Medici Senza Frontiere e migranti: L`Europa sta perdendo

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Medici Senza Frontiere e migranti: L’Europa sta perdendo la
guerra | 1
venerdì 09 dicembre 2016, 14:15
Medici Senza Frontiere e migranti: L’Europa sta
perdendo la guerra
Il bilancio di 8 mesi in mare delle sue navi, che pattugliano il Mediterraneo
di Redazione Video / de.pi.
Medici Senza Frontiere il 2 dicembre scorso ha presentato il bilancio di 8 mesi in mare delle sue navi, che pattugliano il
Mediterraneo per salvare le migliaia di migranti che tentano la traversata verso l'Europa. Da aprile a novembre 2016, le navi
di MSF «hanno soccorso direttamente 19.708 persone da barconi sovraffollati e assistito ulteriori 7.117 persone
trasferendole in modo sicuro in Italia e offrendo loro cure mediche a bordo. Complessivamente abbiamo assistito almeno una
persona su sette tra tutte quelle soccorse nel Mediterraneo, in decine di operazioni coordinate dalla Guardia Costiera
Italiana», si legge nel comunicato. «Il 2016 è già l’anno più letale di sempre, abbiamo visto trafficanti sempre più spietati,
soccorsi sempre più complessi, persone sempre più vulnerabili», il commento di Stefano Argenziano, coordinatore dei
progetti di Medici Senza Frontiere per la migrazione. Il quale è molto duro con la UE in merito alla questione migranti: «Di
fronte a questa enorme sofferenza e perdita di vite umane, la risposta dell’Europa è ancora trincerata dietro a politiche
restrittive e guerra ai trafficanti. Ma è una guerra che sta perdendo e i cui costi vengono pagati dalle migliaia di persone che
muoiono nella traversata. Servono vie legali e sicure per porre fine a questa assurdità e riportare nel nostro mare un po’ di
umanità». E i numeri di Medici Senza Frontiere aiutano un pò a capire il dramma che si vive nel Mediterraneo: dal 1°
gennaio a oggi almeno 4.690 uomini, donne e bambini sono morti cercando di attraversare il Mediterraneo, circa 1.000 in più
rispetto a tutto il 2015. «Questo numero non si deve a un aumento significativo degli arrivi ma solo a un’aumentata
mortalità. Nel 2016, circa 1 persona su 41 è morta nella traversata. Nonostante i numeri scioccanti e l’enorme perdita
di vite umane, la risposta dell’Europa è ancora quella della guerra ai trafficanti, focalizzata su misure
deterrenti e sull’esternalizzazione delle frontiere più che sulla necessità di salvare vite e garantire passaggi
sicuri in Europa. Con l’unico effetto di spingere i trafficanti a operare in modo ancora più pericoloso per evitare i controlli
alle frontiere, a costo di ulteriori morti in mare». Ma non solo: «Nel 2016 MSF ha soccorso persone da 134 gommoni di
qualità estremamente scadente e da 19 barche di legno. Le grandi barche di legno del 2014 e 2015 sono state
sostituite da gommoni economici e “mono-uso”, perché i trafficanti assumono che verranno intercettati e
distrutti nell’ambito delle operazioni militari anti-scafisti dell’Unione Europea. Le équipe di MSF hanno visto
barconi capovolgersi dopo aver passato ore o giorni alla deriva senza motore, perché i trafficanti o altri criminali l’avevano
rimosso molto prima che qualunque soccorso fosse possibile. Le persone soccorse raccontano di essere stati tenuti in grotte,
fossi o buche nel terreno per giorni o settimane prima di essere spinti a forza in mare su un barcone. Abbiamo sentito di
esecuzioni, abusi terribili, violenze sessuali, torture. Rispetto all’anno scorso, abbiamo visto meno persone con
giubbotti di salvataggio, cibo, acqua e provviste per il viaggio o con carburante sufficiente. Abbiamo effettuato
soccorsi con il mare grosso e a tutte le ore del giorno e della notte. I trafficanti mandano in mare molti barconi
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
http://www.lindro.it/medici-senza-frontiere-e-migranti-leuropa-sta-perdendo-la-guerra/
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insieme a orari improbabili nel tentativo di sfuggire al meccanismo di controllo imposto dalle politiche restrittive e
sperando che anche se alcuni di loro saranno catturati, altri passeranno e verranno soccorsi». Segno dunque per Medici
Senza Frontiere che i trafficanti stanno diventando sempre più spietati. Aumentano poi i minori che affrontano viaggi da soli,
cosi come le donne incinte, le cui gravidanze nella maggior parte dei casi sono frutto di violenze. E lancia un appello:
«Impedire alle persone di lasciare la Libia le condanna a ulteriori maltrattamenti e abusi da parte dei trafficanti. In base al
piano di addestramento introdotto dall’UE, la guardia costiera libica dovrebbe giocare un ruolo fondamentale nelle future
politiche di contenimento avviando in acque nazionali operazioni di intercettazione, ricerca, soccorso e ritorno dei barconi.
La nostra esperienza dimostra come l’intercettazione di barche sovraffollate e non adatte alla navigazione possa essere
estremamente pericolosa in questo ambito e possa aumentare i rischi che queste persone disperate devono affrontare per
raggiungere un posto sicuro. Le persone che scappano dalla Libia devono essere soccorse in sicurezza e con tranquillità, e
portate in un porto sicuro dove possano ricevere assistenza, fare domanda di asilo o di altre forme di protezione. Nella
situazione attuale, la Libia non può essere considerata un porto sicuro per gli sbarchi». Ma l'UE si muoverà? (video tratto dal
canale Youtube del New York Times)
di Redazione Video / de.pi.
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