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PRIMO PIANO
L’Europa si fa carico della ricostruzione delle aree terremotate. Certo che gliene deve fare, di paura, Grillo.
Claudio Cadei
Prodi speculare a Berlusconi
Romano Prodi ha deciso per il Sì, sia pure con il mal di pancia. Roba recente ma anche vecchia. Una scelta speculare
a quella di Silvio Berlusconi.
Guido di Sanvalente
L’endorsement di Prodi
Decrittiamo l’atteso endorsement di Romano Prodi: una strigliata a Renzi, un calcio nel culo a Bersani e una pugnata a
D’Alema. Naturalmente confermando la sua disponibilità
di civil servant. Per ogni evenienza.
Lanfranco Turci
Cosa c’è dietro il Sì di Prodi
La mossa di Prodi che ha detto, in zona Cesarini, di votare Sì è nell’ottica di essere il più qualificato ad assumere
l’incarico di premier nel caso di vittoria del No e di successive dimissioni di Renzi. Votando Sì, Prodi toglie a Renzi
qualsiasi motivazione politica per un rifiuto di un nuovo
governo presieduto da lui.
Paolo Farnese
Una riforma che cambia troppo poco
La riforma della Costituzione è sbagliata perché fa poco e
male, non perché faccia troppo. In Parlamento, con Raffaele
Fitto e i colleghi Conservatori e Riformisti, avevamo proposto tre punti per un passaggio vero alla Terza Repubblica:
presidenzialismo, tetto fiscale in Costituzione, abolizione
secca del Senato. Ci è stato detto no su tutto.
Daniele Capezzone
Chi voterà No o Sì
Ho fatto diversi sondaggi tra le persone che conosco
per capire cosa avrebbero votato al referendum. Alla
fine mi sono convinto che quasi sempre non si sceglie
si o no dopo una attenta valutazione di contenuti e
dei possibili effetti della riforma. E non è nemmeno
un voto sulla politica o sulla persona di Renzi. Voterà
Sì chi sta abbastanza bene e teme che il No spalanchi
le porte ad avventurieri come Grillo e Salvini, che non
si sa dove potrebbero portare il paese. Voterà No chi
è frustato, arrabbiato, insoddisfatto e vuole buttare
all’aria il tavolo, pur di avere una speranza di migliorare la propria situazione.
Matteo Arcibaldi
Gianni Gennari (Avvenire) merita comprensione
Era da un po’ che ne sentivo la mancanza, ma finalmente Gianni Gennari oggi è tornato a scrivere di me
(evvai!). Lo ha fatto ovviamente nella sua rubrichetta
velenosetta su Avvenire di ieri facendo finta di capire
fischi per fiaschi. E scrive sostenendo che io, nel pezzo «Nessuno ricorda Giovanni XXIII» (ItaliaOggi del
29 novembre), abbia affermato tale tesi: «Dunque se la
dittatura castrista è durata fino ad oggi, per qualcuno
la colpa è…di papa Giovanni». Mi verrebbe da dire:
«Chi se ne frega». Solo che, purtroppo per lui, ho scritto
un’altra cosa, e cioè che: «Si capisce quindi che il patto
che permise a Castro di restare in sella per quasi 50
anni fu indirettamente figlio di un’idea di Fanfani». Essere patti indirettamente figli di un’idea di Amintore
Fanfani (ritiro dei missili americani dall’Italia in cambio di quelli russi a Cuba, solo che poi gli americani si
impegnarono anche a non invadere l’isola e ritirarono
i missili dalla Turchia) è cosa ben diversa dall’affermare che Giovanni XXIII abbia salvato la dittatura
Castro (e non era questa la sua intenzione, altrimenti
oggi non saremmo tutti qui a discuterne). Mistificare
i pezzi altrui mettendo in bocca alla gente cose che
non dice e nemmeno pensa, è un peccato oltre che una
scorrettezza. Ma Gennari perde qualche colpo, per cui
occorre comprensione. Comunque lo ringrazio e saluto
cordialmente, meravigliandomi del fatto che invece
niente abbia detto nell’altro pezzo pubblicato lo stesso
giorno in cui, cablo di Wikileaks alla mano, parlavo
dell’appiattimento della Chiesa cattolica sulle posizioni del governo dittatoriale cubano. Chissà perché.
