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GAA 6600 LOCARNO –– N. 6
In edicola Fr. 2.- / € 1,85
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Ti-Press
Il calcio
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firme
a sostegno
del giornalismo
Tutti i nomi su caffe.ch
“ATTENTI ALLA DEMOCRAZIA”
A PAGINA 11
Anno XIX • Numero 6
La ricerca
Il Lugano si sveglia
e strapazza il Gc
con una partita
molto convincente
Escursionisti
più tecnologici
con il“Barryvox”
del futuro
A PAGINA 36
SCHIRA A PAGINA 35
caffe.ch
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091 756 24 00
12
22febbraio
gennaio 2017
2017
www.caffecarlito.com
Settimanale di attualità, politica, cultura e sport
IL COMMENTO
Il leghista
la‘ndrangheta
L’età del furore
e del pregiudizio
anti straniero
STEFANO PIANCA
IL PIZZINO
S
Pasticcio
alla
Norman
tato di grande eccitazione e
turbamento mentale”. Così il
vocabolario Treccani sul significato di “furore”, che è il sentimento esibito pubblicamente dal
direttore delle Istituzioni Norman
Gobbi nel commentare davanti alla
stampa lo scandalo corruzione con
epicentro l’Ufficio migrazione. “Furibondo” si è detto il ministro. Quasi a farsi catalizzatore di un’arrabbiatura collettiva che lui ha l’ingrato compito di digerire. Ma, a rifletterci bene, è impresa improba
smaltirla tutta. Anche per lui. Perché la rabbia è ormai il metro con
cui si giudica la realtà quotidiana in
Ticino. Con effetti spesso insensati,
poiché furia e rancore - come il vino
e non per nulla si parla di furore
bacchico - tendono ad annebbiare
le menti. Che, così ottenebrate, non
si accorgono più della contraddittorietà dei giudizi.
Accade, e sono due esempi speculari della medesima incoerenza
di fondo, che tra la gente - ma anche su siti e social ormai diventati
lo specchio immediato (dunque non
mediato) del sentire popolare - è di
moda scagliarsi con forza contro il
programma “Via Sicura”, accusato
non senza ragione di avere introdotto sanzioni troppo severe (da
aula penale) contro chi commette
infrazioni alla guida. “Viviamo ormai in uno stato di polizia”, è lo sfogo di molti cittadini. All’origine della stretta in materia di circolazione
stradale c’è naturalmente una buona causa: la sicurezza fisica e l’incolumità delle persone che si spostano sul territorio.
Motivazioni di sicurezza, economica e sociale, paiono essere - oltre
al mantra della politica, le ragioni di
risparmio - i motivi che hanno spinto Gobbi, sempre lui, a riorganizzare l’apparato del controllo sui permessi di dimora e per i frontalieri.
Chiusi gli sportelli amministrativi,
gli stranieri dovranno in futuro presentarsi davanti alla polizia che verificherà sia i documenti d’identità,
sia le reali motivazioni della loro
presenza in Ticino. È una sottile
sfumatura? Mica tanto. Rivela piuttosto l’atteggiamento di diffidenza
nei confronti di chi dall’estero viene qui per lavorare. Ma nessuno, a
parte l’Aiti, ha gridato a una deriva
poliziesca. Semplicemente perché
noi siamo noi, e loro... beh, si sa.
Poi ci si può sempre superare.
Come nel caso dei permessi facili,
dove l’origine delle persone - il kosovaro, il turco, l’italiano - è diventata chiave di lettura e spiegazione
dell’accaduto. Non è forse neo-lombrosiano il ministro che si vanta di
avere limitato ai soli cittadini svizzeri le assunzioni in seno alla Sezione della popolazione? Orgoglio e
pregiudizio nostrani. È l’illeggibile
romanzo dei nostri giorni.
Quando l’ex deputato
Luciano Poli intratteneva
rapporti con i mafiosi
calabresi per facilitare
i loro affari in Ticino.
Era il 2014. E l’inchiesta
è ancora in corso
TRUZZOLILLO ALLE PAGINE 2 e 3
Il caso
L’ANALISI
La Grande Bellinzona
Il Locarno invia un“precetto”
al suo ex presidente Gilardi
L’occidente in crisi
a causa dei confini
“Eravamo periferia
e periferia
resteremo domani”
Dopo la fattura, il precetto esecutivo. Prosegue su fronti diversi la vicenda del Football Club
Locarno, a cui nel 2013 il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna ha imposto di saldare un
debito lievitato fino a quasi 2,5
milioni di franchi, nei confronti
del Cerro Porteño, club del Paraguay per il trasferimento di due
calciatori. La società dell’attuale
presidente, Michele Nicora, ha
inviato al suo predecessore,
Stefano Gilardi, un precetto
esecutivo. Contro cui ha fatto
opposizione.
SCHIRA A PAGINA 6
LUIGI BONANATE
I
l gioco incomincia a farsi pesante: non è soltanto Trump a
pensarla così sugli stranieri,
né la sola Le Pen: per ogni Paese
europeo possiamo trovare uno o
più leader politici che la pensano
allo stesso modo. E cioé? Essi credono che il luogo di nascita degli
esseri umani li renda antropologicamente diversi: degli alieni gli
uni agli altri! Fanno pochissime
eccezioni e solo di convenienza e
opportunità; ma in generale pensano che tutto ciò che proviene
da fuori dei propri confini (che
non sono stati assegnati dalla natura) sia portatore di danni.
segue a pagina 5
SPIGNESI A PAGINA 11
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