Vertice Malta: `Ue sostiene accordo Italia-Libia`

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venerdì 03 febbraio 2017, 18:50
Esteri: il Punto
Vertice Malta: ‘Ue sostiene accordo Italia-Libia’
Attacco vicino al Louvre: 'E' terrorismo'. Trump vara nuove sanzioni verso l'Iran
di Daniele Petroselli
«L'Unione europea accoglie con favore ed è pronta a sostenere lo sviluppo dell'accordo firmato tra Italia e Libia il 2
Febbraio». E' questo il succo della dichiarazione congiunta sull'immigrazione stilata dai leader europei al termine della prima
sessione di lavoro a Malta. Il piano approvato per frenare il flusso dalla Libia si articola in 10 punti. Tra questi la decisione di
«mobilitare come primo passo 200 milioni di euro aggiuntivi per la finestra Nordafrica» del Trust Fund per l'Africa lanciato
nell'autunno 2015 con 1,8 miliardi dal budget Ue e 152 milioni dagli stati membri. Poi si punta su «addestramento,
equipaggiamento e sostegno alla guardia costiera libica» con programmi europei che «dovranno essere rapidamente
aumentati, in intensità e numero». Poi ovviamente maggior impegno nella lotta contro i trafficanti «con un approccio
integrato che coinvolga la Libia, altri paesi sulla rotta, partner internazionali, le missioni europee Csdp, Europol e la Guardia
di frontiera europea». Mentre è confermato anche il supporto alle comunità locali libiche per «assicurare adeguate capacità
di ricezione e le condizioni per i migranti in Libia con Unhcr e Iom». Soddisfatto ovviamente il premier Paolo Gentiloni, che
proprio a margine del vertice di Malta conferma con l'accordo con la Libia sia «l'apertura di una finestra di opportunità sulla
quale l'Italia lavorerà e investirà, ma è molto importante che lavori e investa anche l'Ue, e lo farà anche con risorse
aggiuntive di cui hanno parlato esplicitamente Juncker e Mogherini. Ho ripetuto ai colleghi che dobbiamo essere tutti
consapevoli che si tratta di una primo passo. Il governo libico riconosciuto a livello internazionale non ha lo stesso controllo
di Erdogan, per fare un paragone. Non si può aspettarsi che all'improvviso la situazione cambi». Poi sui ricollocamenti
dice: «Senza dubbio continuiamo a pretendere che le decisioni prese sul fronte della 'relocation' (dei migranti, ndr) vengano
attuate». «Bisognerebbe fare di più», ammette Gentiloni, ma «il poco o il tanto che si è fatto è stato fatto su iniziativa
italiana, di cui dobbiamo essere consapevoli e un pizzico orgogliosi». Poi il premier ha toccato anche altre vicende, come
quella della possibile infrazione in cui incorre l'Italia da parte dell'Ue: «Non credo che ci siano elementi che vanno in questa
direzione e comunque siamo circondati da Paesi che stanno in procedura di infrazione e non mi sembra che siano
imbarazzatissimi. E comunque l'Italia non corre questo rischio». Ancora paura in Francia. A Parigi un militare di guardia al
piccolo arco di trionfo del Carrousel, a due passi dal Louvre, ha sparato contro un uomo che avrebbe tentato di aggredirlo.
