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Recensioni cinema e film | Persinsala.it
Edoardo
Ribaldone
5 dicembre 2016
Uno sguardo cupo e disincantato sul mondo dello spettacolo: il
successo è sempre effimero e fugace e dietro fa capolino la
morte.
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Nel 1990 Madonna sceglie sette giovani ballerini per accompagnarla nel
Blonde Ambition Tour, da cui venne tratto l’anno successivo il film Truth
or Dare: In Bed with Madonna. Un quarto di secolo dopo, i sei
componenti superstiti del corpo di ballo si rincontrano e raccontano di
come il tempo trascorso li abbia cambiati.
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La vecchiaia, le malattie, l’oblio: nei racconti dei protagonisti s’affacciano
temi per nulla lieti e molto lontani dal luccichio del palcoscenico. Del resto,
il film sceglie di narrare soprattutto gli eventi successivi al tour del ’90: il
ritorno nell’ombra dopo il successo, la diffusione delle malattie sessuali
come l’aids (che avrebbe portato alla morte uno dei ballerini) e
l’invecchiamento fisico che mina la carriera di un ballerino perché gli
impedisce quella scioltezza di movimento che ne costituisce la peculiarità.
Il documentario mostra poi, abbastanza francamente, le meschinità e
piccole beghe che caratterizzano l’ambiente dello spettacolo: infatti,
qualche anno dopo l’uscita di Truth or Dare, i ballerini avviano una causa
contro Madonna, rea d’averne sfruttata l’immagine senza corrispondere
loro un adeguato compenso. Così, il sestetto si vede fagocitato dai
meccanismi dall’inattesa popolarità, usato e gettato, verrebbe da dire, da
chi quei meccanismi conosce invece molto bene e sa adoperarli a proprio
vantaggio anche ledendo gli altri. Oggi, qualcuno è costretto a fare il
cameriere, qualcun altro l’insegnante di danza. Una parziale consolazione
può venir loro dall’aver contribuito a sdoganare e a rendere maggiormente
accettata l’omosessualità (sei su sette fra i ballerini sono infatti
omosessuali), anche nello spettacolo, tanto da ricevere lettere da
ammiratori che dichiarano di come il loro esempio li abbia aiutati ad
accettarsi come sono. Certo, si tratta di una consolazione da poco per chi,
inebriato dalla fama improvvisa conquistata sul palcoscenico, si vedeva
già proiettato nell’olimpo della celebrità. Oggi in pochi rammentano chi
accompagnò Madonna, allora all’apice della fama, nei suoi concerti in giro
per il mondo: tutti gli occhi, come sempre, si concentrano sulla diva e chi
le sta intorno vive di luce riflessa. Il volgere del tempo, poi, risucchia i
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protagonisti in un cono d’ombra dal quale il documentario vorrebbe farli
uscire. La maggior parte del film, infatti, consiste in una cena nella quale i
superstiti si ritrovano e si raccontano come la loro vita sia cambiata in
questi venticinque anni: chi rivela d’aver contratto il virus dell’hiv, chi
confessa che un tempo disprezzava gli omosessuali e le malattie che
vengono loro associate, chi ammette di star cercando di disintossicarsi
dall’alcol e dalla droga, chi infine auspica una nuova collaborazione con
Madonna, nella speranza di tornare a fasti di un tempo, o semplicemente
di rivivere un’esperienza cui si sentono ancora legati. Per i protagonisti,
dunque, aver partecipato alla tournée è stato come gettare uno sguardo
nel mondo dorato della fama e del successo, dal quale sono rimasti
affascinati e sedotti, senza tuttavia potervi accedere, se non per il volgere
di una breve stagione della loro vita. Una storia di disillusione e
disinganno, di sconfitta e di rifiuto. Quell’ambiente luminoso e colorato,
dove tutti sembrano sostenersi l’un l’altro (questa l’immagine che voleva
dare il documentario del ’91), si rivela al contrario ipocrita e indifferente,
pronto a sfruttare le aspirazioni individuali finché sono utili allo spettacolo,
per poi, una volta spenti i riflettori, dimenticarsene e lasciarle scontrarsi
con la realtà. Quanto questa realtà si faticosa e dura, lo scopriranno molto
presto i protagonisti e lo spettatore con loro.
Titolo originale: Strike a Pose
Regia: Ester Gould, Reijer Zwaan
Fotografia: Reinout Steenhuizen
Musica: Bart Westerlaken
Montaggio: Dorith Vinken
Interpreti: Luis Camacho, Oliver Crumes, Salim Gauwloos, Jose
Xtravaganza, Kevin Alexander Stea, Cariton Wilborn, Madonna
Prodotto da Rosan Boersma, Sander Verdonk
Genere: documentario musicale
Durata: 85′
Origine: Paesi Bassi/Belgio
Anno: 2016
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