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Giovedì 12 Gennaio 2017
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La possibilità di un partito a sinistra del Pd dipende da come sarà la nuova legge elettorale
Pisapia si dà da fare ma è presto
Riuscirà nell’intento solo se potrà assicurare dei seggi
DI
P
CESARE MAFFI
iù si avvicina il congresso di fondazione
di Sinistra italiana
(partito sulla carta
destinato ad assommare Sel,
o quel che ne resta, e transfughi dal Pd), più Giuliano Pisapia si muove. Vuol
dare concretezza al progetto
di Campo progressista, lanciato da qualche settimana,
come segnalato da ItaliaOggi lo scorso 20 dicembre.
Per il momento, domina, nei
suoi riguardi, la poco amichevole definizione di «stampella
di Renzi». Ieri si leggevano
questi tre titoli: «Non sono la
stampella di nessuno» (Corriere della Sera), «La Boldrini fa la stampella del Pd»
(LaVerità); «Pisapia stampella sinistra di Renzi?» (Il
Dubbio). Di «stampella dell’ex
premier» parlava pure la Repubblica, mentre ItaliaOggi
ricordava l’autopropaganda
svolta da Laura Boldrini,
futura candidata a palazzo
Chigi negli intenti di Pisapia
(il quale cerca di svicolare da
tale indicazione).
L’ex sindaco di Milano
si rivolge a variegati settori di sinistra, sia esterni
sia interni al Pd. Può quindi
trovare ascolto presso personaggi che hanno lasciato
il Pd senza portarsi dietro il
seguito che si sarebbero augurati o che s’illudevano di
possedere, ma altresì presso
quanti appaiano insoddisfatti dell’imminente Sinistra
italiana. Non sono pochi né
gli uni né gli altri, anche
perché lo spappolamento
ha sempre caratterizzato la
sinistra esterna al maggior
partito (fosse il Pci o il Pds o
adesso il Pd). In prospettiva,
Pisapia vorrebbe costruire
una casa per quella sinistra
che non apprezza virate al
centro ma che, insieme, vuole condizionare il Pd perché
trovi o ritrovi quel volto tra-
stenne il sì. Ha capacità di
dialogo, che lo rendono accetto pure a chi, come Cuperlo, resta nel Pd.
Può darsi che ci siano altri
pronti a lasciare il Pd e a
trasferirsi in un movimento
che non appaia rigidamente
schierato all’estrema, come
Si. Fra costoro non si trova
Pier Luigi Bersani, il quale
da sempre punta sulla rivincita nel Pd, persuaso che fuori ci sia spazio soltanto per
movimenti minori, mentre
Giuliano Pisapia
Vignetta di Claudio Cadei
dizionale che Matteo Renzi
avrebbe deturpato.
Pisapia, però, non mostra ostilità verso il segretario del Pd come, che so?, un
Fassina o un Civati, tant’è
vero che, al referendum, so-
lui non intende certo ricostituire lo Pdup o Democrazia
proletaria. Senz’altro ci sono
già potenziali aderenti a Si
che si mostrano poco persuasi della chiusura abbastanza
netta operata contro il Pd.
La figura stessa di Pisapia gli consente di rivolgersi a vari segmenti elettorali:
ex rifondarolo, garantista,
apprezzato in taluni settori
di borghesia milanese, può
mettere avanti l’esperienza
di primo cittadino a Milano
per rivolgersi ad amministratori locali di sinistra.
In effetti, la manovra che
sta conducendo ricorda, per
certi aspetti, quel partito dei
sindaci che, negli anni Novanta, univa esponenti periferici di sinistra. Può darsi
che qualche estensione il
futuro Campo progressista
la ottenga.
Tuttavia, il problema
sta nella legge elettorale,
nella possibilità di coalizzarsi, nella soglia di accesso alla
ripartizione dei seggi.
Costruire una formazione
che debba poi presentarsi
fuori delle alleanze e senza
possibilità di conquistare un
deputato può star bene a comunisti ortodossi che ancora
rivendichino tale denominazione, ma certamente non a
un personaggio come Pisapia e
anche a quegli amministratori
cui pare soprattutto rivolgersi
la sua attenzione. È gente che
vuole conquistare potere per
condizionare la politica, non
già avviare una mera operazione di testimonianza destinata
al fallimento elettorale.