L'aggressore, armato di almeno un machete e un coltello, aveva con sé due zaini (che dopo controlli successivi non
contenevano esplosivi), che il personale di sicurezza voleva perquisire, ma questi ha gridato diverse minacce contro i
militari, poi 'Allah Akhbar'. Secondo le prime informazioni l'uomo sarebbe un egiziano arrivato soltanto a fine gennaio in
Francia, incensurato e che non risulta negli schedari della polizia. Il ministero degli Interni definisce «un grave evento di
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pubblica sicurezza». Di un apparente «attacco di carattere terroristico» parla il premier Bernard Cazeneuve, mentre il
presidente Francois Hollande, condanna in una nota «l'aggressione selvaggia» e ribadisce «la determinazione dello Stato
ad agire senza tregua per difendere la sicurezza dei nostri connazionali e lottare contro il terrorismo». Almeno 34 persone
sono morte negli ultimi giorni nel conflitto del Donbass, in Ucraina: a confermarlo i dati pubblicati dai separatisti e dallo
stato maggiore ucraino. Secondo Kiev dal 31 gennaio ad oggi, solo nella zona di Avdiivka, sono stati uccisi 10 soldati, 66 i
feriti. I separatisti invece denunciano nell'ultima settimana 18 uccisi e 26 sono rimasti feriti. Sempre stando ai ribelli, tra i
civili si registrano sei morti e 34 feriti. Parlando di Russia, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha avuto oggi una
conversazione telefonica con il collega russo Serghiei Lavrov. I due hanno confermato che si vedranno per un colloquio a
Bonn il 16-17 febbraio, a margine del G20 (e poi successivamente a Mosca) e hanno inoltre «condiviso l'auspicio di
mantenere e sviluppare le già ottime relazioni bilaterali». Il colloquio, secondo la nota rilasciata, ha consentito «un proficuo
punto di situazione sull'attualità internazionale, con particolare riferimento ai dossier libico e ucraino». Andiamo in Siria,
dove le forze governative si avvicinano ad al Bab, roccaforte dell'Isis nel nord del Paese. Secondo 'al Mayadin', le truppe di
Damasco sono ad appena tre chilometri dalla cittadina. Altre fonti sul terreno riferiscono di un'offensiva governativa che ha
portato le truppe siriane a 10 chilometri da al Bab, attaccata da nord dalle forze turche. Intanto oggi il presidente libanese
Michel Aoun ha chiesto alla comunità internazionale di creare 'safe zones' (aree di sicurezza) in Siria in collaborazione con
il governo di Damasco, dove fare rientrare i profughi all'estero. Tra questi proprio gli 1,5 milioni che si trovano in Libano.
Un'idea quella di queste zone di sicurezza rilanciata nei giorni scorsi dalla nuova presidenza americana: «Realizzare 'safe
zone' in Siria con la collaborazione del governo siriano aiuterà il ritorno dei profughi», ha detto Aoun, che ha confermato di
non voler forzare la mano ma ha ricordato anche che i profughi non potranno rimanere per sempre nel Paese. Donald
Trump sembra cambiare rotta su diversi temi di politica estera: a partire da Israele, con il presidente che condanna la
costruzione di nuovi insediamenti, che non aiuterebbe il raggiungimento della pace. Ma da Israele confermano che il tema
sarà discusso da Benjamin Netanyahu e da Trump a Washington nel prossimo incontro. Dietrofront poi sulle sanzioni alla
Russia per l'annessione della Crimea, con l'ambasciatrice Usa all'Onu che condanna le 'azioni aggressive' di Mosca. E non è
tutto: secondo il 'Wall Street Journal', che cita alcune fonti, Trump si prepara a imporre nuove sanzioni all'Iran per il presunto
ruolo svolto nello sviluppo di missili e nel terrorismo. In particolar modo sarebbero colpite aziende, individui e organizzazioni
militari. Le sanzioni seguirebbero l'avvertimento lanciato degli Stati Uniti all'Iran per il recente test balistico e il sostegno ai
gruppi militanti in Siria, Yemen e Iraq. Intanto contro il Muslim Ban di Trump si schiera anche l'ayatollah Ahmad Khatami:
«Il messaggio degli Usa è un messaggio di chi sta combattendo contro la religione e contro l'Islam», ha detto nel sermone
della preghiera del venerdì a Teheran. «Migliaia di americani sono stati assassinati in Arabia Saudita, ma non un singolo
americano è stato assassinato nei 7 Paesi a maggioranza musulmana inclusi nella lista di divieto di visto. Viviamo in un
mondo pieno di lupi, come gli Stati Uniti, e in un mondo così abbiamo bisogno di armi per difenderci». Mentre il presidente
della Commissione europea, Jean Claude Juncker, prova a buttare acqua sul fuoco: «Non penso che siamo minacciati, ma
penso che ci sia spazio per delle spiegazioni perché si ha l'impressione che la nuova Amministrazione americana non
conosca l'Unione europea nei dettagli. Ma in Europa i dettagli contano».
di Daniele Petroselli
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