Amundi fa outing su Pioneer

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Giovedì 20 Ottobre 2016
MERCATI
Con l’edizione
Italiana de
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CONFERMATO L’INTERESSE PER L’ASSET MANAGER MA A UNA VALUTAZIONE INFERIORE
Amundi fa outing su Pioneer
Offerta inferiore a 4 mld, che equivale
all’1,9% delle masse ed è più bassa del
multiplo pagato nel 2000 da Unicredit
di Paola Valentini
A
siglati con Unicredit nonché dal
clima di incertezza che regna sul
mercato italiano per via del referendum costituzionale di inizio
dicembre.
mundi esce allo scoperto sulla partita Pioneer.
In una nota di ieri
l’asset manager
francese «conferma il proprio interesse in Pioneer,
coerentemente con la strategia di crescita presentata
in occasione dell’ipo».
Ma il gruppo smentisce
comunque le valutazioni
di Pioneer indicate dalla
stampa secondo cui la soYves
cietà potrebbe offrire fino
Perrier
a 4,3 miliardi, rispetto ai 3
miliardi di cui inizialmente si parlava. «Amundi
ribadisce che la propria
politica di acquisizioni
segue stringenti criteri finanziari, in particolare un return Amundi, quotata dal novembre
on investment (Roi) superiore al 2015 e guidata dal ceo Yves Per10% in un orizzonte temporale rier, è il più grande asset manager
di tre anni». Qaunto più specifi- europeo in termini di masse, con
camente al prezzo cui potrebbe oltre mille miliardi di euro gestiti
passare di mano Pioneer, secon- a livello globale.
do quanto trapelato da ambien- È la prima volta che uno dei sogti vicini ad Amundi esso sarà getti coinvolti, secondo rumor di
influenzato dagli accordi com- mercato, nel deal Pioneer afferma
merciali che dovessero essere pubblicamente di voler acquista-
Anche Morgan Stanley batte le attese grazie al trading
di Rosario Murgida MF-DowJones
M
organ Stanley segue l’esempio di altre grandi
banche statunitensi del calibro di Jp Morgan,
Goldman Sachs, Citigroup e Bank of America
con una trimestrale superiore alle attese grazie
sempre alla ripresa delle attività di negoziazione.
La banca d’affari newyorkese ha registrato nel
terzo trimestre un utile netto di 1,6 miliardi di
dollari, a fronte degli 1,02 miliardi dello stesso
periodo dell’anno scorso, per un utile per azione
in aumento da 48 a 81 centesimi, ben oltre i 63
centesimi previsti dal consenso degli analisti elaborato da Thomson Reuters. I ricavi sono inoltre
cresciuti di ben il 15% a 8,91 miliardi superando
gli 8,17 miliardi delle aspettative del mercato
anche se l’anno scorso il conto economico era
stato penalizzato dalla debolezza delle attività di
trading e dalle perdite del portafoglio di fondi
di private equity in Asia che avevano spinto la
banca a registrare uno dei peggiori trimestri da
quando il timone è nelle mani del presidente e
amministratore delegato James Gorman. Bene
anche il roe, l’indicatore più attentamente mo-
re la società di gestione di Unicredit. Tra gli altri operatori che,
sempre in base a indiscrezioni
non confermate dagli interessati,
hanno presentato offerte non vincolanti e ora si preparano a presentare quelle vincolanti, la cui
scadenza è stata posticipata dal
3 novembre a metà novembre, ci
sarebbero anche, come noto, Po-
nitorato dal mercato per valutare la redditività
della banca, che è salito dal 5,6% di un anno
fa all’8,7%, non lontano dall’obiettivo del 10%
fissato da Gorman per il 2017. Morgan Stanley,
ultima delle grandi banche statunitensi a pubblicare i conti trimestrali, era comunque attesa
a una grande trimestrale sin dalla pubblicazione
dei conti degli istituti connazionali, tutti capaci
di mostrare forti performance nel trading e in tal
modo di compensare le ripercussioni del contesto di bassi tassi di interesse. La banca d’affari
non è stata da meno con ricavi da trading in crescita del 16% a 3,17 miliardi e con le attività nel
reddito fisso capaci con un aumento del 61%
di compensare le performance sostanzialmente
stabili nell’azionario. Nell’investment banking i
ricavi sono invece calati da 1,31 a 1,23 miliardi
per effetto della generale debolezza delle attività
di merger&acquisition e del mercato delle ipo.
Nelle gestioni patrimoniali i ricavi sono invece cresciuti da 3,64 a 3,88 miliardi grazie alla
focalizzazione strategica decisa dai vertici per
ridurre l’esposizione alla volatilità dei mercati
finanziari. (riproduzione riservata)
ste Italiane (in cordata con Cdp e
Anima) e Macquarie.
Una valutazione di Pioneer di
4,3 miliardi corrisponde a circa l’1,9% delle sue masse, pari
a 227 miliardi di euro. Nonostante oggi il business dell’asset
management sia strategico per
le banche, si tratta di un valore
inferiore di oltre la metà rispetto
A CONSULENTIA 2016, L’EVENTO ANASF PER I CONSULENTI FINANZIARI
Bufi: serve più fiducia nei promotori
di Francesca Vercesi
I
n cima alla lista dei motivi per cui i risparmiatori italiani si rivolgono con reticenza
ai consulenti finanziari c’è la mancanza di
fiducia. A ribadirlo con forza, in linea con
l’indagine di settembre di Consob che ha
analizzato il comportamento degli italiani
in relazione al risparmio, è Maurizio Bufi,
presidente dell’Anasf (l’associazione nazionale dei consulenti finanziari, che nel 2017
compirà 40 anni), raggiunto da MF-Milano
Finanza all’edizione di Treviso di ConsulenTia 2016, l’evento nazionale organizzato da
Anasf e dedicato ai consulenti finanziari. «Di
certo non aiutano i casi di risparmio tradito e
la mala gestio delle banche del nostro Paese,
sfociata nella via crucis economica, finanziaria e sociale che tutti conosciamo», ha detto
Bufi. «E questa terra lo sa bene, dato che il
Triveneto è stato uno dei territori più colpiti.