© Riproduzione riservata
DARIO STEFÀNO IN POLE COME CANDIDATO SINDACO DEL PD ARRUOLA ZEDDA E PIZZAROTTI
Pisapia è il modello per le prove generali a Lecce
Un senatore ex vendoliano cerca di esportare l’esperienza di Milano
DI
I
GIOVANNI BUCCHI
l centrosinistra allargato tanto caro a Giuliano Pisapia fa
le prove generali a Lecce. Nonostante l’ex sindaco di Milano
continui a negare velleità partitiche
come fatto ieri in un’intervista al
Corriere della Sera, il suo progetto di Campo Progressista più volte
tratteggiato (in sostanza, un ritorno al vecchio Ulivo con un’alleanza
tra Pd e sinistra) inizia a raccogliere
adesioni dentro al Pd, dopo aver incassato un primo sostegno dal sindaco di Bologna Virginio Merola.
Ma in cima alle preoccupazioni di
Pisapia c’è il Mezzogiorno, a partire
dal Salento dove scalpita il senatore ex vendoliano Dario Stefàno,
passato al gruppo Misto dopo essere
entrato a Palazzo Madama con Sel,
già sfi dante del governatore dem
Michele Emiliano alle primarie
pugliesi dopo aver fatto l’assessore
proprio con Nichi Vendola.
Stefàno è in predicato di candidarsi a sindaco di Lecce, o almeno così vuole una buona fetta del Pd
locale che vede in questo manager
prestato alla politica con un passato
in ambienti centristi e pure in Con- momento in cui veniva estromesso
findustria, l’uomo in grado di strap- Silvio Berlusconi) ha una voglia
pare alla destra la storica roccaforte matta di fare il sindaco di Lecce ma
vorrebbe un’investitura da parte di
salentina.
Va detto che il centrodestra si tutto il Pd, evitando le forche causta attrezzando in pompa magna dine delle primarie.
Da qui il suo temporeggiamenper l’occasione, dato che Forza
Italia e Raffaele Fitto hanno ri- to. Probabile che fornisca qualche
trovato l’unità sul giornalista di elemento in più in merito alle sue
Porta a Porta Mario Giliberti, intenzioni lunedì prossimo 16 genil candidato ideale per succedere naio, quando il suo movimento La
al sindaco uscente fittiano Paolo Puglia in Più organizzerà proprio a
Perrone. Nel frattempo, anche i 5 Lecce un evento sul Campo ProgresStelle sono già in campo con
Fabio Valente, mentre
SCOVATI NELLA RETE
l’area a sinistra del Pd si
sta organizzando attorno
ad Alessandro Delle
Noci.
Tocca quindi a Stefàno sciogliere le riserve
e decidere di lanciarsi in
questa ardua sfida. Stando alle cronache locali, il
senatore (che ha goduto
di una certa notorietà
mediatica quando si è
trovato alla guida della
Giunta per le autorizzazioni a procedere di
Palazzo Madama nel
sista con ospiti Pisapia, il sindaco ex
Sel di Cagliari Massimo Zedda e il
sindaco ex grillino di Parma Federico Pizzarotti (vedere l’articolo di
carlo Valentini su questo numero).
Il problema è che dentro al Pd
salentino l’ipotesi di puntare su un
esponente esterno al partito come
Stefàno non convince tutti, a partire dalla viceministra Teresa Bellanova per arrivare al consigliere
regionale ed ex segretario dem pugliese Sergio Blasi. Ma c’è un valore aggiunto che Stefàno
potrebbe portare in
dote al centrosinistra:
il sostegno dell’Udc,
già al governo con il
Pd in Regione, partito
con il quale il senatore ha più volte flirtato
al suo debutto da assessore con Vendola e
durante le provinciali di Lecce del 2009,
quando tirò la volata
alla candidata del Terzo Polo (ed ex sindaca
di An) Adriana Poli
Bortone.
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