StopThisMovie, genocidio in Burundi: il regista è Nkurunziza

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mercoledì 23 novembre 2016, 18:00
La campagna mondiale
#StopThisMovie, genocidio in Burundi: il regista è
Nkurunziza
L'obiettivo è l'intervento armato internazionale per destituire il CNDD-FDD
di Fulvio Beltrami
Kampala - La Federazione Internazionale dei Diritti Umani – FIDH in collaborazione con prestigiosa associazione
burundese per i diritti civili Ligue Iteka, ha lanciato una campagna internazionale per denunciare non il rischio ma
l’imminenza del genocidio in Burundi. La campagna è composta da un accurato rapporto sui crimini contro l’umanità
commessi dal regime durante la crisi politica iniziata nell’aprile 2015, da una petizione internazionale contro l’ex presidente
Pierre Nkurunziza (illegalmente al potere dal luglio 2015) e da un video choc che racconta come sarà eseguito il
genocidio. La campagna di sensibilizzazione è diffusa in vari Paesi africani, Stati Uniti, Francia, Belgio, Inghilterra, Germania.
Il rapporto sui crimini contro l’umanità è stato depositato presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e il Parlamento
Europeo. L’obiettivo della campagna è quello di provocare un intervento armato internazionale per rimuovere dal potere il
partito CNDD-FDD, distruggere il suo principale alleato regionale, il gruppo terroristico ruandese FDLR e di portare dinnanzi
al tribunale dell’Aia l’ex presidente del Burundi. Il video è stato ideato come un classico trailer per pubblicizzare un film
hollywoodiano. La sua realizzazione è stata affidata ad uno studio franco americano che ha collaborato nella
produzione di film sulle tragedie africane vincitori di Oscar internazionali: Hotel Rwanda (genocidio ruandese
1994), L’ultimo Re della Scozia (crimini contro l’umanità del dittatore ugandese Idi Amin Dada) e Johnny Mad Dog
(Johnny il cane pazzo, una storia di un giovane miliziano ambientata durante la terribile guerra civile in Liberia consumatasi
negli anni Novanta). Le collaborazioni esterne e la capillare diffusione su tre continenti fanno sospettare che
l’associazione francese per i diritti umani abbia ricevuto appoggi politici e importanti finanziamenti da Paesi
occidentali avversi all’attuale regime in Burundi: Stati Uniti, Belgio, Francia, Norvegia. Nessuna conferma ufficiale
di questo sostegno istituzionale è al momento disponibile. Il video è stato censurato in Burundi. La polizia ha dichiarato che
qualsiasi cittadino trovato in possesso del thriller 'StopThisMovie' o che partecipa alla sua diffusione sarà arrestato con
l’accusa di terrorismo. “Utilizzando le tecniche di comunicazione del cinema, il più efficace media mondiale, vogliamo
sensibilizzare il più alto numero
di ad
cittadini
africani
e dalla
la comunità
internazionale
pianireperibile
genocidari
in atto nel Burundi. La
Estratto
uso rassegna
stampa
pubblicazione
online integrale esui
ufficiale,
su
http://www.lindro.it/stopthismovie-genocidio-in-burundi-il-regista-e-nkurunziza/
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discesa verso l’inferno che sta avvenendo in questo Paese africano non è una fiction di Hollywood ma una realtà. Occorre
agire prima che sia troppo tardi. Il nostro compito è mobilizzare l’opinione pubblica internazionale affinché si crei una forte
pressione mondiale che spinga le potenze democratiche ad agire ponendo fine a questa associazione criminale creata da
Pierre Nkurunziza” spiegano ai media africani Dimitris Christopoulous, presidente della FIDH e Anchaire Nikoyagize,
presidente della Ligue Iteka. https://youtu.be/F8fthRdlJ5k Il trailer di 'StopThisMovie' è stato pubblicato sui maggiori siti web
americani ed europei di promozione dei film di successo internazionale. È stato messo in onda per una intera
settimana sui schermi giganti di Times Square a New York (iniziativa promossa e finanziata dal Comune di New York),
è stato diffuso anche nelle principali sale cinematografiche in Francia e Belgio prima dell’inizio dei film programmati.
