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I COMMENTI
Giovedì 9 Marzo 2017
L’ANALISI
IMPROVE YOUR ENGLISH
Non potendo sparare
si costruiscono i muri
As they cannot shoot,
they build walls
L
eggera come
una cartave- DI DOMENICO
lina, Rai1 ha
dato spazio allo «scandalo»
delle villette di Treviso circondate
da un muro alto 3m. Con la solita
attitudine a non fare informazione,
ma spettacolo, la trasmissione s’è
dedicata agli aspetti eclatanti del
fenomeno (delle rapine e dei furti
in casa) senza porsi una domanda
che è una. Insomma, presentatori e
presentatrici messi in scena come
meri anfitrioni i cui ospiti possono
dire ciò che vogliono, anche le più
evidenti castronerie, senza essere
interrotti da una domanda pertinente, tale da metterli in difficoltà.
II del codice penale
CACOPARDO sono in genere valutate con particolare
indulgenza dalla magistratura,
sviata, forse, da un diffuso preconcetto nei confronti della proprietà
privata e, conseguentemente, dei
padroni di proprietà private. Un
residuo di un tempo, in cui, per
esempio, Magistratura democratica predicava un’applicazione della
legge punitiva nei confronti delle
classi dominanti.
Dal che deriva la sensazione,
piuttosto fondata, che nei confronti della violazione di domicilio, del
furto o della rapina non ci sia difesa
dagli organi dello
Non essendo difesi
stato e che occorra,
Ma il punto non è
dallo stato, si
per quanto possibiquesto. È il signifidifendono da soli
le (vista le difficoltà
cato della necessità,
insormontabili per
riscontrata a Treviso
e altrove, di dotarsi di un alto muro l’esercizio della legittima difesa),
di cinta per rendere più diffi cile investire in sicurezza passiva e
l’accesso ai numerosi malintenzio- attiva (coinvolgendo qualche istinati, singoli o, più frequentemen- tuto di vigilanza). Mura, vigilantes
te, organizzati in bande. Si tratta e camere da letto blindate sono la
della certificazione degli effetti risposta di chi può. Gli altri, i pendel sostanziale ritiro dalle strade sionati con qualche contante per le
e dalle piazze d’Italia della forza spese mensili, diventano i più espopubblica e della depenalizzazione sti, dimostrandosi, anche in questo
di una serie di reati, tra i quali campo, che delle politiche (anche
sono compresi quelli connessi al sull’immigrazione) poste in atto
furto o alla rapina nelle abitazio- negli ultimi decenni hanno fatto
ni. Ci sarebbe da aggiungere che le spese le classi deboli e povere.
le fattispecie previste dal Titolo
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DI
L
ight as a tissue paper,
Rai1 dug into the «scandal» of Treviso’s villas
surrounded by a 3 meter-high wall. With the usual
aptitude for not informing, but
looking impressive, the program
focused on the extraordinary
aspects of the phenomenon (of
robberies and domestic thefts)
without asking itself a single
question. In shor t, anchor s
staged as mere hosts whose
guests can say whatever they
want, even the most obvious
nonsense, without being interrupted by a relevant question,
able to hinder
them.
are generally assessed with particular indulgence by the judiciary, which is maybe misled by
a widespread bias against private property and consequently,
against private property owners.
It is reminiscent of a time when,
for example, Magistratura democratica promoted the application
of a punitive law against the ruling classes.
Hence the feeling, rather
well-founded, that state bodies
don’t defend us against housebreaking, theft or robbery and
that there is the need (given
the insurmountable difficulty in
As they aren’t defended exercising selfH o w e v e r, t h i s
by the State, they stand defence) to invest in passive
isn’t the point.
up for themselves
and active safety
It is the meaning
as far as possiof the need, perceived in Treviso and elsewhere, ble (involving some supervisory
to build a high wall to prevent institutions). Walls, vigilantes
the many prowlers, individual and armoured bedrooms are the
or more frequently organized in answer of those who can. The
gangs, from having easy access. others, pensioners with some
This testifies to the effects of the cash for monthly expenses, will
substantial withdrawal of police become more exposed, proving,
from the streets and squares in also in this field, that the weak
Italy and of the decriminaliza- and poor classes have paid the
tion of a number of offenses, in- policies (also on immigration)
cluding those related to theft or that have been implemented in
robbery in houses. It should be recent decades.
added that the cases provided for
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in Title II of the Criminal Code
Traduzione di Silvia De Prisco
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
I turiferari accaniti di Renzi
adesso lo stanno azzannando
Il divide et impera
del Cav contro Salvini
GOFFREDO PISTELLI
I
l gruppo editoriale, che
più l’aveva sostenuto negli anni di governo, quello
di Carlo De Benedetti, ora
gareggia col Fatto Quotidiano a
maneggiare i pizzini che escono
d’incanto dall’inchiesta Consip.
