistenti, come al
solito, i bonus per le imprese:
super ammortamenti; sgravi
sulle assunzioni, meno Ires,
etc. Quel che disegnano Renzi
e Padoan non è un progetto di
Paese, ma “favori”concentrati
su singole categorie di elettori
o corpi intermedi utili alla vittoria referendaria: il problema
è che i soldi sono pochi.
INUTILE. Questo modello di bi-
lancio dello Stato, del tutto simile - tolti gli aspetti grotteschi - a quello degli anni precedenti non funziona: tenta di
curare sul lato dell’offerta una
crisi di domanda in un momento in cui viene meno anche quella estera. Il super ammortamento, per dire, c’era già
quest’anno e gli investimenti
sono rimasti fermi. Brutta notizia: dal 2017, se si sfora, i conti
vanno corretti in corsa.
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Presentato a Roma, in pompa magna, un prezioso libro sul papà del famoso banchiere
Re Giorgio celebra messa per i Bazoli
Osservatori
romani
Il mondanissimo cardinale Battista Re,
l’ex ministro
Riccardi e l’ex
direttore del
Corsera, De
Bortoli, pronti
a danzare in
onore di Giovanni Bazoli
Castagnetti
è in salute
Da anni non
si avevano
notizie di
Pierluigi Castagnetti: felici di vederlo
in salute
Sovrano
con cerotto
Per fare presto e arrivare
con due ore
d’anticipo, l’emerito Napolitano si è tagliato con il
rasoio. La barba poi è venuta al paziente
uditorio
Il cardinale
dei potenti
Il cardinale
Battista Re, assiduo frequentatore dei
salotti romani,
mentre confessa Bazoli
Uditorio
sceltissimo
Una platea
selezionatissima di raffinati
padiglioni
auricolari
per un libro
preziosissimo
IL CERCASOLDI
Ancora sconti
sul canone:
il governo
munge la Rai
V
iale Mazzini è per
Matteo Renzi un
mero strumento
elettorale. Non si accontenta, però, dell’ospitalità che gli offrono negli
studi: utilizza
la televisione pubblica e il relativo canone anche per la
p ro pa ga nda di governo.
Nel l’immaginario collettivo, la Rai significa inefficienze, lottizzazioni, risorse sprecate. Allora già due anni fa – per finanziare l’o pe ra zi on e
“80 euro in busta paga” –
le sfilò 170 milioni di euro. E per arrotondare la
cifra, con l’obiettivo di
sostenere la manovra
negli anni, Palazzo Chigi
ha aggiunto un secondo
prelievo del 5 per cento,
cioè dagli 80 ai 90 milioni
di euro annui, la somma
dipende dal gettito. Con
la riforma del canone, il
governo ha ridotto la tassa più detestata dagli italiana, da 113 a 100 euro,
ma l’ha infilata nella bolletta elettrica per sconfiggere l’evasione fiscale, che in passato si attestava oltre il 25 per cento.
Così la raccolta del canone, complice la varietà di
strategie delle aziende elettriche e gli inghippi
burocratici, resta un’incognita che preoccupa la
Rai. Anche se dal governano professano ottimismo e confermano le aspettative fissate non
lontano dai 2 miliardi di
euro. A Viale Mazzini saranno destinati circa 1,7
miliardi, tra l’altro è l’importo – al netto dei prelievi sopraccitati – che
hanno trascritto in bilancio. Spiazzando ancora una volta la Rai e gli
stessi collaboratori,
Renzi ha promesso un altro taglio del canone, stavolta da 100 a 90 euro.
Certo, al pubblico pagante non dispiace sborsare di meno per un’offerta televisiva non sempre all’altezza, ma in
questo modo, sempre in
posizione supina rispetto alle campagne elettorali del governo, la Rai diventa ingovernabile e,
peggio ancora, debole.
Con immensa gioia dei
rivali di Mediaset, che
frenano la crisi perché il
concorrente statale è
messo peggio. Tant’è che
oggi in cda, manna dal
cielo, si parte con 120
prepensionamenti dei
giornalisti.
POLITICA
Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
INSIDER
RAGGI-SALA (QUASI)
PARI SULLE DELIBERE
» INSIDER.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
,
MA QUALE supremazia di Milano, ma quale divario: quanto a delibere fatte, la giunta di Roma è quasi pari
con i colleghi lombardi. Solo che il calcolo
va effettuato secondo parametri diversi,
e concreti. Così fonti del Campidoglio ribattono alle cifre che sembrano ritrarre una differenza abissale tra la capacità di lavoro della
giunta di Giuseppe Sala, il sindaco dem di Mi-
lano, e quella della giunta della 5Stelle
Virginia Raggi: al 30 settembre, 447 delibere sfornate a Milano, solo 46 in riva al
Tevere. Ma dal Comune di Roma rispondono: nel conto delle delibere della giunta
milanese sono stati inseriti anche concessioni di patrocini e atti dell’avvocatura, rispettivamente 223 e 142. Più altri 30 provvedimenti come l’accettazione di doni, atti di
sfratto o di nomina. “Noi invece questi atti non li
conteggiamo mai come delibere” precisano dal
Campidoglio, dove fanno notare che, solamente inserendo patrocini e atti dell’avvocatura, il
conteggio schizzerebbe a 804 delibere. Depurato di questi provvedimenti, il raffronto finale è
allora ben altro: 52 delibere a Milano, 46 a Roma. Quasi un pareggio, per il Campidoglio che
ha bisogno di fare punti...
Par condicio: Cencelli nei tg,
i canali Rai in ordine sparso
IL RITORNO
Berlusconi
riappare in tv:
“No deciso
alla riforma”
S
Referendum, i dati dell’Osservatorio di Pavia sull’informazione del servizio
pubblico. A Rai2 non si parla del voto. Presto (forse) anche l’Agcom darà i numeri
45,1 al Sì, 47,3 al No. I telegiornali regionali pendono verso il No (44,1).
Il cronometro impazzisce se applicato ai programmi d’informazione
che non appartengono ai telegiornali.
Rai1 ha riservato al referendum circa
148 minuti, così ripartiti: 49,6 per
cento per il Sì; 38,2 per il No. Per adesso, Rai2 ignora l’argomento referendario, soltanto 231 secondi: 51,5
per cento per il Sì; 45,9 neutro. Il No?
In pratica, un sospiro.
» CARLO TECCE
I
l referendum dipende pure dal cronometro, strumento necessario
per non violare la famigerata par condicio. In Viale Mazzini contano i secondi con estrema cautela e il monitoraggio sulla campagna elettorale –
riferito al periodo 28 settembre/16
ottobre e commissionato all’Osservatorio di Pavia – descrive un sostanziale equilibrio nei telegiornali fra il
No e il Sì e una bizzarra sproporzione
nei canali.
PER I TELEGIORNALI va considerato il
tempo totale (notizia e parola) dedicato agli opposti schieramenti: il Sì
prevale e s’aggiudica il 47,4 per cento
dello spazio rispetto al No (44,3); la
differenza è di una manciata di minuti. Il restante 8,2 è valutato “neu-
IN AULA
» ENRICO FIERRO
T
roppi non ricordo.
Tanti da mutarsi in reticenza. La deposizione come testimone
della deputata Pd Micaela
Campana alla 128esima udienza di Mafia Capitale è un disastro. Certamente politico. Sicuramente giudiziario. C’è il
rischio che l’onorevole, membro della segreteria nazionale
del Pd e fedelissima di Matteo
Renzi, potrebbe essere indagata per falsa testimonianza
dalla Procura di Roma. Secondo i pm la sua deposizione è
stata scandita “da una serie di
bugie e reticenze smentite dal
contenuto degli atti”.
I MAGISTRATI p o tr eb b er o
chiedere ai giudici del tribunale, in sede di requisitoria, la
restituzione del verbale di deposizione della parlamentare
al fine di procedere per falsa
testimonianza. Era stata la difesa di Salvatore Buzzi a inserire la giovane deputata,
ne ll’elenco dei testimoni.
Punti cruciali dell’interrogatorio i rapporti con Buzzi, le intercessioni per stabilire un incontro col sottosegretario
all’Interno Bubbico e la presentazione di una interrogazione parlamentare.
Elementi che ruotano intorno al grande tema dei rapporti tra la politica e la Coop 29
giugno, le protezioni e gli
scambi di favori. Soldi e assunzioni. Finanche, ed è questa la
parte più miserabile, un trasloco, roba da qualche centi-
231 secondi Il tempo dedicato finora da
Rai2 all’appuntamento del 4 dicembre
tro”, e qui sarà interessante confrontare i criteri di ricerca dell’Osservatorio di Pavia con quelli dell’Autorità
di garanzia che s’affida a Geca. Il referto. Tg1: 48,2 per cento al Sì; 42,8 al
No. Tg2: 47,8 al Sì; 44,7 al No. Tg3:
SCENARIO ROVESCIATO a Rai3, il No
è in vantaggio con il 53,3 per cento del
tempo e il Sì non va oltre il 34. Anche
se la lettura dei numeri incentiva l’emicrania, la par condicio sarà terreno
di polemica, esposti, accuse. Viale
Mazzini, per legge, mica per passione, è obbligata a un aggiornamento
quotidiano dei dati di Pavia. Oggi
all’Agcom, invece, è previsto l’ennesimo consiglio per autorizzare la
pubblicazione delle analisi di Geca,
l’ultimo studio è del 9 settembre. Con
il silenzio hanno tentato di nascondere i sospetti.
Come si può giustificare, anzi come si può interpretare il ritardo? Diversi approcci fra i commissari, timori per le proteste che da settimane circondano l’Autorità, di fatto immobile
più che inerme sul referendum. E poi
c’è una domanda che inquieta gli addetti ai lavori: se Geca smentisce Pavia o viceversa? Non sarà tecnicamente divertente, ma di certo la par
condicio – e le potenziali infrazioni –
possono rendere ancora più briosa la
campagna elettorale. Fino al giorno
del voto, un secondo in televisione
dura di più.
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Mafia Capitale Micaela Campana nei guai per la testimonianza sui rapporti con Buzzi
Troppi “non ricordo”
Ora la deputata Pd
rischia l’incriminazione
dalla Campana a Buzzi: “Bacio
grande capo”. Perché, chiede
il magistrato, lei che è un parlamentare si esprime con soggezione e rispetto verso un imprenditore? Risposta: “Quel
grande capo è un segno di rispetto perché Buzzi lo conosco da tempo, è un modo di rivolgersi nei confronti di una
persona più grande di me”.
RISPETTO a parte, rimangono
Lei è una
persona
giovane,
sono fatti
che
risalgono a
pochi anni
fa, come è
possibile
che lei non
ricorda?
naio di euro. Bisognava esserci
lunedì scorso nell’aula bunker
di Rebibbia per assistere alla
testimonianza della deputata,
moglie separata dell’ex assessore Pd Daniele Ozzimo, già
condannato per corruzione in
un filone della maxi inchiesta a
due anni e due mesi di reclusione, in abbreviato.
Lei, inizialmente sicura, nega l’autorizzazione alla ripresa televisiva. Uno degli avvocati di Salvatore Buzzi, Piergerardo Santoro, incalzante ed
impietoso nelle domande. La
Presidente Rosanna Ianniello
spazientita per i troppi non ricordo. “Lei è una persona giovane, sono fatti che risalgono a
pochi anni fa, le vicende legate
a Buzzi hanno suscitato un
grande clamore, come è pos-
sibile che lei non ricorda? Come spiega questo non ricordo
continuo”. Silenzio. E ancora:
“Non faccia ipotesi, lei ha assunto impegni con Buzzi?”.
Risposte imbarazzate e imbarazzanti. Di nuovo: “Le ricordo che l’obbligo del testimone
è dire la verità. Lei sa che la deposizione di un teste viene valutata da un tribunale per capire se è veritiera oppure no e
adotta i provvedimenti di
competenza…”. L’onorevole
nel panico: “Certo”. La Presidente spazientita: “Lei è anche
nella Commissione giustizia
della Camera e dovrebbe sapere che il testimone risponde
dei fatti di cui è a conoscenza…
quindi”. Altri silenzi. Imbarazzo quando il pm Luca Tescaroli legge un sms inviato
»5
ancora senza una risposta convincente i rapporti tra la deputata Campana e l’impero di
Buzzi. Perché si attivò per fissare un appuntamento tra
Buzzi e il sottosegretario Bubbico? “Fu lui a chiedermelo ma
non so di cosa dovessero parlare”. Perché promise a Buzzi
di presentare una interrogazione parlamentare sulla vicenda del centro di Castelnuovo di Porto? “Ma io non la presentai”. Memoria corta anche
sulle “segnalazioni” da persone da assumere alla 29 giugno.
Cortissima sul trasloco di mobili e masserizie del cognato
fatto dalla coop. Troppi vuoti
di memoria che spazientiscono la Iannello: “Le ricordo per
la quarta volta che mentire
sotto giuramento è un reato”.
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L’ex moglie
Quarant’anni,
eletta alla
Camera nel
2013, è stata
sposata con
Daniele Ozzimo, ex assessore della
giunta Marino, condannato in Mafia
Capitale Ansa
tesso volto indorato dal cerone, stesso doppiopetto,
stessa scenografia casalinga con foto incorniciate di trionfi e libri intonsi. Riecco
Silvio Berlusconi, in
u n’in te rvista al
Tg5 delle
20, per
scandire il
suo “no deciso
a una riforma costituzionale scritta male e pericolosa, perché consegna
l’Italia a un solo uomo, a
un padrone”.
ERA dalla delicata opera-
zione al cuore del giugno
scorso che il capo di Forza Italia mancava dalle
tv. E per il suo ritorno
sceglie un’intervista solo
sul referendum e sul suo
No, così per ribadire innanzitutto ai suoi che è
nettamente contrario, e
la smettessero di dire che
è morbido sul tema e non
ha voglia di occuparsene.
Lui è pronto alla battaglia, ostenta il Berlusconi
di ieri sera, che sostiene:
“Questa riforma consegnerebbe tutto il potere a
un solo partito e un solo
uomo, a cui basterebbero
i voti del 15 per cento degli aventi diritto per diventare il padrone dell’Italia e degli italiani”. Poi
però precisa: “Non diciamo di no per lasciare le
cose come stanno, dopo il
referendum si deve lavorare su una riforma condivisa”. E di seguito il patron di Mediaset elenca
la sua ricetta: “Il presidente della Repubblica
va votato direttamente
dai cittadini, i parlamentari vanno ridotti della
metà, e bisogna introdurre il vincolo di mandato,
per evitare i cambi di casacca in Parlamento. In
più va fissato in Costituzione un limite alle imposte, che nessun governo potrà superare, e serve una vera riforma delle
Regioni, ormai diventate
una costosa burocrazia”.
E sul governo? Berlusconi abbonda in critiche:
“La povertà aumenta,
l’immigrazione è più che
raddoppiata rispetto a
quando c’eravamo noi, ci
sono due furti al minuto.
E in Europa non contiamo nulla”. Insomma,
niente sconti a Matteo
Renzi, in cui pure si è
sempre rispecchiato. Ma
si sa, la campagna elettorale è campagna elettorale.
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6 » ESTERI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
FRANCIA CALAIS, INTERPRETE VIOLENTATA
Una interprete della tv francese France 5, che accompagnava un giornalista in un reportage nella
“jungla” di Calais, il campo migranti nel nord della
Francia, è stata violentata la notte scorsa. La troupe
è stata circondata da tre migranti che hanno rapinato i giornalisti, poi uno di loro ha aggredito la donna, di origini afghane. Ieri il governo francese ha approvato lo sgombero del campo profughi. Reuters
UNESCO RISOLUZIONE SU GERUSALEMME
Dopo il voto di giovedì in commissione, il Consiglio
esecutivo dell’organismo Onu per Scienza, Educazione e Cultura ha formalizzato l’adozione della
controversa risoluzione su Gerusalemme Est e il
Monte del Tempio osteggiata da Israele. Contro la
risoluzione si era espressa la stessa direttrice generale Irina Bokova, condannando le divisioni religiose e culturali all’interno dell’organismo Onu.
Libia, quel golpe è un bluff
il vero problema è Haftar
Esponenti politici di Misurata vogliono evitare che Serraj si avvicini
troppo al generale, così hanno appoggiato il ritorno dell’ex premier
nità nazionale. Anche il ruolo
di Haftar era stato affrontato
da Swehli in occasione dell’incontro di settembre. Il Consiglio di Stato aveva sollecitato
Tobruq a concordare le nomine dei capi del nuovo esercito
libico. Su questo i due organismi si sono scontrati.
» NANCY PORSIA
S
Tunisi
i fanno chiamare guardia presidenziale ma
non si è ancora ben capito chi sono gli uomini
che da qualche giorno occupano la sede del Congresso
Generale a Tripoli. “Sono barricati all’interno e si sono portati dietro il primo ministro
del defunto governo nazionale di base a Tripoli - dice un
giornalista di Tripoli - non lo
definirei un colpo di Stato, anzi possiamo chiamarlo un colpo di stato militare soft. Se vai
lì davanti al Rixos ti puoi fare
anche un selfie con loro”.
Il complesso del Rixos, l’albergo a cinque stelle a sud ovest della capitale è ormai da
un anno in stato di abbandono. Quando lo scorso marzo
Serraj Fayez Serraj, nominato
capo del Consiglio Presidenziale e designato primo ministro del futuro governo di unità nazionale, in base all’accordo politico nazionale mediato dalle Nazioni Unite, fece il suo ingresso nella capitale via mare, l’allora primo
ministro del governo auto-nominato a Tripoli,
Ghwail si diede alla macchia.
PER MESI un paio di guardie
sono rimaste a piantonare il
cancello dell’ingresso, ma dei
deputati del Congresso Nazionale Generale (GNC) si intravedevano solo le ombre, una
tantum a settimana. Venerdì
scorso Ghwail si è presentato
al Rixos scortato da uomini ar-
PER TOBRUQ Khalifa Haftar
Intrighi
L’ex premier
Ghwail, il generale Haftar
e miliziani
governativi
Ansa/Reuters
Lo scontro
Il Consiglio di Stato
e Tobruk ai ferri corti
sulle nomine dei nuovi
capi dell’esercito
mati e si è re-insediato, facendo scattare l’allerta per un presunto colpo di Stato contro
Serraj. Tuttavia una fonte militare dell’Est di Tripoli dice:
“Non è un colpo di stato, ma
solo il gioco del poliziotto buono e di quello cattivo che sta
giocando Swehli”.
Abdul-Rahman Al-Swehli è
il presidente del Consiglio di
Stato, organo nato dall’accordo politico firmato circa un anno fa sotto la supervisione delle Nazioni Unite. Avvocato di
Misurata, la città forte dell’Ovest del paese i cui capi politico-militari hanno prima guidato la coalizione Fajr Libya
contro il Parlamento eletto nel
2014 e poi il processo di mediazione tra il Parlamento rifugiato a Tobruq e il GNC, il
presidente Swehli oggi ha il
compito di indirizzare le istituzioni libiche verso la nascita
del Parlamento di unità nazionale. Già a fine di settembre,
Swehli aveva dichiarato il parlamento di Tobruq non più legittimato ad esprimere il voto
di fiducia sul Gabinetto di u-
rimane il comandante designato dell’Esercito Nazionale
libico, mentre per Swehli, uomo di Misurata, l’ex generale
dell’esercito di Gheddafi resta
la linea rossa del processo di
dialogo nazionale. “Haftar si
sta avvicinando troppo a Tripoli” dice la fonte militare nella capitale, riferendosi alle posizioni guadagnate dalle forze
del vecchio generale a poco
più di trecento chilometri a
sud-est di Tripoli. “E Serraj sta
concedendo troppo spazio a
Haftar”. D’altronde è notizia
di un paio di settimane fa che il
rappresentante delle Nazioni
Unite in Libia, Martin Kobler
abbia espressamente detto
che Haftar ha diritto a un ruolo
chiave all’interno del futuro esercito libico.
Laddove il dialogo fallisce,
gli uomini armati entrano in
campo. Così Swehli avrebbe
deciso di giocare la carta
dell’ex primo ministro Ghwail
scortandolo fin dentro il Rixos. A Ghweil il compito di giocare la parte del poliziotto cattivo. “È un bluff - continua la
fonte militare - Kobler e Serraj
hanno bisogno di pace per procedere e quindi rivedranno le
loro posizioni”
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Altro che Mosul: la sfida
all’Isis ha messo sul piede
di guerra turchi e iracheni
Erdogan teme gli sciiti filo-iraniani;
Baghdad parla di invasione del Sultano
» ROBERTA ZUNINI
A
ndatevene invasori”.
Per la prima volta da
quando, un anno e mezzo
fa, la Turchia ha inviato addestratori e forze speciali a
Bashiqa - 20 chilometri a
nord di Mosul in territorio
iracheno - circa 10 mila iracheni seguaci del teologo sciita Moqtada Al Sadr
hanno manifestato davanti all’ambasciata turca di
Baghdad. I manifestanti di
confessione islamico-sciita, come il premier iracheno Al Abadi e come la maggior parte degli iracheni,
sono stati dispersi. Mentre
le operazioni per la ripresa
di Mosul sono state fermate su richiesta dei peshmerga curdi per stabilizzare il fronte orientale, a
30 chilometri circa dalla
città conquistata dall’Isis
nel 2014, la tensione tra
Ankara e il governo centrale iracheno continua a
crescere. Una delegazione
turca si è recata due giorni
fa a Baghdad per discutere
della presenza militare
turca che Abadi ritiene pericolosa e vogliono rientri
nei confini della vicina
Turchia.
IL PRESIDENTE turco Er-
dogan ritiene invece pericoloso per le sorti del milione di civili sunniti intrappolati a Mosul il fatto
che la componente più popolosa dell’esercito iracheno, che entrerà prima o
poi nella seconda città del
paese, sia sciita. Il Sultano
ha ripetuto che la Turchia
vuole aver parte attiva nella internazionale a guida
Usa. Ankara ufficialmente
è parte della coalizione ma
ancora non le è stato chiesto di operare in Iraq, anche se il premier turco ha
detto che i suoi jet hanno
già partecipato due giorni
fa ai raid su Mosul. Yildirim qualche ora prima aveva però sottolineato che la
Turchia ha soltanto il ruolo
Spartizione Soldato iracheno
sul fronte di Mosul Reuters
di formare le truppe irachene impegnate nella riconquista. Baghdad però
continua a negare di aver
mai concesso l’autorizzazione ad Ankara e dichiara:
“Condanniamo l'interferenza turca negli affari interni iracheni, nessuno dovrebbe varcare le frontiere
e occupare il suolo iracheno”. Erdogan nel frattempo fa sapere che i suoi soldati rimarranno in Siria
per combattere a fianco dei
ribelli moderati siriani
contro l’Isis e i curdi delle
Unità di protezione popolari (Ypg), estensione siriana del Pkk.
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8 » POLITICA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
IL PRESIDENTE DELL’ANPI
Smuraglia in tour
per difendere
la Costituzione
REGGIO EMILIA (25 ottobre), Catanzaro, (28 ottobre), poi Padova (30 ottobre) e Bolzano (10 novembre). E ancora, Milano (11 novembre), Torino (12 novembre) , Bologna (14 novembre), Genova (19 novembre) e
Cagliari (20 novembre): sono i luoghi che ospiteranno gli incontri, nel prossimo mese, con
il presidente dell’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, Carlo Smuraglia per il
q
No al referendum. Un tour in tutta Italia che includerà anche un incontro con gli studenti
dell’Università Statale di Milano (8 novembre)
e diverse iniziative con la Cgil e l’Arci. Come il
26 ottobre, quando Smuraglia sarà a Firenze
assieme a Susanna Camusso, Ugo De Siervo,
Tomaso Montanari e Massimo Giannini.