Numerose star di Hollywood hanno accettato l’invito di FIDH e Ligue Iteka per promuoverlo e sensibilizzare l’opinione
pubblica americana sul genocidio in Burundi. StopThisMovie è la parte più mediatica dell’offensiva di queste due
associazioni in difesa dei diritti umani. L’epicentro della campagna è il rapporto di 200 pagine intitolato “Dalla
repressione alle dinamiche genocidarie”. Il rapporto è frutto di accurate ricerche, testimonianze di 382 cittadini
burundesi e vari documenti governativi che sono giunti ad FIDH grazie a talpe interne al regime burundese. Il rapporto
descrive nei minimi dettagli le esecuzioni extra giudiziarie, gli arresti arbitrari, le torture, le gang-bang (stupri collettivi) a
scopo politico, le fosse comuni, i massacri compiuti dal regime di Nkurunziza dal aprile 2015 al settembre 2016, i preparativi
del genocidio. Il rapporto rivela che il governo illegale burundese ha fatto ricorso ad una propaganda fondata
sulla ideologia etnica HutuPower ideata nel 1957 dal Vaticano grazie alla collaborazione della congregazione
religiosa Padri Bianchi. Una ideologia che fu all’origine del Olocausto Africano del Rwanda 1994, un milione di morti in
cento giorni: 416 vittime ogni ora. L’ideologia HutuPower ha continuato a diffondere i suoi veleni di odio etnico nella Regione
dei Grandi Laghi fino ad oggi, causa il sostegno indiretto o diretto della Francia e di alcune note congregazioni cattoliche
belghe, francesi e italiane. Il rapporto spiega nei minimi dettagli la dinamica genocidaria in atto, la sua piega etnica e
l’organizzazione paramilitare delle milizie genocidarie assicurata da esperti terroristi ruandesi che organizzarono e misero in
pratica l’Olocausto nel 1994. L’orientamento etnico della repressione in Burundi è stato scientificamente dimostrato dal
rapporto. Il 82% delle vittime del regime dal aprile 2015 al settembre 2016 sono tutsi. Il target etnico non viene
applicato solo nello sterminio di giornalisti, leader politici dell’opposizione, attivisti dei diritti umani e della
Società Civile. In queste categorie sono presenti molte vittime hutu. La loro eliminazione fisica intende
raggiungere l’obiettivo di impedire una alleanza sociale (tutsi hutu) capace di abbattere il regime. Il rapporto
FIDH e Ligue Iteka spiega attentamente come si è passati da una fase di repressione generalizzata delle
proteste popolari contro il terzo mandato presidenziale del dittatore Pierre Nkurunziza (aprile – agosto 2015)
alla fase di pulizia etnica, denominata anche genocidio con il contagocce (ottobre 2015 – giugno 2016),
preambolo del genocidio generalizzato. Per ogni crimine vengono descritte le dinamiche, i motivi, i nomi delle vittime,
dei esecutori materiali, dei mandanti. Un lungo e dettagliato archivio di informazioni verificate e supportate da prove che è
stato considerato valido per rappresentare la base giuridica di un futuro processo internazionale contro il sanguinario leader
della supremazia razziale Hutu, i quadri politici militari del partito illegalmente al potere, il CNDD, della sua frangia militare,
FDD, dei leader delle milizie Imbonerakure e i loro alleati, i terroristi ruandesi delle FDLR. L’offensiva mediatica di FIDH e
Ligue Iteka è stata resa possibile grazie alla recente decisione della Cellula Africana del Eliseo (FranceAfrique)
di interrompere il supporto politico militare a Nkurunziza e al CNDD-FDD che è iniziato nel 1994 per contenere i
'Kmer Neri', i tutsi burundesi e ruandesi. Mentre il sostegno del governo francese nel diffondere questa campagna di
denuncia è evidente, si constata un silenzio totale da parte delle congregazioni religiose della Chiesa Cattolica che hanno
precedentemente sostenuto il CNDD-FDD e il presidente Nkurunziza raffigurati dal 2004 come garanti della democrazia
nonostante che fossero a perfetta conoscenza della natura genocidaria del partito CNDD e delle numerose pulizie etniche
contro i tutsi compiute dall’ala militare FDD durante la guerra civile (1993 – 2004). Questo silenzio impedisce una adeguata
diffusione di #StopThisMovie in Italia. Queste congregazioni religiose ora preferiscono un basso profilo per la crisi burundese,
forse costrette da Papa Francesco a interrompere il loro sostegno attivo al regime razial nazista. La campagna mondiale
#StopThisMovie è stata lanciata in contemporanea alla decisione del regime nazista burundese di ritirarsi
dalla Corte Penale Internazionale e di interrompere le relazioni con le Nazioni Unite. Mercoledì 16 novembre i
genocidari al potere in Burundi hanno richiesto la sostituzione del diplomatico britannico marocchino Jamel Benomar
Liason Officer tra il Consiglio di Sicurezza ONU e il governo burundese. Una richiesta rifiutata in toto dalle Nazioni Unite.
