Il futuro del Paese? - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri

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Essere & benessere I Come mi curo
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Siamo in fondo
alla classifica
e i nostri giovani
se ne vanno all'estero
Il futuro del Paese?
Nelle mani della ricerca
di Silvio Garattini
direttore Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri", Milano
n
on ricordo chi abbia detto
che «un Paese senza ricerca
è come un'automobile senza motore», un detto che rispecchia molto bene l'attuale situazione
dell'Italia. Tutti i dati disponibili sono
concordi nell'indicare che il nostro Paese è in uno stato di abbandono per
quanto riguarda la ricerca scientifica.
Ciò riguarda tutte le discipline scientifiche. Forse lafisicaè un po' privilegiata,
pur semprefrapoveri; mentre la ricerca
in bio-medicina, così importante per la
salute di tutti i cittadini e per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, riceve solo briciole.
In termini assoluti, o relativi al prodotto interno lordo (Pil), l'Italia con i
suoi 60 milioni di abitanti non rientra
fra i 30 Paesi che nel mondo spendono
più in ricerca. Noi dichiariamo di spendere 11,2 per cento del Pil, ma non è vero; invece la Corea del Sud spende il 4,2
per cento, il Giappone il 3,6 per cento,
la Svizzera il 3,0 per cento, gli Stari Uniti
il 2,8 per cento. In termini assoluti con
una popolazione quattro volte maggiore della nostra, gli Stati Uniti spendono
quasi venti volte di più considerando la
differenza del Pil. I bandi di concorso
per la bio-medicina da parte di un solo
ente degli Stati Uniti, il National health
institute, sono di 32 miliardi contro i circa 250 milioni in Italia.
Ha suscitato scandalo la cifra di 92
milioni di euro messa in bando di con-
GARATTINI
corso dal Miur per la ricerca in tutte le
discipline scientifiche e umanistiche.
Sulle già miserevoli cifre destinate, dal
2009 a oggi si è realizzato un taglio di
quasi il 10 per cento, il che ha causato
la riduzione di 10.000 ricercatori e docenti. Nello stesso periodo, la Francia ha
aumentato l'investimento in ricerca del
3,6 per cento e la Germania addirittura
del 20 per cento. È così che pensiamo di
avviare la ripresa economica per il futuro? Ben 3.000 dottori ogni anno lasciano l'Italia con gravi perdite intellettuali
ed economiche, perché ritengono che
non vi sia futuro.
Siamo il Paese con il più basso livello
di laureati, probabilmente perché non
vi èfiduciache la laurea possa essere utile. Eppure vi è un dato positivo, nonostante la misera situazione della ricerca
italiana, i nostri ricercatori hanno una
produttività scientifica che non è inferiore a quella dei loro colleghi dei Paesi
con cui competiamo. Il problema è che
siamo pochi e non possiamo realizzare masse critiche per occuparci di problemi che possano permettere di creare
l'innovazione e prodotti ad alto valore
aggiunto, unica possibilità per iniziare
un cammino virtuoso di ripresa dell'attività economica sul lungo termine. Perché i politici non capiscono la necessità
di sostenere la ricerca? O