La Vous de Chastelmanh

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Anno XLVII n.3
La Vous de Chastelmanh
settembre - dicembre 2016
Poste Italiane Spedizione in Abb. Post. Art.2 Comma 20D Legge 662/96 Aut. 1224/DC/DCI/CN del 11/04/03 n3/03
BUON NATALE E
BUON ANNO A TUTTI I
LETTORI DE LA VOUS
QUANDO CONTA DECIDERE
Mentre scrivo ancora non so come andrà a finire la travagliata storia delle mie dimissioni, ma questo è poco più
che gossip, buono solo per un titolo sui giornali locali e qualche chiacchiera da bar.
Ciò che conta è il perché siamo giunti a questa situazione e vorrei che tutti conosceste la mia posizione: fin
dalla prima riunione per organizzare la lista elettorale avevo chiarito di non essere particolarmente incline ai
compromessi subordinando la mia candidatura esclusivamente alla comune volontà di affrontare, e possibilmente risolvere, i problemi di Castelmagno. Quanto mi veniva presentato è stato poi raccolto nel programma
elettorale e sottoposto al giudizio degli elettori che hanno risposto in maniera quasi plebiscitaria. In quel
momento abbiamo sottoscritto un patto con la gente e ci dobbiamo attenere esclusivamente a quello. La
questione pascoli e connesso uso civico è parsa subito una delle più spinose, coinvolgendo interessi di tutte le
parti causa un mercato condizionato dai tioli P.A.C. e si sa che l’interesse personale in alcuni offusca le
coscienze. Tutti gli sforzi fatti per arrivare ad una soluzione equa e condivisa che tutelasse da un lato i residenti,
con particolare riguardo alle fasce più deboli, sia i veri margari, hanno incontrato forti resistenze palesi ed
occulte.
L’atteggiamento della minoranza si è poi rivelato subdolamente ostile, palesandosi con la totale mancanza di
partecipazione alle riunioni ed alle Commissioni, anche se formalmente giustificate da impegni lavorativi, salvo
poi palesarsi in un atteggiamento ostruzionistico fatto di rinvii e di pretestuose richieste di modifiche; ma
questo sappiamo essere il modo di fare di chi, non avendo nulla da proporre, sa sventolare solo la bandiera del
no ad ogni costo. Da alcune osservazioni da loro presentate pare oltretutto di capire che dietro a questo teatrino
ci sia la mano di qualcun altro che nutre cospicui interessi nel territorio elargendo informazioni su quanto
avviene nelle stanze comunali e sullo stato degli edifici di alpeggio al punto che risultano più aggiornati dello
stesso Sindaco.
continua a pag. 3
Piergiorgio Donadio
Anno XLVII n.3
La Vous de Chastelmanh
settembre - dicembre 2016
An dounà - Offerte
Antonietta Martino, 30 Con sempre rinnovata stima per la Vous, che sempre leggo con interesse. Con l'augurio
di ogni bene i più cordiali saluti; Maria Grazia Martino, 20; Giorgio Martino, 20; Rosa Forto, 20; Bruno
Arneodo, 15; Pietro Arneodo, 20; Claudio Donadio, 20; Cit Maria Martino Picchiola, 20; Adele Crevato, 20;
Margherita Donadio, 30; Mirella Cassone, 10; Marina Arneodo, 10 In ricordo di Giuseppino Arneodo; Irma
Arneodo, 10 In ricordo di Osvaldo Rignon; Franco Viano, 50 In memoria di Costanzo, Cateria e Magno;
Celestina Martino - Croce, 25; Michelina Martino - Croce, 30; Sebastiano Molineri, 20; Fracis Manent, 50;
Antonio Martini, 50; Giovanni Pessione, 20 In ricordo del papa Giuseppe e del fratello Luciano; Roberto
Arneodo, 5; Ferruccio Freisa, 5; Anna Bocca Dalmastro, 300; Giovanni Martino, 20 In memoria di Giacu d'Cin
e Nin d'Tot; Lucia Martino Gai, 20 In memoria di Giacu d'Cin e Nin d'Tot .
La sottoscrizione è stata chiusa il 20 dicembre 2016. Invitiamo i lettori a segnalarci eventuali errori di
trascrizione. Vi chiediamo di scrivere sui bollettini Nome Cognome e indirizzo il più chiaro possibile, per
evitare errori di registrazione, di cui ci scusiamo in anticipo.