Il 4 e il 5 novembre, poi, è stata fissata un’altra
iniziativa dal titolo “Staffetta di 24 ore –La so-
vranità appartiene al popolo”. Un evento in
streaming - col contributo di Radio Articolo 1 con costituzionalisti, dirigenti Anpi, giornalisti, registi, musicisti, attori. Da Alessandro
Pace a Moni Ovadia, da Monica Guerritore a
Maurizio Landini, da Sandra Bonsanti a Silvia
Truzzi. Prevista per il 25 novembre, invece, l’iniziativa conclusiva della campagna referendaria, a Roma, al Teatro Brancaccio.
CASA BIANCA
Dall’altra parte
L’accoglienza con tutti
gli onori, lo spot per le
riforme e la cena d’eccezione.
Licenziamenti e condoni
restano a casa nostra
» WANDA MARRA
G
li Stati Uniti sostengono con forza il Sì al
referendum”. L’e ndorsement di Barack
Obama che più netto non si
può, durante la conferenza
stampa alla Casa Bianca con
Matteo Renzi. Il Presidente uscente americano si spinge oltre: “Io faccio il tifo. Matteo,
anche se perdi, credo che dovresti rimanere”. Parole precedute da un decisamente poco credibile: “Non voglio influenzare”. Il premier italiano, accanto, non sta nella pelle. Cerca di mantenere una postura istituzionale, ma non
riesce a smettere di sorridere.
In Italia, il Jobs Act fa registrare l’aumento dei licenziamenti e imperversano le polemiche sulla manovra per i condoni fiscali. Ma lui è felice. L’amico americano l’ha accolto
con tutti gli onori, dedicandogli l’intera giornata. Il picchetto d’onore, il bilaterale, la conferenza stampa. L’ospitalità
nella Blair House, segno di
grande considerazione. E poi,
la cena di Stato, l’ultima della
sua amministrazione: “Ci siamo lasciati il meglio alla fine”,
come dice mentre la giornata
ha il via.
“Sono deliziato”, “è un’accoglienza incredibile”, “sono
onorato”, “Obama ha organizzato tutto, anche il sole”. È
u n’e s ca l a ti o n di aggettivi
quella di Renzi, che si sforza
di parlare in inglese. Obama lo
ripaga: “Buongiorno”, dice in
I NUMERI
» GIOVANNI DIAMANTI
E LORENZO PREGLIASCO
D
iffidate di chi sventola i
dati di un sondaggio nazionale sulle presidenziali Usa come se bastasse per capire
chi vincerà: sono utili per capire che aria tira, ma il modo
migliore per leggerli è guardare le medie fra i diversi istituti.
Trump, per dire, aveva raggiunto Hillary a fine luglio, dopo la Convention repubblicana (40,8% a 40,6% secondo la
media di F ive Th irt yEi ght ),
poi a inizio agosto c’era stata la
Convention democratica con
le polemiche sui genitori del
soldato caduto in Iraq e la
Clinton era tornata in grande
vantaggio (45,6% a 38,1), quindi un nuovo riavvicinamento a
settembre, dopo le notizie sul-
Il saluto
Il presidente
Barack Obama con il premier Matteo
Renzi, ieri a
Washington
con Michelle
e Agnese Ansa
Barack tifa Matteo: un Sì
in cambio della fedeltà
italiano. Lo definisce “giovane e bello” e che “sa anche twittare”. Un tributo continuo
a “uno dei nostri alleati più
importanti”. Che sotto l’ombrello americano ci sta senza
veli. Mentre i due stringono le
mani alla folla davanti alla Casa Bianca, uno accanto all’altro, le mogli, Michelle e Obama chiacchierano.
LO SPOTTONE è smaccato, esa-
gerato. A Palazzo Chigi sono
settimane che ci lavorano. Ora
è chiaro che l’endorsementper
il Sì, anticipato da John Phillips, l’ambasciatore Usa in Italia era stato solo improvvido
nei tempi. L’ingerenza è esibita. Il castingper la cena di Stato
Il premier gongola
“Obama ha previsto
tutto, anche il sole”
Lui: “Se vince il No,
non te ne devi andare”
è iniziato da tempo. Renzi ha
scelto di farsi accompagnare
dai premi Oscar Paolo Sorrentino e Roberto Benigni, da
Giorgio Armani, dalla direttrice del Cern, Fabiola Gianotti,
dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone, dalla direttrice
della sezione architettura e
design del Moma Paola Antonelli, dalla sindaca di Lampe-
dusa Giusi Nicolini e dalla
campionessa paralimpica Bebe Vio. Eccellenze scelte con
cura, col criterio dell’album di
figurine.
Il vertice tra i due dura quasi
2 ore. “Patti chiari, amicizia
lunga”, dice Obama, in italiano. Dopo la Brexit, il presidente pensa che gli Usa possano
dialogare dentro la Ue meglio
con l’Italia che con Francia e
Germania. Sul tavolo del vertice ci sono la Russia, la Libia,
ma anche l’Europa. Nella conferenza stampa finale Renzi
assicura: “L’agenda internazionale italiana coincide totalmente con quella americana”.
Se l’amico americano chiede,
l’Italia risponde, ovunque serva. In Iraq, in Afghanistan, in
Kosovo, in Libia.
E OBAMA pressa: “La Russia
viola i principi di democrazia,
libertà, integrità territoriale”.
Renzi sul punto non si sbilancia, visto il rapporto stretto
con Putin. Lodi a stelle e strisce per le riforme. E promessa
di aiutare il premier in Europa
sui migranti e sulla crescita.
Musica per le orecchie di Renzi, che deve andare a trattare a
Bruxelles sulla manovra. Endorsement per endorsement,
lui si è schierato dall’inizio con
Hillary (che incontra oggi a
pranzo), senza dubbi e senza
cautele. “Matteo rappresenta
una nuova generazione di leadership”. Parola di Barack. Lo
sforzo obamiano per il No alla
Brexit, va detto, non ha portato
bene a David Cameron in Inghilterra. Per Palazzo Chigi è
andata meglio delle più rosee
previsioni. Ma si sforzano di
contenere gli entusiasmi: “Obama porta voti al Sì? Chissà.
Di certo, non al No”.
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YouTrend La corsa per le presidenziali e i due candidati meno amati della storia americana
Hillary-Trump, l’imprevedibile tycoon è in crisi
Ma l’ex first lady deve affidarsi alle “controfigure”
la salute dell’ex First Lady
(42,4% a 41%).
rò, che è un sistema federale,
quello che conta non è ottenere un voto in più a livello nazionale, ma vincere Stato per
Stato. Ciascuno dei 50 Stati,
più il District of Columbia,
mette in palio un numero variabile di “grandi elettori”, in
base alla popolazione – dai 3
del Montana ai 55 della California –, e il candidato presidente che vince in uno Stato si
porta a casa tutti i grandi elettori di quello Stato (solo Maine
e Nebraska li assegnano in modo proporzionale). Questi
0,2
+6%
NEL SISTEMA politico Usa, pe-
La distanza a luglio
Dopo la Convention
repubblicana: pareggio
Il vantaggio di Clinton
Oggi il distacco tra
i due avversari è netto
“grandi elettori”, che altro non
sono se non funzionari di partito che formalmente, dopo le
presidenziali, eleggono il presidente, sono 538: per vincere
ne servono 270. Ecco che allora, più che i rapporti di forza a
livello nazionale, per Hillary
Clinton e Donald Trump conta prevalere nei cosiddetti
swing states, gli Stati ballerini,
quelli in cui pochi voti possono
far pendere la bilancia a favore
di un candidato o dell’altro.
Tornando alla media dei
sondaggi nazionali: oggi, dopo
due dibattiti e settimane difficili per Trump, si registra un
largo vantaggio per la Clinton,
45,3% contro il 39,3 del repub-
blicano. Anche nei singoli Stati
decisivi l’ex First Lady è avanti
di circa 4 punti in Florida e Nevada, 2 in Ohio, 7 in Pennsylvania e Colorado, 3 in North
Carolina e 2 in Iowa, uno Stato
con molti elettori bianchi e poco istruiti, il segmento più difficile per la Clinton. Le stime
attuali, come quella di Larry
Sabato, assegnano alla candidata democratica circa 340
grandi elettori, ben più dei 270
necessari per arrivare alla Casa Bianca. Un sistema elettorale come quello americano
incide molto sulle strategie comunicative dei candidati, che
concentrano iniziative e spot
proprio negli swing states.
Hillary, memore dei trionfi
obamiani, ha creato una macchina imponente. La presenza
capillare dei comitati nei quartieri, lo sforzo nel canvassing, il
porta a porta potenziato dalle
nuove tecnologie saranno
un’arma fondamentale il giorno del voto, che i sondaggi oggi
non possono intercettare o
quantificare.
Il suo è un messaggio semplice, tutto giocato su esperienza e affidabilità. E in un
momento di difficoltà di consenso nell'elettorato democratico il suo staff ha avuto l'umiltà di spostare l'attenzione
da Hillary, candidata comunque poco popolare, ai suoi sup-
POLITICA
Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Lo sberleffo
ROSA&VINCENZO:
NEMICO COMUNE
» VIN.IUR.
,
A DIMOSTRAZIONE che il
nemico del mio nemico è mio amico, ieri la sindaca di Quarto (libera
da Beppe Grillo) Rosa Capuozzo ha esternato la sua gioia nell’aver incontrato “un uomo libero come Vincenzo De Luca”, il
governatore Pd della Campania. Quasi un’ora di
colloquio a porte chiuse in municipio in presenza della giunta ex M5s, per discutere di proble-
matiche idrogeologiche del territorio flegreo e di come attingere ai fondi della Regione per risolverle, al termine dell’inaugurazione del pronto soccorso dell’ospedale di Pozzuoli.
E cosa hanno in comune Rosa Capuozzo e Vincenzo De Luca, a parte la reciproca “libertà” di
vedersi per questioni istituzionali? La risposta è
facile: la profonda antipatia nei confronti del Di-
»9
rettorio grillino. Il nemico condiviso. La Capuozzo non ha perdonato i cinque “leader” del Movimento di averla abbandonata a se stessa, fino
all’espulsione, durante la crisi delle indagini su
ricatti e camorra (dove in fondo è parte lesa). De
Luca li odia e fa poco per celarlo, fino a definirli
“Luigino (Di Maio, ndr) il chierichetto, Fico il moscio, e l'emergente Dibba (Di Battista, ndr), il gallo cedrone: tre mezze pippe”.
Agnolotti e braciole:
Sky e il dolce menu
da servire al premier R
L’INTERVISTA
Della Porta Raffo:
“È da De Gasperi
che ci sentiamo
inferiori agli Usa”
» GIANLUCA ROSELLI
I media italiani festeggiano il ricevimento americano
di Matteo. Travolgente entusiasmo della rete di Murdoch
» TOMMASO RODANO
A
gnolotti e braciole, grazie alle
mani fatate dello chef Mario
Batali. In un momento di sublime giornalismo, ecco il
menù della State dinner di Barack Obama e Matteo Renzi. Un evento che
ha fatto impazzire giornali e tv, contagiati dallo stesso virus. L’occasione
era irripetibile: l’endorsement del
presidente degli Stati Uniti al premier
italiano, con la parola “riforme” in
grande evidenza. La copertura, allora,
è stata incessante, con dirette unificate sui maggiori siti e sui telegiornali all
news.
Il “caloroso benvenuto”e“l’appoggio incondizionato” di Obama, raccontati in ogni sfumatura. Viene naturale chiedersi se sia un riflesso provinciale, o se anche i media tedeschi e
francesi – per fare due esempi – mettano in moto la stessa furibonda macchina celebrativa per le visite oltreoceano di Merkel o Hollande.
Fatto a mano
LA VISITA americana di Renzi è stata la
notizia d’apertura in tutti i telegiornali
della Rai, da mattina fino a sera. Ma
anche stavolta, pure Sky si è fatta rispettare: tra notiziari e approfondimenti, il viaggio di Renzi ha ricevuto
un’attenzione quasi monografica sulla
rete all news di Murdoch.
La copertura è iniziata il 16 ottobre,
con il primo servizio sugli ospiti della
cena: la campionessa paralimpica Bebe Vio, il sindaco di Lampedusa Giusi
Nicolini, Raffaele Cantone, Benigni,
Sorrentino e tutti gli altri. “Per parlare
La cena da Obama è diventato un evento mediatico. Che ne pensa?
Ai fornelli
Mario Batali,
il cuoco che
ieri sera ha
preparato l’ultima cena di
Stato alla Casa Bianca Ansa
po, una chiamata a reagire per
tanti elettori scontenti.
MA LA CAMPAGNA minimale
L’8 novembre
Si vota tra tre settimane: gli Stati Uniti sono
chiamati a scegliere tra
la candidata democratica Hillary Clinton, moglie dell’ex presidente
Bill, e il repubblicano
Donald Trump Ansa
porter (dagli Obama a Sanders, da Elizabeth Warren a
Biden). Per alcuni analisti, un
segno di debolezza. Per molti
elettori dem, invece, un richiamo alla responsabilità. La
campagna di Trump, per contro, ha rotto ogni schema, pur
senza innovare nulla. Dallo
staff ridotto all'osso dove gli
strateghi si contano sulle dita
di una mano, fino agli investimenti minimi e concentrati in
pochi Stati. Il messaggio, reiterato fino all'esasperazione
come vuole la tradizione repubblicana, è semplice: “Make
America Great Again!”. Un richiamo alla grandezza e all'orgoglio americano. Al contem-
enzi è andato a incassare un bello
spot sul referendum. Ma del resto Obama
che poteva
dire: ‘Caro
Matteo, le
tue riforme
fanno schifo’?
Poi, magari, dei
contenuti della riforma
Barack non sa assolutamente nulla…”. Mauro
della Porta Raffo è uno
scrittore, grande esperto
di politica americana.
– dice Sky – dei grandi temi al centro
dell’incontro ufficiale tra Renzi e Obama: Europa, clima, rifugiati, crescita economica”.
Lunedì 17 ottobre Sky Tg24 ha raccontato gli “ultimi preparativi”: “Molti quotidiani, come il Washington Post
e il Financial Times, parlano di ricevimento da star di Renzi, considerato uno degli alleati più affidabili in Europa
per gli americani”.
Ieri, nel grande giorno della visita, la
mattina è stata allietata dall’intervista
di Obama a Repubblica, con l’appoggio
esplicito alle riforme renziane. Sky
Tg24 non ha mancato di lodare la lucidità del presidente degli Stati Uniti:
“Dettagliato, accurato, preciso: Obama parla a Repubblica sfoderando un
concetto di Italia attraversato da riflessioni economiche, politiche, sociali”. Bravo, Barack!
L’approfondimento pomeridiano è
altrettanto entusiastico (il titolo sul
grande schermo in studio è “Metti una
sera a cena”). Dopo la conferenza congiunta dei due leader, si sottolinea il
“fronte comune”: “Sintonia e sorrisi,
Renzi trova una sponda per il referendum”.
MA IL MOMENTO più intenso rimane
guidata dal tycoon, ancora più
impopolare di Hillary, è funzionale a una strategia che
punta tutto su di lui e sulla sua
personalità estrosa ed eccessiva. La campagna coincide con
Trump, con i suoi pregi e difetti. La sua imprevedibilità, il
suo istinto, come abbiamo visto in occasione dei dibattiti,
sono il suo tallone d'Achille,
ma anche ciò che più spaventa
la Clinton. Per lei non riuscire
a prevedere le mosse dell'avversario è un problema non da
poco, che lascia ancora molte
pagine da scrivere su questa
sfida.
* YouTrend
quello del menu. Sky ha anticipato tutti. Agnolotti e braciole, come si diceva
all’inizio. Giornalismo che lambisce la
poesia; un’ode al convivio: “Black tie
per gli uomini, abito da sera per le donne. Un menu pensato dallo chef star
americano Mario Batali (...)per una serie di portate all’insegna dei punti di
contatto tra i due Paesi. Agnolotti con
il ripieno di patate dolci; insalata di
zucca con pecorino di New York; braciole di manzo con cremolata di rafano
e cime di rapa”. Per gli antipasti, apprendiamo, saranno servite le materie
dell’orto di Michelle Obama. E poi: “La
tavola sontuosa, con fiori, candele, posate dorate e bicchieri lavorati a mano
è il simbolo istituzionale di una cena
che vuole immortalare un legame forte tra Italia e America”. Che appetito.
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Come tutti i nostri leader
quando vanno alla Casa
Bianca, anche Renzi è affetto da provincialismo. E
l’attenzione spasmodica
delle nostre tv lo dimostra. Abbiamo un complesso di sudditanza, ci
sentiamo inferiori. Iniziò
De Gasperi nel 1947, gli unici a non avere complessi
di inferiorità furono Craxi e Cossiga.
Renzi ha ricevuto un
bell’assist per il Sì.
Quando manca un mese
alle urne, tutto quello che
fai diventa campagna elettorale. Questo viaggio
per Renzi era una ghiotta
occasione, con tutti i riflettori puntati addosso.
Quanto è vera la tesi
dell’ingerenza Usa nella
politica italiana?
Sono la più grande potenza occidentale, è normale
che cerchino di influenzare le politiche degli altri
Stati. Obama, poi, pur con
enormi differenze, è della
stessa famiglia politica di
Renzi. Anche se il rapporto tra i due non è paragonabile a quello di Berlusconi e Bush junior.
Chi vincerà le elezioni Usa e come cambierà il
rapporto con l’Italia?
I sondaggi danno la Clinton in vantaggio, ma il dato nazionale non conta
nulla: con i grandi elettori
negli Stati decisivi,
Trump potrebbe ancora
farcela. Se vince lei, mi aspetto un’America più interventista in politica estera; Trump fa dichiarazioni isolazioniste. Ma
tutto è relativo: anche Bush jr prima dell’11 settembre era isolazionista. Sa
qual è il problema?
Quale?
È tutto troppo dominato
dalla tv. Chi ha detto che
chi vince un dibattito tv
sarà un buon presidente?
Abramo Lincoln in questa
campagna elettorale non
avrebbe toccato palla.
10 » ESTERI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
MILANO CINA PROTESTA PER DALAI LAMA
Inizia domani la 3 giorni del XIV Dalai Lama Tenzin
Gyatso a Milano. L’icona del pacifismo riceverà le
chiavi della città come deciso da una delibera approvata dal precedente Consiglio comunale durante il mandato di Giuliano Pisapia che nel 2012 gli
consegnò il Sigillo di Milano. E il sindaco Giuseppe
Sala lo incontrerà, forse all’aeroporto di Malpensa.
Proteste della comunità cinese e di Pechino. Ansa
REGNO UNITO STUPRO A WESTMINSTER
Il capo della segreteria di un deputato Tory è stato
arrestato con l’accusa di aver stuprato una donna
all’interno del Parlamento di Westminster: Sam
Armstrong, 23 anni, lavorava per il conservatore
Craig Mackinlay. Lo stupro sarebbe avvenuto nelle
prime ore di venerdì scorso. Scotland Yard ha confermato che l’uomo è stato rilasciato su cauzione,
fino alla metà di gennaio: in corso le indagini.
ONORI All’alleato “rompiscatole” in Europa pensando alla Clinton
» GIAMPIERO GRAMAGLIA
I
l ‘tappeto rosso’ metaforico – e non solo - della diplomazia americana per
gli amici che contano, o almeno che servono, è stato srotolato per intero: una visita
tutta ‘latte e miele’ per Matteo
Renzi, che non è la solita visita
‘tarallucci e vino’ spesso toccata ai leader italiani, pacca
sulle spalle (che c’è stata) e
“vai, che siamo amici, ma io ho
da fare”. Qui, invece, Obama
sostiene di avere tenuto “il
meglio” per la fine del suo
mandato, cioè l’ultima cena di
Stato con l’amico Matteo e l’italica cucina.
Il programma non potrebbe essere più carico: l’incon-
Addio al latte e miele
Il leader afroamericano sottolinea
il peso delle intese
con l’utile amico
tro nello Studio Ovale, una colazione al Dipartimento di
Stato con il vice-presidente
Biden e il segretario di Stato
Kerry e molti ospiti italiani, la
cena di Stato alla Casa Bianca,
che diventa il clou della giornata. Perché, nel colloquio di
lavoro, non ci sono contenziosi, ma solo affinità. E, poi,
in Europa, dopo la Brexit, che
è stata uno schiaffo anche per
lui, Obama ha bisogno di lasciare in eredità al suo “clone”
Hillary Clinton un amico fidato, se non proprio solido e
trasparente a tutto tondo
(leggi Russia, dove Roma è assai meno rigida di Washington). E l’Italia oggi è meglio
IL CASO
Obama in love
Serenata interessata
nello Studio Ovale
della Germania, che frena la
spinta alla crescita di cui gli Usa hanno bisogno, e della
Francia, con il cui presidente
Hollande non c’è mai stata una buona sintonia. Sul piano
personale, Angela Merkel s’è
pure legata al dito il fatto che
l’intelligence americana
spionasse il suo cellulare.
Il trattamento per Renzi è
quello speciale, che i presidenti statunitensi riservano
agli ospiti alleati con cui sono
particolarmente in sintonia –
per Ronald Reagan, era Margaret Thatcher – o di cui hanno particolarmente bisogno;
oppure agli ospiti che alleati
non sono, ma con cui c’è bisogno di stabilire una relazione speciale – George W. Bush
ci provò con Vladimir Putin,
senza però riuscirci. Capita,
anche, se la diplomazia Usa
prenda topiche colossali, come quando celebrò l’alleanza
in funzione anti-terrorismo
con il presidente Salah, destinato a diventare di lì a poco –
e a restarlo fino a oggi - un
‘guastafeste’ nella regione.
CON RENZI E CON L’ITALIA, Obama, e gli Usa, rischiano di
meno: la stretta di mano calorosa, le parole dolci sull’amicizia e il referendum – “il sì
può aiutare l’Italia”, il passaggio su cui Palazzo Chigi aveva
più lavorato –e quelle di prammatica sul “grande contribu-
to” in Libia e altrove, il ‘darsi
del tu’ che in americano significa chiamarsi per nome.
Dal linguaggio del corpo alle affinità familiari, con la presenza di Michelle e di Agnese:
“Abbiamo avuto la fortuna di
avere sposato donne fantastiche, che hanno dedicato gran
parte della vita a educare i nostri figli”: una cosa del genere,
quando l’ospite era Berlusconi, che al G20 di Pittsburgh
s’incantò a scrutare la scollatura di Michelle, Obama non
poteva certo dirla.
IL PRESIDENTE non ha lesinato
omaggi politici, storici, convenzionali: il ruolo della Resistenza e quello degli immigrati nel ‘fare grande’ l’America,
Pompa
magna
La cerimonia
d’arrivo in
omaggio a
Renzi sul South Lawn della
Casa Bianca
Ansa
WIKILEAKS E la paura di rivelazioni nel giorno del dibattito tv
Benvenuti,
amici
italiani.
