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Mercoledì 7 Dicembre 2016
MERCATI
Con l’edizione
Italiana de
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All Rights Reserved
IL GOVERNO KAZAKO AVEVA POSTICIPATO L’INAUGURAZIONE VERA E PROPRIA DEL GIACIMENTO
Oggi il via ufficiale a Kashagan
Entro fine dicembre sarà raggiunta la quota di 180 mila barili al giorno, che dovrà raddoppiare
nel 2017. Gli investimenti toccano 53 mld di dollari, ma a libro il giacimento ne vale almeno 59
di Angela Zoppo
ENI
P
er i kazaki sarà festa
grande, ma anche per le
oil company come Eni
l’occasione è di quelle
da celebrare. Quella di oggi,
7 dicembre 2016, è la data ufficiale stabilita dal governo di
Astana per dichiarare a tutti gli
effetti operativo il giacimento
di Kashagan, che in realtà ha
riavviato la produzione a fine
settembre scorso, dopo lo stop
di tre anni dovuto a un guasto
nelle tubature di trasporto del
gas e ai conseguenti lavori di
sostituzione dell’intera condotta. La decisione di posticipare
l’inaugurazione vera e propria
rispetto alla riapertura del giacimento è stata presa per verificare l’efficienza degli impianti e
delle nuove condotte, installate
da Saipem attraverso la controllata Ersai. Insomma, meglio
aspettare per evitare il rischio di
altre false partenze come quella
dell’11 settembre 2013.
Con la cerimonia di riapertura
che si terrà oggi ad Atyrau, arrivano anche i numeri aggiornati
su costi e produzione del giacimento super-giant nell’offshore
del Caspio. Gli investimenti, da
una stima iniziale di 38 miliardi
di dollari (correva l’anno 2008)
sono saliti a 53 miliardi di dollari, comunque ancora al di sotto
del puro valore di libro del giacimento, che a oggi ammonterebbe secondo fonti kazake a
59 miliardi di dollari. Gli investimenti sono divisi pro-quota
tra i partner del consorzio Ncoc
(North caspian operating company): Eni, ExxonMobil, Shell e
Total ciascuna col 16,81%, Cnpc (8,33%) e Inpex (7,56%). La
compagnia di Stato KazMunaiGas nel 2015 ha ceduto il 50%
14,0
quotazioni in euro
13,5
13,0
12,5
12,0
6 set ’16
Claudio Descalzi
IERI
13,96 €
1,97%
6 dic ’16
Accordo Snam-Api per 150 stazioni di servizio a metano
di Barbara Pianese
nam e Api hanno firmato una lettera d’inS
tenti per favorire lo sviluppo delle stazioni
di rifornimento a metano sul territorio nazionale. Le due società intendono realizzare fino
a 150 nuovi impianti all’interno della rete di
punti vendita Ip (di proprietà di Api) favorendo l’offerta di carburanti alternativi a basse
emissioni come il gas naturale.
L’iniziativa si inserisce nel più ampio contesto
della direttiva europea Dafi sui carburanti alternativi, in corso di recepimento, e nel piano
di Snam per lo sviluppo della mobilità sostenibile che prevede un investimento complessivo di 200 milioni nei prossimi cinque anni.
Snam infatti ha in programma di sostenere lo
sviluppo degli impianti per il rifornimento di
metano e la diffusione più equilibrata delle
della sua quota del 16,81% al
fondo sovrano Samruk-Kazyna
per 4,7 miliardi di dollari, ma
non esclude di riacquistare la
partecipazione quando il prezzo del petrolio tornerà a salire.
Le mosse di Kmg sono seguite
direttamente dal presidente kazako, Nursultan Nazarbayev,
che il 30 novembre scorso ha
incontrato il numero uno della
stazioni di rifornimento nelle diverse regioni
italiane, migliorando la qualità del servizio di
erogazione agli utenti.
In questo contesto la rete di 3 mila punti vendita di Api, che copre tutto il territorio nazionale, e che con il suo marchio Ip è la maggior
esponente italiana tra le imprese private nel
settore dei carburanti, consentirà di individuare le aree più adatte alla realizzazione delle
nuove stazioni a metano. L’intesa ha inoltre
un significato strategico. Infatti dovrebbe dare
ulteriore impulso alla filiera industriale del gas
naturale nel settore trasporti, che rappresenta
un’eccellenza tecnologica e ambientale riconosciuta a livello mondiale, potendo inoltre
far leva sulla rete di metanodotti più estesa
e accessibile d’Europa. Una rete lunga più di 32
mila chilometri e ramificata in tutta la Penisola.