Il CentroOccitano di Cultura - Centre Ousitan de Culturo "DETTO DALMASTRO” sostiene le sue attività e
pubblica "la Vous de Chastelmanh" grazie al contributo volontario dei castelmagnesi e di tutti coloro che
credono che la cultura alpina e quella Occitana si difendono solo con una partecipazione diretta.
Fiori di arancio
Andrea Amedeo e Ilaria Brustolon, si sono spostai a Madonna delle Grazie l'8 dicembre.
Ai novelli sposi gli auguri della Redazione e del Centro Occitano, anche per l’impegno nella loro nuova
attività nel nostro Comune.
In questo numero
Pag. 3 - NOTIZIE DAL COMUNE
Pag. 4 - 5 - 8 DA CIAPUI A CIABAL - DA CIABAL A CIAPUI
Pag. 6 - 7 MIGRANTI IN VALLE GRANA - Pag 9 NETA D’CHAMPDAMOULIN
Pag. 10 NARBONA, O DEL LUOGO DELLA MEMORIA
Pag. 11 LA TOPONIMIA A CASTELMAGNO - Pag. 12 ANCORA UNA CENTRALINA
LA VOUS DE CHASTELMANH - periodico di notizie comunali e culturali a distribuzione gratuita
Edito dal Centro Occitano di Cultura - Centre Ousuitan de Culturo "DETTO DALMASTRO”
Presidente: Giorgetto Amedeo;
Direttore Responsabile: Gianni (Gianluigi) Martini
Redazione: Angelo Artuffo, Matteo Borgetto, Ezio Donadio, Enzo Fina, Angelo Garnerone, Daniele
Garnerone, Maurizio Giaminardi, Gabriella Fichera, Olga Martino, Laura Massa;
Stampato dalla Tipolitoeuropa - Cuneo - Autorizzazione del Tribunale di Cuneo n. 261-6/5/1971;
Direzione e redazione:
Piazza dei Caduti 1-12020 Castelmagno (Cuneo) Italy. Tel. 0171-986110, fax 0171-986600:
Email: [email protected] - http://www.lavousdechastelmanh.it
Telefoni di interesse pubblico:
Municipio 0171-986110, fax 0171-986600; Ufficio Postale 0171-986136; Carabinieri Pradleves
0171-986117; Farmacia di Pradleves 0171-986222; Santuario S. Magno 0171-986178; Museo della
vita di quassù 011-8172212 0171-986164; Museo del lavoro 0171-986370. Locali pubblici: Trattoria
La Susta 0171-986242; Bar trattoria dei Cacciatori 0171-986112; Hotel ristorante "La Font"
0171.986370-3332552679; Osteria da Mary 0171-300407; Regina delle Alpi 0171-986366; La
Boutego Ousitano di Donadio 0171-986162: La Meiro ristorante azienda agricola 393662271614.
Sottoscrizioni:
Conto Corrente Postale n. 14693121
intestato a Centro Occitano di Cultura Detto Dalmastro - Castelmagno
Bonifico bancario: IBAN IT88U0760110200000014693121 intestato al Centro Occitano di Cultura
Detto Dalmastro
Tiratura: 1200 copie
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settembre - dicembre 2016
Dal Comune
QUANDO CONTA DECIDERE
continua da pag. 1
Purtroppo anche una parte della maggioranza ha deciso di accodarsi, per ragioni diverse che vanno dalla voglia
di starsene in pace a quella di proseguire in uno stato di connivenza che porti ad una qualche miserabile
convenienza, scegliendo di non decidere, di rinviare o di delegare. Resta però il patto con gli elettori che ci
impone di amministrare cioè di prendere decisioni di cui inevitabilmente dovremo rispondere, ma la politica è
questo, decidere responsabilmente dei propri e degli altrui destini, pronti a rispondere ai bisogni della comunità.
La collettività ha bisogno di scelte che prescindono e spesso cozzano con gli interessi individuali senza le quali
essa non potrà sopravvivere a lungo a maggior ragione quando essa è piccola e particolarmente vulnerabile.
Decidere di non decidere è la peggior scelta possibile e rimandare le decisioni è la sua figlia primogenita.
Piergiorgio Donadio
IL SINDACO ANNUNCIA LE DIMISSIONI
Il 30 novembre scorso si è riunito il Consiglio Comunale di Castelmagno per affrontare due tematiche
storicamente molto sentite dai Castelmagnesi; la gestione degli acquedotti comunali ed il regolamento per la
gestione dei pascoli e degli alpeggi.