Il Giglio magico degli editoriali,
durissimi, di Ezio Mauro, su
Repubblica, in abbinata alle
amache saccenti di Michele
Serra, diventa addirittura
«nero» sulle copertine neogotiche de L’Espresso. Ci mancano
solo i post-it e le domande di
berlusconiana memoria.
Per Matteo Renzi, il dopo 4
dicembre è una via crucis di
amarezze. Oltre alle vicende
giudiziarie e ai loro imbarbarimenti, ci sono poi quelle politiche: se gli scissionisti parrebbero non aver fatto troppo
danno sulla macchina del partito, la candidatura di Andrea
Orlando, di quella che ora è
la nuova sinistra interna, dà
vita un antirenzismo diverso,
garbato magari, contro la «politica della prepotenza», ma che
però potrebbe fare a pezzi il Pd,
come ha ricordato ieri, da que-
ste colonne, Arturo Parisi.
Vicende politiche fatte anche di singoli strappi, come
quello di Carlo Calenda: stimato da Renzi, sottosegretario,
ambasciatore a Bruxelles, poi
ministro, diventato pure piddi-
Il copione è sempre
lo stesso: vanno in
soccorso del vincitore
no, ma che sugli 80 euro ha ora
detto peste e corna.
E Beppe Sala? L’uomo che
Renzi ha voluto fortissimamente sindaco di Milano, si mette
a firmare a quattro mani con
Sergio Chiamparino, su Repubblica, una lezioncina, simpatetica certo, su dove debba
andare l’ex segretario. Per non
dire di quei giornalisti e commentatori, che ne tessevano le
lodi senza se e senza ma, quando tesseva lui il Nazareno o lo
disfaceva, quando batteva i
pugni a Bruxelles o quando si
faceva endorsare da Obama.
Gli stessi, oggi, sono impet-
titi sopracciò, pronti a stilare l’elenco degli errori e delle
inadeguatezze. Guardando
questo panorama molto italiano, nella cui bussola il Nord è
rappresentato sempre da chi
vince, Renzi può ancora trarre
la forza per percorrere fino in
fondo la strada che lo riporta
al secondo giro di giostra. La
vicenda che sta vivendo non è
stata solo una formidabile opportunità di sfrondare il suo
vastissimo consenso fittizio
dalla schiera degli adulatori,
degli opportunisti, degli assatanati di potere.
La frattura nella parabola
del Royal Baby (copyright
Giuliano Ferrara) può consentire di riprendere il lavoro
riformista dove era stato lasciato: alla Leopolda del 2011,
quella genuina, quella senza
le mediazioni. Ripartire cioè
dalle «100 idee» sulle quali si
ritrovavano milioni di italiani
che, in passato, avevano votato in varie direzioni, sperando
sempre in un cambiamento
del Bel Paese. In questo senso
c’era più Pd allora, che domani
al Lingotto.
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DI
MARCO BERTONCINI
Infastidire Matteo Salvini tenendosi legati personaggi di primo piano nel
Carroccio, come Umberto
Bossi e Roberto Maroni. È
la tecnica usata negli ultimi
tempi da Silvio Berlusconi. Il
Cav non ha mai apprezzato
Salvini, il quale a sua volta
nutre nei confronti del proprietario di Fi la stessa avversione che provava Bossi
nel ’95 per il Berluskaiser. Se
Bossi è poi diventato sincero
amico del Cav, Salvini continua a non sopportarlo, ma
le sue costanti uscite contro
il Berlusconi legato ancora a
Matteo Renzi dal patto del
Nazareno hanno una funzione meramente personale:
vuole riaffermare in ogni
maniera come intangibile la
propria candidatura a capeggiare l’alleanza.
Il Cav concede sovente sponde «all’amico Umberto», il quale a sua volta
non manca mai di attaccare
Salvini sia per la sua tentazione di conquistare il Sud
(obiettivo che fallì lo stesso
Bossi), sia per l’incomprensione del ruolo di Berlusconi, unico personaggio in grado di tenere uniti tutti gli
alleati. Bossi è conscio che
una coalizione guidata da
Salvini non arriverebbe mai
al governo. Non che abbia
intenzione di abbandonare
la Lega: la candidatura in
Fi, offertagli dal Cav, rientra nelle schermaglie messe
in moto da Berlusconi proprio per punzecchiare Salvini. Anche Maroni, che per
mantenere la presidenza
lombarda ha bisogno degli
azzurri, vorrebbe ricondurre
Salvini a più miti consigli.
C’è un’altra strada che
il Cav segue, sempre per
rompere le scatole al capo
leghista: pungolare Giorgia Meloni in modo che
non si adatti a fare l’eterna
vice di Salvini. Però l’unico
reale motivo di contrasto
che la responsabile di Fd’It
può avere con Salvini concerne l’espansione leghista
nel Mezzogiorno, operata
in palese concorrenza con
la destra.
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