Antonino D’Anna
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PERISCOPIO
COMMENTI
Prodi per il Sì: «Meglio succhiare un osso piuttosto che
un bastone». Lo diceva anche Madonna.
Filippo Merli
Venerdì 2 Dicembre 2016
DI
PAOLO SIEPI
Il Sì è un Sì al cambiamento
che
non è iniziato, né finito con
c
Renzi.
Arturo Parisi, fondatore
R
dell’Ulivo
con Romano Prodi. la
d
Repubblica.
Repubblic
Milano andrà avanti comunque, ma se vince
il No sarà più difficile. Giuseppe Sala, Pd,
sindaco di Milano.
Se il referendum diventa un giudizio contro
Renzi, il mio giudizio è, nel complesso, positivo. Pietro Valsecchi produttore di Checco
Zalone. Agenzie.
Lo sai che ogni anno in Europa quasi mezzo
milione di persone muoiono per lo smog? Vabbè, ma tu voti Sì o No? Jena. La Stampa.
Silvio Berlusconi ha spiegato che il problema
di Parisi è quello di non essersi guadagnato il
consenso di tutti, come invece un leader natuIo e Gianni Letta siamo amici da tanto tem- rale dovrebbe fare. Ma che anzi, a causa sua,
po. Dice No solo in pubblico. Perché, in privato, nel centrodestra - in particolare con la Lega
a Roma, mi ha confessato che la riforma non e con Toti - si è venuto a creare un clima di
è poi così male. Emilio Nusca, sindaco di scontro. La situazione mi sembra chiara: eviRocca di Mezzo, un paese a 1.329 metri dentemente, parafrasando Enrico IV, per Berd’altezza in provincia di L’Aquila (Car- lusconi, Parisi non val bene una rissa. Dario
melo Lopapa). la Repubblica.
Vergassola. ilvenerdì.
È ufficiale, 85 euro d’aumento agli statali.
Berlusconi dice di essere in gran forma: «Ho
Pare che i sindacati ora vogliano chiedere un anche i muscoli, ma quelli li faccio toccare solo
referendum all’anno. Antonio Satta. MF.
alle donne». Salvatore D’Anna. Il Giornale.
Mio padre è stato partigiano. Non condivido
la campagna dell’Anpi a favore del No. Ma so
per certo che c’è una parte dell’Anpi che vota
ugualmente Sì. Questa scelta e questo atteggiamento assunto dall’Anpi sono l’ennesima
strumentalizzazione politica. Massimo Ghini,
attore. la Repubblica.
Faccio un solo esempio a favore
dell’opportunità di votare Sì: qualche anno fa mi trovai a promuovere
un progetto di legge per la musica
dal vivo che avrebbe rivitalizzato
il settore e dato lavoro a migliaia di giovani.
Risultato: due annui d’interminabile ping pong
tra le due Camere, uno stallo inaccettabile, sfibrante. Perché, in questa situazione, alla fine,
a vincere sono sempre i piccoli poteri di veto,
le corporazioni, le micro lobby. Stefano Boeri,
architetto e urbanista. Corsera.
Non credo che, in caso di vittoria del No,
avremmo un anno di tregua nel quale sarà
possibile lavorare per riorganizzare il Paese;
vedo invece un parlamento ancora più diviso,
paralizzato e un periodo di instabilità politica che non farebbe bene all’Italia. Giuliano
Pisapia, ex sindaco arancione di Milano
(Giovanna Casadio). la Repubblica.
Bruno Solaroli, ex sindaco e parlamentare
Pd, classe 1939, è presidente dell’Anpi a Imola. «Personalmente ho scelto il Sì, ma come
Anpi abbiamo indicato la libertà di scelta, che
è garantita dalla Costituzione, e non un regalo
del presidente Smuraglia. Qui non si fanno
banchetti né per il Sì né per il No. Comunque
il clima è pesante. Ci sono davvero tanti iscritti
che protestano e minacciano di lasciare la tessera. Sono state fatte scelte divisive e si rischia
di pagarle a caro prezzo. Si picchia sul partito
che ci è sempre stato più vicino, si dimentica
che per decenni si sono costruiti rapporti con
«l’arco costituzionale». Vedremo se le cose si
potranno aggiustare. Ma se qualcuno vuol fare
un partitino, lo faccia: non conterà nulla». Jenner Meletti. ilvenerdì.