In merito al primo punto, il Sindaco ha spiegato come in realtà la scelta fosse obbligata, sulla base delle norme
vigenti e delle scelte già operate da altri comuni. Il Consiglio ha quindi approvato l’ordine del giorno che
prevede la fusione della società Comuni Riuniti Valli Cuneesi, di cui Castelmagno fa parte, in ACDA Azienda
Cuneese dell’Acqua SpA.
Le conseguenze che deriveranno da questo processo di fusione preoccupano molti castelmagnesi.
L’ACDA infatti è una società molto grande con sede a Cuneo e gestisce moltissime reti idriche (ad oggi 87
comuni) e si teme che i piccolissimi acquedotti come quelli di Castelmagno vengano penalizzati da una
gestione lontana e burocratizzata. Fino ad ora infatti, la manutenzione dei nostri tanti acquedotti è stata resa
efficiente ed economica grazie alla gestione diretta da parte del Comune tramite la società Comuni Riuniti.
Ora si prospetta la perdita di controllo dei nostri acquedotti, anche in considerazione del fatto che il Comune di
Castelmagno a fronte della cessione dei propri acquedotti avrà una quota della società ACDA pari allo 0,03%.
Ma è quando il Sindaco ha annunciato il successivo punto all’ordine del giorno, ossia le modifiche al
Regolamento assegnazione e gestione pascoli che gli animi si sono surriscaldati. I consiglieri di minoranza
hanno infatti richiesto di rinviare la discussione del punto a gennaio per avere il tempo di approfondire
l’argomento e quando anche alcuni consiglieri della maggioranza hanno condiviso la necessità di un confronto
più approfondito prima di prendere una decisione, il Sindaco ha annunciato che, se così stavano le cose avrebbe
rassegnato le dimissioni.
La riunione si è quindi conclusa con la decisione di rinviare la decisione e di convocare nel mese di gennaio
2017 una riunione della Commissione Comunale Agricoltura, alla quale partecipa anche un rappresentante del
gruppo di minoranza per riesaminare le proposte di modifica del Regolamento.
Nei giorni successivi al Consiglio Comunale i giornali locali hanno riportato alcune interviste al Sindaco che ha
ribadito la sua ferma intenzione di dimettersi. Sembra quindi ormai certo che il Comune di Castelmagno sarà
nuovamente commissariato ed i Castelmagnesi dovranno cominciare a cercarsi un nuovo primo cittadino.
Maurizio Giaminardi
IL SINDACO SOSPENDE LE DIMISSIONI
Nel Consiglio Comunale del 21 dicembre, il Sindaco Piergiorgio Donadio ha sospeso le proprie dimissioni. Su
richiesta del Sindaco tutti i Consiglieri di maggioranza hanno espresso la loro fiducia e rimesso le deleghe.
Entro i prossimi 15 giorni, il gruppo di maggioranza si incontrerà per una verifica interna. Solo allora sapremo
se questa amministrazione continuerà il suo mandato. Il rischio in caso di dimissioni è il Commissariamento del
Comune, con l’ipotesi nuove elezioni a ottobre 2017.
Il Sindaco riceve il Mercoledì dalle 16.00 alle 17.00
presso il Municipio
oppure potete scrivergli a questa mail: [email protected]
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DA CHAPUI A CHABAL - DA CHABAL A CHAPUI
LA BAÌÒ A SAN MAGNO 2016
Come tutti gli anni, il 19 agosto 2016 si sono svolti i
festeggiamenti in onore di San Magno presso il Santuario di Castelmagno, con l’immancabile Baìò, l’al-legra
banda musicale di Castelletto Busca, il nostro don Ezio
Mandrile, il nuovo vescovo di Cuneo Piero Delbosco,
tutte le solite numerose autorità civili, religiose e militari
e i devoti pellegrini.
Da quest’anno è nato il desiderio, all’interno della Baìo,
di creare un diario che faccia da memoria storica del
tradizionale corpo di guardia, riportando, anno per
anno, i nomi di chi ha indossato le divise e preso parte
alla Baìo. Chiediamo, dunque, alla nostra cara Vous di
essere portatrice del Diario della Baìo.
Il 19 agosto 2016 hanno fatto parte della Baìò di Castelmagno:
Adriano Argelli, Mauro Argelli, Alessio Arneodo, Bruno
Arneodo, Giorgio Arneodo, Giulio Arneodo, Luciano
Arneodo, Roberto Baccan, Marco Civera, Claudio Donadio, Davide Donadio, Valerio Iaboc, Giuseppe Bepou
Martino, Paolo Pinotto, Gianni Viano e il piccolo Diego
Pinotto.
