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I COMMENTI
Giovedì 20 Ottobre 2016
L’ANALISI
IMPROVE YOUR ENGLISH
Chi cattura Milano
conquista l’Italia
Anyone who wins Milan
conquers Italy
M
ha portato.
ilano si
DI FRANCO ADRIANO
Il fenomeno Silatteggia
vio Berlusconi, con
a prima
della classe e sembra pre- Forza Italia, su cui che altro si può
pararsi un’altra volta per il ruolo gui- aggiungere? Sì, perché, nel bene o nel
da dell’Italia. Un modello per tutti, male, Milano, anche quando sembra
dice Matteo Renzi, che pure ostenta essere impegnata soltanto a fare i
il legame con la sua Firenze. In realtà danè, o forse proprio per questo, si
gli piacerebbe farne una piattaforma dimostra all’inizio di tutte le svolte
politica, ma non si può certo dire che politiche. Adesso, a ben vedere, salta
oggi Milano stia a Renzi come stava agli occhi un orgoglio profondo dei
a Bettino Craxi, Umberto Bossi milanesi verso la propria città, non
o Silvio Berlusconi. Dunque cosa come fossero rivolti verso il loro omcuoce nel forno di Milano? Intanto, belico, ma con un’ambizione di stare
si può affermare che non ci sia os- al mondo che non ha davvero pari.
servatore attento che non intuisca Alla fine porterà qualcosa di buono
che per capire l’Italia del prossimo per tutti? Sarà Renzi a indossare il
modello Milano? Opfuturo, bisogna tenerpure il nuovo corso
la d’occhio.
passerà dalla sfida
Qui, storicamenEcco perché Renzi
tra Matteo Salvini e
te, è nato il fascismo
l’antepone anche
Stefano Parisi: due
e, per contro, la Realla sua Firenze
concezioni alternative
sistenza ha vissuto
del centrodestra che
il suo fulgore. Qui la
rivolta del ‘68 si è espressa nella non sembrano ancora all’altezza
sua autenticità. Qui si è sviluppato della situazione.
Oppure, ancora, la voglia di
l’autunno caldo e le Br. Qui all’ombra
della Madunina si sono rafforzati i protagonismo diretto dei cittadifenomeni che hanno condizionato ni, al pari della propria insofferenl’Italia negli ultimi decenni. Come za verso una certa classe politica, si
il rampantismo socialista della «Mi- incanalerà nel grillismo portandolo
lano da bere» che, per reazione, ha a qualcosa di più compiuto? Dario
generato Mani Pulite e la breve sta- Fo ci credeva. La «capitale morale»,
gione dell’Italia dei valori. La Lega il copyright risale all’800 ma l’ultima
Nord, e quella nuova forma di regio- citazione ad hoc è dell’Anticorruzionalismo mascherata da secessione, ne di Raffaele Cantone, è tornata.
altrimenti detta federalismo: con i Non senza destare qualche preoccupochi vantaggi e i tanti guasti che pazione.
DI
M
ilan gives itself airs and non, with Forza Italia: what could we
seems to be ready again add? Indeed, because Milan, for betto play a leading role in ter or for worse, even when it seems
Italy. A model for everyo- to be only committed to make money,
ne, Matteo Renzi said, even thou- or perhaps precisely for this reason,
gh he flaunts his ties with Florence. proves the beginning of all political
Actually, he would like to make it a turning points. Now, in hindsight, a
political platform, but we cannot cer- deep pride of the Milanese for their
tainly say that today Milan is as close city is conspicuous; it doesn’t mean
to Renzi as it used to be to Bettino that they are unable to see beyond
Craxi, Umberto Bossi and Silvio the end of their nose, but that they
Berlusconi. So what’s brewing in have a really unparalleled ambiMilan? First of all, we can say that tion to matter in the world. In the
every careful observer is aware that end, will it bring something good
to understand Italy in the near futu- for everyone? Will Renzi wear the
re, we must keep an eye on it.
Milan model? Or the new course
Historically, fascism was born will pass from the challenge betwehere and, on the other
en Matteo Salvini
hand, the Resistance
and Stefano PariThat’s why Renzi
experienced its splensi: two alternative
dor. Here the protests
conceptions of the
puts it even before
of 1968 manifested
center-right wing
his Florence
in their authenticity.
that still don’t seem
Here the Hot Autumn
up to the task.
and the Red Brigades developed.
Or will the desire of a direct
Here the phenomena that have af- involvement of citizens, as well
fected Italy in the last decades have as the impatience with a certain
strengthened in the shade of the Ma- political class, flow into the M5S
dunina. Like the Socialist yuppieism bringing it to something more
of the so-called «Milan da bere» that complete? Dario Fo believed in
generated, as a reaction, Mani Pulite it. The «moral capital», the copyand the short season of the Italia dei right dates back to 1800 but antivalori party. The Northern League, corruption president Raffaele
and that new form of regionalism di- Cantone was the latest one to
sguised as secession, otherwise known quote it, is back. Though causing
as federalism: with few benefits and some concern.
the many failures that it caused.
