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Venerdì 24 Febbraio 2017
PRIMO PIANO
SOTTOSCRITTO IL 99,8% DELL’OFFERTA. INOPTATO SOLO PER 30,9 MILIONI SU 13 MLD DI EURO
Aumento Unicredit tutto esaurito
Grande successo per la maxi-operazione che può riportare fiducia nel sistema bancario del Paese
Esercitati 616,6 milioni di diritti d’opzione. Da lunedì 27 febbraio in offerta gli 1,47 milioni residui
di Stefania Peveraro
È
stato sottoscritto al
99,8% per un totale di
12.968.720.936,60 euro
l’aumento di capitale di
Unicredit da complessivi 13
miliardi. Un successo completo, quindi, per l’amministratore
delegato Jean-Pierre Mustier e
per il suo piano industriale, con
solo lo 0,2% di inoptato (per un
controvalore di 30,9 milioni) che
sarà collocato entro il 10 marzo.
Il gap patrimoniale si è dunque
colmato e la banca potrà pagare
la cedola dei titoli Additional
Tier 1 a scadenza 2021 e avviare il nuovo percorso di crescita.
Ma il successo dell’operazione
va ben oltre, perché può segnare
un cambiamento di mood verso
l’Italia e il suo sistema bancario
e un ritorno di fiducia verso il
Paese.
Nel dettaglio, durante il periodo di opzione, che si è chiuso ieri, sono stati esercitati
616.559.900 di diritti e, quindi,
sottoscritte complessivamente
1.603.055.740 nuove azioni,
con ancora 1.469.645 diritti
non esercitati e relativi alla sottoscrizione di 3.821.077 nuove
azioni. I diritti rimasti saranno quindi offerti da Unicredit
in borsa nelle sedute del 27 e
del 28 febbraio e dell’1, 2 e 3
marzo, salvo chiusura anticipata dell’offerta in caso di vendita
integrale dei diritti stessi.
I diritti acquistati potranno essere utilizzati per la sottoscrizione,
al prezzo di 8,09 euro per ciascuna azione, di 13 nuove azioni
ordinarie ogni 5 diritti acquistati.
L’esercizio dei diritti acquistati
nell’ambito dell’offerta e conseguentemente la sottoscrizione
delle nuove azioni dovranno
essere effettuati, a pena di decadenza, entro e non oltre lunedì
6 marzo.
Ufficialmente non sono ancora
note le posizioni dei grandi asset manager internazionali, ma,
secondo quanto riportato da più
Barclays torna in utile ma dimezza il dividendo
di Nicola Carosielli
lla fine Barclays è uscita dal rosso. La strateA
gia di ridurre gli accantonamenti legati allo
scandalo che ha coinvolto il gruppo bancario
inglese sul mercato dei cambi e in quello assicurativo ha pagato. Tanto che nel 2016 Barclays
ha registrato un utile di 1,623 miliardi di sterline (1,92 miliardi di euro) contro la perdita di
394 milioni registrata nel 2015. L’amministratore delegato di Barclays Jes Staley, ingaggiato
a fine 2015 per rimettere in sesto la reputazione
della banca uscita malconcia da una serie di
scandali (tra cui quelli per frodi sul mercato
e dei tassi Libor), ha sottolineato che i core
business della banca nel Regno Unito e all’estero stanno ottenendo buoni risultati e l’anno
scorso hanno
UNICREDIT
15
quotazioni in euro
incrementato l’utile lordo del 4% a 6,4 miliardi
di sterline. Quanto ai proventi operativi totali,
sono invece scesi del 3% a 21,5 miliardi per
effetto delle dismissioni, ma il conto economico ha comunque beneficiato delle performance
del corporate & investment banking, capace di
mettere a segno una crescita dei ricavi del 6%
a 10,5 miliardi di sterline in scia al favorevole
contesto valutario e alla ripresa delle negoziazioni sul reddito fisso. Il 2017, secondo il top
management di Barclays, dovrebbe essere l’anno della stabilizzazione dopo un lungo periodo
di continue difficoltà. «Siamo ora a pochi mesi dal completamento della ristrutturazione di
Barclays», ha aggiunto l’amministratore delegato, il quale ha sottolineato che tra gli obiettivi
di quest’anno c’è anche la dismissione di tutte
le attività non strategiche del gruppo bancario.
Da segnalare infine che Barlays ha più che dimezzato il dividendo, sceso da 0,065 a 0,03
sterline, in quanto ha approfittato del ritorno
dell’utile per gli accantonamenti. Proprio il
taglio della cedola dovrebbe spiegare il calo
del 2,76% a 228,65 sterline evidenziato ieri dal
titolo a Londra. (riproduzione riservata)
13
11
9
Jean Pierre
Mustier
23 nov ’16
fonti, sia gli
arabi di Aabar
sia il fondo
Capital Research avrebbe23 feb ’17
ro esercitato
diritti in proporzione alla quota di capitale
della banca in portafoglio e
IERI
12,4 €
+1,14%
BUON RISCONTRO SUL MERCATO PER L’OBBLIGAZIONE GARANTITA
Da Veneto Banca bond per 1,35 mld
di Ugo Brizzo
V
eneto Banca ha concluso ieri con successo il collocamento presso investitori
istituzionali dell’obbligazione emessa
con garanzia dello Stato per un importo pari a 1,35 miliardi e scadenza al 2020. Il collocamento, che è stato curato da Banca Imi,
Credit Suisse, Deutsche Bank e Natixis, ha
raccolto notevole interesse sul mercato con
richieste che hanno coperto l’ammontare
inizialmente offerto (1 miliardo) in meno
di un’ora dal lancio dell’operazione. Alla
chiusura dell’operazione sono pervenute richieste totali per circa 3,4 miliardi di euro,
consentendo sia di ridurre lo spread finale a
+53 punti base sopra il rendimento del Btp
di analoga durata (in diminuzione rispetto
a una guidance iniziale di 60 punti base),
sia di ampliare l’offerta finale a 1,350 miliardi. Il tasso cedolare è dello 0,5% con
scadenza 2 febbraio 2020. Il titolo gode di
un rating allineato a quello della Repubblica Italiana, ovvero BBB high (stabile)
da parte di Dbrs e BBB+ da parte di Fitch.
