economia | chiusi all`esterno, sociali all`interno

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Transcript economia | chiusi all`esterno, sociali all`interno

STEFANO MICOSSI - 14/11/2016 ore 18:00

ECONOMIA | CHIUSI ALL'ESTERNO, SOCIALI ALL'INTERNO

Una pessima ricetta per l'economia

Come ha notato David Brooks sul New York Times, ci sono due direttrici lungo le quali si sta riordinando la politica in tutto il mondo avanzato. Da un lato la dicotomia apertura/chiusura di fronte alla globalizzazione, all'integrazione, all'immigrazione; dall’altro la dicotomia individuale/sociale nell'affrontare lo stress sociale e la perdita di status dei lavoratori non qualificati. Se i fatti seguiranno gli annunci, il neo-presidente Trump giocherà la doppia carta della chiusura protezionistica del commercio e dell'individualismo (meno tasse, ridimensionamento di Obamacare e dei programmi di assistenza sociale, eccetera), in combinazione con un'aggressiva politica keynesiana di spesa pubblica in infrastrutture per aumentare i posti di lavoro. La domanda importante è: come reagiranno le élites politiche europee, scosse come sono dal doppio shock ‘populista’ della vittoria di Trump e dal referendum inglese per Brexit? Al momento l'opzione più probabile è una combinazione tra più chiusura verso l'esterno e più sociale all’interno: assecondando le richieste di protezione commerciale delle classi lavoratrici e cercando di espandere i programmi di sostegno economico e assistenza sociale. Sull'immigrazione, che è l'elemento di massima impopolarità anche nei paesi in piena occupazione e con buona crescita, assisteremo a una chiusura crescente, accompagnata da un irrigidimento nei criteri di accesso al welfare dei nuovi arrivati. È una ricetta pessima, perché consoliderà le tendenze protezionistiche e nazionaliste a livello mondiale e renderà la nostre società meno dinamiche e aperte all’innovazione, più chiuse alla diversità e più ingiuste, in un contesto di rapido declino demografico. Con gravissimi costi per la crescita, l’occupazione e il tenore di vita delle classi lavoratrici che di dice di voler difendere. La strada buona ci sarebbe ed è ben nota: è quella già intrapresa dai paesi nordici europei di investire nel capitale umano e nella ricerca, che sono il vero antidoto all’impoverimento da globalizzazione, liberando l’economia dai troppi vincoli che impediscono di investire nel nuovo, incoraggiando e sostenendo gli aggiustamenti industriali. Poi ci vorrebbe il coraggio di una politica lucida e aggressiva sull'immigrazione, capace di puntare su quella di qualità e di contrastare con maggior decisione i flussi dei migranti economici con zero qualificazione dal Nord Africa. Per ora stiamo facendo il contrario. All'Europa compete di rafforzare le azioni per la crescita, da un lato; di declinare volontà politica e risorse adeguate per contrastare all’origine i flussi migratori economici e accelerare i respingimenti e i rimpatri, dall'altro lato. Commenta la notizia sul sito InPiù