Patti chiari
amicizia
lunga. Ecco
una nuova
generazione
di leader
nel mondo
BARACK
OBAMA
La versione di Assange: “Gli Usa hanno
chiesto all’Ecuador di togliermi Internet”
IL VERO NEMICO di Hillary
lombiane. La denuncia di Wikileaks è arClinton nella corsa alla Casa
rivata dopo che la stessa organzzazione
Bianca non sembra tanto l'avversario
aveva avvertito due giorni fa che ad Asrepubblicano Donald Trump, quanto
sange era stata “interrotta deliberataJulian Assange, fondatore di Wikileaks.
mente la connessione internet”. La sede
diplomatica del Paese sudamericano
Mentre Trump inciampa da solo nelle
smentisce ogni forma di complotto:
sue gaffe, Assange ha sistematicamente messo in rete migliaia di email per im"Continueremo a proteggere Julian Asbarazzare l'ex segretario di Stato. A tal
sange e a mantenere l'asilo politico che
punto che l'attuale segretario, John
gli abbiamo garantito nel 2012. Assange
Kerry, avrebbe chiesto al
si trova nell'ambasciata egoverno dell’Ecuador di ecuadoregna a Londra per
sfuggire ad un mandato di
vitare che Assange, rifugiato da tempo nell’ambasciaarresto della Svezia, per
violenza sessuale. Il leader
ta ecuadoregna di Londra,
continui a divulgare infordi Wikileaks sostiene che
mazioni su Hillary. Questa,
sia una manovra degli Usa
almeno, è la versione di Wiche non hanno mai gradito
kileaks su Twitter: le presle sue divulgazioni, ad inisioni di Kerry sarebbero avziare dai file sulla guerra in
venute a margine dei nego- Julian Assange
Iraq forniti dal soldato
ziati di pace con le Farc co- (Wikileaks) Ansa
Manning nel 2010.
q
la cultura e la moda, il cibo e il
vino, fino a Sophia Loren e al
rammarico di non avere avi italiani, ma con il sentimento di
sentirsi “italiano onorario”. E
l’omaggio è anche personale e
politico, per Renzi, “una nuova generazione di leader nel
Mondo”, e per le “riforme coraggiose” che servono a sfidare lo ‘statu quo’.
Il premier gioca di sponda,
ricambia sullo stesso tono. Lui
chiude “Viva gli Stati Uniti, via
l’Italia, viva la libertà”, e sembra la replica di un berlusconi
a Camp David nel 2004. Obama sfoggia un italiano di cortesia: apre con ‘buongiorno’, fa
strada con un ‘benvenuti, amici italiani’, dopo essere passato
per il proverbio ‘patti chiari amicizia lunga’. In realtà, l’amicizia, per lui, è questione di
mesi: fra meno di cento giorni,
il presidente passerà la mano
al successore e Renzi, se toccherà ancora a lui, dovrà aprire un altro capitolo ‘americano’. Ma con Hillary, ripetere
una sceneggiata simile gli sarà
difficile. Verrebbe meglio caratterialmente con Trump,
ma lui fa il tifo per la Clinton e
non perde occasione per ricordarlo. A Barack, Matteo dà
appuntamento in Italia, per
“mangiare l’amatriciana” da
ex: da L’Aquila nel 2009 al
2016, c’è sempre un terremoto
nell’Italia di Obama.
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Touchdown Oggi pomeriggio la sonda europea dovrebbe iniziare la missione sul pianeta rosso
Anche l’Italia cerca vita su Marte
» GIOVANNA GIANNONE
S
ono passati sette mesi da
quando la ExoMars, la missione dell’Agenzia spaziale
europea (Esa), di cui l’Italia è il
primo finanziatore, ha lasciato la Terra. Oggi, intorno alle
16.48 (ora italiana), l’Europa
toccherà per la prima volta il
suolo di Marte.
I protagonisti della spedizione, partita lo scorso 14
marzo da Baikonur (Kazakistan), sono la sonda Trace Gas
Orbiter (TGO) e il modulo di
atterraggio Schiaparelli. Domenica scorsa i due componenti si sono separati. TGO ha
proseguito il suo viaggio verso l’orbita marziana, mentre il
lander Schiaparelli ha cominciato le sue manovre per l’at-
terraggio. Fin qui il viaggio.
Ma cosa è andata a fare l’Europa su Marte? Lo spiega Amedeo Balbi, astrofisico e ricercatore all’università di
Tor Vergata: “ExoMars è
pensata specificamente per
cercare la vita su Marte, una
cosa che non si fa dagli anni
‘70. Saranno condotti esperimenti di esobiologia”.
LA SONDA orbitante TGO cer-
cherà di rilevare la presenza di
metano nell’atmosfera marziana. “Si cerca il metano spiega Balbi - perché è una molecola che può essere associata
all ’attività biologica. Sulla
Terra il metano è prodotto anche da alcuni tipi di batteri. ExoMars dovrà chiarire se effettivamente su Marte ci sono
sorgenti di questo gas. Anche
se non è un segnale univoco, è
un campanello d’allarme per
la presenza di vita”. Prima di
mettersi a caccia di metano,
però, TGO dovrà entrare
nell’orbita di Marte. Per farlo,
effettuerà una manovra di aer ob ra k in g: sfrutterà la resistenza dell’atmosfera del pianeta per diminuire la velocità e
perdere quota. Schiaparelli,
che invece sta viaggiando a circa 21 mila chilometri orari, dovrà rallentare, aprire il suo paracadute e toccare il suolo in
meno di sei minuti.
I dati raccolti durante l’atterraggio saranno usati per la
seconda parte di Exomars,
programmata per il 2020. Per
quella data, l’Esa dovrebbe inviare su Marte il suo primo ro-
sono scettico - commenta Balbi - quella di Musk è soprattutto propaganda.
ExoMars
2016
Il modulo di
atterraggio
Schiaparelli e
la sonda TGO
mentre si avvicinano a
Marte Ansa
ver, un modulo robotico capace di muoversi sulla superficie
marziana, perforare e analizzare il suolo. Il condizionale è
d’obbligo: a giugno gli Stati
partecipanti hanno dovuto rifinanziare la missione. Il budget è passato da 1,2 a 1,56 miliardi di euro. Nel 2012, invece,
ExoMars aveva già subito l’abbandono dell’agenzia spaziale
americana Nasa, rimpiazzata
dalla russa Roscomos. A fine
settembre il miliardario Elon
Musk, a capo di Space-X, ha
presentato il suo piano per
“colonizzare” Marte. Primo
viaggio umano nel 2023. “Io
IL QUADRO che ha tracciato
non è del tutto irreale, ma i
tempi sono troppo stretti. Musk progetta addirittura di rendere Marte uguale alla Terra:
ci vorrebbero centinaia di anni”. Qualche giorno dopo l’annuncio del miliardario il presidente Obama ha dichiarato
che la Nasa sarà su Marte nel
2030. “Anche Obama è molto
ottimista. L’iniziativa privata
ha innescato una specie di gara
con i privati”. Allora, scommettiamo: chi arriva per primo su Marte e quando? “Nel
2050, una bambina europea
che oggi ha pochi anni”.
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CRONACA
Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
SENTENZA OLIVETTI
Amianto, “Passera
e De Benedetti:
omesso controllo”
“LA TEMPESTIVA valutazione
del rischio amianto, e la conseguente adozione di idonee misure prevenzionistiche, avrebbe eliminato o, per
lo meno ridotto, l’esposizione delle persone offese alle fibre tossiche e conseguentemente impedito, o quanto meno
ritardato, l’insorgenza delle patologie asbesto correlate”. Lo scrive il giudice E-
q
lena Stoppini nelle motivazioni della
sentenza di primo grado che lo scorso 18
luglio ha condannato i vertici della Olivetti di Ivrea per le morti da amianto. “Risulta ampiamente provata l’effettiva titolarità in capo all’ingegner Carlo De Benedetti, a Franco Debenedetti e a Corrado Passera – si legge in un passaggio
delle oltre 170 pagine delle motivazioni –
» 11
della figura di datori di lavoro”. Così come “è ampiamente provato l’omesso e/o
negligente esercizio di tali poteri che, se
correttamente dispiegati, avrebbero avuto effetto impeditivo degli eventi lesivi
verificatisi”. Le difese di De Benedetti,
Debenedetti e Passera hanno già annunciato ricorso in appello contro le condanne inflitte dal giudice monocratico.
STAMPA Prima in Regione Lazio, adesso all’agenzia di Pippo Marra
» ANDREA MANAGÒ
R
oma, settembre del 2012,
a due passi da piazza del
Popolo. Nei saloni dell’elegante Residenza di Ripetta da pochi minuti l’ormai ex
presidente della Regione Lazio
Renata Polverini ha annunciato
le sue dimissioni, travolta dallo
scandalo dell’uso improprio dei
fondi ai gruppi in consiglio regionale. Il centrodestra romano va in
frantumi e nei corridoi dell’hotel
la tensione è palpabile.
Dalla Polverini all’AdnKronos:
ecco Zoroddu, l’anti-giornalisti
tratto integrativo. E l’arrivo di Zoroddu non sembra aver migliorato il clima, anzi.
TRA I PIÙ AGITATI c’è Giovanni
Zoroddu, allora capo di gabinetto
della Regione Lazio, dopo essere
stato per oltre un decennio l’uomo
ombra dell’ex segretaria dell’Ugl.
“Va bene, sei nervoso, hai perso un
posto di potere”, dice un giornalista rivolto all’ex assessore al Bilancio Stefano Cetica, anche lui su
di giri. Zoroddu non ci sta e replica: “Non esagerate”. Così interviene Francesco Storace, nell’insolita veste di paciere: “Cercate di
capire”. Poi Zoroddu sbotta, prima prende a schiaffi la telecamera
dell’agenzia Vista,“ancora co’ ’sta
cazzo...”. Poi aggiunge, rivolto
all’operatore: “Ma che pensi ho
paura di spaccarti la faccia? Testa
di cazzo”. Quindi insegue un secondo videomaker mentre Raffaele Marra, allora in Regione con
la Polverini, oggi tra i dirigenti più
ascoltati in Campidoglio da Virginia Raggi, cerca di trattenerlo.
GIÙ AL NORD
Giovanni Zoroddu nel video dell’agenzia Vista, da “Repubblica Tv”
Proprio Zoroddu, da circa un
anno, fa il direttore generale
all’Adn Kronos, una delle agenzie
di stampa più importanti in Italia
con circa ducento dipendenti. Ma
anche lì i rapporti con i giornalisti
non sono idilliaci. Le relazioni tra
azienda e dipendenti non sono le
migliori: dopo che due anni fa un
tentativo di ridimensionamento
del personale (23 tra giornalisti e
poligrafici) è andato a vuoto, oggi
si vivono tensioni sul futuro
dell’agenzia e il rinnovo del con-
contratto di lavoro incassando però il rifiuto dei lavoratori. Le riunioni – a quanto trapela – si fanno
sempre più agitate, così come i
L’EX BRACCIO DESTRO della Pol- rapporti con il personale. A inizio
verini ora riveste un ruolo di coor- ottobre arriva il licenziamento di
dinamento tra Angela Antonini, tre impiegati amministrativi, semoglie del patron di Adn Kronos guito dalle proteste dei sindacati,
Pippo Marra, e l’organizzazione con il Comitato di redazione che
del gruppo, nel quale recente- stigmatizza: “La formula della
mente ha trovato posto anche il riorganizzazione aziendale e
d e l l’economia dei
renzianissimo ex
costi di produzione
generale della Finon trova riscontro
nanza Michele Adinei conti del Grupnolfi. Secondo rupo”. Giorni fa una nomors tra gli sponsor Occupazione
ta interna del Cdr atdi Zoroddu ci sareb- Tra i cronisti
tribuiva al direttore
be stato un altro fedelissimo dell’ex go- cresce il timore
generale una “re avernatrice del Lazio, che sia stato
zione scomposta, nei
Leonardo Catarci,
toni, nelle parole e
sposato con la sorel- preso proprio
perfino nell’atteggiamento fisico”. Ora i
la della Antonini, per tagliare
cronisti temono che
che in Regione era a
Zoroddu sia stato
capo della comuni- il personale
cazione istituzionachiamato proprio
per “snellire” il perle.
Da una crisi politica, quella del- sonale in vista di una possibile
la Regione Lazio, a un mondo in cessione dell’azienda o di una fucrisi come l’editoria. Zoroddu fa il sione con un’altra agenzia, indisuo ingresso in Adn quasi in sor- rizzo auspicato dal governo. Condina, passa i primi mesi a studiare tattato dal Fatto, Zoroddu prefecarte e contratti, poi propone un risce non parlare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
accordo aziendale per riscrivere il
La scheda
È STATO
capo
di gabinetto
della Regione
Lazio
con Renata
Polverini,
dopo
una lunga
carriera
in Ugl.
Adesso,
da un anno,
Giovanni
Zoroddu
lavora
invece
all’agenzia
di stampa
AdnKronos:
si occupa
di personale
n
Asti La Procura accusa un imprenditore di aver sfruttato 130 lavoratori bengalesi
La truffa del caporalato metalmeccanico
negli anni Cinquanta e Sessanta,
mentre questi sono avTorino
venuti nel 2013.
Nell’aprile di tre anni fa, instato definito come un caso di “caporalato metal- fatti, tra la comunità bengalemeccanico”. La procura di A- se gira un annuncio molto insti, invece, l’ha qualificato co- teressante: due loro conname una truffa aggravata. Sarà zionali – Jamal Miah e Mapoi il tribunale cittadino a sta- sum Hussein, titolari della
bilire se questo sia il reato coop “Rubina” – offrono un
commesso da
lavoro da operaio
Daniele Olivero,
a tempo indeterun imprenditore
minato con uno
42enne, titolare
stipendio di
della “Stampaggi Imbrogliati
1.055 euro al meindustriali Oli- L’offerta
se a fronte di una
vero” a Narzole
“c auz io ne” da
(Cn), finito al di impiego
duemila euro. Da
tutta Italia decibanco degli im- a tempo
putati ieri. L’imne di uomini parprenditore è l’u- indeterminato
tono per arrivare
nica persona sot- per 1.055 euro
alla stazione di
to accusa per lo
Torino Porta
sfruttamento di è solo un inganno N u o v a , d o v e i
130 lavoratori
due soci raccolbengalesi avvegono la quota e
nuto nella primavera di tre an- distribuiscono i nuovi arrivati
ni fa tra Torino e Cuneo, con tra le case dei loro conoscenti
storie umane che – per certi a- dietro il pagamento di dieci
spetti –ricordano le condizio- euro a notte. A maggio i nuovi
ni di vita e di lavoro dei me- arrivati vengono trasferiti a
ridionali arrivati in treno nella Carmagnola e poi, a bordo di
città della Fiat con il sogno di un camion a Osasio, paese delun buon impiego. La differen- la fabbrica. Vengono stipati in
za è che quei fatti accadevano case affittate dalla coop, case
dovranno fare attenzione a
non farsi male, avrebbe aggiunto l’imprenditore Olivero. Il lavoro comincia subito,
senza aver mai utilizzato uno
dei macchinari, senza un corso rapido e senza protezioni
anti-infortunistiche, e a giugno arriva il contratto: sorpresi, i bengalesi scoprono
che non sono assunti a tempo
indeterminato, ma sono soci-lavoratori della Rubina
Coop che fornisce manodopera a basso costo alla ditta.
» ANDREA GIAMBARTOLOMEI
Il mio
cliente
è stato
raggirato
da una
cooperativa
che voleva
rilevare
la sua
azienda,
i soldi
non sono
finiti a lui
che è
estraneo
al reclutamento
R. PONZIO,
AVVOCATO
È
POI SCOPRONO ANCHE che lo
in condizioni spesso inaccettabili: sovraffollate, senza bagni, acqua calda, fognature o
luce. Una domenica di fine
maggio Miah e Hussein portano i bengalesi nello stabilimento e vengono istruiti: dovranno stampare componenti in lamiera per automezzi e
Vertenza
Lavoratori
bengalesi
protestano
contro
il trattamento
subito Ansa
stipendio previsto da 1.055 euro (983 euro netti), a luglio e ad
agosto è sceso a cento euro,
giusto quello che avrebbero
dovuto versare ai loro “intermediari” per l’alloggio. Il segretario provinciale della
Fiom Torino Federico Bellono
e Michele Curto di Sel raccolgono le testimonianze e fanno
un esposto e lo fanno anche i
fondatori della cooperativa.
Dagli atti della procura si apprende che Olivero, “con un
meccanismo capzioso”, avrebbe proposto a Miah e Masum “di costituire una cooperativa di lavoratori che avreb-
bero prestato la loro opera per
la Sio sostituendo i precedenti
dipendenti”. Ma non solo: con
i soldi ottenuti i “soci-lavoratori” avrebbero rilevato una
quota della società di Olivero.
Per questa ragione l’imprenditore è accusato di truffa aggravata. Ieri ad Asti contro di
lui si sono schierati due ex lavoratori della Sio, la Fiom e anche i due “intermediari”.
Il difensore dell’imprenditore, Roberto Ponzio, afferma
che il suo cliente “è stato raggirato dai titolari della cooperativa che volevano rilevare la
Sio, i soldi non sono finiti a lui.
Olivero è estraneo al reclutamento e non ha avuto ruoli nella cooperativa”.
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P G
12 »
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
iazza rande
Caro Tosco, te lo dico in versi:
parla meno e guarda negli occhi
O Tosco che per la città dei video/vivo ten vai così parlando lesto/disbosca te ne prego e che sia
presto/ il foco che ti agita/la smania di parlare a macchinetta/senza
che mano umana/(tanto meno divina, Dio bonino/credimi)/caricato ti abbia/con la chiavetta/Riponi
nella màdia/la tua sete di sì/Vincitore o vinto/sarà il Fato a decidere/non certo le parole/che mitragli
nell’aria/come coriandoli/dispersi
al vento/E se gli occhi sono il segno
del core/guarda, t’imploro, una
buona volta in faccia/nella tenzone/il tuo interlocutore.
GIOVIANO PONTANO
Riforma Boschi, si risparmia
solo un euro per il caffè
In mancanza di argomenti a favore
della deforma costituzionale la servile Rai ricorre al trucco di presentare il Sì su fondo bianco e il No su
fondo nero. Mi ricorda l’espediente dei colonialisti francesi di scegliere il colore viola, colore iettatorio per gli algerini, per la scheda
sfavorevole alla loro proposta referendaria. Quando nel quesito si afferma che il Sì ridurrebbe i costi
della politica, si omette di precisare che il risparmio di 49 milioni
all’anno diviso per il numero degli
elettori corrisponde circa a un euro, un caffè.
FRANCO BUCCELLA
Benigni, perché dici
che la Carta è invecchiata?
Sono una novantenne lettrice di
questo quotidiano sin dal primo
numero. Ho vissuto una vita con il
cambiamento dei partiti e vorrei una risposta alla domanda che vi
porgo. Benigni diceva che la Costituzione italiana, oltre a essere la
più bella, era anche la migliore del
mondo. Ora, per una cena alla Casa
Bianca, o meglio per andare al seguito di Matteo Renzi, dice che bisogna cambiarla perché è invecchiata. Quando quella americana
scritta alcuni secoli fa è sempre attuale. Mi date l’articolo più appropriato per questo voltafaccia?
MARIA SANTORO
Cara Maria, condivido il suo sconcerto e
giro la sua domanda a Benigni, nella
speranza che ci legga e, soprattutto, che
le risponda.
(m.trav.)
Non è una buona notizia
la soppressione del Cnel
Nell’editoriale di ieri il Direttore
de Il Fatto Quotidiano ha espresso il
suo assenso per l’abolizione del C-
A DOMANDA RISPONDO
Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected]
forma probabilmente è motivata
dalla speranza di ottenere ottimi
contratti con la Rai e posizioni di
prestigio nello staff di Renzi, al
quale non sono più sufficienti i
viaggi da piazzisti della riforma
suoi e della signora Boschi, che girano per l’Italia e addirittura in Sudamerica, naturalmente a nostre
spese.
FURIO COLOMBO
Che Museo del fascismo
vogliono fare a Predappio?
CARO FURIO COLOMBO, sono rimasto amareggiato
dalle sue considerazioni (negative) sulla proposta di
creare un Museo del fascismo. Come può un museo non
insegnare cultura, non far riflettere su un periodo storico così travagliato? Io penso che censurare le vestigia
del fascismo perché regime, sarebbe come censurare i
monumenti romani perché figli della politica schiavistica di quella società. Convinzioni personali e analisi
storica andrebbero separate per poter offrire una analisi
lucida e veritiera.
EMANUELE
IL FASCISMO DIVIDE ANCORA L’ITALIA in modo profondo, come dimostra questa lettera (non è la sola), come ha dimostrato il dibattito sull'annunciato museo
del fascismo a Predappio, nel programma giornalistico
“Tutta la città ne parla” (Radio3, 18 ottobre) condotta
da Mario Del Soldà, con molta cautela verso gli “opposti pareri”. Il dibattito era chiaramente orientato sugli argomenti della mia precedente lettera apparsa in
questa pagina (nessun altro ha parlato del progettando
Museo del fascismo di Predappio) ma senza dirlo. E
quando uno degli invitati al dibattito ha citato con
sprezzo i miei argomenti e il mio nome, chi conduceva
non ha avuto niente da dire né per chiarire (come mai
c’entrava il mio nome?) né per coinvolgere l’interessato, almeno accennando ai suoi argomenti. Vale la pena di ricordare che il rispetto per il fascismo, regime
carico di delitti, risale ai venti anni di egemonia (sia al
governo, sia all'opposizione) di Berlusconi che, da presidente del Consiglio, si è sempre rifiutato di partecipare anche una sola volta alla celebrazione del 25 aprile, cioè alla data e al simbolo della liberazione dal
fascismo. E ha sempre tentato di assimilare la Shoah
hitleriana-mussoliniana ai gulag di Stalin, ovvero il
male del mondo, non del fascismo. Berlusconi non è un
fascista ma è un opportunista. Voleva, e ha avuto, i voti
NEL, ritenendolo superato. Io, invece, credo che l’istituzione del CNEL rappresenta un esempio della
saggezza e della lungimiranza dei
nostri Padri Fondatori. Era il 1948 e
l’Europa era in piena trasformazione: si doveva ricostruire la pace dopo una devastante guerra intestina,
a Est prendevano il potere regimi
comunisti, gli imperi stavano per
scomparire, erano emerse nuove
grandi potenze mondiali che domineranno la politica internazionale
per decenni. Istituire un organismo con l’incarico di cercare di capire il mondo e orientare le politiche economiche integrandole con
quelle lavorative è stato un altissimo esempio di lungimiranza. Certo sarebbe dovuto diventare un
luogo di incontri ai massimi livelli
di tutta l’area fascista e parafascista italiana. È toccato
a lui e ai suoi (molto più che ad Alleanza nazionale,
finché è stata guidata da Fini) definire la Costituzione
“comunista” e spiegare dai tanti microfoni per lui disponibili che la Resistenza in realtà era stato un complotto comunista per agganciare l’Italia liberata alla
Russia sovietica, e che per fortuna, ci hanno liberato gli
americani. Tutti sembravano non sapere che la cancellazione della memoria antifascista, non rende “neutrale” la memoria del fascismo, ma la esalta. Infatti
tutto il periodo berlusconiano, e una folla di addetti
all’informazione (non fascisti ma sempre orientati a
dire ciò che dice il potere) ha svilito la memoria e la
rinascita democratica dell'Italia (dalla Resistenza alla
Costituzione al tentativo di attribuire la responsabilità
dei gulag ai comunisti italiani) e frantumato ogni possibilità di memoria condivisa, che vuol dire che non è
una colpa essere stati fascisti, ma lo è esserlo ancora,
dopo decine di milioni di morti e dopo la Shoah (che è
stato anche un delitto italiano). Ripeto ciò che ho già
scritto. Un Museo del fascismo non si può fare perché in
quel museo dovrebbero esserci le vittime, da Gramsci,
Gobetti, Matteotti e i fratelli Rosselli ai cittadini ebrei
italiani, discriminati, perseguitati, privati di tutti i diritti, al grido di viva il duce, per poi arrestarli e consegnarli agli “alleati” nazisti e ai campi della morte. In
mezzo, fra la presa del potere violenta e le leggi razziali,
nel Museo del fascismo si dovrebbe collocare la guerra
d’Africa, completa dell’uso di armi chimiche di sterminio e di stragi di civili. Il solo possibile Museo del
fascismo lo hanno fatto Ettore Scola con il suo indimenticabile film “Una giornata particolare” e Bernardo Bertolucci con il suo capolavoro, “Il conformista”.
