Consiglio UE: sanzioni e migrazioni in clima teso

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giovedì 15 dicembre 2016, 09:30
Consiglio UE: sanzioni e migrazioni in clima teso
Estensione dell'accordo turco sui migranti, decisione sulla ricostruzione in Siria, Brexit, questi i temi
di Redazione
Quello di oggi sarà un Consiglio Europeo, l’ultimo del 2016, particolarmente delicato., in particolare sul fronte sanzioni
contro la Russia e migrazioni. La riunione dei 28 capi di Stato e di Governo dell'Ue a Bruxelles, che, tra il resto vedrà
l’esordio di Paolo Gentiloni come Premier, e che inizia con una ‘vittoria’ politica per l’Italia -ieri il Presidente della
Commissione europea, Jean-Claude Juncker, parlando alla plenaria del Parlamento europeo, in relazione alla crisi dei
migranti, ha affermato, riferendosi all’Italia, che i fondi messi a disposizione per la gestione della crisi dei migranti
«non possono rientrare nel campo d'applicazione del patto di stabilità»- ha l’agenda molto fitta e delicata.
MIGRAZIONI I leader europei discuteranno in primis di migrazioni. Esamineranno l'attuazione dell'accordo fra Ue e
Turchia, valuteranno i progressi sui patti firmati con i Paesi africani e futuri orientamenti, analizzeranno anche i
progressi legislativi per gli investimenti esterni e discuteranno la riforma del sistema comune di asilo, incluse le
modalità di applicazione dei principi di responsabilità e solidarietà. Inoltre, il summit affronterà il tema della prevenzione e
della lotta dell'immigrazione illegale. Juncker, ieri alla plenaria del Parlamento europeo, aveva detto, sull'accordo con la
Turchia, che «ci sentiamo vincolati ad applicare l'accordo con la Turchia, perché esso funziona», citando la
diminuzione di arrivi in Grecia dopo l'accordo di marzo. L'intesa, ha sottolineato, «dimostra quanto sia importante gestire le
frontiere e proteggerle assieme ai nostri vicini». La Ue ribadirà il proprio impegno a implementare l'accordo UeTurchia di marzo, ma il problema è tenere insieme la collaborazione sul piano migratorio e l'oggettiva
impossibilità di procedere, in questa fase, alla rimozione dell'obbligo di visto per i cittadini turchi che viaggiano
nell'area Schengen, tema che per Istanbul è diventato una questione di principio. E’ anche prevista la possibilità di tenere
un vertice primaverile Ue-Turchia, anche se non ci sono date. Per ora si tratta di un'ipotesi, sulla quale decideranno i leader
degli Stati membri. L'Alto Rappresentante Federica Mogherini aggiornerà i leader sullo stato di implementazione dei
Migration Compact con cinque Paesi africani di provenienza dei migranti (Mali, Niger, Nigeria, Etiopia e Senegal). Il
rapporto della Mogherini dovrebbe essere «incoraggiante», secondo fonti di Bruxelles, anche se c'è molta prudenza
davanti alle richieste di estendere la formula anche ad altri Paesi (la Germania vorrebbe un accordo simile con
l'Egitto, che però è un Paese molto grande e c'è un oggettivo problema di risorse), per timore di aprire il vaso di Pandora (ci
sono Paesi che spingono per un allargamento del programma anche ad alcuni Stati asiatici, come il Pakistan e il
Bangladesh). Il Consiglio dovrebbe anche parlare di come aiutare l'International Organization for Migration ad
aumentare i rimpatri volontari di migranti direttamente dalla Libia, operazioni che già compie in loco, su scala ridotta
(circa 3mila rimpatri dal 2014). Già il Niger, Paese fondamentale nelle rotte che dall'Africa subsahariana portano alla Libia e
quindi all'Italia, ha aumentato negli ultimi mesi il ritmo dei rimpatri dei migranti provenienti da sud. Nelle conclusioni del
Consiglio viene sottolineata l'importanza della rotta del Mediterraneo Centrale, cosa che l'Italia ha voluto. Infine, una delle
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'mine' sul terreno dei diplomatici è sull'applicazione del principio di solidarietà tra i Paesi membri nel campo
delle migrazioni, che passa dalla riforma del sistema comune di asilo, o riforma del sistema di Dublino. «Non siamo alla fine
del processo, ma ci sono aree di convergenza», nota l'alto funzionario. Una conclusione, questa, che non è condivisa da
tutti: l'unica cosa su cui l'Italia da una parte e Polonia e Ungheria dall'altra concordano su questa materia, osservano fonti
diplomatiche, è che non ci sono convergenze. La presidenza maltese del Consiglio Ue, che inizierà in gennaio, continuerà a
lavorare alla questione, per cercare di accorciare le distanze tra i Paesi di primo arrivo, come Italia e Grecia, e quelli dei
Paesi che più resistono alla redistribuzione dei rifugiati nell'Ue (Slovacchia, Ungheria, Polonia, Austria e Repubblica Ceca in
