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Giovedì, 9 febbraio 2017
Marine Le Pen e l'euro, Donald Trump e i Paesi emergenti, la Cina e il rame
Gentili Clienti,
attualmente sui mercati azionari si osserva una fase di tranquillità, favorita dal fatto che i
risultati della reporting season indicano stabilità e grazie al clima di ottimismo diffuso tra le
aziende e i consumatori in tutto il mondo. Sul mercato delle valute, invece, gli
investitori cominciano a esaminare le strategie di copertura per prepararsi alle più
ampie fluttuazioni dell'euro contro il dollaro previste per il prossimo trimestre. Nello
stesso periodo, e precisamente il 7 maggio, in Francia sono in programma le elezioni del
nuovo Presidente della Repubblica. Secondo gli ultimi sondaggi, per il primo turno Marine
Le Pen è in lieve vantaggio rispetto al candidato indipendente, Emmanuel Macron, e a
quello del Partito Conservatore François Fillon. Nel ballottaggio le carte verranno poi
rimescolate. Ma gli investitori hanno ancora ben presente quanto è accaduto con il
referendum sulla Brexit e con l'elezione di Donald Trump.
Per quanto riguarda i Paesi emergenti, le previsioni per il 2017 sono positive: il
controvalore in euro delle obbligazioni in valuta locale è cresciuto in media
dell'1,1% e quello delle azioni del 5,1%. L'afflusso di capitale verso queste aeree
geografiche è favorito anche dal clima di incertezza sull'operato di Donald Trump e, in
particolare, sull'effettiva attuazione delle misure previste per la crescita. Questo stato di
cose si riflette anche nel rendimento dei Treasury decennali che, dal record del 2,6%
raggiunto in dicembre, è ora tornato sotto il 2,4%. Potremmo assistere a un'inversione di
tendenza, se Donald Trump dovesse imprimere vigore all'economia statunitense,
accantonando i suoi piani protezionistici, come mi sembra probabile. In questo caso
continuerebbe il trend positivo per le azioni dei Paesi emergenti, mentre con l'incremento
dei tassi, le obbligazioni finirebbero sotto pressione.
In una fase di ripresa dei prezzi delle materie prime, il rame, le cui quotazioni dalla fine
del 2015 hanno registrato un incremento di circa il 24% a fronte di un rincaro dei
minerali ferrosi del 92%, fatica a tenere il passo. Esistono possibilità di miglioramento
anche nel breve termine, dal momento che due tra i più grandi giacimenti a livello
mondiale sono alle prese con problemi che rischiano di incidere sulla produzione: in Cile la
miniera dell'Escondida è bloccata da uno sciopero, mentre in Indonesia i divieti contro
l'esportazione dei minerali grezzi compromettono l'attività della Grasberg. A fronte di una
contrazione dell'offerta, la domanda della Cina, il maggior consumatore a livello mondiale,
non accenna a diminuire. La crescita del credito registrata nel quarto trimestre segnala
che l'industria dispone dei mezzi necessari e questa fase di slancio potrebbe proseguire
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anche nei prossimi mesi.
Amazon, Google o Microsoft sono in grado di spiegare come migliorare i margini anche se
i prezzi scendono. Questi colossi americani, oltre a puntare sulle innovazioni
tecniche e sull'avanzamento della produzione, hanno ridotto in modo notevolissimo
i costi di hardware, importando, ad esempio, i prodotti da Taiwan, molto più economici di
quelli locali. Ecco dunque una strategia per combattere l'immensa concorrenza. Per
questa ragione dedico sempre la mia attenzione a questo settore.
Cordiali saluti
Ulrich Stephan
Global Chief Investment Officer dei Private & Commercial Clients di Deutsche Bank
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