GIORGIO FALLETTI
Caravaggio rubato,
restituitelo ai siciliani
Era la notte tra il 17 e 18 dell’ottobre
1969, dal furto e dallo sfregio della
tela della Natività del Caravaggio
(dipinta in Sicilia nel 1609) conservata presso l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, ma non protetta
adeguatamente dalle istituzioni
pubbliche di Palermo. Da allora solo depistaggi e dichiarazioni inattendibili. A ciò si aggiunge l’ultimo
sfregio contro il Caravaggio, autorizzato da rassegnate istituzioni
palermitane: l’indecente inserimento al posto dell’originale rubato di una stampa dello stesso. Più
volte è stato detto da uomini delle
Forze dell’ordine che il reato di
furto dell’opera sarebbe caduto in
prescrizione. Faccio appello a chi
detiene l’opera: Fatela ritornare al
suo posto, restituitela ai siciliani e
al mondo intero.
ALFIO LISI
DIRITTO DI REPLICA
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42
[email protected]
(un po’ come il Bilderberg) fra persone oneste e competenti, non un
organismo burocratico utile solo
per erogare stipendi. I risultati di
questa miopia sono evidenti: sono
state perse quasi completamente le
industrie metallurgiche, chimiche,
meccaniche, elettro-meccaniche e
gran parte di quelle alimentari e
della moda. Come farà adesso l’Italia a risollevarsi?
BRUNO FIRMANI
Miracoli da Oscar:
i russi diventano americani
Ho rivisto il bel film di Roberto Benigni La vita è bella e ho notato alla
fine un particolare che mi ha molto
stupito e soprattutto infastidito.
Nelle ultime immagini del film, che
descrivono l’arrivo dei liberatori al
campo di concentramento di Auschwitz il 27 gennaio 1945, compare un carro armato con la bandiera
americana.
Invece la liberazione del campo di
concentramento di Auschwitz fu
fatta dall’Armata Rossa, precisamente dal generale Kuroskin, comandante della LX armata del 1°
fronte ucraino. In quel giorno gli americani erano ancora nelle Ardenne, a circa 1.700 chilometri da
Auschwitz! Io credo che la bandiera americana sul fantomatico carro
armato sia stata pensata da Benigni
come captatio benevolentiae per influire sull’assegnazione del premio
Oscar, come di fatto avvenne. La
stessa propensione del signor Benigni si sta ripetendo sul referendum. La sua dichiarazione pro ri-
In merito al testo che parla del Senato nel sussidiario Cetem “Imparo facile” è accaduto che per spiegare ai bambini della scuola primaria che il Senato è eletto su base regionale si sia utilizzata una formulazione che doveva risultare “semplice” ma che invece è risultata impropria e che quindi dovrà essere
rivista. Non c’era però qualsivoglia
relazione con il referendum costituzionale né alcun collegamento
con le vicende politiche contingenti. Il sussidiario è stato scritto nel
2014 ed è stato pubblicato a marzo
del 2015 e ristampato nel marzo
2016. Non neghiamo che l’espressione “i suoi componenti sono indicati dalle diverse Regioni” risulti
impropria e che debba essere corretta con un’errata corrige alle
scuole che hanno in adozione il testo e apportando le opportune correzioni nella prossima ristampa.
STEFANO POTESTÀ,
CONSIGLIERE DELEGATO
Prendiamo atto della buona fede della
casa editrice, augurandoci che possa essere da esempio per eventuali casi analoghi.
Vds
PROGRAMMITV
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Storie Vere
Tempo & Denaro
La prova del cuoco
Tg1
La vita in diretta
Torto o ragione?
Il verdetto finale
Tg1
Tg1 Economia
La vita in diretta
L'Eredità
Tg1
Affari tuoi
FILM Saving Mr. Banks
Porta a Porta
Tg1 NOTTE
Cinematografo Speciale
Festival Internazionale
del Film di Roma
RaiGold Movie Mag
DA DA DA
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TELEFILM Homicide Hills
Tg2 Lavori in corso
I Fatti Vostri
Tg2 GIORNO
Detto Fatto
TELEFILM The Good Wife
TELEFILM Madam Secretary
Tg2
Tg Sport
TELEFILM Blue Bloods
TELEFILM N.C.I.S.
Tg2 20.30
NEMO Nessuno escluso
TELEFILM Le regole del
delitto perfetto
Sulla Via di Damasco
FILM Zoran il mio nipote
scemo
TELEFILM Hawaii Five-0
Videocomic. Passerella
di comici in tv
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Agorà
Mi manda Raitre
Elisir
Tutta Salute
Tg3
Chi l'ha visto?
Quante storie
Il tempo e la Storia
Tg3
Il Commissario Rex
Aspettando Geo
Geo
Tg3
Blob
Gazebo Social News
Prova pulsante... Quasi
Quasi Rischiatutto
20:40 Un posto al sole
21:15 Chi l'ha visto?
00:00 Tg3 Linea notte
01:15 Diario Civile con Franco
Roberti
06:35 The Practice - Professione Avvocati
08:30 Bandolera
09:30 I Cesaroni
10:40 Ricette all'italiana
11:30 Tg4
12:00 Detective in Corsia
13:00 La Signora in Giallo
14:00 Lo Sportello di Forum
15:30 Flikken - Coppia in Giallo
16:45 Detective Extralarge
18:55 Tg4
19:36 Dentro La Notizia
19:55 Tempesta d'amore 11
20:30 Dalla Vostra Parte
21:15 FILM Rambo 2 - La vendetta
23:10 I Bellissimi di R4 - Danko
01:20 Tg4 - Night News
01:42 Media Shopping
01:57 Music Line - Speciale
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Mattino Cinque
Forum
Tg5
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Una Vita
Uomini e Donne
Grande Fratello Vip
Il Segreto
Pomeriggio Cinque
Caduta Libera
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Rimbocchiamoci
le maniche
Matrix
Champions League
Tg5
Striscia La Notizia
Speciale Tg5
Uomini e Donne
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Super Car
Person of Interest
Studio Aperto
Grande Fratello Vip
Sport Mediaset
I Simpson
Big Bang Theory
2 Broke Girls
Due Uomini e 1/2
Baby Daddy
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Friends
Grande Fratello Vip
Studio Aperto
Camera Café
C.s.i. New York
Bring The Noise
FILM Come ammazzare
il capo... e vivere felici
02:20 Studio Aperto
02:35 Premium Sport News
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Omnibus News
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Omnibus La7
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Tg La7
Otto e mezzo
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Elezioni americane
Special Guest
19:25 We Are Your Friends
21:00 Sky Cine News
21:15 Appuntamento con
l’@more
22:50 Matrimonio al sud
00:35 Il Segreto dei suoi occhi
02:30 Duets: Argentero &
Felberbaum - Speciale
02:50 L'A.S.S.O. nella manica
17:45 Veep
18:15 House of Cards - Gli intrighi del potere
19:15 Boss
20:10 The Affair - Una relazione
pericolosa
23:25 Californication
00:25 The Affair - Una relazione
pericolosa
PIAZZA GRANDE
Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IL BADANTE
RICICLAGGIO DI STATO
DOPO IL PIZZO, PERÒ
N
egli Usa la corruzion e s i c h i a m a l o bbying; nel nostro
Paese si chiama corruzione ma si fa in
modo che i processi si prescrivano e, al peggio, che nessuno vada
in prigione. Sempre in Italia, l’ex
ministro Pietro Lunardi ha spiegato che “con mafia e camorra bisogna imparare a convivere” e
Beppe Grillo ha raccontato agli italiani che “la mafia non ha mai
strangolato nessuno, al massimo
chiede il pizzo”. Adesso Matteo
Renzi, dopo aver regalato a evasori e delinquenti vari la Voluntary Disclosure 1, si appresta a rinnovare la manovra con la VD2.
Della serie: “Impunità garantita,
ma pagatemi il pizzo”.
DUE PROFILI: le VD sono un regalo, una vendita “saldo”appena superiore a quello dei “rientri di capitale” Berlusconi/Tremonti; e
sono un crimine perché sono riciclaggio.
Il “saldo” di Stato.
Oltre i 75.000 euro di
reddito annuo, l’a l iquota fiscale è del 43%.
Pare che Renzi&C. garantiscano, con VD2,
l’impunità (fiscale, dicono loro: una palla)
previo pagamento di
un pizzo pari al 35%.
Regalano dunque ai
criminali (non solo fiscali) l’8 %. Per convincersene basta ricordare che VD1 ha riportato in Italia 60 miliardi
di euro di cui solo 4 sono finiti allo Stato.
Ma VD1 riguardava i
redditi prodotti dal ca-
PIOVONO PIETRE
» ALESSANDRO ROBECCHI
A
lla fine c’è riuscito. Matteo Renzi, a tarda sera,
provato dalla giornata
ma indomito e sovreccitato per
tutta la cena è riuscito a far dire
sì a Obama. A tradimento, fingendosi sovrappensiero gli ha
chiesto, “Scusa Barack, mi passi
il sale?”. E quello: “Sì”. Missione
compiuta.
LO SBARCO a Washington della
pattuglia italiana – meno numerosa di quella dei nostri soldati in
Lettonia, o in Libia, o di quelli
che combattono a Mosul –è stato
assai seguito e celebrato. Una
specie di apoteosi, con Matteo
che sostiene Hillary, Barack che
sostiene Matteo, e Matteo che
sostiene Benigni, appesantito
dal piatto di lenticchie. Le eccellenze italiane sono state esibite,
due registi premi Oscar, il grande stilista e la giovane campionessa disabile, la scienziata, la
sindaca eroe (non è un modo di
dire) di Lampedusa, la direttrice
del dipartimento del design
(vanto italiano ma museo americano, il Moma, roba buonissima), più il capo dell’anticorruzione Cantone. Insomma una
specie di Bignami dell’Italia come la vede Matteo: fantasiosa e
divertente, ma anche con capacità scientifiche, tenace e fresca
come la giovane schermitrice
Bebe Vio, ma anche manageriale
» BRUNO TINTI
pitale clandestino e imboscato
all’estero; il pizzo pagato allo Stato solo a questi si riferiva, non
all’intero capitale. VD2, invece,
riguarda proprio il capitale in
contanti detenuto clandestinamente; che, per espressa previsione di questi “legislatori”(Solone e
Licurgo si rivolterebbero nella
tomba se sapessero di essere accomunati a questa gente), è considerato reddito non sottoposto a
tassazione, “nero” insomma. Ne
consegue che l’intero capitale avrebbe dovuto essere sottoposto a
tassazione con aliquota del 43%;
invece 35 % secco.
Il riciclaggio. I trafficanti di coca trasportano i narcodollari su
piccoli aerei fino a Miami; e pagano ai riciclatori il 55 per cento.
“Invece noi che semo 'na famija/de ‘na razza de gente più civile…” (Pascarella, La scoperta de
l’America) glieli ricicliamo al 35
per cento. “Ma è solo evasione di
imposta!”, dirà in coro il popolo
del “nero”. Non ho abbastanza
spazio per spiegare ancora una
volta perché l’evasione di imposta
è un crimine gravissimo. Il punto
è che questo riciclaggio di Stato riguarda i proventi di qualsiasi reato: traffico di armi, di droga, di esseri umani, corruzione, giù giù fino alle rapine, alle estorsioni, ai
“pizzi”, non dissimili da VD 1 e 2.
MA RENZI&C. dicono che VD2 riguarda solo il “nero” proveniente
dell’evasione fiscale! E questo è
veramente irritante: non tanto la
facilità alla menzogna ma la considerazione che hanno dei cittadini, persone ottuse che possono
bersi la qualunque. I contanti
hanno forse un’etichetta? C’è
scritto: “nero”? Ma dai! Ah, ma faremo accertamenti,
manderemo la Guardia di finanza. Altra insopportabile improntitudine. Nessuno si
avvarrà di VD2 con la
prospettiva di dover
spiegare alla Finanza
che quei 200.000 euro
sono l’imposta evasa
per l’anno X; anche
perché, Renzi&C. dixerunt, VD2 non coprirà le conseguenze
penali dell’evasione,
solo quelle tributarie.
Dunque, processi
per dichiarazione infedele a gogò. Sicché
mentono sapendo di
mentire: nessun con-
Indovina chi viene
a cena: non certo
l’autorevolezza
trollo perché, altrimenti, di VD2
non se ne parla. E, se nessun controllo, VD2 per il provento di ogni
reato: sono contanti, che ti frega
da dove vengono, prenditi il tuo
“pizzo” e “conviviamo”.
Quanto alla pretesa che VD2 riguarderà solo i contanti detenuti
in Italia, è ridicola. Voglio proprio
vedere cosa dirà il Fisco al cittadino che gli racconta di avere un
sacco di soldi nel caveau di HSBC
a Ginevra e di voler usufruire di
VD2. Spiacenti, la legge non lo
prevede. Però, visto che sei stato
così gentile da avvisarci, adesso ti
sistemiamo noi.
A parte tutto, una legge così violerebbe patentemente l’art. 3 della Costituzione.
Sapete, quella quisquilia di
“tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge …”
Lo so che ci sono gli articoli 414
(istigazione a delinquere) e 415 (istigazione a disobbedire alle leggi) del codice penale. Però lo scoramento è tanto.
Ma come si può sopportare una
classe dirigente che opprime il 90
per cento dei cittadini con tasse inique, adempimenti burocratici
insulsi e pesantemente sanzionati, inefficienza e arroganza amministrativa, giustizia resa volontariamente impotente; e che – nello
stesso tempo –si appatta con il restante 10 per cento, sfruttandone
la disonestà e tollerandone la criminalità?
Non capiscono che la “convivenza” con il crimine è un morbo
che si diffonderà, che i cittadini si
renderanno conto che l’onestà
non paga e che –presto –la distinzione tra bene e male perderà di
significato?
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Casa Bianca, missione
compiuta: Obama dice Sì
(Renzi chiedeva il sale)
to lustro, pulito e levigato come
in un’inquadratura di Sorrentino.
Naturalmente non si pretende
che un Presidente del Consiglio
in visita ufficiale faccia della sociologia e si porti appresso una
reale rappresentanza del suo
paese. Pensa che imbarazzo le
presentazioni con Michelle:
“Questo è Fabrizio Corona, italian bad boy, occhio all’argenteria, eh!”. Oppure:
“Questo è il fratello del ministro
E I MEDIA FANNO “OH”
dell’Interno…
Lo spot americano avrà
tranquilla, non
chiederà dov’è il
forse i suoi effetti: Renzi
bagno, si porta il
suo”. O ancora:
andrà a parlare di soldi
“E questo è il
bambino più forin Ue con la spalla ancora
tunato del moncalda della pacca di Barack do: ha schivato il
controsoffitto
della scuola per
ad accreditarsi come buon allea- ben tre volte!”.
to e, qui da noi, a mostrarci il maE non staremo qui a dire delle
gico mondo dell’Italia che dice altre rappresentazioni dell’ItaSì, un Mulino Bianco delle farine lia reale, magari pescando dalle
migliori, un po’ di retorica del cifre della Caritas diffuse proBelpaese, il “ce la faremo” e tutta prio mentre l’Air Matteo One
la prosopopea del nuovo contro prendeva il volo: i poveri tripliil vecchio, del futuro contro il cati in sette anni (ora sono 4,6 mipassato, del veloce contro il len- lioni), o il fatto che moltissimi
to, del bonus contro i diritti. Tut- siano giovani. O ancora che si ime colta, creativa e, ovvio, elegante. Insomma, l’orgoglio. Ma anche il grande problema geopolitico delle migrazioni umane
(Giusi Nicolini e la sua frontiera
di mare) e sì, sì, va bene, lo sappiamo che c’è un po’ di corruzione, ma ci stiamo lavorando (ed
ecco Cantone, oplà! Magari è uscito dalla torta).
Il manuale Cencelli delle eccellenze serve essenzialmente
» 13
pennano voucher e neo-finte
partite Iva.
Insomma, va bene l’orgoglio e
va bene pure la propaganda. Lo
spot americano avrà forse i suoi
effetti, Renzi andrà a parlare di
soldi in Europa con ancora calda
la pacca sulla spalla di Obama, e
tutti i media italiani faranno oh!
di ammirazione.
IL PAESE reale si ostinerà a resta-
re reale, e anzi, trovandosi in
gran parte a fare i conti del pranzo con la cena, guarderà al galà
americano come a una cosa assai
distante, una fiction a sorpresa,
che può virare verso Hollywood
come verso la commedia, una recita quasi ostile nella sua siderale
lontananza. A raccogliere onori
esibire la sua idea di Italia – una
specie di Fantabosco delle eccellenze – lo stesso premier che
qualche giorno prima, alla Camera (a Roma, non a Washington) difendeva i bassi salari italiani come elemento di competitività, come attrattiva per capitali esteri: venite qui che costiamo poco.
Insomma, scintillante Italia
là, alla Casa Bianca; Italia in saldo
per chi cerca manodopera a basso costo qui. Il sogno e la realtà.
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» OLIVIERO BEHA
M
entre ascoltavo i discorsi di Obama
e Renzi alla Casa Bianca (che in tv
o nei film sembra monumentale ed
è invece piccolina) sono rimasto colpito da
un reato, da un crimine simbolico: l’uccisione dell’autorevolezza. Niente, a mio modestissimo avviso, riassume meglio i tempi grami che attraversiamo dell’a u to r ev olezza sparita anche se travestita da autorità, a beneficio dei vari livelli di cazzeggio oppure di seriosità
involontariamente ilare:
sembra impossibile prendere
sul serio qualcuno, anche investito di grandi, planetarie responsabilità. Nel caso di Obama intendo, non di Renzi… Un discorso
degno di un boy scout mentre ricordava lo
scoutismo della coppia ospite, nell’ex Impero del Bene che oggi si divide sul futuro
presidenziale tra un Berlusconi mal riuscito
e un po’più barbaro e la moglie di Clinton, in
un’eredità famigliare che dovrebbe preoccupare e invece fa sorridere compiacenti
(“sempre meglio lei di Trump”), che è perfino vero ma suona grottesco se riferito agli
Stati Uniti e non a uno staterello africano o
asiatico. Poi è toccato al Nostro, che si è
complimentato con Obama perché nell’organizzazione perfetta non mancava neppure il sole: quanti di noi hanno fatto battute
del genere a un matrimonio o a una comunione… Quindi una serie di citazioni liceali
fino a evocare alla moviola il padre Dante in
un set da serie televisiva neppure troppo curata. Non ne faccio una colpa al premier,
davvero, lui è così e forse è piaciuto per questo, ma mi fa effetto che il contesto gli calzi
a pennello: chi siamo diventati?
E POI IERI SERA la cena di gala: il premio
Oscar Benigni che ne La vita è bella ha fatto
liberare i campi di concentramento dagli americani e non dai sovietici per una licenza
poetica, forse sarà saltato in braccio al premio Nobel (preventivo) per la pace, Obama,
come qualche secolo fa era abituato a fare
con Enrico Berlinguer… Va tutto bene, per
carità, ormai ingoiamo tutto, e forse non
sentiamo neppure più la nostalgia dell’autorevolezza ma sguazziamo nel suo opposto, il dire o il pensare che tutti possono far
tutto e quindi nella scampagnata di Renzi
dal Barack uscente ci saremmo potuti stare
con comodo anche noi. Devo essere sincero, avrei preferito che Renzi profittasse della mondovisione per invitare a votare “yes”
al prossimo referendum, certo dell’endorsement casereccio di Obama cui a questo
punto non gliene può fregare di meno, malgrado il suo ambasciatore e illustri politologi ci facciano credere il contrario. Ma se
non importa a Obama il referendum sulla
riforma costituzionale, è anche vero che le
“gride” manzoniane da cui siamo assordati
da mesi hanno ridotto in patria il tema del
voto a un derby tifoso pro o contro Renzi,
anche qui polverizzando l’autorevolezza
della questione referendaria: più semplice,
più attuale, più “contemporaneo” battersi
in una lizza medievale con Renzi travestito
da Cavaliere Bianco contro il Cavaliere Nero, in una foto di gruppo che contrappone
l’ex boy scout con Verdini e Violante a D’Alema, Berlusconi e Brunetta, in quello che
doveva essere il tripudio della rottamazione. La percezione della politica prossimamente ridotta in quelle mani negli Usa fa il
paio con il vuoto di politica nostrano, in cui
persino una Carta fondante, già violentata e
applicata solo parzialmente, svanisce oltre
il fondale degli armigeri momentanei. Per
carità, se vogliamo assistere al torneo come
(tele)spettatori magari ci divertiamo anche: a condizione però di ignorare i numeri
devastanti della nostra situazione economica e lavorativa. Ne avrà accennato a cena
Renzi a Obama? Oppure non sarebbe stato
di buon gusto? E Benigni? E Cantone? Tutti
zitti? A parte naturalmente la Bio, non solo
un’italiana ma una persona fantastica che
parlava fisicamente, al solo esserci…
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14 » CRONACA
LA LEGGE DEI RADICALI
Cannabis legale,
firmano Appendino
e Chiamparino
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
LA SINDACA di Torino Chiara Appendino ha firmato la legge di iniziativa popolare “Legalizziamo!” per la cannabis legale, promossa da Radicali italiani e
Associazione Luca Coscioni con il sostegno delle più importanti organizzazioni antiproibizioniste italiane. Hanno inoltre annunciato la propria firma anche i presidenti
della Regione e del Consiglio regionale del
q
Piemonte, Sergio Chiamparino e Mauro
Laus. A dare la notizia, i coordinatori dell’associazione radicale “Adelaide Aglietta” Igor Boni, Laura Botti e Silvja Manzi. “Torino
–spiegano –è sempre stata all’avanguardia
sulla proposta di legalizzazione delle droghe leggere e la sindaca e la maggioranza del
Consiglio comunale non fanno che ribadire
questa capacità di guardare avanti, con ra-
Pedofilia e sesso di scambio:
le nuove accuse al Vaticano
Dalla Liguria a Roma. Un sacerdote denuncia l’ex monsignore di Albenga:
“Pagava i bisognosi per avere rapporti e il cardinale Calcagno sapeva”
» FERRUCCIO SANSA
inviato ad Albenga (Savona)
D
evo riferirle che il vescovo Mario Oliveri
paga sistematicamente per avere prestazioni sessuali nel suo studio. Che io sappia si tratta di
maggiorenni, i quali in cambio
della prestazione sessuale ottengono soldi. Sono soggetti
che vanno per un aiuto, e poi
subiscono le pesanti richieste
del vescovo”. È il 15 gennaio
2015 quando la Procura di Savona ascolta come testimone
don Filippo Bardini, all’epoca
direttore della Caritas di Albenga. Oggi il contenuto di
quelle carte è pubblico con gli
atti dell’inchiesta sul sacerdote Nello Giraudo (che patteggiò un anno, mentre tante altre
accuse sono finite in prescrizione). Francesco Zanardi, attivista anti-pedofilia della Rete l’Abuso, commenta: “Le parole di don Bardini sono il primo atto d’accusa proveniente
da un sacerdote – poi sostituito alla guida della Caritas – nei
confronti delle diocesi di Albenga e Savona”. Quelle diocesi al centro di scandali di pedofilia e non solo.