Hanno indossato i panni delle Dame della Baìo:
Alessia Argelli, Monica Argelli in Pinotto, Anna Castiello in Baccan, Irene Pinotto in Argelli, Iolanda Viano in
Argelli, Marivanna Tasso in Viano.
Testo e foto di Alessia Argelli
COMPLEANNO ALL'UNI 3 TORINO
Da 15 anni si tiene presso l’Università della Terza Età di
Torino, il corso di "Cultura e tradizioni dei Popoli Occitani e Francoprovenzali".
Gli incontri sono frequentati ogni anno da una quarantina di “allievi” non più giovanissimi, ma particolarmente
attenti ed interessati a conoscere e/o rievocare cultura,
lingua, tradizioni dei popoli occitani che hanno scritto la
“storia” delle alte valli cuneesi e torinesi.
E’ un piacevole cammino di conoscenza e di arricchimento reciproco in un ambiente familiare, che ogni
anno inizia con un mio saluto come Coordinatrice del
corso, presentando attraverso una filastrocca occitana, il
contenuto del corso.
La riporto qui di seguito. Potrebbe accadere che qualche
altro occitano nostalgico o curioso, abitante a Torino,
decida di partecipare a tale corso.
LOU MIOU SALUT
‘Co aquest’ann sien arubà al prensipi
d’aquesta bela aventura
ensem descouatarèn i tesor des nostes valades,
l’armounia d’la lenga,
lou son dous des nostes chansoun.
I nosti ùei descurbarèn
la forsa des peires, la chalour di fournel;
di arquitet d’en bot la fantastica cultura,
e la Bibia di paoure ent’la pitura.
Riqueses dal souber que bou semplichità
i nosti vìei nous àn tramandà.
Isì, a l’Unitre poularèn counstatar
que es mountanhes soun nen de barieres
perqué i coeur se polen … encountrar
e coundivide esperienses de vita, arcord dal pasà,
n’ilusioun, en prouget, na speransa:
per acò aquest’ann se sièn barounà
Ome e fremes, prouvensal e ousitan
chamìnen ensem, chànten ensem
e… se ténen per man.
E na grosa riquesa
i nosti coeur se portarèn via:
la lenga, es tradisioun,
la storia d’la nosta gent
per tout l’ann nous fadaren bona coumpanhia!
Tournén pian pianin a chaminar ensem
lonc es vies des nostes valades;
se fermarén a bicales e,
bou en paou de bouneur,
es viarén bou d’ùei sempre pu nòou,
bou i ùei dal coeur!
Sperou que saré na bela esperiensa;
vous salutou tuchi bou tanta afesioun!
siou countenta de puolevous dir:
benvengù co aquest’ann, tuchi ensem
bou amichisia, prouvensal e ousitan!
IL MIO SALUTO
Anche quest’anno siamo giunti all'inizio
di questa simpatica avventura:
insieme scopriremo i tesori delle nostre vallate,
l’armonia della lingua,
il suono dolce delle nostre canzoni.
I nostri occhi scorgeranno
la forza delle pietre, il calore del focolare;
degli architetti d’un tempo la fantastica cultura,
e la Bibbia dei poveri attraverso la pittura.
Ricchezze del sapere, che con semplicità
i nostri vecchi ci hanno tramandato.
Qui all’Unitre possiamo constatare
che le montagne non sono delle barriere
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DA CHAPUI A CHABAL - DA CHABAL A CHAPUI
perché i cuori … si possono incontrare
e condividere esperienze di vita, ricordi del passato, un’illusione,
un progetto, una speranza.
Per questo quest’anno ci siamo riuniti.
Uomini e donne, provenzali ed occitani
camminano insieme, cantano insieme
e … si tengon per mano!
E una grossa ricchezza
i nostri cuori si porteranno via:
la lingua, le tradizioni,
la storia della nostra gente
per tutto l’anno ci faranno buona compagnia!
Riprendiamo pian pianino a camminare insieme
lungo i sentieri delle nostre vallate.
ci fermeremo a guardarle e,
con un po’ di fortuna,
le vedremo con occhi sempre più nuovi,
con gli occhi del cuore!
