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PRIMO PIANO
Venerdì 17 Febbraio 2017
5
Con il suo nuovo progetto vorrebbe spostare a sinistra il Pd ma Vendola non ci crede proprio
Le contraddizioni di Pisapia
A sinistra chi si stacca dice sempre che cerca l’unità
DI
CESARE MAFFI
C
’è una costante, in molti fondatori di nuove
formazioni, specie se
scissionisti: l’appello
all’unità, a uno spazio amplissimo, a offrirsi a elettori molto distanti. Ultimo esempio:
il Campo progressista di
Giuliano Pisapia. Ambisce a costituire il nuovo
Ulivo. In effetti, Romano
Prodi gli dà la benedizione, svariati esponenti prodiani (Franco Monaco
su tutti) gli stanno vicini,
Bruno Tabacci l’apostrofa come novello Prodi.
Non si capisce, però,
come sia conciliabile
un appello ulivista con la
creazione di un nuovo movimento politico. In concreto, di là delle belle parole,
Pisapia può soltanto mettere insieme spezzoni della
sinistra-sinistra, sempre
tormentata, con personaggi di centro-sinistra delusi
da Matteo Renzi. Se si vuol
guardare al passato, ulivista
in particolare, un’operazione
simile ricorda il movimento
dei sindaci, una ventina d’anni
or sono, il Centocittà, confluito
poi nel partito «i democratici»,
guarda un po’ fondato da Prodi.
Pure oggi sindaci (di Genova, di
Cagliari) ed ex sindaci (lo stesso
Pisapia), tesserati e no, paiono
ben collegati con il Campo progressista, cui potrebbe altresì
approdare il primo cittadino
di Parma, il già pentastellato
Giuliano Pisapia
Federico Pizzarotti. Proprio
simili caratteristiche fanno
pensare non a un grande contenitore ulivista, un Pd rifondato,
corretto, rivisto, bensì, più terra terra, a un nuovo strumento
di parziale aggregazione per i
nostalgici della fusione, non
sempre felice, fra mondo già
comunista e antica sinistra
cattolica.
L’evocazione dell’Ulivo,
tuttavia, permette di presentarsi con dimensioni dilatate.
Lo stesso Pier Luigi Bersani
ha richiamato l’Ulivo, nel
corso delle sue più recenti
guerriglie anti renziane.
Se, però, si sta sul concreto,
si vedono i limiti oggettivi
dell’operazione avviata da
Pisapia: costruire un soggetto politico in grado di
richiamare elettori di sinistra che non gradiscono
Renzi ma vorrebbero influire sul Pd, spostandolo
ancor più sulla sinistra.
La faccenda impensierisce soprattutto coloro, da
Vendola a Fratoianni,
che del Pd non vogliono
oggi sentir parlare, perché
ambirebbero a costruire un
unico polo di sinistra pura.
Quest’ultimo obiettivo è
diventato inattuabile, anche a
causa di Pisapia, oltre che della
connaturata litigiosità di questi
ortodossi marxisti, comunisti,
alternativi.
Il richiamo all’unità è
GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND
L’appello dei pedagogisti: «vietare la bocciatura alle
Elementari». Anno ragione.
***
Roma, scuola media organizza il Gran ballo fascista.
Eia eia, cha cha cha.
***
Licia Colò acquista una confezione di granchi semivivi e li libera nel mare di Ostia. Dando loro il colpo
di grazia.
***
La madre di Bossetti inseminata a sua insaputa. E magari ha pure partorito in una stalla.
sempre stato tipico delle scissioni nel socialismo italico, che
infatti hanno visto il sorgere e
il risorgere di partiti denominati socialista unitario, di unità
proletaria, unitario di iniziativa
socialista, unità socialista, unità e democrazia socialista… Chi
se ne andava dalla casa madre
creava una sigla inneggiante a
quell’unità che lui stesso contribuiva a frantumare. Lo stesso
avviene con il movimento di
Pisapia e potrebbe succedere
con i prossimi scissionisti dal
Pd. Si esalta una molto teorica
ambizione a coprire un immenso settore politico, ma di fatto si
fa sorgere una nuova sigla che
dovrà presto vedersela con le
soglie elettorali e con le difficoltà di ottenere seggi, ove le leggi
elettorali non fossero modificate.
Non sarà casuale la circostanza
che i promotori del nuovo Campo respingano la denominazione
di «partito o cartello elettorale»,
preferendo parlare di «una
leva», «una nuova speranza»,
«una nuova stagione», «una
nuova agenda politica».