UN ATTO D’ACCUSA nei con-
fronti del vescovo Oliveri che
all’epoca guidava Albenga e
che poi è stato sostituito da papa Francesco. Sulle affermazioni di Bardini è stato aperto
un fascicolo senza indagati. Oliveri non è stato indagato: i
fatti sarebbero comunque
prescritti e non è detto che siano da considerare reati. Ma
I monsignori Mario Oliveri e Domenico Calcagno Ansa
Ex direttore Caritas
Quella di don Bardini
è la prima
testimonianza
di un prete
Bardini parla anche di Domenico Calcagno, all’epoca dei
fatti vescovo di Savona e oggi
potentissimo cardinale in Vaticano. È presidente dell’Amministrazione del Patrimonio
della Sede Apostolica: “Posso
dichiarare che il fatto che don
Giraudo avesse rapporti sessuali con minori era di dominio pubblico e i vertici della
chiesa locale tacquero; sia l’allora vescovo Dante Lafranconi che Calcagno, che si avvaleva di Giraudo come cuoco, erano a conoscenza del fatto
che abusava dei minori affidatigli”.
E TRA LE CARTE ecco una let-
tera che Calcagno scrisse nel
2003 all’allora cardinale Joseph Ratzinger: “Presento con animo colmo di sofferenza il caso di don Nello Giraudo... per
quanto possibile intendo evitare che abbia comunque responsabilità che lo mettano a
contatto di bambini e adolescenti”. Calcagno insomma
scrisse in Vaticano. Ma nell’estate 2005 Giraudo, durante
gionevolezza e senza ipocrisie”.
“Dopo Federico Pizzarotti e Luigi De Magistris, la
sindaca di un’altra importante città firma la nostra
proposta di legge per la cannabis legale. Non è un
caso, perché il fallimento della lotta alla droga seppur avvenuto a livello transnazionale, ha una ricaduta è enorme anche sulle amministrazioni locali, in
termini di sicurezza e disagio sociale”, esulta il segretario di Radicali italiani Riccardo Magi.
Indagato il vescovo-simbolo
dell’accoglienza ai migranti:
associazione per delinquere
Caos Ventimiglia, don Suetta e i 2 milioni
dei Beni culturali per il palazzo dei poveri
dall’inviato a Sanremo (Imperia)
È
un campo scout a Vara, molestò un ragazzo e fu per questo
condannato.
I vertici ecclesiastici sapevano? Un’accusa che non abbandona i vescovi di Albenga e
Savona. Calcagno ha sempre
negato. Non è stato indagato. E
Benedetto XVI lo ha promosso
in Vaticano. Nel maggio scorso eccolo indagato in un’inchiesta per malversazioni amministrative relativa al periodo in cui era stato vescovo di
Savona. “Ho fiducia nella magistratura, chiarirò tutto”, aveva detto. Poi le polemiche
per la collezione di armi, la
grande passione di Calcagno.
il vescovo simbolo
dell’accoglienza agli immigrati di Ventimiglia. Tonino Suetta è indagato per
associazione per delinquere, appropriazione indebita
e malversazione ai danni
dello Stato. Tutto nasce
quando società del consorzio il Cammino (fondata da
Suetta) ottengono due milioni dal ministero per i Beni
culturali per ristrutturare
Palazzo Spinola di Taggia. I
fondi vengono assegnati per
acquistare l’edificio storico,
ristrutturarlo e accogliervi
persone disagiate. Ma l’immobile, secondo gli investigatori guidati dal pm Chiara
Venturi, non sarebbe stato
restaurato.
DON FILIPPO BARDINI, il sa-
SI STA INDAGANDO per capi-
cerdote scomodo autore della
testimonianza, non è più ai
vertici della Caritas di Albenga. E qui un altro scandalo, ma
avvenuto quando già in Riviera era arrivato Guglielmo Borghetti, vescovo mandato da
Bergoglio per rivoluzionare la
Curia: alla Caritas, infatti, dopo Bardini era stato nominato
don Francesco Zappella. Ma
nel settembre 2015 ecco che
viene toccato da un’inchiesta
per reati sessuali. Borghetti
sembrò difenderlo: “Per quanto lo conosco io don Francesco
è una persona buona e generosa”, disse. L’inchiesta si risolse con un’a rc h iv i az i on e
(tra l’altro i fatti sarebbero stati prescritti), ma emerse – come riportarono Il Secolo XIX e
il Corriere della Sera – che lo
stesso sacerdote anni prima era già stato condannato per atti
di libidine su minorenni.
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re se sia servito per altri scopi, come fornire garanzie per
ulteriori finanziamenti di
banche. C’è poi da ricostruire
se i soldi pubblici siano serviti per ripianare i debiti del
consorzio (tesi smentita dalla difesa). “Non so niente di
quel prestito”, replica Suetta.
Il suo nome, appunto, entra
nell’inchiesta insieme con
quello del consorzio Il Cammino. Noto a Sanremo, per le
sue tante attività e gli amici
eccellenti. Tanto per cominciare Marco Simeon che proprio dal Cammino muove i
primi passi della sua straordinaria carriera: dalla pompa
di benzina di famiglia eccolo
approdare a Genova dove finisce nei cda di ospedali della
Curia e della Fondazione Carige; dove viene nominato
priore del Magistrato di Misericordia che gestisce immobili della diocesi allora in
mano a Tarcisio Bertone. Simeon - prima di sbarcare a
Roma dove ottiene incarichi
in Vaticano per conto di Mediobanca e Rai - coordina il
progetto Rosa Mystica, ovvero la vendita di una particolare rosa di Sanremo, per
celebrare l’Immacolata Concezione. L’iniziativa, madrina Claudia Koll, viene affidata a una società legata al Cammino. Già, quel consorzio
Monsignor Tonino Suetta
cattolico che alle feste per il
suo compleanno riceveva gli
auguri dei potenti: prima di
tutti Claudio Scajola e la Fondazione Carige (dove sedevano tanti parenti dell’ex ministro), ma anche Claudio
Burlando (“Da tempo collaboriamo con voi”, disse l’allora governatore della Liguria). Suetta viene dalla diocesi di Albenga dove è stato economo e rettore del Seminario in seguito praticamente azzerato. Quando fu nominato vescovo disse: “Ringrazio con immenso affetto Mario Oliveri con cui ho collaborato per tanto tempo”.
F.SA.
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| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 |
» 15
ALL’INTERNO Strade abbandonate per creare l’affare (a spese nostre) •
Monte Paschi, cosa vuole Passera • Euro-exit, la questione debito •
PARADISI FISCALI La stessa banca che oggi dovrebbe salvare Mps ha costruito nel 2015 una strana
operazione per aiutare 1500 soci fortunati a evitare di perdere tutto nel crollo di valore delle azioni
N
I numeri
1500
I soci che
sono riusciti a
vendere le
loro azioni
grazie
all’intervento
di JP Morgan
nel 2015
55,5
Quanto ha
pagato la
banca
americana
per farsi
carico delle
azioni a un
prezzo di
39,50 euro
(pochi mesi
dopo il valore
è crollato a
zero)
4,5
milioni di
crediti a
rischio sui
205 di prestiti
ipotecari
vitalizi che
Veneto Banca
ha comprato
da Jp Morgan
CAPITANI
DI SVENTURA
» STEFANO FELTRI
A che numero
rispondono
i voucher?
on solo Monte dei Paschi: dove c’è una banca in difficoltà
in Italia, trovi di sicuro Jp
Morgan. Disponibile, efficace e discreta, al giusto prezzo.
Come nell’operazione con
Veneto Banca che nel 2015,
con la crisi già conclamata
dell’istituto, ha permesso a
1500 fortunati azionisti di liberarsi delle proprie azioni
prima che il loro valore venisse azzerato. Un’operazione ardita condotta dall’allora
direttore generale Vincenzo
Consoli, poi arrestato, che il
Fatto può ricostruire sulla
base delle osservazioni di un
rapporto della Bce su Veneto
Banca del 6 agosto 2015, firmato da un team di ispettori
guidati da Vincenzo Nardone della Banca d’Italia. Dal
2014, la vigilanza bancaria
sui 14 principali gruppi italiani è passata alla Bce che la
esercita con i Joint Supervisory Team (Jst), composti da
personale di Francoforte e di
via Nazionale. Anche la Consob indaga sul contratto con
JP Morgan.
IL 13 GENNAIO 2015, il consi-
glio di amministrazione di
Montebelluna approva un’operazione in cui è difficile vedere una razionalità economica: Veneto Banca compra
da Jp Morgan un portafoglio
di circa 1200 Prestiti Ipotecari Vitalizi (Piv) erogati a partire dal 2005 per un valore di
circa 205,55 milioni. I Piv sono prestiti strani, che infatti
vengono guardati con sospetto dal collegio dei sindaci: è
un finanziamento per chi ha
almeno 60 anni e chiede un
anticipo di liquidità alla banca, dando in garanzia un immobile di proprietà. Alla
morte del debitore, gli eredi
possono scegliere se estinguere il debito o vendere la
casa, rimborsare la banca e tenersi la differenza. Sono contratti poco diffusi, difficili
quindi da valutare. Un investimento bizzarro per un istituto in crisi come Veneto
Banca. Infatti il vero scopo
dell’operazione con Jp Morgan è un altro: la banca americana si impegna ad acquistare 900.000 azioni di Veneto Banca appartenenti a soci,
al valore di 39,50 euro, l’esborso complessivo è di 35,55
milioni. Pochi mesi dopo, a
dicembre, il valore delle azioni Veneto Banca (che non è
quotata) veniva di fatto rivisto al ribasso dal cda a 7,30 euro, per poi praticamente azzerarsi al momento della ten-
All’inizio del 2015
Gli americani si sono fatti carico
di 35,55 milioni di titoli, in cambio
l’istituto ha comprato mutui per
205 milioni (su cui sta già perdendo)
LA SAGA dei voucher
è utile per capire come
la politica guarda al mondo
del lavoro. Ecco gli ultimi
episodi. Il direttore
dell’Ispettorato nazionale del
lavoro, Paolo Pennesi, ha
spiegato in Senato che i
voucher, cioè i buoni lavoro
da 10 euro (7,5 di
retribuzione, il resto
contributi e Inail, nessun
contratto), non sono
compatibili con le prestazioni
richieste da aziende-app
come Foodora, Moovenda e
Deliveroo, cioè i nuovi
servizi di consegna a
chiamata dal cellulare. La
motivazione: “La
prestazione non è idonea
alla comunicazione
preventiva”. Traduciamo.
Secondo il capo
dell’Ispettorato, quei lavori
non sono pagabili a voucher
perché il datore di lavoro
(l’azienda dietro all’app) non
può sapere quando avrà
bisogno di remunerare il
lavoratore, visto che questo
“lavora” solo se si rende
disponibile in un certo
momento e viene sollecitato
dal cliente che reclama il cous
cous di un certo ristorante
vegetariano o una tagliata al
sangue.
Ci sono due assurdità.
Primo: quei lavori non sono
pagati a voucher perché
spesso i pony express che
cercano di “trasformare il
tempo libero in guadagno”
(slogan di Moovenda) non
arrivano neppure a 10 euro
in una serata. Foodora, la
consegna di cibo in bici,
paga 2,70 euro a consegna.
E non ci sono voucher di
taglio sotto i 10 euro.
Seconda assurdità: anche
volendole fare, le
comunicazioni preventive
che dovrebbero garantire
che i voucher paghino le ore
lavorate invece di schermare
molte ore di nero, sono quasi
impossibili. A oltre un mese
dal Consiglio dei ministri che
ha annunciato l’obbligo,
soltanto ora l’Ispettorato ha
pubblicato un voucher con
gli indirizzi email a cui
mandare le informazioni
sull’utilizzo dei buoni lavoro.
Per la comunicazione via
sms bisogna ancora
aspettare un apposito
decreto del ministero del
Lavoro. Ci vorrà sicuramente
una commissione di esperti
per scegliere il numero di
telefono.
Intanto Foodora e gli altri
fissano i nuovi standard del
mercato del lavoro. Di cui,
con questi ritmi, la politica si
occuperà nel 2026.
STE. FEL.
q
Jp Morgan, l’affare
con Veneto Banca
criticato dalla Bce
tata, e fallita, quotazione in
Borsa. Nel suo rapporto sulla
governance di Veneto Banca,
la Bce osserva che le azioni da
Jp Morgan erano “vendute
da azionisti risparmiatori che
avevano già dato un ordine di
vendita ma non era ancora
stato eseguito per mancanza
di ordini d’acquisto”. In pratica, a 1500 soci viene trovata
una via di fuga anche se, comprensibilmente, nessuno sul
mercato vuole farsi carico
delle loro azioni con la perdita quasi certa che incorporano. Per anni Veneto Banca ha
evitato che il problema esplodesse, ricomprando le azioni
dei soci che volevano vendere o incentivandoli a non farlo
dando piuttosto finanziamenti agevolati. Poi, a crisi
conclamata, la vigilanza ha
bloccato queste operazioni.
L’AFFARE CON JP MORGAN, si
legge nel report Bce, “è stato
approvato senza una reale valutazione dei rischi e delle
sue reali motivazioni (far
fronte alle richieste di vendita degli azionisti risparmiatori)”. Inoltre, è mancata “ogni valutazione sui costi che
derivano da questa operazione”, come l’impatto negativo
di 5 punti base sul Cet1, cioè il
Il regista
L’ex direttore
generale di
Veneto Banca, Vincenzo
Consoli, fu
il regista
dell’operazione con Jp
Morgan Ansa
l
170
milioni
Quanto ha
incassato Jp
Morgan
dall’operazione
con Veneto
banca: a
fronte
dell’acquisto
di titoli per
35,5 milioni,
ha rifilato
205,55 milioni
di Piv
coefficiente che misura la solidità della banca. Ci sono anche commissioni da pagare a
consulenti esterni che vengono rivelate al consiglio di amministrazione soltanto molti
mesi più tardi, il 28 aprile
2015: una percentuale dell’1
per cento alla Centrale Attività Finanziarie, una società
specializzata in recupero
crediti, e 450.000 euro più Iva a Eidos Partners, altra specialista dei crediti difficili,
guidata dall’ex Lehman Brothers Riccardo Banchetti.
Tutta l’operazione viene
condotta da Consoli in Veneto Banca, sottolinea la Bce,
“senza il coinvolgimento della funzione di compliance”,
cioè di quella struttura che
serve proprio a verificare le
procedure per prevenire irregolarità e rischi legali per
gli amministratori. Soltanto
in giugno, cioè quasi sei mesi
dopo la decisione, viene coinvolto il risk management per
valutare l’accordo con Jp
Morgan.
Com’è finita? Male per Veneto Banca, ovviamente.
Nell’ultimo bilancio, quello
relativo al 2015, si legge che il
collegio sindacale “considerate le debolezze e le criticità
dell’operazione nel suo com-
plesso, ha raccomandato al
consiglio di amministrazione
la necessità di attenersi, in sede di valutazione e contabilizzazione dell’operazione, a
criteri e a valori il più possibile prudenziali”. Perché il
valore di quei prestiti vitalizi
ipotecari agli ultrasessantenni che Jp Morgan ha rifilato a
Montebelluna è assai dubbio.
Dopo soltanto pochi mesi da
quell’operazione conclusa a
febbraio, già a dicembre 2015
Veneto Banca ha dovuto accantonare un “onere del credito”, a fronte cioè del rischio
di perdita dal mancato recupero delle somme, di circa 4,5
milioni, di cui 3,8 sono crediti
deteriorati.
L’AFFARE È STATO tutto per
Jp Morgan: ha speso 35,5 milioni per aiutare Veneto Banca (o meglio, il suo capo Consoli) a salvare qualche azionista amico e in cambio si è fatta
pagare 205,55 milioni. Un incasso netto di 170 milioni a
fronte della cessione di quel
pacchetto di crediti assai
dubbi che, a giudicare dalle
sofferenze che accumula, per
Veneto Banca sembra destinato a confermarsi un pessimo investimento.
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16 » Il Fatto Economico
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
LA STRATEGIA DI CIUCCI L’Aurelia e la Orte-Cesena sono state deliberatamente abbandonate
per anni: incidenti mortali e code per creare la necessità di costruire due nuove autostrade
D
PIETRO CIUCCI
Il vecchio ad
di Anas ha
abbandonato
Aurelia ed
E45
GIANNI
VITTORIO
ARMANI
Il nuovo
Ad Anas ha
ammesso in
un’intervista
che la
precedente
gestione ha
deliberatamente
abbandonato
l’Aurelia e la
E45 (OrteCesena)
l
2.800
chilometri
Le tratte
autostradali
gestite
dall’Aspi
(Autostrade
per l’Italia),
il colosso
di proprietà
dei Benetton.
Nel 2015
ha inglobato
anche la Sat
a Civitavecchia a Rosignano, l’Aurelia per anni è stata
maltrattata. Tenuta male
per scelta deliberata, senza
darsi pena per le conseguenze, i disagi per gli automobilisti, i pericoli per la circolazione, le code, le ripercussioni sui trasporti via camion. E anche gli incidenti, i
morti e i feriti. L’Aurelia è
stata scientificamente trascurata per dimostrare che
era inevitabile, anzi, urgente
costruire un’autostrada a
pagamento al posto della
vecchia statale. Per anni è
stato solo un sospetto forte
che alla strada nazionale numero 1 fosse freddamente
applicata la politica del tanto peggio tanto meglio.
USCITO di scena nella prima-
vera del 2015 il ras dell’Anas,
Pietro Ciucci, che quella
strada avrebbe dovuto mantenere in perfette condizioni
come il salotto di casa, i sospetti trovano conferma.
Fonti autorevoli dell’azienda delle strade ammettono:
l’Aurelia è stata abbandonata per scelta. Lo stesso maltrattamento programmato è
stato riservato a un’al tra
grande via, la Orte-Cesena
(E 45), la superstrada più
lunga d’italia, 250 chilometri
dal Lazio alla costa adriatica.
In questo caso la conferma
del misfatto è fornita addirittura da Gianni Vittorio Armani, il successore di Ciucci
che in un’intervista ha confessato che quella strada è indecente perché è stata a lungo deliberatamente trascurata. Anche nel caso della E
45, l’obiettivo dell’Anas di
Ciucci era creare le condizioni perché non si potesse
fare a meno di costruire
un’autostrada, con caselli e
pedaggi naturalmente.
Per l’Aurelia il machiavello è riuscito in parte perché
per ora solo un pezzo di statale, i 19 chilometri tra Civitavecchia Nord e Tarquinia,
sono stati trasformati davvero in autostrada dalla Sat società presieduta da Antonio Bargone, un ex politico
del Pci, sottosegretario ai
Lavori pubblici quando al
governo era Romano Prodi e
due volte con Massimo D’Alema. Sugli altri 200 chilometri è ancora in corso un
braccio di ferro logorante
che contrappone due compagini: i favorevoli e i contrari. Del primo schieramento
fanno parte i rappresentanti
dei partiti a livello nazionale
e regionale: tutti i politici,
riuniti in una specie di patto
che si potrebbe chiamare la
“Toscana Unione Sacra Autostradale”, che vanno dal
cecinese ex missino ed ex An
e poi Forza italia, Altero
Matteoli – dal 2008 al 2011
ministro dei Trasporti nel
governo di Silvio Berlusconi
e per 5 anni dal 2006 al 2011
anche sindaco di Orbetello,
uno dei comuni del litorale
Il libro “Scippo
di Stato”
IL LATO OSCURO delle
privatizzazioni, la cricca
che si arricchisce sulle
spalle del cittadino, i ponti
che crollano a una settimana dall’inaugurazione. Pezzi diversi dello stesso
“Scippo di Stato”. Nel suo
libro Daniele Martini racconta l’era
dei supermanager.
Quelli arrivati per rilanciare
Poste e
l Scippo di
Ferrovie
Stato
dello Stato
Daniele
e quelli che
Martini
guidano
Pagine: 160
l’Anas. TutPrezzo: 12e
ti hanno
Editore:
puntato ad
Paper First
allargarsi,
anzi a
“modernizzarsi”. Ma è sempre un
bene? E qual è il prezzo da
pagare? Per scoprirlo basta
andare all’ufficio postale,
che ormai somiglia sempre
di più alla filiale di una banca. Lettere e pacchi, però si
perdono per strada.
» DANIELE MARTINI
I PROTAGONISTI
Il LIBRO
Strade, la strategia del sabotaggio
per fare affari a spese nostre
tirrenico attraversato
dall’Aurelia – fino al presidente Pd della Regione Toscana, Enrico Rossi, e a Riccardo Nencini, socialista fiorentino del Mugello, viceministro delle Infrastrutture e
trasporti del governo Renzi.
I contrari sono, con poche
eccezioni, i cittadini e i sindaci dei comuni costieri,
spesso anch’essi Pd, i quali
giudicano la costruzione
dell’autostrada un rimedio
così sproporzionato per la
soluzione del problema stradale di quelle zone, da trasformarsi in un danno. Soprattutto per il turismo, che
per la Maremma e il Grossetano è una delle poche industrie che gira. Contrari sono
anche gli ambientalisti, a cominciare da Legambiente
che pur non opponendosi affatto al miglioramento della
Asfalto
Un incidente
sulla via Aurelia e i costi delle nuove tratte
Ansa/Infografica
Pierpaolo Balani
strada, ora davvero insufficiente, propongono una soluzione meno devastante e
costosa dell’autostrada, ma
altrettanto efficace rispetto
ai non elevatissimi livelli di
traffico. L’alternativa prospettata consiste nell’allargamento della via e nell’eliminazione dei pericolosissimi incroci a raso che ora sono
centinaia (l’ufficio tecnico
del comune di Orbetello, per
esempio, ne ha contati circa
DORSALE TIRRENICA
I sindaci e Legambiente
sono contrari all’opera,
ma l’Anas ha affidato
a un pool di ingegneri
lo studio del tracciato
400 solo nel proprio territorio).
In una posizione terza,
cioè né favorevole a spada
tratta all’autostrada, ma
neanche contraria, c’è Aspi
(Autostrade per l’italia) dei
Benetton, di cui è amministratore Giovanni Castellucci che nel 2015 ha inglobato
anche la Sat-Società dell’Autostrada Tirrenica rilevando
con 84 milioni di euro le quote del Monte dei Paschi e del
costruttore ed editore romano Francesco Gaetano Caltagirone. Aspi in italia significa autostrade per antonomasia, una potenza con
2.800 chilometri in gestione,
circa la metà di tutte le autostrade nazionali e una forza di lobby che poche altre aziende possiedono. Aspi per
la Tirrenica si è messa alla finestra: dopo aver finito i 19
chilometri tra Civitavecchia
e Tarquinia, già partiti e che
non poteva rifiutarsi di costruire, ora l’amministratore Castellucci aspetta gli eventi. Sa benissimo che costruire gli altri 200 chilometri di nuova autostrada ha
poco senso perché costerebbero un occhio della testa e i
ritorni in termini di pedaggio sarebbero incerti. Dai
tecnici dei suoi uffici, Castellucci ha fatto studiare la faccenda ed è venuto fuori che
in base ai flussi di traffico rilevati, per rendere profittevole l’investimento dovrebbero essere imposti pedaggi
così elevati che alla fine gli
automobilisti e i camionisti
farebbero di tutto per scap-
pare. Ma Castellucci oltre
che un ingegnere e un amministratore attento è anche un
uomo di mondo e sa che in
italia quando si parla di grandi opere, come di fatto è la
Tirrenica, bisogna andarci
con i piedi di piombo sia per
dire sì sia per dire no. L’esperienza insegna che in questi
casi valgono logiche sghembe che poco hanno da spartire con le esigenze dei trasporti e dello sviluppo economico. E perfino la potente
lobby del casello, di cui Castellucci è il regista, di fronte
alla formidabile “Toscana
Unione Sacra Autostradale”, si fa prudente, dando un
colpo al cerchio e uno alla
botte. E mettendo in conto
che la politica alla fine possa
imporre il ‘sì’, si porta avanti
con il lavoro affidando a un
pool di ingegneri il progetto
del tracciato. Anche perché
con la Tirrenica, per Aspi
non ci sarebbero solo aspetti
incerti e negativi, ma anche
qualche bell’affare sotto forma di lavori per la sua Spea,
società di ingegneria e costruzioni.