Spero che sarà una splendida esperienza.
vi saluto tutti con molto affetto!
son lieta di potervi dire:
benvenuti anche quest’anno. tutti insieme
con amicizia, provenzali e occitani!
Olga Martino
Calendario da tavolo 2017 dei Carabinieri
Il Comandante la Stazione Carabinieri di Pradleves, ha
presentato al Consiglio Comunale il calendario da tavolo
2017 del'Arma dei Carabinieri. Il mese di dicembre è
dedicato a Castelmagno con una splendida foto della
Baio scattata lo scorso 19 agosto a San Magno.
SI È CONCLUSA EXPA 2016
Il 27 novembre al filatoio di Caraglio si è conclusa la
seconda edizione di EXPA, Esperienze per Persone
Appassionate, dopo ben diciannove appuntamenti dislocati per tutta la valle tra maggio e novembre con concer-
ti, momenti di festa e vetrine gastronomiche, degustazioni accompagnate da escursioni e visite, laboratori e
conferenze.
Durante la domenica sono stati proposti stands di prodotti tipici del territorio con albergatori e ope-ratori
turistici ed uno spazio creativo e di intrattenimento per i
più piccini.
La novità di quest’anno è stata l’allestimento dello stand
del nostro Centro che ha proposto alle spalle una gigantografia plastificata di una foto d'epoca di Narbona. Sul
banco i libri editi dal Centro, l’ultimo numero de La
Vous, presentati con entusiasmo da alcuni membri dello
staff. Presenti anche alcuni personaggi noti, come Renato Lombardo che insieme Flavio Menardi Noguera
ricordava con enfasi la vita di Narbona.
Nel pomeriggio in vari locali del filatoio sono stati proposti concerti di musica corale, classica ed occi-tana.
Sono intervenuti a tal proposito La Cevitou, la Corale
Alpina Savonese. Per la musica classica la Power Flower
Orchestra Giovanile d’Archi, il Civico Istituto Musicale
di Caraglio ed Ensemble a Pizzico. Per il repertorio
occitano si sono esibiti Lou Tapage e Raskas.
Alle 18 l’apericena organizzata dagli albergatori della
valle e l’elezione del personaggio Expa. Ogni amministratore di ciascun Comune della Valle ne hanno premiato uno. Castelmagno ed il Centro hanno premiato Claudio Castagno che si è distinto per il suo assiduo lavoro
di manutenzione del territorio comunale e la sua disponibilità d’orario ad aprire alle visite dei turisti il museo
“Casa Narbona“. Ha consegnato il premio il Consigliere
comunale Anna Maria Arneodo. Bravo Claudio!
Expa è stato per noi un’ottima occasione per collaborare
insieme ai Comuni della Valle al fine di far conoscere le
bellezze del territorio e la genuinità dei suoi prodotti.
Castelmagno si fa sempre più conoscere, anche sul web,
attirando così le presenze straniere che naturalmente
chiedono di accrescere da parte nostra sempre più una
buona e genuina accoglienza turistica.
Gabriella Fichera
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Migranti in Valle Grana
Da qualche mese un gruppo di migranti richiedenti asilo, è
arrivato in Valle Grana. Ci è sembrato doveroso occuparcene
e informare i nostri lettori. la Vous ha chiesto a Matteo
Borgetto, di raccogliere il parere degli amministratori locali e
come vengono gestiti dalla cooperativa “Il Tulipano”. Diego
Deidda, uno dei volontari che li segue e aiuta, ci racconta di
quando sono arrivati aiutandoci a conoscerli meglio.
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sindaco di Bernezzo: “Daremo il nostro contributo. Lavori manuali? Sì, ma molti dei ragazzi hanno titoli di
studio. Potrebbero servirci anche in biblioteca e per iniziative culturali”. Anche a Cervasca non sono disponili
strutture pubbliche per l’accoglienza, ma il primo cittadino, Aldo Serale, non esclude il coinvolgimento dei
privati: “I cervaschesi non hanno mai vissuto esperienze
di questo tipo, andrà approfondito il discorso sull’impatto che potrà avvenire. Fondamentale l’informazione istituzionale, che va data prima di tutto alle Amministrazioni, onde evitare problematiche”.
Matteo Borgetto
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Il parere degli amministatori
“La presenza dei migranti, se gestita bene, può diventare
una risorsa per il territorio”. È il pensiero condiviso dai
sindaci degli otto comuni della Valle Grana, che hanno
raggiunto un’intesa per aiutare Monterosso nell’integrazione dei profughi.