© Riproduzione riservata
IN CONTROLUCE
In politica è inevitabile mentire. Chi non mente viene subito punito
dall’elettore che preferisce dare il suo voto a chi gli conta le balle
no gli utenti del sacro blog). Ma è in
politica, naturalmente, che mentire
(più che utile, o pratico) è imprescinentire va bene, è parte dibile. Semplicemente non è possibidella condizione umana. le dire agli elettori la verità: voterebSe non si mentisse mai, bero subito per chi sta mentendo. Gli
se l’assoluta franchezza elettori non vogliono sentir parlare
fosse la regola e non l’eccezione, ogni di sacrifici a proprio carico, di tagli
forma di convivenza sarebbe impos- del welfare, o di stop alle pensioni
facili. Vogliono
sibile: si sfasentir parlare di
scerebbero
Non è possibile dire agli elettori
sacrifici altrui
le famiglie,
(più tasse per i
i bambini
la verità: voterebbero subito per
ricchi) e dell’oro
andrebbero
chi sta mentendo. Gli elettori non
delle favole (lotogni sera a
vogliono
sentir
parlare
di
sacrifi
ci
a
ta agli evasori filetto senza
proprio
carico,
di
tagli
del
welfascali, basta con i
cena, le more,
o
di
stop
alle
pensioni
facili.
vitalizi ai politici,
gli in ogni
al diavolo il fiscal
Vogliono sentir parlare di sacriporto prencompact, tassare
derebbero a
fici altrui (più tasse per i ricchi)
a sangue le mulmattarellae dell’oro delle favole (lotta agli
tinazionali).
te i marinai.
evasori
fi
scali,
basta
con
i
vitalizi
Non che gli
Sarebbe un
ai
politici,
tassare
a
sangue
le
mulelettori, com1984 a imtinazionali)
presi i più inmagine e sogenui tra loro,
miglianza di
credano davvero
Piercamillo Davigo: tutti colpevoli per auto- nelle ridicole iperboli che li spingono a votare Tizio piuttosto che Caio
denuncia, senza bisogno di prove.
Mentire, cercando di non farsi o Sempronio. Ci credono come chi
beccare, ha dunque un suo tassati- mette nel carrello del supermercato
vo e universale perché. È un perché il detersivo X o il dentifricio Y crede
che vale per tutti i rapporti sociali, nelle esagerazioni della pubblicità.
quelli privati come quelli pubblici. Si Come i politici, che li sbandierano in
mente tra le mura domestiche, al bar campagna elettorale, anche gli elete in ufficio, al telefono e chattando en tori sanno benissimo che i programtravesti, spacciandosi cioè per qual- mi politici che lavano più bianco del
cun altro (per incorruttibili, diciamo, bianco sono assurdità; e che con i solo per maestri di morale, come fan- di del Monopoli puoi comprare Parco
DI
DIEGO GABUTTI
M
della Vittoria e costruirci sopra un ritose invenzioni di Luigi Di Maio
hotel a 10 e più stelle ma non ci puoi (alcune involontarie, come la locapagare neanche un solo stipendio tion venezuelana del golpe cileno,
pubblico o un solo assegno dell’assi- e altre volontarie, tipo «non sapevo
stenza sociale. Non di meno i politici che l’ex assessora Paola Muraro
mentono e gli elettori votano.
fosse indagata»). Se a volte è il suo
Mentire e lasciar mentire: è naso quello che s’allunga, capita che
uno dei protocolli segreti del patto anche gli altri non la contino sempre
sociale, imperativo e ineluttabile so- giusta sul suo conto.
prattutto in politica. Non si mente, ai
Cotta e troppo presto mangiata,
piani alti delle istituzioni, per il gu- senza assaggiarla prima con la punsto di mentire, o per il brivido dell’in- ta della lingua, la chat parzialmente
ganno, ma per necessità: il consenso strombazzata da Corriere, Repubblielettorale si conquista promettendo ca e Messaggero dice infatti l’esatto
redditi di cittadinanza, decrescite fe- contrario di quel che racconta la
lici e altre analoghe chimere in sti- stessa chat pubblicata per intero sul
le Bello Figo
Blog ½ Pip(«no pago
pa: Di Maio
affitto/dai
n o n t i f av a
In politica si mente per necessità, non
cazzo, siamo
pro ma conper il gusto di mentire: il consenso
negri noi»). È
tro Raffaelettorale
si
conquista
con
redditi
di
un po’ come in
ele Marra,
cittadinanza, decrescite felici e altre
amore, almeesattamente
analoghe chimere in stile Bello Figo.
no nei romancome aveva
zi d’Achille
dichiarato a
È un po’ come in amore, almeno nei
Campanile:
In mezz’ora.
romanzi di Campanile: si conquistasi conquistaBe’, visto che
no
i
favori
con
serenate
in
playback,
no i favori
stavolta non
scatole di cioccolatini di tre anni fa,
dell’amata
ha mentito,
collane di perle finte, anelli di fio dell’amato
Di Maio ha
danzamento comprati in cartoleria e
con serenate
diritto a un
in playback,
buono per
vaghe promesse di matrimonio
scatole di
aggiustare,
cioccolatini
in futuro,
che risalgono al Natale di tre anni qualche verità che risulti scomoda
fa, collane di perle finte, anelli di fi- a lui, a «Virginia» o agli Associati. Ai
danzamento comprati in cartoleria e «giornaloni», nessun buono, invece:
vaghe promesse di matrimonio.
fermi un giro.
Sono giustificate anche le spi© Riproduzione riservata