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venerdì 28 ottobre 2016, 10:30
La chiusura delle frontiere non fa bene all’economia
Studenti europei nelle università GB nel 2017 -9%; in Svizzera l'immigrazione a -6,9%, cresce fuga all'estero
di Redazione
Nel 2015, secondo i dati diramati ieri da Eurostat, nell'Unione Europea sono stati rilasciati a cittadini non
comunitari 2,6 milioni di certificati iniziali di residenza, -5,1 primi permessi ogni mille abitanti-, un record dal 2008,
con un aumento del 12,1% rispetto al 2014. L'incremento, spiega Eurostat, è dovuto principalmente all'alto
numero di permessi di residenza per motivi di lavoro (0,7 mln circa, +23,5%); il principale motivo resta il
ricongiungimento familiare (28,9% del totale), seguito dal lavoro (27,2%), da altri motivi (23,8%) e dallo studio (20,2%).
Un permesso di residenza per cittadini extra Ue su quattro è stato rilasciato nel Regno Unito (633mila, il 24,3%), e uno su
cinque in Polonia (541.600, il 20,8%), seguiti da Francia (226.600, l'8,7%) Germania (194.800, il 7,5%), la Spagna (192.900 o
il 7,4%) e l'Italia (178.900 o il 6,9%). Nel 2016 la situazione potrebbe cambiare, soprattutto nel Regno Unito, causa
Brexit, ma anche nell’Europa extra UE, in Svizzera. Da quanto sta accadendo tra Londra e Berna, evidentemente la chiusura
delle frontiere è controproducente. Il numero di candidature degli studenti europei alle università britanniche è in
calo del 9% rispetto all'anno precedente. Il dato, fornito dalla Universities and Colleges Admissions Service
(Ucas), organizzazione inglese che si occupa del processo di iscrizione alle università del Regno Unito, si riferisce ad alcuni
corsi universitari -tutti quelli attivi nelle università di Oxford e Cambridge, e quelli di medicina, odontoiatria e veterinaria in
tutte le università britanniche- che iniziano a settembre 2017 e la cui domanda d'iscrizione scadeva lo scorso 15 ottobre. Le
candidature degli studenti europei ammontano a 6.240, 620 in meno rispetto all'anno scorso, un dato in
controtendenza rispetto all'aumento dell'8% di richieste d'iscrizione dei candidati europei registrato nel 2015. Ciò malgrado
lo scorso 11 ottobre il Governo abbia confermato il sostegno finanziario destinato a studenti europei per il 2017. L'ombra
della Brexit sembra aleggiare su questo primo dato parziale. «Siamo delusi nel vedere una riduzione nelle domande
d'iscrizione degli studenti europei rispetto all'anno scorso, circostanza che riflette il clima di incertezza che incombe
sulla Gran Bretagna dopo il referendum sulla Brexit», ha dichiarato un portavoce dell'Università di Cambridge, che ha
ricevuto 375 candidature di europei in meno rispetto al 2015. Il dato, in una prospettiva medio lunga, è preoccupante
per la Gran Bretagna, sia in termini di perdita diretta per le Università, nel Paese il business derivato dagli studenti
stranieri è rilevantissimo, sia per la perdita di ‘cervelli’ che fino ad ora hanno rappresentato un patrimonio preziosissimo per
lo sviluppo del Paese. Ad oggi il Pil del regno continua a crescere anche oltre le previsioni e malgrado il calo della sterlina.
Nel terzo trimestre, secondo i dati ufficiali, l'economia britannica ha messo a punto un +0,5% contro lo 0,3%
precedentemente previsto. Su base annua, e cioè rispetto al terzo trimestre del 2015, la crescita è nell'ordine del 2,3%. Altro
Paese, altri referendum, altro nazionalismo. Nella Svizzera sempre più repulsiva nei confronti dei cittadini stranieri, nei
primi nove mesi del 2016 l'immigrazione netta è diminuita del 6,9% e l'emigrazione è aumentata del 4,7%
rispetto al medesimo periodo del 2015. Il saldo migratorio si è attestato a 44.334 persone, il che rappresenta un calo del
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/la-chiusura-delle-frontiere-non-fa-bene-alleconomia/
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18,3% rispetto alla fine di settembre 2015, indica la Segreteria di Stato svizzera della migrazione (SEM) in una nota
odierna. Oltre due terzi (68,5%) della popolazione residente permanente straniera proviene da Stati membri dell'Unione
europea (UE) o dell'Associazione europea di libero scambio (AELS). Di questi sono 103.896 i cittadini di Stati membri dell'UE
o dell'AELS immigrati in Svizzera per assumervi un impiego, il che rappresenta una diminuzione del 7,8% rispetto alla fine di
settembre 2015. Questa cifra include sia gli stranieri residenti in Svizzera a titolo permanente sia i titolari di permessi di
soggiorno temporanei. Durante il medesimo periodo, 34.137 persone sono entrate in Svizzera a titolo permanente nel
quadro del ricongiungimento familiare (-5,1%), di cui il 20,1% erano membri di famiglia di cittadini svizzeri. Alla fine di
settembre 2016 risiedevano in Svizzera 2.021.525 cittadini stranieri, di cui 1.384.905 cittadini di Stati membri dell'UE o
dell'AELS e 636.620 cittadini di Stati terzi, precisa la SEM.
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