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Silvio Berlusconi’s phenomeTraduzione di Silvia De Prisco
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
La Stampa cala l’elmo in difesa
di Papa Francesco dai putiniani
Il Cav ora è per il no
senza se e senza ma
GOFFREDO PISTELLI
S
i potrebbe dire, parafrasando Karl Marx,
che uno spettro si
aggira per il Vaticano: il dissenso. Parrebbe
impossibile, di fronte al pontefice che gode del più vasto
consenso mediatico di sempre, ossia Francesco, che ci
si preoccupi dei suoi pochi e
isolati critici, ma così è. Un
sentimento còlto e interpretato dai vaticanisti di punta
de La Stampa, quelli che col
sito Vatican Insider, tradotto
in cinese e arabo, sono i più
appassionati sostenitori del
Bergoglio-pensiero. Con due
pagine sul quotidiano hanno
infatti preso di petto chi dà
una lettura di questo pontificato diversa dal mainstreaming, mescolando varie forme
di tradizionalismo cattolico,
talvolta anche pittoresche, ad
alcuni autorevoli giornalisti e
a serissime agenzie di stampa
missionarie, come Asia News.
Tutti insieme, poi, vengono
addirittura accostati ai populismi di Marine Le Pen e
Matteo Salvini.
Un articolo singolare,
anche perché si sforza di
minimizzare l’impatto del
fenomeno, facendo dire al sociologo Massimo Introvigne
che, questo dissenso «è sopravvalutato: ci sono infatti
dissidenti che scrivono commenti sui social sotto quat-
Una campagna per
demonizzare anche
il dissenso motivato
tro o cinque pseudonimi, per
dare l’impressione di essere
più numerosi». Uno degli autori, Giacomo Galeazzi, intervistato da Rai News sulla
Cyberguerra al Papa (sigh!),
del reale seguito di questi siti
ha detto: «Stiamo parlando
di 29.123 persone al giorno:
Francesco può dormire sonni tranquilli». Insomma la
notizia dell’«attacco globale»
al vescovo di Roma sarebbe,
per ammissione di coloro
che l’hanno data, una nonnotizia.
E, dunque, perché questa enfasi? E perché poi
definire tutti «adoratori di
Vladimir Putin», in funzione
anti-Francesco? Il presidente
russo, peraltro, è stato ricevuto dal Papa, e con tutti gli
onori, nel giugno dell’anno
scorso, ed era stato celebrato dalla stampa cattolica
quando, in asse col pontefice,
aveva scongiurato l’attacco
americano alla Siria. Perché
mettere tutti nella centrifuga del dissenso? Ponendo
infatti sullo stesso piano
un polemista da centinaia
di migliaia di copie, come
Antonio Socci, e il blogger
cattoleghista vattelappesca,
oppure il vaticanista più serio, preciso e documentato,
Sandro Magister, con qualche piccolo sito lefevriano,
si finisce per fare un torto al
valore dei primi. E minarne
l’autorevolezza.
Se, per esempio, il prossimo 31 ottobre, quando il Papa
celebrerà, tra i dubbi di molti
cattolici, i 500 anni dalla riforma di Lutero, Socci e Magister,
dovessero dar voce alle critiche,
molti li assoceranno ai seguaci
del defunto arcivescovo Mercel
Lefevre, scomunicato da Giovanni Paolo II.
© Riproduzione riservata
DI
MARCO BERTONCINI
Detto fatto, nel volgere
di due giorni Silvio Berlusconi si è collocato a pieno
titolo nella coalizione del
no. Prima con la presenza
in video al Tg5, poco dopo
con l’incontro (stavolta nella
reggia del principe, ad Arcore) con Matteo Salvini e
Giorgia Meloni. A leggere
fra le righe, l’insistenza con
la quale Stefano Parisi si
era pronunciato, non in una
sola occasione, a favore del
no, magari attutito (come
anche il Cav ha in prima
persona fatto) dall’uso
dell’aggettivo «responsabile», indicava il percorso
previsto dal Cav durante
la sosta americana.
I motivi che giustificano il no sono elencati con il
merito della riforma e, ancor
più, con la volontà politica
di abbattere il governo, cui
si rimproverano «fallimenti
in ogni settore». È verosimile che nel Cav scatti, come
sempre, una questione personale: in questo caso, la
voglia di rivalsa per l’onta
che ritiene di aver patito
con la designazione renziana di Sergio Mattarella al
Colle. Finora non si è mai
vendicato: l’occasione del
referendum è stuzzicante.
Anche la proposta di
una fase costituente
successiva all’auspicata
sconfitta renziana era già
stata sollevata da Parisi, in
giro per l’Italia. I contenuti
accennati nel comunicato
congiunto erano stati da
mesi inseriti in una traccia di proposte di governo
per il centro-destra. Non vi
è traccia, invece, d’impegni
contro il governo tecnico e
le larghe intese, che potrebbero essere richieste
dalla riforma elettorale.
Fatto sta che il passare
dei giorni rafforza l’ipotesi
che non ci sarebbe crisi di
governo, in caso di vittoria
del no. In ogni modo il Cav
preferisce, e a ragione, che
si discuta a tempo debito.
Per ora, gli interessa soltanto la campagna elettorale. Dopo il 4 dicembre, si
vedrà.
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