Il Burundi si ritira dalla Corte Penale Internazionale

Download Report

Transcript Il Burundi si ritira dalla Corte Penale Internazionale

L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > News
Il Burundi si ritira dalla Corte Penale Internazionale | 1
mercoledì 12 ottobre 2016, 18:00
Scenari futuri
Il Burundi si ritira dalla Corte Penale Internazionale
La decisione dopo l'ok alla risoluzione promossa dalla Francia di indagare sui crimini commessi dal regime
di Fulvio Beltrami
Kampala - L’ex presidente Pierre Nkurunziza e il suo partito CNDD-FDD (entrambi illegalmente al potere dal luglio 2015)
hanno strutturato le loro contromosse alla offensiva diplomatica francese. Tramite paziente lavoro di lobby, la Francia
ha permesso la pubblicazione del rapporto ONU denominato EINUB riguardante la situazione dei diritti umani
in Burundi. Rapporto pronto fin dal marzo scorso ma sempre bloccato da Francia e Russia per ovvie convenienze politiche.
L’alleanza decennale Parigi – Bujumbura si è progressivamente interrotta a partire dallo scorso giugno,
arrivando al punto di rottura in settembre. Il rapporto, basato sulle inchieste condotte nel gennaio 2016 da degli
esperti indipendenti ONU inviati in Burundi, ha aperto la strada per la seconda pallottola di grosso calibro sparata da Parigi.
Il 30 settembre scorso la Slovacchia ha proposto la risoluzione n. HRC33 durante la trentatreesima sessione
del Consiglio dei Diritti Umani ONU. La Francia, supportata da Stati Uniti, Gran Bretagna, Belgio e Germania, si è
assicurata il voto favorevole della risoluzione. A breve le Nazioni Unite apriranno una inchiesta sulle violenze
perpetuate dal regime e sui tentativi di scatenare un genocidio contro la minoranza tutsi. Tentativo parzialmente
iniziato nel novembre 2015 ma che non ha dato i risultati sperati causa la mancata partecipazione al piano da parte delle
masse contadine hutu. Un meeting segreto si è tenuto il 4 ottobre a Gitega, una delle roccaforti del partito difesa dai
miliziani e dai terroristi ruandesi delle FDLR. L’ordine del giorno era incentrato sulle mosse internazionali da fare per
bloccare ogni inchiesta indipendente. Importanti decisioni sono state prese. La maggioranza del partito CNDD-FDD ha
votato contro la risoluzione HRC33. Il governo burundese a breve invierà alle Nazioni Unite il rifiuto ufficiale di
ospitare la commissione di indagine indipendente nel proprio territorio. Un atto che costringerà la commissione
ONU voluta dall’Unione Europea a condurre le indagini restando all’esterno del Burundi. La seconda decisione è stata
quella di ridiscutere la legge del 2003 che approvava l’adesione allo Statuto di Roma sulla protezione dei
diritti umani, principale arma della Corte Penale Internazionale. Ora si parla di ritirarsi dalla CPI. «Abbiamo
deciso di ritirarci dalla Corte Penale Internazionale in quanto questo organismo giudiziario sovranazionale non è imparziale. È
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/il-burundi-si-ritira-dalla-corte-penale-internazionale/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.
L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > News
Il Burundi si ritira dalla Corte Penale Internazionale | 2
controllato dai nemici del Burundi» afferma in Kirundi il Primo Vice Presidente Gaston Sindimwo alla radio televisione
nazionale. Le decisioni prese aumentano l’isolamento internazionale del regime e offrono un inaspettato dono a
Parigi e Washington. A livello giuridico il Burundi si è posto come Stato fuori legge negando la commissione indipendente
e prendendo la decisione di ritirarsi dalla CPI. Di conseguenza l’uso della forza può essere ora accettato a livello
internazionale. Per evitare il veto della Russia (e forse della Cina) presso il Consiglio di Sicurezza ONU, Washington,
Bruxelles, Parigi e Berlino assieme ai loro alleati africani, hanno a disposizione l’opzione di finanziare e coordinare la
coalizione dei gruppi armati burundesi FNL, FOREBU e RED Tabara affinché liberino manus militaris il Paese. Esperti israeliani
del MOSSAD sono presenti in Rwanda da tre mesi per il supporto al progetto militare. La coalizione dei gruppi ribelli è al
momento raggiunta a livello militare mentre ancora stenta a definirsi chiaramente sul livello politico. Vari
osservatori regionali affermano che le difficoltà riscontrate per un accordo tra i vari partiti di opposizione
burundesi apriranno la via ad una giunta militare guidata da un uomo forte. Una giunta che avrà il compito di
gestire la fase di transizione alla democrazia, collaborando con l’opposizione politica e la società civile. La giunta militare è
perfettamente inserita nella logica del potere in Burundi dove la maggioranza dei presidenti proviene dall’esercito o dalla
ribellione. Chi sarebbe l’uomo forte? Molti scommettono su Pierre Buyoya, due volte presidente del Burundi (tramite colpo
di stato), figura di spicco nella Unione Africana, ONU, ambienti diplomatici esteri e artefice della pace di Arusha nel 2000
assieme a Nelson Mandela e Bill Clinton. Il Generale Buyoya è tutt’ora sostenuto dagli Stati Uniti. Perché il regime ha
