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D.A.ITALIA 107 GIUGNO/LUGLIO 2016
L’ANNO ZERO DEL VENDING ITALIANO
Il mese di giugno 2016 sarà
ricordato a lungo dalla comunità del vending. Si sono tenuti
diversi incontri con l’Agenzia
dell’Entrate per capire quando
saranno censiti tutti i distributori automatici del Paese,
dove saranno memorizzati i
dati dei corrispettivi, come saranno inviati all’autorità fiscale, chi avrà l’obbligo di rispettare la normativa e soprattutto
perché dobbiamo farlo.
Con l’intero settore focalizzato
sulla tematica fiscale e in fermento per l’annunciata asta
del secondo operatore del
vending, mi è subito venuta
in mente una famosa frase di
Henry Kissinger (politico statunitense e Premio Nobel per
la pace): “Non è possibile una
crisi la prossima settimana: la
mia agenda è già piena”.
Come però spesso accade,
la crisi è arrivata puntuale. Il
14 giugno l’Antitrust ha sanzionato i principali operatori
della distribuzione automatica. In particolare, l’Autorità ha accertato l’esistenza di
un’intesa anticoncorrenziale
(in violazione dell’art. 101 del
Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) tra
le società: Gruppo Argenta,
Gruppo Buonristoro, Ge.s.a,
Gruppo Illiria, IVS Italia, Liomatic, Ovdamatic, Sogeda,
Sellmat, SE.RI.M., Superma-
tic e l’associazione CONFIDA.
La sanzione è di 1,3 miliardi
di euro! Poi ridotti a poco più
di 100 milioni, perché la legge
non consente alle sanzioni di
superare il 10% del fatturato delle singole imprese. Una
cifra così alta da promettere
ripercussioni nell’intera filiera
e che rischia di mettere in ginocchio un settore già provato
da anni contrassegnati dalla
crisi dei consumi.
Tutte le parti in causa hanno
annunciato immediato ricorso al TAR del Lazio, perché
in estrema sintesi non condividono le conclusioni a cui è
giunta l’Authority, che sembrano piuttosto il frutto di
un totale travisamento delle
regole di funzionamento dei
mercati della distribuzione
automatica e delle logiche che
li sottendono.
devono essere i punti cardinali
di qualunque sanzione amministrativa erogata dallo Stato,
ma questi due principi fondamentali hanno tutta l’impressione di essere stati disattesi.
Un’indagine rigorosa non può
evidenziare un accordo di cartello per alzare i prezzi tra i primi 11 operatori del settore durato 8 anni. Chiunque conosca
le dinamiche concorrenziali e
dei prezzi nel vending dal 2008
al 2014, non se la sentirebbe
mai di affermare una cosa del
genere e applicare una pena
pecuniaria di 1,3 miliardi su di
una tesi che dipinge un quadro
in cui nessuno si riconosce e
che non sembra proprio possa
ricondursi al concetto di giustizia.
giudizio, il vending si affaccia
al suo anno zero sperando di
poter continuare a fare il suo
indispensabile lavoro e cioè
offrire un momento di pausa
ristoro di qualità ai 30 milioni
di italiani che utilizzano i distributori automatici.
CHIUNQUE CONOSCA
LE DINAMICHE
CONCORRENZIALI E DEI
PREZZI NEL VENDING
DAL 2008 AL 2014, NON
SE LA SENTIREBBE MAI
DI AFFERMARE UNA COSA
DEL GENERE E APPLICARE
UNA PENA PECUNIARIA
DI 1,3 MILIARDI SU DI UNA
TESI CHE DIPINGE UN
QUADRO IN CUI NESSUNO
SI RICONOSCE E CHE NON
SEMBRA PROPRIO POSSA
RICONDURSI AL CONCETTO
DI GIUSTIZIA.
Per questo, sempre riponendo
la massima fiducia nelle autorità giudiziarie e nell’equità garantita dai vari gradi di
Senza voler fare per forza gli
innocentisti acritici a difesa
del settore, mi sembra doveroso sottolineare che se
sono stati evidenziati comportamenti scorretti da parte
delle aziende è giusto che si
prendano le loro responsabilità e che debbano pagare.
L’importo della sanzione deve
però essere proporzionale al
vantaggio che ne hanno tratto. Rigore nell’indagine e giustizia della pena pecuniaria,
EDITORIALE DI ALESSANDRO FONTANA
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