Il tema della fiducia permea, del resto, l’attività economica e la finanza non può sottrarsi
a questo riscontro».
Intanto, è stato sottolineato a ConsulenTia
2016, il tasso di crescita del risparmio in Italia dal 2015 è inferiore a quello della media
europea ma resta abbondante la fetta di ricchezza privata. «È fondamentale valorizzare
questa enorme risorsa di cui l’Italia dispone,
ma ci sono grossi problemi strutturali», ha
sottolineato Bufi. «Innanzitutto va detto che
Piazza Affari non è mai davvero decollata ed
è caratterizzata dalla prevalenza sul listino
dei grandi gruppi industriali a discapito delle
piccole e medie imprese e dalla sovrapon-
derazione di titoli bancari. Di questo si parla
da anni, insieme con i temi dell’assenza di
forti investitori internazionali e dell’accesa
tendenza speculativa. Occorre ricostruire la
fiducia dei risparmiatori per farli evolvere
verso lo status di investitori», ha concluso
Bufi anticipando l’indagine condotta da
Cerme Lab Università Ca’ Foscari in partnership con Gam e realizzata con il contri-
Maurizio
Bufi
buto di Anasf sul tema «Fiducia e consulenza
finanziaria». Anasf cura molto i rapporti con
le istituzioni accademiche per il futuro della
professione. «È cambiato il paradigma della
relazione consulente-cliente. La fiducia non
si alimenta tanto con buoni rendimenti, con
l’assenza di perdite o con guadagni importanti ma con la capacità di stabilire una buona
relazione», ha spiegato Ugo Rigoni, ordinario
di Economia degli Intermediari Finanziari
dell’Università Ca’ Foscari e keynote speaker dell’incontro, che ha messo in evidenza
la parziale differenza esistente oggi tra fiducia
percepita dal consulente e fiducia oggettiva.
Secondo l’indagine, su una scala da 1 a 7 la
fiducia che il cliente ripone sul consulente è
molto alta (5,96). L’indagine ha poi chiesto ai
consulenti finanziari quale sia la percentuale
di patrimonio che i clienti investono tramite
loro: quando si parla di nuovi clienti il dato
nazionale è pari il 39,7%, mentre quando si
parla di clienti consolidati questo dato sale al
75,4%. Numeri importanti ma non vicini al
massimo dei voti, come indicato dal risultato
emerso nell’analisi della fiducia percepita.
Quando si parla di fiducia oggettiva e di fedeltà al consulente, poi, decisiva appare l’abilità del consulente finanziario. «Non parlate
di perdite evitate ma di performance migliori
o in linea col mercato, siate estroversi e più
informali, incrementate il numero di incontri, siate stabili emotivamente e coerenti», ha
concluso Rigoni rivolgendosi ai consulenti
in sala. Riccardo Cervellin, amministratore
delegato di Gam Italia, ha invitato tutti i consulenti a non porsi più verso i clienti come
«generatore di risultati ma come pianificatore
di soluzioni». Ieri, nella giornata di chiusura
dell’evento, che ha registrato 750 visitatori,
Bufi è tornato sul tema della persona giuridica nello svolgimento dell’attività della consulenza finanziaria. «A Roma abbiamo lanciato
il sasso nello stagno e abbiamo messo il mercato davanti all’inadempienza del legislatore che non ha recepito la persona giuridica
nell’ordinamento nazionale. Per il momento
non si è mosso nulla perché nel frattempo è
stato rinviato di un anno il recepimento della
normativa Mifid 2; ma noi andiamo avanti».
(riproduzione riservata)
al 4,4% in base al quale Unicredit nel maggio del 2000, sotto la
regia dell’allora ad Alessandro
Profumo, acquisì la stessa Pioneer che aveva masse per 60 mila miliardi di vecchie lire (circa
30 miliardi di euro) e fu pagata
2.680 miliardi di lire (circa 1,3
UNICREDIT
2,4 quotazioni in euro
2,3
IERI
2,236 €
1,08%
2,0
1,8
19 lug ’16
19 ott ’16
miliardi di euro). Nei primi anni 2000 il polo delle gestioni di
Unicredit era l’irlandese Europlus, che contava allora su un
patrimonio gestito di 180 mila
miliardi di lire (circa 90 miliardi
di euro). L’acquisto di Pioneer da
parte di Unicredit avvenne pochi
mesi dopo lo scoppio della bolla
internet del marzo 2000, quando
Wall Street entrò in crisi per le
valutazioni gonfiate di molti titoli legati al fenomeno web, allora
ancora agli inizi. In quegli anni,
inoltre, il business del risparmio
gestito non era così rilevante, come oggi, per le banche, le cui reti
erano più concentrate a collocare
obbligazioni di propria emissione dei fondi comuni.
Intanto Unicredit ha concluso ieri
un accordo con Kruk per la cessione pro soluto di un portafoglio
di crediti in sofferenza, derivanti
prevalentemente da finanziamenti a privati e marginalmente
a pmi. Il portafoglio comprende
crediti per un ammontare complessivo, al lordo delle rettifiche
di valore, di circa 940 milioni di
euro. L’impatto della cessione sarà recepito nei risultati del quarto
trimestre 2016.