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Recensioni cinema e film | Persinsala.it
Edoardo
Ribaldone
8 marzo 2017
La storia di un riscatto raccontata calcando i toni e togliendo
all’opera spontaneità e freschezza: un film a tesi, didascalico e
bolso.
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Negli anni sessanta, durante la corsa allo spazio, tre matematiche
afroamericane, ribattezzate per la loro abilità nei calcoli i «computer
umani», aiutano la Nasa a mandare nello spazio l’astronauta John Glenn (il
primo americano ad orbitare intorno alla Terra) durante la missione
Mercury 6, conquistandosi così un posto nella storia del loro paese. Il loro
contributo risulta tanto più significativo se pensiamo che la trama è
ambientata in Virginia, ovvero uno stato dove vigeva allora la
segregazione razziale.
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La formula su cui si regge il film è inflazionata e prevedibile: un membro di
una minoranza negletta, grazie alle sue capacità, si conquista la stima dei
connazionali che l’avevano fino ad allora emarginato. La tesi di fondo
dell’opera è che la grandezza americana è dovuta alla collaborazione e al
concorso di tutti i suoi cittadini, indipendentemente dal genere e dal razza:
tutti fanno fronte comune contro al nemico esterno, rappresentato qui
dalla Russia sovietica. Si tratta di una storia vera, ci viene detto, ma finora
sconosciuta: oggi il cinema, col suo potere di persuasione e di
convincimento, s’incarica di raccontarla e di proporre un punto di vista che
riconosca l’apporto di tutti i componenti della nazione americana alla
costruzione del paese e del suo ruolo egemonico. Peccato che l’enfasi con
cui cui la trama viene raccontata trasformi in personaggi in allegorie e li
privi di credibilità, trasformandoli in personificazioni di un’idea astratta:
quella dell’emarginazione che riesce infine a riscattarsi, della lotta
vittoriosa per affermare i propri diritti. Tutto preso ad esplicitare questa
lettura della storia, il film impone allo spettatore un punto di vista unico
sui fatti e i personaggi, che agiscono esattamente come ci si aspetta che
facciano, finendo col privare il film di qualunque sorpresa ma anche di un
minimo di tensione.
Tutto è infatti facilmente immaginabile e anche lo spettatore meno
smaliziato indovina senza fatica quale sarà la conclusione. Film simili
servono alla società americana a lavarsi la coscienza e a fare ammenda
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delle sue colpe, a costruirsi una storia condivisa dove ognuno ha il posto
che merita e nessuno rimane escluso. Quanto poco convincente sia questa
lettura, non occorre ripeterlo: sono i toni enfatici e trionfalisti con cui il film
è raccontato a privarlo di credibilità e far suonare falso il tentativo di
presentare una società tuttora divisa da staccati difficilmente superabili
come giusta e armonica, all’interno della quale il contributo di ognuno
viene riconosciuto in tutto il suo valore. Per tacere poi della leziosità della
ricostruzione d’epoca, tanto perfetta da suonare finta (tutti i costumi, le
scenografie e gli oggetti di scena sembrano trovarsi lì apposta per venir
usati solo da quel personaggio e in quell’inquadratura), come solo in un
film hollywoodiano potrebbe accadere. Anche le interpretazioni sono
manierate e accademiche, prive di qualunque spontaneità e freschezza.
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Il film propone dunque una morale ad uso e consumo del pubblico
americano che dovrebbe, secondo gli autori, uscire dalla sala pacificato e
privo di sensi di colpa; ma a rendere l’insieme ben poco credibile è la
presunzione di fondo e l’assenza d’ironia. Un film così compiaciuto e
statico non può infatti pretendere di venir preso sul serio dallo spettatore,
specialmente se non americano.
Titolo originale: Hidden figures
Regia: Theodore Melfi
Soggetto e sceneggiatura: Allison Schroeder e Theodore Melfi, dal libro di Margot Lee Shetterly
Fotografia: Mandy Walker
Montaggio: Peter Teschner
Musica: Benjamin Wallfisch, Pharrell Williams, Hans Zimmer
Scenografia: Wynn Thomas
Costumi: Renee Ehrlich Kalfus
Interpreti: Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Kostner, Kirsten Dunst, Jim Parsons,
Glen Powell, Kimberly Quinn
Prodotto da Peter Chernin, Theodore Melfi
Genere: commedia
Durata: 127′
Origine: Stati Uniti
Anno: 2017
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