Come reazione il regime HutuPower di Bujumbura ha dichiarato la sua intenzione di ritirarsi dalle Nazioni Unite come Stato
membro. Una decisione di chiara autodifesa e completamente al di fuori del contesto storico attuale, destinata ad
aumentare l’isolamento del piccolo ma strategico Paese africano. L’obiettivo del Signore della Guerra Pierre
Nkurunziza è di impedire ogni possibilità da parte della Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite di
creare le basi giuridiche per un processo internazionale per crimini contro l’umanità e preparazione del
genocidio e un intervento militare internazionale. Esperti africani denunciano il rischio di una accelerazione
della radicalizzazione razziale e dei preparativi di genocidio in Burundi dopo la vittoria presidenziale riportata
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
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dal candidato Repubblicano Donald Trump. L’ex presidente Nkurunziza è stato il primo 'leader' africano ad inviare al
presidente Trump un messaggio di congratulazioni per la vittoria ottenuta. Un messaggio ignorato dal Berlusconi americano
assai imbarazzato nel ricevere le felicitazioni da un presidente illegale da mesi sotto i riflettori mondiali per i crimini
commessi. L’avvento alla Casa Bianca di Donald Trump è stato erroneamente interpretato dal regime HutuPower burundese
come portatore di un radicale cambiamento della politica estera americana nei confronti del Burundi. Al contrario gli
esperti africani concordano che l’Amministrazione Trump seguirà le direttive del Pentagono e delle principali
multinazionali americane di pieno sostegno al Rwanda. Un sostegno che automaticamente individua il regime
burundese come un pericolo agli equilibri regionali e agli interessi economici americani nella Regione dei Grandi
Laghi. Il regime nazista CNDD-FDD sta attuando un intenso lavoro di lobby presso l’Unione Africana affinché
l’Unione Europea riprenda il pagamento degli stipendi dei soldati burundesi impegnati nella Missione della
Unione Africana in Somalia AMISOM. Il sostegno finanziario europeo è stato sospeso lo scorso maggio dopo le
prove di appropriazione indebita dei fondi da parte del regime di Bujumbura. Invece di pagare i soldati che combattono i
terroristi somali di Al-Shabaab e i loro alleati internazionali, Al Qaeda e ISIL DAESH, il CNDD-FDD utilizza i fondi europei per
comprare armi e munizioni utilizzate per lo sterminio della propria popolazione. Il lavoro di lobby ha spinto l’Unione
Africana a richiedere all’Unione Europea di riprendere i finanziamenti del contingente burundese AMISOM
applicando le precedenti modalità che prevedono la gestione dei finanziamenti da parte del governo
burundese. L’Unione Europea al momento ha rifiutato la richiesta. L’unico compromesso proposto da Bruxelles è quello di
pagare direttamente i soldati burundesi impegnati sul teatro di guerra somalo senza passare per la Banca Centrale del
Burundi. La posizione europea è stata rafforzata dalle rivelazioni di alti ufficiali burundesi in Somalia. I soldati burundesi non
vengono pagati dal governo burundese da oltre un anno nonostante che fino al dicembre 2015 i fondi europei siano stati
regolarmente depositati presso la Banca Centrale del Burundi. Più della metà delle munizioni e armi ricevute dal governo
burundese per lo sforzo bellico in Somalia non sono state inviate a Mogadiscio ma distribuite in Burundi tra la polizia, servizi
segreti e milizie genocidarie Imbonerakure. Le armi e munizioni comprate dall’Europa per il contingente burundese
AMISOM finiscono anche nelle mani dei terroristi di Al-Shabaab e della cellula somala del ISIL DAESH che le
dirotta sul fronte di guerra libico. Armi e munizioni vengono direttamente vendute a DAESH da alti ufficiali posti da
Nkurunziza al comando del contingente burundese AMISOM. Il 60% del ricavato è assicurato alle casse del regime per la
resistenza contro il 'dominio Hima - Tutsi' mentre il 40% finisce in conti esteri dei Generali e Colonnelli impegnati in queste
transazioni commerciali per conto del fuorilegge Nkurunziza. Le prove di questo traffico bellico sono state pubblicate sul sito
di informazione Burundi News il 26 ottobre 2016 e confermate da rapporti dei servizi segreti americani, francesi e belgi.
