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Latina
Il giornale di
GIOVEDÌ 6 OTTOBRE 2016
Conferenza sanitaria
LE LINEE DI CASATI
Più poteri a chi gestisce i servizi territoriali. Ci sarà un “case manager” infermieristico
Il distretto conterà più dell’ospedale
Un dipartimento per l’assistenza primaria, atto aziendale fra un mese. Niente tagli alle unità operative
di MARCO BATTISTINI
I
distretti sanitari assumeranno un ruolo più
importante e delicato rispetto agli ospedali. Questo il
cambiamento che il commissario dell’Asl Giorgio Casati
vuole imporre in provincia. Lo
ha detto a chiare lettere nella
conferenza dei sindaci sulla
sanità. “Ci sarà la modifica
dell'atto aziendale (piano di
riorganizzazione dei servizi)
ed un potenziamento del distretto –ha affermato il commissario- questa struttura dovrà assicurare l’assistenza,
occuparsi delle liste d'attesa
(servirà un responsabile e dovrà essere istituita una nuova
unità operativa) e dei casi di
malpractice (malasanità).Daremo forti poteri ai direttori di
distretto, che possono ed anzi
devono intervenire sull'offerta sanitaria. Saranno dei ‘governatori sul territorio’ per
conto del direttore generale.
Verrà introdotta la figura del
case manager (chi si fa carico
del percorsoindividuale dicura della persona malata ovvero infermieri vicini ai pazienti). In pratica a Latina si guarderà molto a piazza Celli (sede
del distretto e del poliambulatorio) e non solo al Goretti. Insomma l’Asl ora pensa a modelli assistenziali basati su
prevenzione, presa in carico,
continuità ed efficienza. Questo il messaggio indirizzato
dal commissario dell’Asl sia
all’utenza che al personale.
“Occorre promuovere il riequilibrio dinamico della rete
d’offerta –ha affermato Casati- con specifico riferimento
alle strutture di erogazione fisicamente ubicate sul territo-
”La priorità sarà data ai pazienti cronici
e non più agli acuti”
A fianco
Giorgio Casati,
commissario
dell’Asl (Foto
di Fabrizio
Maffei). Sotto
il distretto di
piazza Celli
g
rio di competenzae nel rispetto dei principi di prossimità e
sostenibilità”. Nelle linee di
indirizzo sono stati posti obiettivi importanti: 1) Ridisegnare l’offerta in coerenza ai
bisogni secondo principi di
prossimità e sostenibilità, garantendolespecialità dibasea
livello distrettuale, sovra distrettuale e aziendale e operando una gestione integrata
dei processi socio-sanitari; 2)
Attivare azioni di discriminazione positiva, cioè il sostegno proattivo ai segmenti sociali più deboli su specifici
ambiti di domanda e di offerta
al fine ridurre le diseguaglianze nell’accesso; 3) Raccogliere
e elaborare indicatori di valu-
tazione della qualità di vita/benessere psicosociale dei
servizi socio-sanitari (indicatori di esito, di processo e in-
”Si deve promuovere il riequilibrio
della rete d’offerta”
dagini sulla qualità percepita
da parte di utenti e famigliari)
finalizzati all’orientamento
dei percorsi di miglioramento
dei servizi e di promozione,
coinvolgimento e consapevo-
lezza degli utenti e delle famiglie 4) Riconfigurare il sistema
di front office per un migliore
percorso di accoglienza e orientamento del cittadino:
con il coinvolgimento di rappresentanze di cittadini, soprattutto per gli ambiti di
maggiore criticità.
Quanto al nuovo atto aziendale è certo che sarà inserito il
Dipartimento per l'assistenza
primaria. Il dipartimento dovrà assicurare l'assistenza
prossima all'utenza ed i servizi essenziali. Non dovrebbero
esserci tagli alle unità operative. Attualmente47 sonoospedaliere e 42 non. “Se ne apro una ne devo chiudere un'altra”
ha tagliato corto Casati.
NO ALLA CHIUSURA DEI MINI PRONTO SOCCORSO
Nessuna chiusura, ma solo una riconversione. Questo il destino riservato ai sette punti di primo intervento della provincia di Latina.
L’annuncio è arrivato proprio dal
commissario dell’Asl ieri nel corso
della conferenza dei sindaci. “Mai
parlato di chiusura dei punti di primo intervento -ha assicurato Giorgio Casati- l'assistenza va rimodellata, a partire dalla presa in carico
dei pazienti cronici”. In sostanza ci
sarà una riconversione delle funzioni di questi mini pronto soccorso. I centri si trovano a Cisterna,
Cori, Sezze, Priverno, Sabaudia,
Gaeta e Minturno. Il caso è sorto
circa tre settimane fa. Tramite informativa della Direzione Salute e
politiche sociali, registrata il 13
settembre scorso e indirizzata ai
direttori generali delle Asl Rm2,
Rm4, Rm5, Rieti, Viterbo e Latina,
infatti, si avvisavano le Aziende sanitarie locali interessate (invitandole “a comunicare con cortese sol-
I punti di primo intervento? Riconvertiti
lecitudine le azioni che si intendano intraprendere” in merito), che
“con nota prot. n. 354891 GR/11/48
del 05/07/16 la Regione Lazio ha
comunicato al Ministero della Salute e a quello dell’Economia e delle Finanze che, da una ricognizione
effettuata, risultano attivi sul territorio regionale 13 Punti di Primo
Intervento e che la stessa, in coerenza con quanto disposto dal D.M.
n.70/2015, ne prevede la disattivazione”. Decreto, quello citato, che
fissa gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, ma
non prevede l’abrogazione di presidi di emergenza specialistici in
strutture consolidate. “L’amministrazione regionale ha precisato –
prosegue la nota – che la disattivazione avverrà in due fasi: la prima
riguarderà i PPI presenti in Strutture extraospedaliere, la seconda
quelli ubicati presso i Presidi Ospedalieri riconvertiti”. Ricordiamo
come la sanità pontina sia penalizzata sul piano dei finanziamenti.
La Asl di Latina è quella che riceve
meno trasferimenti di risorse dalla
Regione Lazio. Lo dice un’analisi
condotta dalla Uil Pensionati di Latina che valuta i Rendiconti di Esercizio 2015 (Consuntivi 2015),
delle 16 Aziende Sanitarie Locali e
Aziende Ospedaliere del Lazio (dato che include Roma con 6 ASL, 3
AO e i trasferimenti ai policlinici
Umberto I° e Tor Vergata e allo
Spallanzani/IFO). Nello specifico,
su un fondo regionale di 8,9 milioni
di euro, la Asl di Latina ha ricevuto
851 milioni, circa 1482 euro pro capite.