FINITA L’ERA Ciucci, l’a p-
proccio dell’Anas all’Aurelia
ha cambiato verso e alla trascuratezza programmata di
prima, il nuovo presidente
amministratore Gianni Vittorio Armani contrappone il
ripensamento con un massiccio contro-programma di
recupero e manutenzione e
una spesa di 116 milioni di
euro fino al 2020.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Fatto Economico » 17
Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
GRANDE RIALZO Il cda della banca discute per otto ore la possibilità di valutare
il piano dell’ex ministro come alternativa a quello sostenuto dal governo Renzi
INTERNET
E DINTORNI
Monte Paschi, la Borsa crede
a Passera, americani in bilico
Vincitori e vinti:
boom di utenti
per Netflix. Twitter
perde anche Disney
LA STRATEGIA è
stata vincente:
rimpolpare il catalogo con
serie tv già popolari,
rispolverare i grandi classici
di film e serie tv e,
in molti casi,
acquisirne i
diritti per
produrre
nuovi episodi
(è il caso di
Black Mirror o dei
quattro nuovi episodi
di Una mamma per amica,
che hanno avuto il merito di
far conoscere Netflix al
grandissimo pubblico). E
poi, la produzione in house,
dalle serie tv (Narcos) ai
documentari (Amanda
Knox). E i dati di ieri lo
confermano, con il terzo
trimestre di crescita per il
servizio di film e serie tv in
streaming. Per la prima volta
ha superato i 2 miliardi di
dollari di ricavi (il 36 per
cento in più rispetto all’anno
scorso anno) e ha chiuso il
periodo con un utile netto di
52 milioni (29 in più rispetto
allo stesso trimestre del
2015. I conti, secondo
Netflix, hanno beneficiato
soprattutto del nuovo
catalogo che contiene titoli
come Stranger Things e la
seconda stagione di Narcos.
E gli utenti? Sopra le
aspettative: 3,2 milioni in
più a livello internazionale
(contro la previsione di 2
milioni) e 400 mila nuovi
iscritti solo negli Stati Uniti,
100 mila in più del previsto.
Totale globale nei primi nove
mesi del 2016: + 12 milioni.
"Esattamente come nei
primi nove mesi del 2015",
comunica l’azienda. In
questo trimestre, insomma,
Netflix ha raggiunto quota
86,74 milioni di abbonati e
le attese per il quarto
trimestre parlano di 5,2
milioni di nuovi iscritti a
livello globale. Le
quotazioni, ovviamente
sono salite del 19,2 per
cento.
Per chi fa faville (va però
ricordato che gli
abbonamenti di Netflix
sono comunque periodici e
a breve scadenza) c’è però
anche chi soffre. Ieri, la
conferma di una voce che
circolava da tempo: anche
Walt Disney si è ritirata
dalla corsa per acquisire
Twitter, dopo Salesforce e
Google tra gli altri.
“Problemi di immagine”, la
spiegazione. Tradotto:
Twitter ha una modalità di
comunicazione che
danneggerebbe l’immagine
di un marchio rivolto alle
famiglie. Ma ha influito
anche il costo: è vero, il
social dell’uccellino è in crisi
di utenti, ma ha una
valutazione di mercato di 12
miliardi di dollari. Che non è
poco, soprattutto quando
gli investitori non sono
convinti.
VDS
q
do Atlante, per 32 miliardi invece
che 27,7. Ma la cartolarizzazione,
cioè l’impacchettamento dei crediti a rischio di mancato rimborso, avverrebbe dopo l’aumento di
capitale. Così le quote che devono
rimanere in capo ai soci di Mps,
quelle junior a più alto rischio
vengono distribuite anche tra i
nuovi azionisti (post-aumento)
invece che soltanto tra quelli attuali. Ma resta poco tempo per arrivare a una scelta alternativa al
piano di Jp Morgan, visto che l’assemblea degli azionisti dovrebbe
esserci entro fine ottobre.
» STEFANO FELTRI
I
l risultato della giornata di
Borsa è chiaro: il mercato è
pronto a dare fiducia al piano di Corrado Passera per
Monte dei Paschi di Siena,
cioè all’alternativa a quello confezionato da Jp Morgan con l’avallo del governo Renzi. Ieri, infatti, il titolo di Mps è salito del
12,8 sulla base delle notizie che
indicavano il consiglio di amministrazione della banca senese
come pronto a valutare la proposta dell’ex ministro dello Sviluppo, ora tornato banchiere.
LA RIUNIONE DEL BOARD è dura-
ta otto ore, ma ha potuto discutere solo delle linee generali del
piano. Perché Passera ha deciso
di tenere alcune carte coperte:
prima di rivelare tutti i dettagli, a
cominciare dall’identità dei fondi
che dovrebbero fornire 2,5 dei 5
miliardi di capitale che servono
alla banca (ci dovrebbe essere Atlas di Bob Diamond), vuole una
convocazione formale. Questa estate, dopo lunghe trattative preliminari con l’ormai ex presidente Massimo Tononi, non aveva avuto neppure la possibilità di farsi
ascoltare. Ha fornito informazioni alla Consob, l’autorità che vigila sulla Borsa e che, vista l’altalena sul titolo Mps, doveva avere
chiarimenti. Ma per Siena serve
un passaggio formale.
A luglio la situazione era più
complicata: Passera, di fatto, si
candidava a salvare la banca
prendendo anche il posto dell’allora amministratore delegato Fabrizio Viola e forte soltanto del
L’OPERAZIONE PASSERA potreb-
Politica addio Dopo le Amministrative, Passera è tornato alla finanza Ansa
sostegno provvisorio di Ubs, in
attesa di chiudere l’accordo con i
fondi. Oggi Viola non c’è più, licenziato con una telefonata dal
ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, su indicazione del premier Matteo Renzi. Al suo posto
c’è Marco Morelli che è l’uomo
individuato da Renzi per trattare
con Jp Morgan. Ma è anche l’ex
capo della “banca dei territori” (il
comparto retail) di Intesa Sanpaolo, scelto nel 2010 proprio da
Corrado Passera.
I due sono oggi espressione di
cordate alternative, ma si stimano e potrebbero lavorare insieme
senza problemi, dice chi li conosce: lo schema sarebbe quello di
Morelli ad e Passera presidente
con deleghe sufficienti a rassicurare i fondi che investono i 2,5 miliardi e lo considerano garante
dell’operazione. “Con il piano
parleremo”, è l’unico che commento che Morelli rilascia ai
giornalisti dopo la fine della riunione del consiglio di amministrazione.
+12,8%
COME ANTICIPATO ieri dalSole 24
in rialzo Il titolo ha perso
l’88% in un anno, ma ieri è
salito a 0,19 euro ad azione
Ore, tra le ragioni che spingono i
membri del cda a recuperare il
piano Passera c’è il modo di trattare le sofferenze della banca, diverso rispetto allo schema Jp
Morgan. Con Passera ci sarebbe
comunque una cartolarizzazione
dei crediti organizzata con il fon-
be partire soltanto dopo un audit
sui conti, per verificare i numeri
nei bilanci prima di investire. Al
governo ormai interessa soltanto
il risultato: il piano di Jp Morgan
ha mille incertezze, a cominciare
dalla riuscita dell’aumento di capitale da 5 miliardi. E nessuno conosce i termini degli accordi tra
Mps e la banca americana: sulla
base delle informazioni disponibili, il senatore Pd Massimo Mucchetti ha però calcolato che Jp
Morgan potrebbe incassare 1,7
miliardi di commissioni nei prossimi anni.
Come ha dichiarato una fonte
anonima al Financial Times, il
problema è che se fallisce l’aumento di capitale del Monte dei
Paschi ci potrebbe essere un effetto a catena con “conseguenze
sistemiche” sulla ricapitalizzazione di Unicreedit, la più grande
banca italiana che a inizio 2017
dovrà chiedere al mercato tra i 10
e i 13 miliardi di euro.
I numeri
5
miliardi di
capitale,
quelli che
servono a
Mps per
rispettare le
richieste
della Bce
1,7
miliardi, le
commissioni
complessive
a cui punta JP
Morgan in
cambio del
suo lavoro su
sofferenze e
aumento di
capitale
2,5
miliardi,
l’investimento
a cui sono
disposti i
fondi esteri
(in parte
ancora
misteriosi)
che
sostengono il
piano
Passera
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Via libera alle cosche La denuncia del legale dei Comuni contrari. Lo disse anche Cantone nel 2014
“Le norme antimafia non si applicano al Tav”
» ANDREA GIAMBARTOLOMEI
Torino
I
l regolamento antimafia per
la Tav Torino-Lione non sarebbe valido. Per la seconda
volta ci sarebbe un vuoto di norme per il cantiere tanto contestato. Un vuoto già segnalato da
Raffaele Cantone alla fine del
2014, per l’impossibilità di estendere i controlli contro le infiltrazioni della criminalità nei
cantieri italiani del Tav. A denunciare questa situazione è
l’avvocato Massimo Bongiovanni, legale di molte amministrazioni locali contrarie alla
grande opera.
LO SCORSO 15 settembre il Con-
siglio dei ministri ha approvato il
disegno di legge per la ratifica
dell’accordo tra Francia e Italia
sui lavori della parte transfrontaliera della Torino-Lione, quella del tunnel alpino. Secondo il
comunicato diffuso dal governo
“le norme antimafia italiane si
applicheranno sia ai contratti
pubblici conclusi dal promotore
pubblico (la Telt, società pubblica italo-francese, ndr) sia ai subappalti e ai subaffidamenti, che
devono comunque essere approvati dal promotore pubblico”.
Ciò avverrà sia in Italia, sia in
Francia: “Le verifiche antimafia
verranno coordinate da una
struttura bi-nazionale”.
Per Bongiovanni non potrà essere così: “Ciò che verrà ratificato (e che diventerà legge nei due
Stati) sono solo le disposizioni
contenute nel trattato, null’altro, escluso il regolamento e ciò a
meno di voler violare la Convenzione di Vienna”. Questo perché
il regolamento è stato fatto dopo
le firme del trattato, quando secondo il diritto pubblico internazionale il negoziato era già
concluso. Non solo. Bongiovanni sostiene che i ministri firmatari non potessero affidare a un
ente terzo, la commissione intergovernativa, la delega per fare
delle norme in materia antimafia. Secondo lui il Parlamento italiano potrebbe quindi ratificare un accordo tronco, con un regolamento che può essere annullato dai tribunali amministrativi vanificando gli sforzi fatti per evitare le infiltrazioni criminali.
Si tornerebbe così al pasticcio
normativo sorto per colpa
zione della normativa antimafia,
oggi potrebbe fare ricorso a qualunque tribunale francese e vedersi cancellata l'eventuale esclusione”, diceva Virano al Sole
24 Ore. C’era bisogno di sanare
questo problema e per questa ragione Francia e Italia hanno pensato di adottare un regolamento.
Da Roma, però, arrivano segnali
diversi. Il governo sembra sicuro
di aver intrapreso la giusta via.
DA FONTI interne al ministero
dell’accordo del 2012 tra Italia e
Francia: secondo quel testo per i
lavori della sezione transnazionale della Torino-Lione si deve
applicare il diritto francese, che
però non ha norme antimafia.
Quindi anche le zone italiane sarebbero state vulnerabili. Il problema era stato ammesso nel
2014 Mario Virano, allora commissario del governo alla Torino-Lione e ora presidente della
Telt, e rilanciato dal presidente
de ll ’Autorità anticorruzione
Raffaele Cantone alla fine dello
stesso anno. “Una qualunque
impresa che venisse esclusa dagli appalti a seguito dell'applica-
Lavori
in corso
Il cantiere
del cunicolo
esplorativo
del Tav a Chiomonte LaPresse
degli Esteri si apprende che basterà il voto di ratifica del parlamento per renderlo valido. Uguale l’opinione di Paolo Foietta,
commissario straordinario del
governo per la Torino-Lione:
“L’accordo di Venezia incaricava la commissione intergovernativa di realizzare entro i tre
mesi successivi il regolamento
antimafia - spiega -. Nel testo firmato dai ministri era indicato
palesemente il compito di approfondire e approvare le norme
nell’ambito della conferenza intergovernativa”. Secondo Foietta, sostenitore dell’opera, “sarà il
voto parlamentare che farà fede”.
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18 » Il Fatto Economico
N
Il dibattito
Sul “Fatto”
del 5 ottobre,
Bagnai è
intervenuto
nel dibattito
sull’uscita
dall’euro,
nato fra
economisti di
sinistra, dopo
un articolo di
Giorgio Lunghini sul
“Manifesto”.
Lunghini cita
i costi
catastrofici
dell’euro-exit.
Bagnai spiega
che quelle
cifre sono
mutuate
da un
documento
dell’Ubs, la
“bibbia”
dell’ex capo
di
Confindustria,
Squinzi
Chi è
Jens
Nordvig,
è Chief
Strategist
di Exante
Advisors,
collabora
col Financial
Times e il
Wall Street
Journal
ed è stato
finalista
del Wolfson
Economist
Prize.
Nel 2013 ha
pubblicato
“The fall
of the euro”
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
NEL MERITO Solo il 6% dei titoli pubblici è regolato da norme di diritto
estero: svalutare del 20% la moneta costerebbe allo Stato soltanto 9 miliardi
» ALBERTO BAGNAI
E JENS NORDVIG
el suo libro Ripensare l’unione dell’Europa Giandomenico Majone sorride all’idea
che si sia potuto credere di
esorcizzare il demone del
nazionalismo creando una
supernazione europea. Ora
che il progetto mostra la corda, l’illogica europea fa un
ulteriore passo avanti: “Non
possiamo rimediare all’errore compiuto”, ci viene detto, “anzi, dobbiamo perseverare, restando nell’euro,
perché se uscissimo nessuno sa cosa succederebbe, ma
sarebbe un disastro”. Ora, i
casi sono due: o non sai cosa
succederà, e allora studi; o
sai che sarà un disastro, ma
allora devi spiegarci bene il
perché.
Euro-exit e catastrofisti
Qualche dato sul debito
L’ONERE della prova infatti
cade sui catastrofisti, poiché
l’evidenza storica è contro di
loro. Lo studio più autorevole sulla dissoluzione di unioni monetarie, condotto da
Andrew Rose all’Università
della California, chiarisce
che nei 69 casi verificatisi nel
dopoguerra “non si registrano movimenti macroeconomici violenti prima, durante
o dopo un’uscita”. Ripetere
“non sappiamo cosa succederà ma sarà un disastro”appare un espediente per sottrarsi alla sfida dei dati. Chi
scrive ha deciso di accettare
questa sfida, iniziando un
percorso di studio insieme agli altri economisti firmatari
del Manifesto di solidarietà
europea, col quale proponevamo nel 2013 quanto oggi
consiglia Joseph Stiglitz: lo
smantellamento controllato
dell’Eurozona. Sono stati tre
anni di studio faticoso, ma
che ci consente di mettere a
fuoco le effettive criticità di
un’uscita.
Prendiamo ad esempio il
tema del debito pubblico.
Quello italiano è pari a 2.171
miliardi (dati di fine 2015), di
cui circa un terzo (740 miliardi) in mano estera. Se adottassimo una nuova valuta
nazionale, svalutandola ad
esempio del 20%, rimborsare quei 740 miliardi, si dice,
costerebbe il 20% in più. Il
governo dovrebbe cioè reperire, oltre al resto, l’equivalente di 148 miliardi di euro:
più di cinque manovre finanziarie! Questo ragionamen-
to ignora il principio della
Lex monetae, sancito negli
articoli 1277 e seguenti del
Codice civile: uno stato sovrano può stabilire in quale
moneta debbano essere estinte le obbligazioni regolate da legge nazionale. L’elemento determinante non è la
nazionalità dei contraenti,
ma quale diritto (nazionale o
46%
del Pil: il debito privato
italiano “under foreign
law” (media Ue 102%)
estero) regoli il contratto.
Quindi se un tedesco detiene
un Btp emesso sotto legislazione italiana, dovrà rassegnarsi a essere rimborsato in
valuta nazionale svalutata.
Succede ogni giorno sui
mercati: pensate agli investitori che avevano titoli denominati in sterline prima
della Brexit (in seguito alla
quale la sterlina si è svalutata
del 15%). Viceversa, se il titolo è emesso sotto legislazione estera dovrà essere
rimborsato nella valuta prevista dal contratto (verosimilmente euro), perché il
governo italiano non può
ri-denominare nel nuovo conio un contratto che non cade sotto la sua giurisdizione.
In Costs and benefits of Eurozone breakup uno degli autori di questo articolo ha calcolato la percentuale di debito pubblico sotto legislazione estera: solo il 6% di
quello in mano estera, ovvero 44 miliardi di euro. Una
svalutazione del 20% aggraverebbe quindi di soli 9 miliardi il rimborso del debito
pubblico: un impegno sostenibile. Il vero problema è altrove, nel grande assente dal
dibattito: il debito privato.
Qui le cose vanno diversamente: dai dati Bloombergrisulta che circa la metà delle
obbligazioni private siano
under foreign law, cioè governate da diritto estero. Il
centro studi a/simmetrie valuta che alla fine del 2014 il
ILLIBRO
La divisione
del lavoro ci salva
o ci condanna?
l
La
“NON SENZA RAGIONE
divisione
il sentimento pubblico prodel lavoro
va una antipatia sempre più acsociale
centuata per il dilettante e anche
Èmile
per gli uomini che - troppo invaDurkheim
ghiti di una cultura esclusivamenPagine: 420
te generale - rifiutano di lasciarsi
Prezzo: 35e
irretire nelle maglie dell’organizEditore:
zazione professionale”, anche
Il Saggiatore
perché chi è specializzato e ha un
ruolo definito ma limitato “è in
ogni istante richiamato al sentimento della solidarietà comune dai mille doveri della morale professionale”. Nel 1893 il padre della moderna sociologia Èmile Durkheim si interroga se la
divisione del lavoro, quella che verrà rappresentata
da Charlie Chaplin in “Tempi moderni”, sia fronte di
alienazione o di cooperazione, se distrugga l’individuo o lo rigeneri. Domande che sembrano lontanissime. Eppure, ora che il Saggiatore ripubblica “La divisione del lavoro sociale” in una bella edizione, Durkheim offre uno stimolo prezioso a interrogarci sulle
nostre vite multitasking e sul nostro ruolo di consumatori-produttori in servizio permanente attivo.
q
totale di debiti non ridenominabili (cioè da rimborsare
in valuta forte) fosse pari al
46% del Pil. Un valore non
trascurabile ma nemmeno
catastrofico. Intanto, in questa classifica l’Italia è seconda solo alla Germania: tutti
gli altri paesi dell’Eurozona
hanno esposizioni verso l’estero maggiori, con una media del 102% del Pil.
In questo senso l’I t a li a
conferma di essere un paese
relativamente solido, nonostante l’avviso dei media italiani. Le esperienze storiche
mostrano che quando il debito non ridenominabile supera il 30% del Pil, una svalutazione può compromettere la situazione finanziaria
delle imprese, causando recessione. Questi studi rischiano però di essere pessimistici, perché riferiti per lo
più a paesi emergenti, i cui
mercati finanziari poco sviluppati non offrivano strumenti di copertura dal rischio di cambio (i derivati
nascono a questo scopo), e il
cui settore privato non aveva
rilevanti attività in valuta
pregiata.
LA SITUAZIONE italiana è diversa: lo dimostra il fatto che
nel 1992 una svalutazione
del 20% non provocò alcuna
ondata di fallimenti (mentre
in Thailandia nel 1997 l’impatto fu più duro): ora come
allora gli italiani, oltre ai debiti, hanno anche crediti
“under foreign law”, e anche
questi ultimi si rivaluterebbero in caso di svalutazione.
In ogni caso, il vantaggio
principale dell’uscita
dall’euro è proprio quello di
passare da una situazione
dove per ricapitalizzare le
banche occorrerà rivolgersi
alla Troika, a una situazione
in cui la banca centrale nazionale può disporre linee di
credito di emergenza in valuta nazionale per rifinanziare imprese in temporanea
situazione di stress. Insomma: cosa succederà, certo,
non lo sa nessuno, ma parlare di catastrofi epocali per rifiutarsi di analizzare la realtà non aiuta a minimizzare i
costi di una eventuale uscita
(voluta o subita), individuando e gestendo razionalmente le vere priorità.
@AlbertoBagnai
@jnordvig
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LA CLASSE NON È ACQUA Nel 90% dei casi la formazione è scarsa. E solo 400 imprese si sono iscritte nel registro
» SALVATORE CANNAVÒ
R
icordate cosa diceva il ministro del
Lavoro, Giuliano Poletti, a proposito
dell’alternanza “scuola-lavoro” stabilita nella “Buona Scuola”?: “I miei figli d'estate sono sempre andati al magazzino della
frutta a spostare le casse e sono venuti su normali. Un mese di vacanza va bene. Ma non c'è
un obbligo di farne tre”. Meglio andare a lavorare.
Sul progetto di garantire ai ragazzi in età
di superiori una alternanza tra la scuola e il
lavoro, ieri la Cgil ha presentato una ricerca,
l’unica al momento esistente, che offre una
conferma di quella dichiarazione. L’80%
delle esperienze sono state realizzate almeno in parte nel periodo estivo, quando le at-
Alternanza tra scuola e lavoro,
la Cgil boccia gli stage di Poletti
tività didattiche sono sospese. Un dato, osserva il sindacato di Susanna Camusso, che
indica “la difficoltà a far quadrare i conti del
monte ore minimo obbligatorio”. Durante
l’anno scolastico, l’esperienza qualificante
non trova tempo o spazio e si ripiega sul periodo estivo.
Secondo la ricerca, condotta dalla Fondazione Di Vittorio, emerge che un consistente numero di esperienze “sono da considerare a rischio. “Un ragazzo su 4 è fuori
da percorsi di qualità”, si legge e il 10% dei
ragazzi “ha partecipato solo ad attività
propedeutiche”, mentre il 14% ha parteci-
pato solo a esperienze di lavoro”.
L'indagine ha poi evidenziato che l’80%
delle scuole ha progettato i percorsi di alternativa scuola-lavoro “a partire da offerte
di soggetti privati, nate in modo occasionale”. Poca programmazione e scarso piano
complessivo dimostrato dalla quota ridotta
di progetti “basati su un consolidato rapporto tra scuola, territorio e mondo del lavoro”.
Il giudizio del sindacato è quello di una insufficiente “qualità delle esperienze cui gli
studenti stanno partecipando, sia pur in presenza di progetti formalmente corretti”. La
stragrande maggioranza delle esperienze, il
90%, sono state realizzate in piccole o micro
imprese, “un tessuto che non aiuta al controllo della capacità formativa delle imprese”. In questo periodo, inoltre, non è stato
attivato in tempi utili il registro nazionale
delle imprese dal quale le scuole sono obbligate a individuare il soggetto ospitante. Al
registro risultano iscritte, a oggi, solo 400
imprese. Non esistono così criteri di accreditamento della capacità formativa delle imprese ospitanti e l’accertamento dei requisiti da parte delle scuole “non può che limitarsi a un criterio di tipo burocratico”. Qualche elemento positivo è stato individuato,
ma sostanzialmente quello che viene fuori
dalla ricerca è una sonora bocciatura di Poletti. Aspettando l’estate.