Difficilmente l’Unione Europea potrà riprendere i finanziamenti del contingente burundese AMISOM per non
correre il rischio di divenire indirettamente responsabile del genocidio in Burundi e del rafforzamento militare
delle milizie salafite DAESH che stanno combattendo in Libia. Bruxelles e Washington avrebbero chiesto all’esercito
ugandese UPDF un maggior sforzo militare in Somalia per sopperire alla inattività delle truppe burundesi e al ritiro delle
truppe etiopi che sono ritornate in Patria per fronteggiare la rivolta Oromo. Secondo informazioni giunte da
Kampala il Presidente Yoweri Kaguta Museveni avrebbe chiesto un maggior sostegno finanziario e piene garanzie del
rispetto della alleanza Uganda – Stati Uniti, messa in dubbio da Donald Trump durante la campagna elettorale nel novembre
2015 provocando l’immediata reazione del Pentagono in difesa del Presidente Museveni. Secondo la Società Civile
burundese il 80% della popolazione è favorevole alla decisione europea, nella speranza che i soldati di élite del contingente
burundese AMISOM ritornino nel Paese per contribuire alla lotta di liberazione in atto. La richiesta della Unione Africana
sottoposta a Bruxelles per riprendere i finanziamenti AMISOM passando per la Banca Centrale del Burundi,
rappresenta un pericoloso segnale d’allarme che mette in dubbio la capacità di questo ente continentale nel
risolvere le crisi africane. Durante la crisi provocata dal dittatore Nkurunziza la UA non ha dato prova di essere capace di
imporre soluzione per la tutela della pace e della democrazia. Eliminati i boicottaggi francesi a seguito del divorzio
politico recentemente deciso da Parigi, l’Unione Africana poteva inviare un contingente militare per ristabilire lo Stato di
Diritto nel piccolo Paese africano. Questo era quanto aveva fatto intendere lo scorso gennaio il presidente UA attualmente in
carica: Idris Dèby Itno, Capo di Stato del Ciad in una intervista rilasciata al mensile francese di informazione sull’Africa
Jeune Afrique. «Se la situazione in Burundi degenera l’Unione Africana interverrà militarmente», aveva dichiarato il
presidente ciadiano. A metà ottobre Idris Dèby Itno ha cambiato radicalmente posizione durante una visita ufficiale in
Germania, nonostante che la situazione in Burundi sia evidentemente degenerata. Il presidente ciadiano ha dichiarando in
una intervista rilasciata alla radio tedesca DW che Pierre Nkurunziza non avrebbe violato la Costituzione del suo Paese,
ottenendo il terzo mandato presidenziale. Una affermazione interpretata dal governo tedesco come un avvallo del potere
illegalmente detenuto e una assoluzione del dittatore burundese. Anche la mediazione promossa dal facilitatone designato
dalla UA, l’ex presidente tanzaniano Benjamin William Mkapa giace su binari morti permettendo al regime HutuPower di
prolungare la sua permanenza al potere e allungando la lista delle vittime, calcolata ora sui 8.000 persone trucidate. «È un
disonore constatare che l’Unione Africana e la East African Community si siano dimostrate incapaci di risolvere il conflitto
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burundese. È una chiara mancanza di volontà politica», commenta il famoso giornalista Blaise Baconib Nijimbere in un
editoriale pubblicato su Bujumbura News il 13 novembre 2016. La soluzione della crisi burundese rimane militare e
strettamente legata alla volontà politica di Bruxelles, Washington, Kampala, Kigali di risolverla. Esperti militari ugandesi
affermano che il rapporto redatto da FIDH e Ligue Iteka è accurato e rispecchia la realtà del Burundi, ricordando però che il
genocidio su scala industriale rimane l’ultima carta che il regime HutuPower giocherà solo dopo aver constatato una sicura
sconfitta militare inflitta dall’esercito di liberazione (FNL, FOREBU, RED Tabara) supportato da alleati regionali ed
internazionali. Diverso il parere della intelligence ruandese che fa notare un fenomeno nuovo e semi sconosciuto in Burundi.
L'influenza sempre più forte dell’ala dura del regime favorevole ad un genocidio immediato. I falchi sono rappresentati dal
Comandante Supremo della Polizia, il Generale Bunyoni e dal Consigliere speciale della Presidenza Willy Nyamitwe.
di Fulvio Beltrami
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