particolare). «Non è un segreto che questa è una ferita aperta nell'Ue e dobbiamo curarla» osserva il funzionario citato dalle
agenzie italiane «la terapia è iniziata», ma «molti colleghi hanno la sensazione che occorrerà più di una presidenza» per
arrivare ad un'intesa. Mentre gli arrivi in Grecia si sono ridotti a un rigagnolo, quelli in Italia sono a livelli superiori
a quelli registrati negli ultimi due anni: secondo dati Frontex, da gennaio a novembre 2016 ne sono arrivati 173.044,
principalmente dalla Nigeria (21%), dall'Eritrea (12%), Guinea (7%) e Costa d'Avorio (7%). Non a caso, gli ultimi due
sono Paesi ai quali l'Italia vorrebbe estendere il Migration Compact. «Su questo dossier non ci siamo: passerà alla
presidenza maltese e vedremo come si svilupperà», sintetizza una fonte diplomatica. Tuttavia, la bozza delle conclusioni
aggiornata a oggi riporta un punto in cui si stabilisce che «gli Stati membri dovrebbero intensificare ulteriormente i propri
sforzi per accelerare i ricollocamenti (di rifugiati da Italia e Grecia in altri Stati Ue, ndr), in particolare per i minori non
accompagnati, e gli schemi di reinsediamento (da Stati extra Ue a Stati Ue, ndr) esistenti». In ogni caso, siamo ancora
lontanissimi da un'intesa e domani la discussione per l'Italia «non potrà essere che molto preliminare e interlocutoria». Il
nuovo presidente del Consiglio Gentiloni, comunque, si è già largamente occupato di queste tematiche da ministro degli
Esteri (ha visitato, tra l'altro, non pochi Paesi africani nel corso della sua permanenza alla Farnesina). UCRAINA E
SANZIONI ALLA RUSSIA Altro tema delicatissimo in discussione è la ratifica da parte dei Paesi Bassi dell'accordo di
associazione tra l'Ue e l'Ucraina, bloccata da mesi dopo che un referendum consultivo, nell'aprile scorso, si è espresso
contro la ratifica. Lunedì sera gli sherpa hanno concordato un testo che dovrebbe consentire agli olandesi di ratificare
l'accordo, testo in cui si metterà in chiaro, a beneficio di chi pensa il contrario, che l'intesa con l'Ucraina non ha nulla a che
fare e non riguarda l'adesione all'Ue di Kiev. Nella stessa fase del Consiglio, il Presidente francese Francois Hollande e la
Cancelliera Angela Merkel dovrebbero raccomandare la proroga delle sanzioni economiche nei confronti della
Russia per le azioni in Ucraina, in scadenza il 31 gennaio 2017, condizionate all'applicazione degli accordi di Minsk. Visto
che gli accordi non sono stati pienamente implementati, le sanzioni dovrebbero essere prorogate. «Sulla base dei contatti
che ho avuto con tutti gli sherpa, ho ragione di ritenere che sarà un processo senza intoppi e relativamente veloce», ha
detto l'alto funzionario. Una volta pubblicate le conclusioni del Consiglio, «si tratta di tecnicalità, questione di giorni», ha
concluso. Il Consiglio d'Europa può decidere di estendere le sanzioni economiche contro la Russia senza il voto
aggiuntivo. E' quanto rivela una fonte dell'ufficio del Cancelliere tedesco. Secondo la fonte, il Presidente francese
Francois Hollande e il cancelliere tedesco Angela Merkel proporranno l'estensione automatica delle sanzioni in una riunione
del Consiglio europeo di domani. «Nel caso in cui tutti i membri dell'Ue siano d'accordo con queste raccomandazioni, le
sanzioni saranno prolungate automaticamente dopo la riunione», ha detto il funzionario parlando con i giornalisti a Berlino.
Le attuali sanzioni economiche contro la Russia scadono alla fine di gennaio 2017. SICUREZZA E DIFESA NELL'UE Il
Consiglio europeo «affronterà il rafforzamento della cooperazione dell'Ue nel campo della sicurezza esterna e della
difesa», si legge nel programma. Tre le priorità: la strategia globale, il piano d'azione sulla difesa, l'attuazione delle
proposte che fanno seguito alla dichiarazione congiunta Ue-Nato firmata a Varsavia a luglio 2016. Per Juncker bisogna
«istituire una vera unione della difesa, innanzitutto cooperando maggiormente con la Nato», perché «Nato e Ue non sono
organizzazioni rivali, ma complementari». Il messaggio chiave sarà che «l'Europa è pronta ad assumersi responsabilità più
elevate nel campo della difesa e ad assumersi un ruolo più ampio». In estrema sintesi, si parlerà del piano di
implementazione, parte della strategia globale della Commissione; dell'industria di difesa europea con la creazione di un
mercato unico nel settore e del Fondo per il sostegno alla ricerca (prima sperimentazione di uno strumento che, se
funzionerà, dovrebbe essere ampliato nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale dell'Ue); della collaborazione Ue-Nato.