Anche se vincesse il No, questa soluzione è
stata sostenuta da un gruppo eterogeneo di
partiti che, insieme, non ha futuro. Nessuno
infatti è in grado di mettere insieme una coalizione. Si detestano. Prenda Grillo: il suo 30%
non è spendibile. E Salvini e Berlusconi? Quanto prenderebbero? Non lo so, ma che importa?
Il giorno dopo, i due comincerebbero subito a
litigare sul da farsi. Perché il leader della Lega
vuole le elezioni, Silvio invece pensa forse al
Nazareno bis. E non parlo della sinistra che è
minoritaria per definizione. Giuliano Urbani
(Salvatore Danna). Il Giornale.
Io continuo a rivolgermi proprio alla gente
di Forza Italia. Spiego loro che questa riforma
non è la nostra, ma che vale la pena di votare
Sì e che Silvio Berlusconi sta sbagliando tutto.
Marcello Pera, ex presidente del Senato.
la Repubblica.
Secondo l’ex Cavaliere, al momento nella
politica l’unico vero leader è Matteo Renzi.
Che però purtroppo non può reclutare in Forza Italia, visto che il premier è già a capo di
un altro partito di centrodestra: il Pd... Dario
Vergassola. ilvenerdì.
La differenza fra Ignazio Marino e Virginia
Raggi è che Marino ha distrutto il Pd romano,
mentre lei può distruggere il M5s a livello nazionale. Sentita in Transatlantico.
Il primo scandalo pubblico per Lapo Elkann
scoppiò il 10 ottobre del 2005: in un tristissimo
pied à terre di San Salvario, a Torino. Lapo venne ritrovato, in coma, con indumenti femminili,
salvato da Patrizia, un trans pugliese, inguardabile.Tony Damascelli. Il Giornale.
In merito alla vicenda di Lapo, il
fatto non sussiste: chi non ha mai
buttato in piedi falsi rapimenti
per chiedere riscatti a parenti facoltosi? Poi, Lapo, è stato onestissimo:
mo: ha fatto
telefonare a Marchionne per chiedere 10 mila
dollari di riscatto quando poteva benissimo
chiedere 15 milioni. Maurizio Milani, scrittore umoristico. Il Foglio.
Cerco di capire perché il Papa si sia commosso alla notizia della morte di Fidel Castro e il
presidente Mattarella abbia appreso con profonda tristezza la morte di un assassino seriale.
Umberto Silva, psicanalista. Il Foglio.
Fidel Castro era un mostro che riusciva perfettamente a negare la realtà, un padre che ha
saputo plagiare i suoi figli sfruttando i loro sentimenti, un astuto fanatico che appena arrivato
al potere non ha aspettato a divorare tutte le
promesse democratiche che aveva fatto: Martin
Cruz Smith, scrittore, autore di Havana
(Antonello Guerrera). la Repubblica.
Per chi apprezza il genere impettito in divisa
verde oliva, Fidel Castro, come tipo, era molto
meglio di Kim il Sung. Angela Nocioni. Il Foglio.
Fidel Castro era un elitista che nemmeno Re
Sole, il quale almeno non la menava con l’egualitarismo. Le Figaro.
Nel Guinness dei primati, Fidel Castro detiene il record del discorso più lungo pronunciato
all’Onu. Il che fa apprezzare che l’orazione funebre non se la sia scritta da solo. MF.
Nicholas Sarkozy con la moglie Carla Bruni
frequentava ristoranti alla moda e conosciuti.
François Fillon e consorte frequentano ristoranti alla moda ma sconosciuti. Carlo Rossella. Il Foglio.
Vittoria riesce a interrompermi
anche
quando taccio. Roberto
a
Gervaso.
Il Messaggero.
G
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