(riproduzione riservata)
compagnia energetica, Sauat
Mynbayev, sollecitando un piano di sviluppo più rapido per il
giacimento. La produzione è
prevista salire fino a 180 mila
barili al giorno proprio in questo
mese, per raddoppiare alla fine
del prossimo anno. Ma dovrebbe raggiungere già a inizio 2017
un livello intermedio di 221 mila barili al giorno. Le riserve sti-
mate di Kashagan ammontano
a circa 38 miliardi di barili di
petrolio e più di 1.000 miliardi
di metri cubi di gas. Il primo
lotto di greggio prodotto dal
maxigiacimento, nell’impianto
di trattamento a terra e destinato
all’esportazione, è partito il 14
ottobre scorso.
Il caso Kashagan ha anche attirato l’attenzione delle agenzie
di rating. Standard&Poor’s ha
assegnato BB al merito di credito di KazMunaiGas con outlook
negativo, partendo proprio dalla
considerazione che difficilmente il campione nazionale kazako potrà riacquistare la quota
ceduta a Samruk-Kazina per
ripagare parte del suo debito.
«La valutazione», si legge nel
report, «riflette la nostra previsione che Kmg mantenga i proventi della cessione per garantirsi una liquidità solida anche
per il 2017 e 2018, a compensazione di performance deboli
a causa del contesto di prezzi
del petrolio ancora bassi».
L’eventuale riacquisto, perciò,
potrebbe avvenire tra due anni,
non prima. Nonostante l’entrata in produzione di Kashagan,
le stime indicano per la sussidiaria Kmg Ep (Exploration &
Production), un ebitda per gli
esercizi 2017 e 2018 di circa
200 milioni di dollari, rispetto a
quello di oltre 1 miliardo di dollari registrato nel 2014, quando
il maxi-giacimento era inattivo.
Questo perché molti dei suoi asset produttivi sono ormai maturi, e quindi in declino, mentre
gli start-up hanno una soglia di
break-even elevata. Non così le
previsioni di Eni, che finora ha
investito nel progetto circa 9,2
miliardi di dollari. Secondo l’ad
Claudio Descalzi da Kashagan
arriverà un grande contributo
alla generazione di liquidità e
alla produzione già nei prossimi
tre-quattro anni. Intanto anche
le riserve di competenza del
Cane a sei zampe sono state
riviste al rialzo, da 580 a 611
milioni di barili. (riproduzione
riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/eni
La Corte Costituzionale ha rigettato in parte le norme varate dal governo per abbandonare l’energia atomica in Germania
La legge sul nucleare spinge le utility tedesche
di Rosario Murgida
MF-DOW JONES
U
tility tedesche in grande spolvero sull’indice Dax della borsa di
Francoforte. Rwe ha guadagnato
infatti l’1,4% (a 11,9 euro) ed E.On
il 4,9% (a 6,4 euro) sulla scia di una
sentenza della Corte Costituzionale tedesca che ha in parte rigettato la legge
varata dal governo federale per avviare
il progressivo abbandono della produzione energetica da fonte nucleare. In
particolare la corte ha stabilito che la
legge è parzialmente incostituzionale
e ha così posto le basi affinché i gestori delle centrali tedesche chiedano
a Berlino risarcimenti danni multimi-
liardari. E.On, Rwe e Vattenfall hanno paventato
8,0
la possibilità di chiedere
risarcimenti per un totale
7,5
di 20 miliardi sin dal 2011,
ossia dall’entrata in vigore
7,0
della legge sulla graduale
chiusura delle centrali nu6,5
cleari per arrivare al loro
completo spegnimento
6,0
entro il 2022. La legge
6 set ’16
era stata varata poco dopo
il disastro ambientale della centrale di Fukushima Daiichi che
ha scatenato nuove vibranti proteste
sull’utilizzo dell’atomo per produrre
energia. Nel 2009 il governo di Angela Merkel aveva approvato invece
un’estensione della vita utile di alcune
quanto avvenuto negli anni
‘80 a Chernobyl, in Ucraina.
16
quotazioni in euro
quotazioni in euro
Le utility come E.On e Rwe
hanno dovuto affrontare senza
15
IERI
alcun sostegno e con grandi
6,441
14
difficoltà un processo di ab4,95%
bandono imposto dal governo
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IERI
e sono state costrette a finan12
11,92 €
ziare investimenti in un business diventato improvvisa1,49%
11
mente fuori legge. Il processo
6 dic ’16
6 set ’16
6 dic ’16
è stato imposto da Berlino nel
quadro di un più ampio prodelle centrali nucleari cancellando il gramma di riconversione energetica
programma di addio dolce all’atomo volta a privilegiare le fonti rinnovabili
lanciato nel 1998 dall’allora cancel- con costi stimati in 40 miliardi sosteliere Gerhard Schroeder, ma due anni nuti da una tassa sull’energia atomica
dopo ha invertito la rotta in scia ad imposta alle utility. (riproduzione riun’onda emotiva non dissimile da servata)
E.ON
RWE