L’emissione ha visto la partecipazione di
oltre 90 investitori istituzionali, di cui circa
il 60% esteri. L’obbligazione collocata è
parte dell’emissione garantita dallo Stato
che era stata effettuata e interamente sottoscritta dalla banca lo scorso 2 febbraio per
un importo pari a 1,75 miliardi nominali.
La parte restante dell’obbligazione con ga- due diligence), Banca Imi, Goldman Sachs
ranzia statale di 400 milioni è attualmente e Deutsche Bank, è abbastanza simile a
ritenuta come collaterale per operazioni di quello messo a punto lo scorso anno per
finanziamento. I fondi derivanti da queste Mps. Anche in questo caso infatti dovreboperazioni contribuiscono a diversificare be trattarsi di una cartolarizzazione con
le fonti di funding del gruppo e a stabi- l’applicazione della garanzia pubblica sulla tranche senior, quella
lizzare nel medio-lungo
cioè meno rischiosa. Il
termine la gestione della
posizione di liquidità.
fondo Atlante potrebbe
invece acquistare le mezIntanto procede il lavoro
zanine notes, mentre le
attorno al piano industriajunior notes potrebbero
le. Dopo i cda di martedì
essere assegnate gratui21, gli amministratori di
Veneto Banca e Popolatamente agli attuali azionisti. Quest’ultimo punto
re di Vicenza puntano ad
è ancora in discussione,
approvare il documento
anche perché quasi cerinsieme ai risultati del
tamente Consob richie2016 nella riunione in
programma per martedì
derebbe la pubblicazione
di un prospetto informa28, anche se non si può
tivo e il costo per le banescludere un ulteriore
che potrebbe rivelarsi
rinvio sino alla metà di
Fabrizio Viola
marzo. L’aspetto più
rivelante. Quanto alla
tempistica, la cartolarizdelicato della strategia
a cui l’amministratore delegato Fabrizio zazione potrebbe precedere l’aumento che
Viola sta lavorando a ritmi serrati sarebbe verrebbe lanciato contestualmente alla fula cartolarizzazione delle sofferenze. Sarà sione dei due istituti, attesa per settembre.
quell’operazione a far emergere la minu- Con ogni probabilità quindi l’assemblea
svalenza che le due banche dovranno co- straordinaria per la delibera si terrà nel
mese di giugno, mentre l’assise per l’apprire attraverso un aumento di capitale.
Lo schema su cui stanno lavorando i ver- provazione del bilancio è attesa tra l’ultima
tici degli istituti, in stretto contatto con gli settimana di aprile e la prima di maggio.
advisor Fonspa (che ha appena concluso la (riproduzione riservata)
cioè, rispettivamente, il 5,04% e
il 6,73%. Il patron di Luxottica,
Leonardo Del Vecchio, ha sottoscritto la quota di sua competenza (1,7%), mentre le due principali fondazioni Cariverona e Crt
hanno sottoscritto per un 1,8%
ciascuno e gran parte della prima
linea dei manager della banca ha
esercitato i diritti. Non ci sono
indicazioni, invece, sulle mosse
dei veicoli di investimento libici (in precedenza al 4,22%), di
Blackrock (al 4,83%), degli altri
asset manager italiani e internazionali e di Francesco Gaetano
Caltagirone (all’1%), sebbene la
sensazione sia che tutti o grandi
investitoti internazionali abbiano
fatto la loro parte.
Intanto ieri il titolo Unicredit ha
chiuso a 12,44 euro, in rialzo
dell’1,14%, per una capitalizzazione di 15,26 miliardi, forte
anche della raccomandazione
degli analisti di Berenberg che
ieri hanno alzato il rating a buy
da hold e il target price a 15 euro
dai precedenti 12,03 euro.
A chiusura dell’aumento, quindi, Mustier potrà contare su un
Cet1 ratio salito all’11,15% dal
7,54% di fine 2016, per effetto
del disequilibrio temporale tra
contabilizzazione delle perdite
da svalutazioni avvenuta nel
2016 e benefici della ricapitalizzazione da contabilizzare appunto in questo trimestre. In base al
piano industriale, poi, e tenendo
conto delle cessioni annunciate
di Pioneer Investments e Bank
Pekao, il Cet1 ratio arriverà al
12% a fine anno per salire poi
al 12,5% a fine piano nel 2019.
(riproduzione riservata)
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