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ITALIA
Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IL RACCONTO
I
Il libro
Tangentopoli Nera
l
Cereghino
e Fasanella
Pagine: 222
Prezzo: 18 e
Editore:
Sperling
&Kupfer
I PROTAGONISTI
ARNALDO
MUSSOLINI
Fratello del
Duce, morto
nel 1931
ITALO
BALBO
Si arricchì
nell’esilio
africano
ROBERTO
FARINACCI
Il falso
Robespierre
del fascismo
AMERIGO
DUMINI
La borsa di
Matteotti fu
il suo tesoro
ARTURO
OSIO
Banchiere e
faccendiere
di Farinacci
» 19
Regime corrotto Le ruberie del Duce, ricattato da Farinacci
per la maxi-tangente petrolifera scoperta da Giacomo Matteotti
SEGUE DALLA PRIMA
» FABRIZIO D’ESPOSITO
l volume è intitolato: Tangentopoli Nera (Sperling &
Kupfer, 222 pagine, 18 euro).
Nel suo Ventennio, il Duce
rimase imprigionato da questa guerra delle mazzette tra
i clan rivali dei vari gerarchi.
Imprigionato e ricattato. Informato in tempo reale da
poliziotti e spie, Mussolini
non fece nulla o quasi per
raddrizzare la moralità fascista. Anzi. Il libro ripercorre il mistero, ancora irrisolto,
della borsa di Giacomo Matteotti, il deputato socialista
fatto ammazzare dal regime
nel giugno del 1924. Matteotti stava preparando un clamoroso discorso alla Camera
per denunciare lo scandalo
della Sinclair Oil, impresa
petrolifera americana riconducibile alla famiglia Rockefeller. Per rompere il monopolio inglese sul petrolio italiano, la Sinclair Oil pagò 30
milioni di lire di tangenti,
corrispondenti a circa 28 milioni di euro di oggi, anche alla famiglia Mussolini, in particolare ad Arnaldo, il fratello del Duce.
Il federale di Milano,
tra bische e bordelli
Arnaldo Mussolini fu il
grande protettore della cricca che mise le mani sulla operosa Milano, ritenuta la
capitale morale del Paese. Il
primo personaggio è il federale Mario Giampaoli. Praticamente povero prima della
marcia su Roma del 1922, i
rapporti polizieschi al Duce
segnalano un’i mp r o v vi s a
impennata con le fortune
politiche, a partire da un milione di lire ricevuto come
regalo di nozze da “autorità
ed enti pubblici”. Il regime
ha anche provveduto a cancellare una sua passata condanna per furto. Tra i suoi affari, Giampaoli rileva una testata giornalistica, 1919, da
uno degli assassini di Matteotti, Albino Volpi. Il federale non si fa mancare nulla.
La sua cricca si compone di
“ladri, bari di professione,
cocainomani, ricattatori, tenutari di bordello”.
Il rapinatore e la cresta
sulle tessere del Pnf
Il braccio destro e addetto
stampa di Giampaoli si chiama Roberto Rossi e proviene
dalla mala cittadina. È stato
un rapinatore esperto, finanche arrestato per 150 mila lire rubate a un gioielliere.
I suoi genitori sono ricettatori professionisti. Una famiglia criminale di spessore
notevole. Rossi e Giampaoli
si conoscono e si “prendono”
in una bisca d’alto bordo. Organizzano un trust delle case
di tolleranza. L’ad d e tt o
stampa, ex rapinatore, fa una
vita da sogno: villa lussuosa,
2 milioni di lire in banca, un
parco macchine strepitoso.
La cricca fa la cresta su tutto,
anche sulle tessere del Pnf:
500 lire ciascuna.
Gli affari senza scrupoli
del podestà Belloni
A completare la banda c’è infine il podestà Ernesto Belloni. Modesto impiegato,
promette persino un seggio
da senatore al suo ex datore
di lavoro che vuole denun-
Fascismo ladrone: la guerra
dei gerarchi per le mazzette
ciarlo per gli ammanchi in
casa. Belloni esige mazzette
per ogni lavoro pubblico a
Milano. Tra i documenti riportati nel libro si legge:
“Belloni fa affari senza scrupoli, ed è largamente biasimato per il suo sistema di
servirsi della posizione politica per fare affari in ogni
campo”.
IL BLITZ DI DONGO
Addio al partigiano “Arturo”
L’ultimo
testimone
Giacomo Bruni, 94 anni
IL SUO NOME DI BATTAGLIA era “Arturo”. Fu
lui condurre il camion che da Dongo trasportò a
Milano (in piazzale Loreto) i cadaveri di
Mussolini e della Petacci. Giacomo Bruni è
morto lunedì all’età di 94 anni. Era l’ultimo
componente del gruppo di partigiani dell’Oltrepò
Pavese che alla fine della Seconda guerra
mondiale si recò nel luogo in cui vennero uccisi il
Duce, la sua amante Claretta Petacci e altri
gerarchi fascisti. Il partigiano pavese fece parte
prima della divisione alpina Cuneense e poi della
brigata garibaldina Crespi. “Fu il mio
comandante Ciro (Carlo Barbieri) a scegliermi
per la missione”, raccontò qualche anno fa
“Arturo” alla Provincia Pavese. “Il colonnello
Valerio e Landini (capo del servizio di
controspionaggio delle formazioni garibaldine
dell’Oltrepò) viaggiavano in auto, io ero al
volante di un Fiat 634”. Quando il gruppo di
partigiani arrivò dal duce e dalla Petacci “stavano
ancora dormendo - aveva aggiunto Bruni -. Li
svegliarono, dissero a Mussolini che erano venuti
a liberarlo e lui esclamò: ‘Se mi liberate vi regalo
l’impero’. Ma ormai l’impero non esisteva più”.
Il ras di Cremona
e la borsa sparita
A fomentare la campagna
contro “la banda Giampaoli”
di Milano, in una violenta e
sotterranea faida di regime,
è il ras di Cremona: Roberto
Farinacci, il Robespierre del
fascismo, l’antiduce amico
dei nazisti. Farinacci perseguita Mussolini su due fronti: i report dettagliati sulle
malversazioni della cricca
meneghina e il misterioso
contenuto della borsa di
Matteotti, che costituisce la
terza e ultima parte di Tangentopoli Nera. Gli autori ricostruiscono le peripezie di
Amerigo Dumini, l’assassino
che trafugò le carte del deputato socialista, e il suo legame con Farinacci, che lo
difese nel processo farsa
messo in scena dal regime.
Le carte giacciono ancora,
insabbiate, negli archivi inglesi e americani.
Il grande banchiere
riciclato due volte
La guerra interna di Farinacci, già segretario del Pnf, non
è motivata da un’ansia moralizzatrice. Anche il ras di
Cremona ha la sua rete di
faccendieri, banchieri e industriali. L’ar ricc hime nto
personale è la vocazione di
ogni fascista di rango. Emblematico è il caso di Arturo
Osio, il fondatore della Bnl.
In marcia
verso i soldi
Mussolini e le
camicie nere il
giorno dell’incarico di governo. Sotto, a
sinistra, Giacomo Matteotti
LaPresse
Già leader dei popolari di sinistra, Osio si ricicla col regime e ottiene una falsa iscrizione al Pnf retrodatata al
1922, l’anno della marcia su
Roma. Descritto come “ignorante e prepotente” fa affari ovunque e accumula potere e denaro. A Milano s’impadronisce della Centrale
del Latte, a Roma fa la dolce
vita in una magnifica villa
sulla Flaminia, dove agli ospiti più importanti fa visitare un segreto tempietto erotico. Caduto il regime, Osio si
riciclerà per l’ultima volta
nell’Italia repubblicana ospitando, tra gli altri, Carlo
Pesenti, Renato Angiolillo,
Luigi Sturzo.
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20 »
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
Cultura | Spettacoli | Società | Sport
Secondo Tempo
ZEROCALCARE Il disegnatore romano e la nuova supereroina Lu
I
» GUIDO BIONDI
o continuo a fare le stesse cose: la mia comunità di appartenenza, quella nella quale
mi riconosco, non mi pone
nessun problema”. Sono le
parole di Michele Reich aka
Zerocalcare, per esorcizzare
il ruolo di protagonista indiscusso del prossimo Lucca
Comics & Games 2016, dal 28
ottobre al 1 novembre. L’autore di Profezia dell’Armadillo,Un polpo alla golaeKobane
Continuo
a fare le
stesse cose:
la comunità
nella quale
mi
riconosco,
non mi
pone
nessun
problema
Calling, ha scelto la supereroina Lu quale simbolo della
locandina ufficiale oltre a esporre alcune tavole chiamate Zero x 50, cui il Festival dedica una mostra.
Di cosa parlano le nuove tavole disegnate per il Festival?
Tavole e locandina hanno come soggetto una supereroina; racconto le sue origini e la
sua crescita avvenuta di pari
passo con l’imporsi del Lucca
Comics. Un Festival che non
riusciva più a contenere tutte
le persone e si è ingrandito tra
polemiche e controversie.
Una mostra a Lucca Comics
la eleva definitivamente
dalla categoria di giovane
promessa a quella di venerato maestro.
Bisogna capire cosa vuol dire
mainstream. Da quando ho
cominciato a pubblicare albi
in libreria, tutto sommato,
potrebbe già essere definito
mainstream. Non è che attraverso Lucca percepisco un
Le nuove
tavole
In esclusiva
per il “Fatto
Quotidiano”
le tavole
di Zerocalcare per il Lucca
Comics 2016
VENERATO
MAESTRO
OUTSIDER
Michele Rech al Lucca Comics
grande salto; ok, sono in compagnia di molti artisti ma
contemporaneamente sono
presente anche al Borda!Fest, lo spazio più alternativo e
politico. Il mondo del fumetto è così di nicchia che non mi
pare abbia senso la polemica.
A Roma, nel suo quartiere,
ha disegnato un murales
con una contraddizione:
“Manca tutto, non ci serve
niente”.
Rebibbia è una classica borgata romana e quindi manca
di tutti i servizi per i cittadini,
spazi di aggregazione e luoghi di cura. Ecco il perché di
“manca tutto”. Al netto di
queste mancanze a nessuno
viene in mente di chiedere
l’elemosina alle istituzioni,
ognuno è capace di costruire
in autonomia degli spazi, anche con i centri sociali occupati.
Recentemente è stato invitato a Ny Comicon, ma non le
è stato concesso il visto per
i suoi recenti viaggi in Siria e
al popolo curdo.
In realtà mi hanno negato la
procedura accelerata: non avevo presentato domanda
con largo anticipo e non avevo fissato l’appu nta men to
con l’ambasciata. Giusto per
disinnescare la retorica: non
credo abbia valore politico o
simbolico.
Facebook le ha rimosso un
post dedicato alla memoria
di Carlo Giuliani a causa dei
commenti di alcuni utenti.
Lei ha scritto che il G8 è stato il motore della sua scelta
di disegnare: pensa di dedicare un albo intero a quel periodo storico?
Quello che avrei voluto fare
nel corso degli anni è un albo
collettivo che potesse contenere tutto il “sentire” delle
persone presenti, in modo da
ricomporre un mosaico.
Mancano le microstorie
piuttosto che una versione
oggettiva. Non so se si farà
mai, mi pare che l’attenzione
di chi c’era oggi sia molto calata…
Si rischia di ferire nuovamente chi ha ancora delle cicatrici aperte?
Tutte le cicatrici delle persone presenti a Genova andrebbero ricordate sempre, soprattutto per il messaggio
che è passato alle giovani generazioni. Su Facebook mi
sono arrivati dei commenti di
ragazzini che all’epoca avevano 2-3 anni e tutto ciò che
sanno è quello che hanno letto o che qualcuno ha raccontato: una versione dei fatti
completamente distorta. Alla fine l’unico che chiamano
assassino è il solo che è morto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SECONDO TEMPO
Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Addio a Mimmola Girosi
Hayden al posto di Pedrosa
Galaxy Note7, cambio al volo
Aveva 85 anni la storica aiuto-regista
dei fratelli Taviani, di Olmi e tanti
altri: ha contribuito alla creazione di
tanto cinema italiano, dal 1955 a oggi
Il pilota statunitense sostituirà
lo spagnolo (operato alla clavicola)
nel Moto Gp d’Australia di domenica
prossima sul circuito di Phillip Island
Diverse compagnie aeree (Alitalia
compresa) non ammettono il
dispositivo – incendiabile – in aereo
Così Samsung lo ritira in aeroporto
» 21
A TEATRO Simone Cristicchi alle prese con Davide Lazzaretti, il mistico vissuto durante
l’Unità d’Italia: “Un momento simile al nostro, speriamo non per le aspettative deluse”
“Canto il Cristo dell’Amiata,
la sua storia ci serve ancora”
» ALESSIA GROSSI
Un musical
civile
Il cantautore
fa da testimone, con musica dal vivo,
alla storia
dimenticata di
“Santo Davide”
S
iamo in un momento
che somiglia un po’a
una traversata nel
deserto, senza più
punti di riferimento: ciò che sta dietro ormai è
scomparso e il futuro è una dimensione sconosciuta. Per
me è anche un momento di
grande slancio, in cui fare comunità e far valere il proprio
talento con grande coraggio”.
Forse anche per questo Simone Cristicchi ha deciso di raccontare nel suo nuovo spettacolo Il secondo figlio di Dio la
storia di Davide Lazzaretti, il
mistico vissuto durante l’Unità di Italia. “Un momento
molto simile al nostro – speriamo non per le aspettative
disattese”.
IL DEBUTTO è a Brescia perché
Il fumettista
di Rebibbia
Zerocalcare,
pseudonimo
di Michele Rech, è nato ad
Arezzo il 12 dicembre 1983
Contrasto
il CTB Centro Teatrale ha coprodotto questa sua quinta opera teatrale il cui protagonista, “non catalogabile – secondo l’autore – perché un visionario, un pazzo, un eretico vissuto nella seconda metà
dell’Ottocento tra il Monte Amiata, in Toscana, e la Francia”. La vicenda che il cantautore porta in scena con musica
e video è di quelle “sepolte nei
magazzini della Storia perché
riguarda un personaggio scomodo. Uno che si è autoproclamato il secondo figlio di
Dio, appunto, scomunicato
per questo dalla Chiesa, ritenuto un sovversivo dallo Stato,
ma che vari indizi –venuti fuo-
RESISTENZA
vide”è del tutto sovrapponibile a quella di Gesù di Nazareth”, non quello raccontato dalla Chiesa.
L’autore, infatti, si dice credente, sì: “ma non del Dio che
predicano. Credo nelle potenzialità divina dell’uomo di poter cambiare le cose, di trarre
la luce dalle tenebre. Non nel
Dio supereroe che non può esistere”.
LA RICERCA di Cristicchi sulla
ri dopo tre anni di studio dei
documenti che i suoi seguaci
hanno conservato a Arcidosso
(Gr) – raccontano come un
grande riformatore, o meglio,
davvero un visionario”.
Cristicchi si fa così aedo della vita di “Santo Davide”, come
lo chiama la sua gente, anche
se ammette che “sarebbe molto semplice scambiarlo per un
matto, se non fosse per la sua
morte eroica avvenuta per mano di un carabiniere, nell’atto
di salvare il suo popolo: primo
omicidio di Stato, e per la sua
amicizia sia con alte gerarchie
ecclesiastiche –suo protettore
fu Pio IX – che in ambito intellettuale, soprattutto in
Sovversivo,
eretico
secondo
la Chiesa,
morì per
salvare
il popolo
È stato
il primo
omicidio
di Stato
Francia, dove come un cervello in fuga di oggi vede pubblicati i suoi libri”. Una comunità
Lazzaretti l’aveva fondata,
quella delle famiglie cristiane,
basata su tre principi: istruzione, solidarietà – “una vera e
propria società di mutuo soccorso, una cooperativa sociale
– e il voto alle donne. Per non
parlare delle sue idee politiche: uno dei suoi progetti erano gli Stati Uniti d’Europa”.
Anche in questo spettacolo
come già in Magazzino 18 Cristicchi usa la “memoria storica
come gancio per l’attualità”,
per parlare di un popolo, quello italiano, che adesso come allora vive “lo scollamento tra i
propri bisogni e l’azione della
politica. Mentre la Chiesa attraversa una grande crisi, e anche i preti sembrano preoccupati di arginare la crisi vocazionale”. Ma non per questo ci
vorrebbe un Messia, secondo
l’autore. “I messia in politica
sono spesso pericolosi e personaggi come Lazzaretti sono
facilmente strumentalizzabili
proprio perché non catalogabili: a lui si ispirò Mussolini nei
suoi discorsi sul Monte Amiata”. A proposito di politica, alla
domanda su cosa voterà al referendum costituzionale non
risponde.
Dal punto di vista spirituale
invece, la figura di “Santo Da-
vita di Davide Lazzaretti presto sarà anche un libro. “Un romanzo triller”. Il quarto libro,
il primo romanzo, venuto fuori dalla lettura di ogni singolo
documento riguardante il
“Cristo dell’Amiata”, di qualsiasi interpretazione, e insieme ennesimo “cambio di carriera” del musicista arrivato al
grande pubblico da Sanremo e
che da allora si è cimentato in
ogni arte: “Ho avuto tante occasioni e penso di averle sapute sfruttare. Il primo libro Centro di igiene mentale ad esempio è nato quasi per caso: al Festival Gaber mi notò un editore
della Mondadori e mi propose
di scriverlo. Penso di aver fatto
un percorso, con il coraggio di
sfidarmi. Oggi al centro della
mia professione c’è il teatro,
ma non è stato facile farsi accettare, acquisire credibilità.
Va così: mi innamoro perdutamente delle idee, le spolpo fino
all’osso e poi le abbandono. Diciamo che finora mi sono fidato dell’istinto, che di solito fa a
botte col marketing”.
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LANGHE L’epopea di un aeroporto alleato e del suo “stuck” di ragazzi che contribuì a liberare Alba
Jack, il Partigiano Johnny dello Yorkshire
» MASSIMO NOVELLI
N
on eravamo tanti, una
trentina, – come si dice in gergo – uno stick,
in pratica tutti quanti potevano portare l’aereo. Ricordo
Paddy Volkes, ‘Lofty’ Grey,
un commilitone dai capelli
rossi, ‘Red’ Sylvester, ‘Jock’
Matthew McKinnon-Pattison, ‘Robbo’ Robinson, il tenente Fell e il capitano Macdonald”. E c’era naturalmente chi sta raccontando: Jack
Paley, classe 1921, inglese del
West Yorkshire, prima volontario nella Seconda guerra
mondiale nei corpi aviotrasportati, poi paracadutista,
quindi reclutato dal SAS, lo
Special Air Service, per missioni ad alto rischio dietro le
linee tedesche in Europa, in
appoggio ai partigiani.
Agli inizi dell’aprile del ’45
Jack e gli altri (inglesi, irlandesi, scozzesi e canadesi) raggiunsero a bordo di un Dakota
l’aeroporto partigiano di Vesime, nell’Alta Langa, e quindi Castino, dove operavano le
divisioni autonome di Enrico
Martini “Mauri” e Piero Balbo “P ol i”, comandanti dei
“fazzoletti azzurri” tra i quali
militava Beppe Fenoglio.
E in effetti la storia di Jack
sembra davvero tratta dalle
pagine del Partigano Johnny.
A narrarla è lo stesso Paley,
che oggi vive in Canada. Qualche anno fa ha affidato i suoi
ricordi al figlio del capitano
Robert “Buck”Macdonald, uno dei fegatacci del SAS; la te-
Sulle colline
di Vesine
L’aeroporto
alleato
nell’Alta Langa astigiana
in uno scatto
del 1945
Archivio ISRCNP
stimonianza, tradotta in italiano, è stata pubblicata nell'ultimo numero de Il Presente e la Storia, la rivista dell'Istituto Storico della Resistenza in provincia di Cuneo.
Jack e gli altri britannici,
rammenta Paley, si acquartierarono a Castino, dando inizio all’“operazione Canuck”,
che in slangsignifica “canade-
se”, forse in omaggio a “Buck”
che la guidava. Dice Jack che
“era entusiasmante, ci piaceva il posto, la gente era amichevole e offriva spesso da
mangiare”. La cooperazione
con i partigiani autonomi e
con le missioni inglesi già in
zona portò il gruppo di Jack, il
25 aprile, alla battaglia di Alba, liberata il 26.
“Rimanemmo tranquilli”,
ricorda Paley, “e nascosti sino
a prima mattina quando arrivò il capitano Macdonald,
soffiò nel fischietto e allora aprimmo il fuoco sugli obiettivi prefissati con le Browning e
i mortai”. I nazifascisti respinsero l'attacco, così “caricammo tutte le armi sull’automezzo e tornammo a Castino”. I ragazzi dello stick furo-
no di nuovo ad Alba il 26 aprile. Il maggiore Ballard, sudafricano, “scende in città per
negoziare la resa e durante le
trattative, i mortai di Macdonald sparano alcuni colpi sulla caserma e a metà pomeriggio compare un’ampia bandiera bianca a garantire la cessazione delle ostilità”.
Di lì a poco, Jack e il resto
dello stick lasciarono il Piemonte. “I partigiani”, rievoca
ancora, “erano bravi combattenti, molti si battevano come
noi del SAS, gente in gamba,
c or ag gi os a”. Come aveva
scritto Joseph Conrad del suo
Lord Jim, Jack Paley, insomma, “era uno di noi”: un fenogliano Johnny arrivato dal
lontano West Yorkshire.
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Dietro
le linee
Il britannico Paley,
95 anni,
era dello
Special
Air Service, missioni ad alto
rischio
in zone
contese
22 » SECONDO TEMPO
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
Libri
IL ROMANZO La giornalista francese Florence Noiville analizza il confine
tra il desiderio di sentirsi apprezzati e il rischio di diventare stalker
U
L’autrice
Florence Noiville, giornalista francese
Il libro
L’illusione
delirante
di essere
amati
l
Florence
Noiville
Pagine: 152
Prezzo:
15,90e
Editore:
Garzanti
Può succedere
Basta un
episodio
minore a
scatenare
le reazioni
dei “senza
speranza”
» CATERINA BONVICINI
n thriller psicologico, un
noir perturbante e raffinato,
un libro che, come i precedenti di Florence Noiville,
scrittrice francese e giornalista di Le Monde, scava nei
rapporti fra neuroscienze e
letteratura: L’illusione delirante di essere amati (traduzione di Doriana Comerlati,
Garzanti) è un romanzo dalle molte anime.
È la storia di un’ossessione
al femminile portata all’estremo che, come ha scritto
Milan Kundera, ci fa vedere
“quanto possa essere forte
l’amore anche nell’odio”. Da
un punto di vista clinico,
questo amore delirante ha
un nome preciso: è la sindrome di Clérambault, cioè l’erotomania. All’improvviso,
senza ragione, qualcuno acquista “la certezza di essere
am at o” da qualcun altro.
Peccato che non sia affatto
così e che sia solo un’illusione, appunto. Un caso tipico:
una fan durante un concerto
si convince di essere stata
guardata in modo speciale
dal cantante e da quel momento in avanti lo perseguita. Ma non capita solo ai personaggi pop.
PER LAURA, la protagonista,
l’incubo comincia quando
dopo tanti anni incontra una
vecchia amica, con cui studiava durante il corso preparatorio alle grandes écoles. Uno spartiacque che segna il
loro destino. Laura riesce a
entrare, diventerà una scrittrice famosa e una giornalista
televisiva. C. no. Mossa da un
sotterraneo senso di colpa
per il suo successo, Laura offre un lavoro a C. nella sua redazione. Ma la vicinanza scatena l’inferno. Un giorno C. si
presenta in ufficio vestita esattamente come Laura. Un
altro cerca di impossessarsi
del suo programma. Comincia a seguirla ovunque, a en-
D. C. (DOPO CHRISTIE)
Giallo capolavoro
di Allingham,
l’anti-Agatha C.