scelto di ritirarsi dalla CPI, mossa evidentemente controproducente? La spiegazione è semplice: per evitare di
finire sul banco degli imputati. Rispetto ad un anno fa, il regime non si trova più dinnanzi a compiacenti inviati ONU e
titubanti quanto ambigui rappresentanti della Unione Europea. Le potenze occidentali, Russia esclusa (coerentemente al
patto di alleanza siglato) sono decise a favorire un cambiamento democratico portatore di stabilità regionale. La CPI è un
semplice strumento. Quando il regime afferma che il tribunale dell’Aia è sotto il controllo di nazioni nemiche al
Burundi, dice la verità. La Corte Penale Internazionale è storicamente sotto l’influenza della Francia che la usa
come lunga mano della sua politica coloniale in Africa. I primi segnali dell’utilizzo della CPI contro il regime burundese
si sono verificati lo scorso aprile quando il Procuratore Fatou Bensouda annunciò la possibilità di aprire una inchiesta sui
crimini contro l’umanità commessi nel piccolo ma strategico Paese della regione dei Grandi Laghi. All’epoca l’annuncio suonò
come un insulto. Le prove dei crimini e del genocidio strisciante fornite dalla società civile erano più che sufficienti per aprire
l’inchiesta. Ventilare la possibilità di una procedura giudiziaria venne considerato dalla vittime del regime come una
vergogna. A posteriori si comprende che la decisione di Bensouda era un avvertimento rivolto a Nkurunziza quando
l’alleanza con la Francia era ancora in vigore anche se molto traballante. Al momento del divorzio tra Bujumbura e Parigi gli
esperti ONU avevano redatto una lista di 12 persone ritenute responsabili dei crimini e quindi futuri imputati presso il
Tribunale dell’Aia. Oltre al signore della guerra Pierre Nkurunziza nella lista vi è il numero due del regime, il Generale AlainGuillaume Bunyoni, Ministro della Sicurezza Pubblica. Secondo molte fonti Bunyoni ora sarebbe divenuto l’unico
interlocutore dei terroristi ruandesi FDLR. La presenza di questi terroristi e la loro gestione politica militare del Paese ha
permesso fino ad ora al regime di sopravvivere. Il governo illegale di Bujumbura ha compreso che il cappio si stava
stringendo attorno al collo quando l’Onorevole Pia Locatelli (Gruppo Misto Partito Socialista Italiano e Liberali
per l’Italia) Responsabile della commissione dei diritti umani del Governo Italiano ha chiesto alla CPI di aprire
una procedura giudiziaria contro Nkurunziza per crimini contro l’umanità e tentato genocidio. Una iniziativa
passata inosservata sui media italiani ma, a detta di vari esperti africani, di grande importanza politica. La mossa della
Locatelli non sarebbe un atto isolato dettato da giusti principi universali, ma rientrante in una strategia europea contro il
Burundi in questi giorni attuata da Francia, Belgio, Inghilterra e Germania. Il ritiro del Burundi dalla CPI e Statuto di
Roma risulta una mossa inutile. La procedura di ritiro dura per regolamento un anno. Un lasso di tempo forse
troppo lungo per un regime traballante economicamente alla bancarotta e sempre più isolato a livello
continentale e internazionale. Anche a ritiro avvenuto la CPI può aprire la procedura giudiziaria in quanto i crimini
genocidari sono iniziati nel periodo in cui il Burundi è firmatario dello Statuto di Roma. Il ritiro ha come secondo obiettivo
quello di attirare le simpatie di altri Paesi africani molto critici verso la CPI tra cui Kenya, Sudan e Sudafrica. Un tentativo
vano in quanto il dittatore Nkurunziza è diventato un personaggio scomodo in Africa. Il governo burundese e i media di
regime continuano a ripetere che in Burundi vige uno stato di diritto e la pace. Affermazioni ogni giorno smentite dalle
atrocità compiute dal CNDD, terroristi ruandesi e milizie genocidarie Imbonerakure. La scorsa settimana è stato arrestato
l’ultimo leader dell’opposizione rimasto nel Paese, Gervais Niyongabo, presidente del partito Fedes-Sangira e membro
del CNARED, coalizione di partiti burundesi in esilio con sede a Bruxelles. L’arresto è avvenuto mercoledì 5 ottobre presso
Makamba, come annunciato dal portavoce della polizia: Pierre Nkurikiye. Notizia ripresa dal sito di informazione
Africantime e dal settimanale The East African. Niyongabo è al momento detenuto nei sotterranei della sede centrale dei
servizi segreti (Service National de Renseignement – SNR) a Bujumbura. Giornalisti regionali e la società civile
burundese sono in apprensione sulla sorte del leader dell’opposizione in quanto difficilmente si esce vivi dai sotterranei della
SNR.
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/il-burundi-si-ritira-dalla-corte-penale-internazionale/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.
L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > News
Il Burundi si ritira dalla Corte Penale Internazionale | 3
di Fulvio Beltrami
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/il-burundi-si-ritira-dalla-corte-penale-internazionale/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.