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60’ sulla parola
26^ Domenica del T.O. Anno C
Nella prima lettura il profeta Amos mette la sua parola a servizio del giudizio divino.
Siamo prima dell’invasione delle armate assire che nel 772 a.c. demolirono la
Samaria e trascinarono i suoi abitanti nei campi di concentramento della
Mesopotamia. Amos è chiamato a denunciare la ricchezza sfrenata e le corruzioni
le quali sono vissute al posto della comprensione e dell’intelligenza. Il risultato sarà
tragico: ”Andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei
buontemponi”.
Il brano della seconda lettura si colloca verso la fine della prima lettera a Timoteo.
Raccomanda il conservare la fede, il modello è Gesù Cristo che davanti a Pilato ha
dichiarato il mistero della sua regalità. Una raccomandazione che vale oggi per noi e
che ci interroga nella vita.
Dopo il brano di domenica scorsa in cui Gesù si poneva come osservatore e ci
trasmetteva l’urgenza di vivere secondo il vangelo, Luca oggi ci presenta il problema
della relazione tra i ricchi e i poveri. Tematica sempre attuale, ma mai come oggi con
numeri così alti. Nella parabola di questa domenica, la parola chiave per capire di
cosa si parla è “abisso”. C’è un abisso tra il ricco e Lazzaro, c’è tra i due un burrone
incolmabile. Notiamo che la vita del ricco non è condannata perché ricco, ma perché
indifferente, l’abisso invalicabile allora è nel suo cuore, l’abisso sta nelle sue false
certezze. Anche il nome ci aiuta a capire: Lazzaro o Eleazaro, in ebraico significa:
”soccorso da Dio”, nome forse posto a indicare che non si tratta di un povero
qualunque, ma di uno di quei poveri che attendono una difesa da Dio, perchè Egli è
il protettore degli oppressi. Per loro ha trovato compimento la benedizionemaledizione di Gesù:”…Beati voi che ora avete fame…guai a voi che ora siete sazi”.
Da questa parabola ricaviamo due insegnamenti, Il primo: non pensare agli altri è
peccato, lo è il non interessarsi ai loro problemi, il non essere solidali con le loro
speranze e attese. Il secondo: riguarda il modo quotidiano di vivere la fede. Il
vangelo ci parla di un Gesù che era sensibile ai fatti quotidiani, più che frequentare
la sinagoga lo vediamo stare con uomini e donne, lo vediamo prendere la parte degli
emarginati, perché siano liberati dai loro condizionamenti, per renderli più persone.
È un Gesù che dà culto al padre a partire dalla propria vita e chiede a chi lo incontra
a rivedere la propria esistenza, a non attaccarsi al denaro, ad amare. Dio ci accoglie
solo se, come dice il profeta Isaia, siamo capaci di sciogliere le catene inique,
dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri e i senza tetto… Quanto è
attuale questo vangelo.