» FABRIZIO D’ESPOSITO
P
Amore, la linea sottile
che separa l’illusione
dall’ossessione
trare in rapporto con tutti i
suoi familiari e amici, a ossessionarla con lettere e telefonate notturne. Crea persino
una falsa pagina Facebook
per parlare a nome suo. Qui il
romanzo si fa sempre più
claustrofobico, ci si sente accerchiati. Monta l’ansia, insieme alla consapevolezza
che non può esserci via d’uscita. Perché dall’erotomania non si guarisce, procede
per “crisi di speranza”. C’è
sempre qualcosa che risveglia l’illusione, anche se l’oggetto d’amore si sforza di
spiegare che quell’am o r e
non esiste.
L’aspetto più inquietante è
PAESAGGI Passaggio a Nord Est
la totale asimmetria del rapporto. Ma è anche la trappola
peggiore, perché il perseguitato si sente pazzo a sua volta.
Laura ha una sola arma in
mano: la sua scrittura (“È così che nascono i miei romanzi. Li scrivo per spiegare a me
stessa quello che non capisco”).
NON PUÒ FARE altro che cer-
care di entrare nella testa di
C., per rompere il maleficio.
Comincia a cercare altri perseguitati, e scopre che sono
molti, vite rovinate da incontri insignificanti. L’illusione
di essere amati è così delirante che può nascere da un fir-
ma copie, da un gesto gentile
di routine. È così insidiosa
che si nasconde dietro a persone apparentemente normali. E quando si palesa, è
troppo tardi.
L’intensità del romanzo
sta in questo: Florence Noiville ci fa sentire tutti vittime
di stalking. Un modo infallibile – il potere della letteratura – per non riempirsi la
bocca di questo argomento
senza sapere davvero cos’è.
In queste pagine l’incubo diventa nostro. Pur di liberarci,
ci rendiamo conto che saremmo disposti a uccidere o
a farci uccidere.
er gli appassionati, Il premio del
traditore è un giallo ormai leggendario. Uno tra i migliori di sempre.
Anche perché basato su un complotto che
poi si rivelerà vero, alla fine della seconda
guerra mondiale. Per chi non l’avesse capito stiamo parlando di Margery Allingham e del suo personaggio prediletto, il detective Albert Campion. Notevole pure la scrittura:
“La nebbia al suolo si era
fatta più fitta, così che il
commissario, marciando
in testa, sembrava un ridicolo busto di se stesso,
con la testa e le spalle uniche parti chiaramente l Il premio
definite nella luce fred- del traditore
da”. Contemporanea di Margery
Agatha Christie, Allin- Allingham
gham ambientò Il premio Pagine: 264
del traditore nel 1940, in Prezzo: 16,5e
pieno conflitto mondia- Editore:
le. L’enigma è complesso B. Boringhieri
sin dall’inizio.
CAMPION si risveglia senza memoria in
ospedale. Ascolta una conversazione e
crede di essere sorvegliato dalla polizia.
Ha ammazzato, forse, un agente. Ma lui,
appunto, non ricorda nulla. Nella fuga ritrova la cara Amanda, sua futura moglie,
che lo conduce in una cittadella della
campagna inglese, governata da una società segreta di gentiluomini conservatori e classisti, fedeli insomma alla tradizione. Il tarlo peggiore, per Campion, è che
tutti si rivolgono a lui per via di una misteriosa e cruciale ora X, destinata a dare
il via a un complotto con il Regno Unito. Il
detective però continua a non avere
“mezzo cervello” e la sua appare come una corsa disperata contro l’ignoto. Ogni
tanto un pezzo di memoria affiora ma poi
tutto s’ingarbuglia come prima. Quale
piano nemico deve sventare Campion? E
perché hanno ammazzato il povero Anscombe, segretario della già citata società
segreta? Alla base del rompicapo un’idea
genialmente criminale.
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TERZA PROVA Un’autrice “normalizzata”?
SAGA Il nuovo thriller di Stephen King
Viaggio nei confini mobili Personaggi complessi,
del Friuli-Venezia Giulia
ma un finale troppo rosa
La paura cambia nome:
si chiama fragilità umana
» ELISABETTA REGUITTI
» ELISABETTA AMBROSI
» GIOVANNA GIANNONE
FRIULI VENEZIA GIULIA. Viaggio nella terra
dell’oro”, Op Art Editore racconta con fotografie e
testi una terra di confine, punto di incontro fra mondo latino, tedesco e slavo, incrocio di culture, terra
dai contorni mobili. Il regista e fotografo Luigi Vitale
coglie e fissa con immagini a colori di grande formato e video-ritratti, paesaggi, artisti e artigiani
che rendono unica la regione più a nord-est d'Italia.
Una mappa di saperi dimenticati, di tradizioni culturali vive in una narrazione dell’uomo attraverso i
secoli fino al presente, nell’industria, agricoltura,
artigianato e nell'arte. Realtà e bellezze sconosciute ai più, connotate da originalità e unicità come nel
caso della fiber artist Attiliana Argentieri Zanini
che realizza arazzi polimaterici, tessuti su antichi
telai a liccio, sculture tubolari con fibre vegetali e
pizzi o anche del maestro vetraio Toni Zuccheri che
plasma la materia composta di silicio, acqua e fuoco forgiandone uno stupendo bestiario. Dalla longobarda Cividale del Friuli ad Aquileia, da Trieste a
Udine e Gorizia, la regione è protagonista di un
viaggio, seguendo itinerari fra mare, montagne e
colline dove si producono grandi vini famosi in tutto
il mondo. Il volume, con saggi di Moreno Gentili, è
uscito in occasione della mostra allestita a Villa
Manin di Passariano (Ud).
DA VALENTINA D’URBANO, giovane autrice Longanesi, ti aspetti un romanzo di contrasti violenti,
con trame che prendono pieghe inattese e personaggi segnati dal dolore, dalla rabbia o dalla mancanza di speranza. Così era per Il rumore dei tuoi passi,
storia drammatica di due ragazzi cresciuti sullo
sfondo di una devastata periferia metropolitana.
Così era, pure, per Acquanera, dove la capacità delle
protagoniste di visualizzare il corpo di persone morte lasciava il lettore sospeso nello spazio tra il visibile
e l’invisibile. Non fanno eccezione i protagonisti del
nuovo romanzo, Non aspettare la notte: Angelica,
ventenne deturpata da un incidente stradale con la
madre che ha cercato di suicidarsi con lei ragazzina e
Tommaso, un ragazzo che sta diventando cieco. Che
i due siano destinati ad amarsi appare chiaro, ma il
percorso è, realisticamente, lento e accidentato.
Peccato che progressivamente il romanzo svolti
verso una trama prevedibile e un finale da commedia rosa, dove ogni dolore è troppo facilmente cancellato. Un intervento dell’editore, per andare incontro al grande pubblico (e, magari, al cinema)?. La
D’Urbano giura di no: ma così “normalizzata” (da se
stessa o da altri), perde forza narrativa. E i suoi personaggi smarriscono lo spessore tragico, quello che
ti fa ricordare certe figure letterarie per sempre.
LA PAURA HA MOLTE FORME. Stephen King torna
con un nuovo romanzo per aggiungerne una alla lista.
Niente clown assassini, hotel infestati o lettrici psicopatiche, l’ultimo capitolo della trilogia di “Mr Mercedes” punta sul più ancestrale dei terrori: la fragilità
umana. In “Fine turno” tornano i protagonisti dei due
libri precedenti: il detective in pensione Bill Hodges e
la sua collega Holly Gibney. Soprattutto torna Brady
Hartsfield, l’antieroe che ha dato il via alla saga. Per
chiudere il cerchio, King riparte dalla notte del 2009
in cui tutto è iniziato. Migliaia di lavoratori si affollano
all’esterno di un centro commerciale, in attesa dell’apertura di una fiera che promette lavoro ai disoccupati. Una Mercedes grigia solca la folla, uccide otto
persone e ne ferisce gravemente molte altre. Hartsfield viene arrestato l'anno successivo mentre tenta di far saltare in aria un auditorium con dentro duemila persone. Cinque anni dopo lo ritroviamo bloccato in un letto di ospedale. I medici lo danno per
spacciato, ma Hodges non è d’accordo. Una serie di
misteriosi suicidi convince il detective che Hartsfield
non ha bisogno di camminare per uccidere. La mente
di Mister Mercedes sconfina in quella delle sue vittime, ridotte a vere e proprie marionette. Riuscirà
Hodges a fermare il suo arcinemico prima che porti a
termine il più grande suicidio di massa mai visto?
Friuli
Venezia
Giulia.
Viaggio
nella terra
dell’oro
l
Luigi Vitale
Pagine: 100
Prezzo: 75e
Editore:
Op Art
Non
aspettare
la notte
l
Valentina
D’Urbano
Pagine: 377
Prezzo: 16,9e
Editore:
Longanesi
Fine
turno
l
Stephen King
Pagine: 496
Prezzo: 19,9e
Editore:
Sperling &
Kupfer
SECONDO TEMPO
Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO |
» 23
Arte & Fumetti
PALERMO Allo Zac Zisa 31 artisti cubani tra i più noti e influenti sulla scena internazionale
attivi dalla fine degli Anni Settanta, più della metà dei quali vive e lavora a L’Avana
F
Ricarica
IL MADRE
VOLA
CON JODICE
Domani alle
10, presso
l’Aeroporto
Internazionale di Napoli, il
taglio del nastro delle ‘città’, in collaborazione
con il Museo
Madre, di
Mimmo Jodice. I viaggiatori in attesa
dell’imbarco
potranno ammirare le “città” di Jodice
(Napoli,
1934), uno
dei maestri
della fotografia contemporanea, interprete assoluto della
civiltà mediterranea e
dello spirito
di un territorio e di una
città unici al
mondo come
Napoli
n
» LAURA CHERUBINI
ino a poco tempo fa in Italia
non si avevano molte notizie
sulla situazione artistica di
Cuba. A rompere il ghiaccio
ci avevano pensato Christian e Miria Maretti con il
padiglione di Cuba portato
per 3 edizioni alla Biennale
di Venezia, suscitando grande attenzione, e con il Premio Maretti, una sorta di bilaterale per giovani artisti
cubani e italiani. Ora in Italia
è arrivata una mostra con 31
artisti cubani, molti dei quali
noti a livello internazionale,
attivi dalla metà degli Anni
Settanta, che dopo la tappa al
PAC di Milano sbarca ora a
Palermo negli spazi di Zisa
Arti Contemporanee.
Tatuate sul corpo
e nella storia:
tutte le arti di Cuba
mance in cui si lascia stirare
dalla madre con un ferro rovente i capelli alla maniera
occidentale, secondo il metodo casalingo e pericoloso
delle donne afrocubane, ma
alla fine si ribella gettandosi
all’improvviso acqua fredda
in testa. Ricardo Miguel
Hernandez per un anno ha
spiato una spia del governo
che abitava nel suo palazzo.
Los Carpinteros è il nome di
un collettivo artistico fondato nel ’92 a L’Avana: sottraggono agli oggetti che fabbricano la funzionalità dell’uso.
L’ESPOSIZIONE è curata da
Diego Sileo e Giacomo Zaza
e il catalogo è edito da Silvana Editoriale. La mostra conferma la grandissima vivacità del panorama artistico e
culturale (poesia, cinema,
architettura) cubano e l’alta
qualità della ricerca variegata, vitale e fatta di forti e differenziate individualità.
Il titolo, Cuba. Tatuare la
storia, allude in modo forte
sia all’idea di lasciare un segno nella storia, sia al tema
del corpo, profondamente
radicato nella tradizione
storico artistica cubana attraverso la pratica della performance.
La mostra comprende
tanto artisti celebrati e riconosciuti a Cuba come Kcho,
il cui motivo principale è
quello del mare a cui è collegata la barca, perché “la
nostra storia è fatta di sangue
e acqua del mare”, quanto artisti “irregolari” come Tania
Bruguera che presenta un’opera inedita sul tema della
censura a Cuba. In mostra
anche le foto di una performance che fece scandalo: il 4
maggio 1990 Angel Delgado
defecava su una copia del
• Sandro Chia
Opere recenti
CIAC, Foligno
Fino al 29 gennaio 2017
MOSTRA personale dedicata
ad un grande artista toscano, tra
i più noti protagonisti della Transavanguardia italiana. Curata da
Italo Tomassoni, raccoglie circa
50 opere, molte realizzate appositamente per gli spazi del
CIAC. Accanto a 11 grandi tele
realizzate tra il 1998 e il 2003,
con le grandi figure umane di
Chia che emergono da sfondi
coloratissimi di forme geometriche o di pennellate ricche e dense, un gruppo di dieci tele più
recenti, con al centro uomini e
donne, su sfondi dove dominano
gli azzurri, i verdi e i blu, e paesaggi delicati e poetici.
UNA SERIE di chiodi (simbo-
L’esposizione Maria Magdalena Campos Pons . “Finding Balance”
giornale ufficiale del Partito
Comunista cubano buscandosi 6 mesi di prigione.
Humberto Diaz ci imprigiona nella parola IDEAS come
in un labirinto e presenta anche un frigorifero di fabbricazione americana, oggetto
alieno a Cuba e perciò trasformato in una sorta di capsula del tempo. Carlos Garaicoa ricostruisce lo Sloppy
Joe’s Bar frequentato a L’Avana da Hemingway e chiuso dopo la vittoria della rivo-
luzione (1959).
Sono esposte anche opere
dei 2 artisti cubani più noti
del XX secolo, non più viventi, Felix Gonzalez Torres e Ana Mendieta (di cui è esposta
la serie fotografica Rape Scene dove si presenta come vittima di stupro). Maria Magdalena Campos-Pons rielabora nella sua opera performativa le tradizioni popolari
della cultura afrocubana.
Susana Pilar Delahante Matienzo realizza una perfor-
Realtà da
scoprire
Opere
di artisti
celebrati
ma anche
“irregolari” invisi al
castrismo
lo del lavoro manuale dei
carpentieri) giganti si contorce in forme zoomorfe.
Carlos Martiel affronta nelle
sue crude ed estreme performance temi sociali e politici.
Reinier Nande fa scorrere
come stille di sangue le parole del discorso agli intellettuali di Fidel Castro sotto
un piccone conficcato nel
muro. In La ultima cena Làzaro Saavedra sostituisce ai
12 apostoli altrettanti televisori mentre Cristo è rappresentato da un generatore di
corrente. Grethell Rasùa è
autrice di poetiche performance come quella in cui
scrive parole di speranza con
un impasto di terra e acqua
piovana portate da Cuba. Un
fantastico mondo da scoprire.
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IL FUMETTO Un volume ambizioso ma riuscito per il fumettista ventiduenne
400 pagine di incubi ricorrenti nello spazio
per l’esordio surreale di Adam Tempesta
» STEFANO FELTRI
I
tero Perpetuo si può raccontare in un solo modo,
con la sequenza di esperienze di lettura che si affrontano, molto diverse tra loro.
Lo prendi in mano e pensi: ardito per un 22enne come Adam Tempesta esordire così,
un volume di 400 pagine, nessuna prudenza nel tratto spericolato, un ottimo progetto
grafico del volume fatto dalla
casa editrice Eris. Sovracoperta minimalista bianca con
vezzosi rilievi (che brillano al
buio), sotto una copertina coloratissima, centinaia, forse
migliaia di personaggi, oggetti, forme geometriche, intrecci.
Poi cominci a leggerlo. Le pagine
scorrono via rapide, il montaggio è
sorprendente, c’è un bianco e nero
nettissimo, disegni molto dettaglia-
AROUND
ti, quasi barocchi (sempre netti nel
tratto, però) si alternano a personaggi schematici, implausibili. Qualcosa nel tratto ricorda Matt Kindt, fumettista americano molto apprez-
zato. Tavola dopo tavola,
il lettore sente crescere la
curiosità per una trama
che sembra sfuggire, comincia a nascere il sospetto che questo Adam
Tempesta magari è un disegnatore notevole, ma
come sceneggiatore un
po’ sconclusionato.
Quando questo dubbio inizia a diventare certezza, avendo davanti ancora circa 300 pagine da leggere, il lettore si rilassa e si
arrende: amen, lasciamo
perdere la trama e godiamoci questa sequenza di
mostri planetari, di polli
magici con un terzo occhio in fronte, pianeti antropomorfi e teste esplodenti. Il tratto di Tempesta è comunque un piacere.
Poi, proprio quando il lettore si è
riconciliato con questa riduzione di
l
Itero perpetuo
Adam Tempesta
Pagine: 408
Prezzo: 18 e
Editore: Eris
aspettative e si sente comunque quasi soddisfatto lo stesso, ecco che dal
groviglio di follia in cui Adam Tempesta avvolge il suo povero astronauta disperso nel cosmo tra donne
pericolose e astronavi surreali, emerge un filo. Nell’apparente (?) cacofonia, all’improvviso si distingue
una melodia, anzi un ritornello, che
si ripete con minuscole variazioni. E
la musica diventa orecchiabile, il lettore passa le ultime decine di pagine
a divertirsi, quasi ridendo perché ha
capito la grammatica sottostante e
vuole vedere fin dove Adam Tempesta riuscirà a spingersi.
La trama, in fondo, non è così importante, quello che conta è il viaggio narrativo sul nastro di Moebius
(stavolta il fumettista non c’entra)
che finisce soltanto con la consapevolezza dell’eterno ritorno. Visto
che salvarsi è impossibile, almeno
cerchiamo di affrontare con un sorriso il nostro destino.
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• A view Of One's Own
Tre fotografe a Roma
American Academy, Roma
Fino al 27 novembre 2016
LE TRE fotografe sono Esther
Van Deman, Georgina Masson,
e Jeannette Montgomery Barron. La mostra racconta lo
sguardo su Roma di tre generazioni di donne, pioniere e protagoniste della fotografia dal
XIX secolo a oggi. Il lavoro confronta aspetti della Città Eterna
e le sue trasformazioni urbane
dalla Belle Epoque ai nostri
giorni. Allo stesso modo, traccia l’emergere della fotografia
come mezzo indipendente esercitato da donne con un punto di vista che passa dall’approccio documentaristico ad una “espressione di genere”.
• Halida Boughriet
Officine dell’Immagine,
Milano. Dal 20 ottobre
all’11 dicembre 2016
PRIMA personale italiana
dell’artista franco-algerina Halida Boughriet (Lens, 1980). In
mostra 15 opere che partono dal
corpo: l’artista predilige linguaggi che fanno della performance
il punto focale. Riprodotte con
serie fotografiche o su supporto
video, le azioni catturano un potere sulle emozioni.
A CURA DI CL. COL.
24 » ULTIMA PAGINA
Dalla Prima
» MARCO TRAVAGLIO
“P
er Renzi accoglienza da
star... Il premier definito
dalla stampa Usa ‘il Trudeau
europeo’: insieme per un asse
contro i populismi” (Il Messaggero, ieri).
“Rapporto Istat sul 2014: oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori in nero, 180 mila in più rispetto al 2013; e 17 miliardi di Pil
(l’1% del totale) frutto di traffico di droga, prostituzione e
contrabbando di tabacco. Sommando alle attività illecite anche il nero, nel 2014 l’‘economia
non osservata’ è arrivata a 211
miliardi, il 13% del Pil: di questi,
il 46,9% è frutto di evasione fiscale, il 36,5% di lavoro irregolare (era il 34,7% nel 2013),
l’8,6% di altre componenti (affitti in nero, mance e paghe fuori busta) e l’8% di attività illegali. I nuovi dati superano di
quasi 5 miliardi i valori del 2013
e di 8 quelli del 2011... Il valore
aggiunto generato dalla sola economia sommersa, cioè tutto
ciò che sfugge al fisco, ammonta a 194,4 miliardi (12% del Pil)”
(ilfattoquotidiano.it, sabato).
“L’apposita commissione
del Tesoro denuncia che in un
anno mancano all’appello delle
Entrate 109 miliardi di imposte,
2 miliardi e passa in più dell’anno prima. Renzi rivendica nel
2015 il ‘record di tutti i tempi’ di
lotta all’evasione con 15 miliardi recuperati. Peccato che secondo la Corte dei conti i miliardi realmente riscossi siano
stati solo 7,7, in netto calo rispetto al 2014 e a 10 anni fa” (il
Fatto Quotidiano, ieri).
“Aveva assicurato al Parlamento che la prima voluntary
disclosure sarebbe stata anche
l’ultima e che la lunga stagione
dei condoni all’italiana... era
conclusa. Invece... ecco la seconda sulla liquidità sottratta al
fisco e ai magistrati in cassette
di sicurezza o in casa sotto il materasso e nei muri, come ha fatto
Fabrizio Corona... L’obiettivo
del Tesoro è tassarli al 30-35%,
meno dell’aliquota Irpef più alta (43%)...Ma non tutti i capitali
nascosti provengono dall’evasione fiscale. Dietro questa copertura sono stati riciclati anche proventi da attività criminali... Ma controlli troppo stringenti non fanno avvicinare i
possibili beneficiari più facoltosi e addio ai 2 miliardi di incassi.
Maglie larghe rischiano di dare
il via alla più grande operazione
di riciclaggio di denaro sporco
della storia della Repubblica”(il
Fatto Quotidiano, ieri).
“Il governo prepara la sanatoria sui contanti”, “Tasse non
pagate: buco da 795 miliardi...
Per la Corte dei conti si può recuperare solo il 4,8% (La Stampa, ieri).
“Fisco, allarme per le sanatorie. ‘Sconti a Maradona e Corona e uno scivolo per i più ricchi’.
Le agenzie di riscossione temono un crollo per le entrate a partire dal 2018” (Repubblica, ieri).
“Il ritorno delle ‘false’partite
Iva” ( Repubblica, ieri).
“La cena di Stato Renzi-Obama. Agnolotti e patate dolci. Il
melting pot del gusto unisce a
tavola due mondi” (La Stampa,
ieri).
“Cena di Stato, evento con le
eccellenze tricolori. Oltre 400
invitati alla Casa Bianca: il dinner allestito nel giardino sotto a
un tendone. Menu ispirato al
Belpaese dello chef Batali” (La
Stampa, ieri).
Questo e altro con la “sinistra” al governo. Poi c’è pure la
destra.
M
ario Monti ha molti talenti.
Ha fatto una super carriera,
ad esempio, ed è stato quasi di
continuo su qualche poltrona: consigliere di questo, consulente di quest’altro, presidente di quell’altro. Alla fine è
diventato pure senatore a vita e, in un
attimo, presidente del Consiglio. Certo, come si sa non tutto è andato benissimo: il suo effetto depressivo sull’economia italiana ci fa ancora compagnia.
Però va apprezzata almeno la coerenza
del nostro, un altro dei suoi talenti evidentemente: nonostante la realtà si
| IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016
RIMASUGLI
La coerenza
del sen. Monti,
cui rivolgiamo
un cortese invito
» MARCO PALOMBI
preoccupi di smentirlo da anni,
continua a considerare la spesa
pubblica - e forse l’esistenza stessa
dello Stato - come la fonte d’ogni male. Ieri, per dire, sul Corriere ha annunciato il suo No al referendum così: “Il
vero costo della politica è nel combinato disposto fra la Costituzione, attuale o futura, e metodo di governo con
il quale si è lubrificata da tre anni l’opinione pubblica con bonus fiscali, elargizioni mirate o altra spesa pubblica ”. Insomma, “non avrebbe senso
darsi una Costituzione nuova se essa
deve segnare il trionfo di tecniche
di generazione del consenso che
più vecchie non si può”. Ora che
neanche più Giavazzi e Alesina dicono che tagliare la spesa pubblica spinga
la crescita, Monti, più che rabbia, ci fa
tenerezza: è un privilegio degli oppositori della prima ora poter essere generosi nella caduta. Però, ecco, senatore, se proprio ci tiene alla vittoria del
No, non potrebbe chiudere la bocca
per due mesi? Tanto più che Renzi l’ha
già capito da solo che a Berlino vogliono farlo cadere appena si può...