III domenica T.O.

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III Domenica del Tempo Ordinario
22 gennaio 2017
Da questa domenica iniziamo a riflettere sul Vangelo di Matteo che ci accompagna
in questo anno liturgico. Il Vangelo di questa domenica segue alla narrazione degli
eventi dell’infanzia di Gesù, delle tentazioni nel deserto e del battesimo al Giordano
e inizia con la notizia dell’arresto di Giovanni il Battista, figura esemplare che
abbiamo visto domenica scorsa, e che ha additato Gesù come l’Agnello di Dio che
toglie il peccato del mondo.
Gesù lascia Nazaret e si trasferisce a Cafarnao: un villaggio collocato sulla sponda
nord occidentale del Lago di Galilea, citato anche dallo storico Giuseppe Flavio nella
Guerra Giudaica e si colloca nella regione delle tribù di Zabulon e Neftali, dove
l’evangelista Matteo situa l’adempimento della profezia di Isaia riguardo alla
promessa di salvezza, profezia che ascoltiamo nella prima lettura di questa
domenica. Questo pezzo di terra è chiamata Galilea delle Genti e se Gesù ora è
presente in questa terra significa che la salvezza portata dal Signore Gesù con la sua
parola e il suo ministero è per tutti i popoli, per tutte le genti, per tutta l’umanità
(Tema già toccato domenica scorsa).
Qual è il segno di questa salvezza? Proprio il fatto che il Regno di Dio si sia avvicinato
e sia presente in mezzo a loro. E ciò richiede un cambiamento di mentalità, di modo
di pensare e di agire: la conversione! Un cambiare direzione della vita proprio per il
fatto che la salvezza e la luce del Signore sono ora giunte ad Israele e non solo…e
bisogna seguire questa luce, questa direzione che indica.
Inizia il cammino della sequela: Giovanni Battista ci ha invitato a seguire Gesù,
l’Agnello di Dio, l’Unto del Padre, il Messia atteso. Ora Gesù intraprende il suo
cammino e chiama i suoi discepoli per annunciare il Vangelo del Regno e compiere i
segni del Suo Amore. Ogni discepolo, e perciò anche noi discepoli di oggi, è chiamato
a vedere e riconoscere la presenza di Cristo nella storia, per seguirlo. E per vedere
occorre aprire gli occhi, diradare le tenebre, togliere ciò che offusca lo sguardo. Per
questo l’annuncio e la predicazione di Gesù iniziano con l’invito alla conversione.
Noi ogni domenica ci ritroviamo in chiesa per la celebrazione liturgica che è
un’esperienza di “visione”: ogni domenica siamo condotti sulle rive del mare di
Galilea, nel luogo dove Dio chiama e rivela il mistero nascosto per secoli. Qui lo
sguardo, rischiarato dalla luce della fede, intravede oltre il velo del segno, va oltre
ciò che si vede, il compimento di ogni promessa. La celebrazione eucaristica diviene
così una “esperienza di fede”.
Del resto il battesimo, nei primi secoli del cristianesimo, era anche chiamato
“illuminazione”, proprio perché il battezzato mediante il battesimo diviene un
“illuminato”: morendo alle tenebre del peccato, egli riceve in dono la luce per
vedere, attraverso i simboli della fede, il mistero che si rivela.
Viviamo da “illuminati” per vedere la presenza viva del Signore in mezzo a noi e
all’opera sempre!