In Libano: per salvare un mestiere che merita essere difeso

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giovedì 27 ottobre 2016, 17:30
In Libano: per salvare un mestiere che merita essere
difeso
A Sabrina e Davide con riconoscenza: siate il tramite tra l'evento e la gente a casa. E niente eroismi!
di Pino Scaccia
Mi capita sempre più spesso di parlare con i giovani e mi sorprendo ogni volta di scoprire un entusiasmo che pensavo
devastato da tante difficoltà. La domanda-chiave è sempre la stessa: ma come si può fare il reporter oggi? E anche il
consiglio è sempre lo stesso: non infilarsi in territori battuti dalle grandi agenzie, ma farsi venire idee, esplorare
'territori comanche' trascurati o magari solo abbandonati. In quei territori 'tu non vedi i fucili, ma i fucili vedono
te', quindi l’approccio deve essere discreto, ed avere la consapevolezza di rischiare, in una parola avere sempre
paura perché è la paura che ti salva la vita. Ho parlato a lungo al telefono con Davide Lemmi e il progetto che ha, insieme
a Sabrina Duarte -il 'Progetto Libano' che loro stessi qui hanno illustrato-, mi è piaciuto molto. Intanto perché, appunto,
vanno in Libano, un Paese fantastico e contraddittorio, dove di storie da scoprire ce ne sono molte, e da tempo è
stato abbandonato dai media. Mi sono piaciute anche altre cose: che, per esempio, vanno preparati, hanno studiato,
poi hanno preso contatti. Tutte sane abitudini da tempo trascurate e invece decisive. Conosco bene la realtà di
Beirut, città deliziosa e gonfia di misteri, ma anche i conflitti che ancora dividono il popolo libanese. Gli ho suggerito una
piccola… grande accortezza che devono sempre tener presente: sapere che bisogna accreditarsi presso l’Esercito ma
anche con il movimento degli Hezbollah, che controlla gran parte del territorio. Davide mi è parso attento e pronto ad
andare con una predisposizione non da eroe, ma con un’intelligenza sveglia da cronista che vuole solo capire e
raccontare. Non so di quanti fondi dispongano i due giovani reporter, ma credo che questa sia la strada giusta per
salvare un mestiere che ancora merita di essere difeso e anche l’opportunità di esaltare il valore della
testimonianza, di cui il mondo ha sempre più bisogno. A livello personale sono felice di trovare ancora persone
disposte ad andare sui luoghi in mezzo a una generazione ormai appiattita su Google, pronta dietro un desk a
fare solo operazioni di copia-incolla, che ha capito che senza testimoni diretti si rischia solo di girare intorno a una
scatola vuota. Certamente il mondo del giornalismo è cambiato in modo profondo. Merito (o colpa) della tecnologia che ha
bruciato tutti i tempi e ben venga, dunque, una operazione di approfondimento, tenendo ben presente la prima vecchia
fondamentale regola: la verifica delle fonti. Andare 'dentro la notizia' ne è una garanzia, perché racconteranno quello che
vedono e che sentono, non limitandosi a scopiazzare nozioni già conosciute che servono solo come base per ulteriori
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
http://www.lindro.it/in-libano-per-salvare-un-mestiere-che-merita-essere-difeso/
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ricerche. Davide mi è sembrato con la testa sul collo, non hanno nessuna intenzione di fare il rambo né di cercare
scoop. Per fortuna. Ci sono già troppi morti nella ricerca della verità. Anche quest’anno si è già superata la soglia
delle cento vittime: professionisti esperti, collaudati, solidi ma è il prezzo che ogni guerra porta con sé o la battaglia contro i
nemici di casa, come succede in Messico contro la piaga dei narcos. Certi sacrifici in un certo senso sono dovuti (anche in
Italia ci sono attualmente quattordici cronisti sotto scorta per aver sfidato la mafia), ma non c’è bisogno di altri eroi. In bocca
al lupo, dunque. 'L’Indro', vi seguirà con attenzione e affetto, cosciente che vi state offrendo una grande opportunità, e
consapevole che aprire la strada al futuro è una maniera di tornare al passato. Quando si era orgogliosi di essere gli occhi e
l’anima di tutti. Non esistono gli inviati di guerra e lo dice uno che ha passato la vita in mezzo ai conflitti. Esiste l’inviato, sia
pure free-lance, che resta il tramite tra un evento e la gente a casa: purtroppo per l’umanità l’evento è sempre più
spesso una guerra. Guardate, quindi, 'spiate', ascoltate al posto di chi non può o non vuole andare. Non è un compito
facile, ma come si diceva una volta… 'questo sporco lavoro qualcuno dovrà pur farlo'. Con riconoscenza.
di Pino Scaccia
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
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