ALTRI TEMI: GIOVANI, CIPRO, RELAZIONI ESTERNE E BREXIT I leader parleranno anche di politiche per i giovani e,
a margine, terranno una riunione informale a 27 sulla gestione del processo della Brexit dopo che la notifica di uscita
sarà presentata del Regno Unito. Inoltre, discuteranno dell'Ucraina, della Russia e del conflitto in Siria. Il Presidente cipriota
Nikos Anastasiades dovrebbe poi riferire sullo stato dei colloqui tra greco-ciprioti e turco-ciprioti (l'isola è divisa in due
dalla Green Line dal 1974, quando l'esercito turco invase la parte settentrionale, in risposta ad un colpo di Stato ordinato dal
regime dei Colonnelli in Grecia, ndr), che dovrebbero riprendere in gennaio, un «tema molto importante per l'Ue», che ha
anche ripercussioni dirette sui rapporti dell'Ue con la Turchia. Ci saranno poi conclusioni sulla situazione in Siria (la
bozza riporta tra l'altro che «i responsabili di violazioni del diritto internazionale, alcune delle quali potrebbero essere crimini
di guerra, devono essere chiamati a risponderne»). Su questo tema non dovrebbe, a meno di sorprese, essere ridiscussa la
possibilità di sanzionare la Russia per il suo appoggio al regime di Assad, tema che in ottobre aveva già provocato divisioni
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nel Consiglio. BOZZA DI DOCUMENTO FINALE Una bozza di documento trapelata nelle scorse ore afferma che l'Ue non
contribuirà alla ricostruzione post bellica in Siria, se Mosca e Damasco non daranno spazio nel futuro
all'opposizione al Presidente Bashar al-Assad. Ciò mentre Aleppo sta per cadere del tutto nelle mani del regime, tra
denunce di violenze e atrocità commesse dall'esercito e dalle forze ad esso alleate. Secondo l'Ue, le prospettive di pace
sono flebili perché Damasco andrebbe verso anni di guerriglia e il Paese potrebbe crollare, se il potere non fosse
decentralizzato e l'opposizione non vi avesse ruolo. L'Ue è il maggior fornitore di assistenza al mondo e la Banca mondiale e
le Nazioni unite hanno previsto che la ricostruzione in Siria potrà costare miliardi. Verrà diffusa, alla fine dell'incontro, una
breve dichiarazione, che, oltre a ribadire i principi del 29 giugno, delineerà il percorso previsto: si terrà
probabilmente un Consiglio Europeo straordinario in aprile (la data però non dovrebbe essere indicata), posto che il
Regno Unito invii la notifica in marzo come detto da Theresa May. Si metterà in chiaro anche che il processo
passerà, lato Ue, dal Consiglio Affari Generali (Gac la sigla nel gergo comunitario) e che il capo negoziatore per l'Ue sarà la
Commissione Europea (Michel Barnier è il negoziatore capo). Il tutto servirà a mandare a Londra il messaggio che l'Ue è
pronta, unita e attende la notifica della volontà di recedere, come prevede l'articolo 50. Per l'Ue, sarà dunque la
Commissione a guidare i negoziati con Londra, ma con un raccordo costante e un coinvolgimento di Consiglio Europeo e
Consiglio Ue, senza dimenticare il Parlamento Europeo. L'intesa che dovrebbe essere sancita dovrebbe porre fine a mesi di
tensioni sotterranee tra la Commissione, che ha una struttura molto più grande, e il Consiglio, che rappresenta gli Stati i
quali, essendo in gioco interessi vitali, sono riluttanti a dare deleghe in bianco, su chi avrebbe dovuto avere la 'guida' dei
negoziati con Londra. Saranno molto importanti anche gli incontri che si svolgeranno a margine del Consiglio Europeo,
perché "è inevitabile", prevedono fonti diplomatiche, che si parli del rinnovo della presidenza del Parlamento Europeo, carica
per la quale sono in lizza, tra gli altri, gli italiani Antonio Tajani per il Ppe e Gianni Pittella per i Socialisti e Democratici.
Quale sarà l'esito dei colloqui dei leader è difficile a dirsi ora, anche perché il vecchio accordo di collaborazione tra le due
grandi famiglie europee, Socialisti e Popolari, non c'è più e non si sa se sarà sostituito da un'altra intesa o meno. E'
prematuro anche affermare ora se la conferma di Donald Tusk alla guida del Consiglio Europeo sia in gioco oppure no, ma è
certo che i leader europei affronteranno l'argomento, a latere dei lavori dell'ultimo Consiglio del 2016.
di Redazione
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