La convenzione è stata presentata alla Prefettura di
Cuneo. Tutti i 28 richiedenti asilo hanno sottoscritto
l’impegno ad essere utilizzati in lavori socialmente utili
alle comunità. “Hanno già iniziato con ottimi risultati
sulla strada dei Damiani - dice il sindaco di Monterosso,
Mauro Martini - La gestione dei ragazzi sta andando in
maniera positiva, grazie alla cooperativa e all’impegno di
tanti volontari non solo di Monterosso, ma degli altri
paesi”. Il presidente dell’Unione montana e primo cittadino di Pradleves, Marco Marino: “Funzionerà, a patto
che il loro numero sia proporzionale ai residenti. Questo
è stato specificato nella convenzione con la Prefettura:
oltre le 30 persone, l’integrazione non sarebbe sostenibile”. “Facciamoli lavorare, ma non voglio che si sentano
schiavi - dice il sindaco di Castelmagno, Piergiorgio Donadio - “Se arriveranno anche donne, potrebbero assistere gli anziani soli e fare loro compagnia”. Il collega di
Valgrana, Albino Arlotto: “Il nostro comune farà la sua
parte, ma resta un punto interrogativo sulle eventuali responsabilità in caso di incidenti”. Il sindaco di Montemale, Oscar Virano: “In paese l’arrivo dei migranti non
è piaciuto all’inizio, perché è stato visto come qualcosa
imposto dall’alto. Poi la gente ha capito che i Comuni
non ne possono nulla”. A Caraglio, l’impiego dei profughi inizierà a gennaio. “Prima dobbiamo conoscerli, capire le loro esperienze di vita e lavoro per inserirli al
meglio” dice il primo cittadino Giorgio Lerda.
L’ipotesi di altri arrivi non preoccupa Laura Vietto,
La cooperativa “Il Tulipano”
La cooperativa “Il Tulipano” di Torino è stata costituita
nel maggio 2014 da un gruppo di educatori, assistenti
sociali e alla persona, con esperienza nel campo socio
assistenziale. Il direttore è Lino Accame, che ha già
partecipato più volte a Monterosso Grana agli incontri
con i residenti promossi dal comitato di protesta “Il
Suricato”. Da agosto, nella Granda, si occupa di accoglienza di stranieri richiedenti asilo, a Savigliano, Levaldigi, Bene Vagienna e Monterosso Grana. Qui, ragazzi
vivono in una palazzina messa a disposizione dal proprietario dell’ex albergo “A La Posta”, dove si trasferiranno a breve. “I lavori per la messa in sicurezza sono
conclusi - annuncia Accame -, aspettiamo le certificazioni. A Monterosso non saranno più di 30, come da accordi stipulati tra cooperativa, Comune, Prefettura e
Unione montana. Altri 15-20 richiedenti asilo potranno
essere collocati in strutture degli altri paesi”. Come
trascorrono le loro giornate? “I nostri operatori organizzano la settimana con l’obiettivo di tenerli costantemente coinvolti in attività formative, ludiche, pratiche.
Dalle pulizie del centro ai corsi di lingua, volontariato a
favore della collettività o di privati, attività sportiva. Il
corso di Italiano è una condizione indispensabile per
un'efficace integrazione”. Vestiario, cibo, assistenza,
come sono organizzati? “Forniamo una dotazione di
vestiario completa, sia invernale sia estiva, comprensiva
degli abiti per lo sport e attrezzature base per il volontariato. I ragazzi consumano i loro pasti all'interno del
centro e collaborano nella preparazione dei cibi con il
cuoco della cooperativa. Per le cure c’è il servizio sanitario nazionale, ma un’infermeria della coop, a cadenza
mensile, effettua una visita di controllo. Per le altre
esigenze, possono provvedere con il loro pocket money”. Cioè 2,50 euro dei 38 quotidiani incassati dalla
“Tulipano” per ciascuno dei richiedenti asilo. Si tratta di
17,5 euro a settimana, che spesso i profughi mettono da
parte in un fondo comune, per poter acquistare cellulari
e comunicare con le famiglie nei Paesi d’origine. Tutti e
26 hanno sottoscritto un “patto di volontariato” e la
disponibilità a svolgere attività socialmente utili. Sono le
Amministrazioni a indicarci il servizio di cui hanno
necessità di volta in volta. Quanto tempo passerà prima
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che venga loro riconosciuto lo status di rifugiato? “Servono in media dagli 8 ai 10 mesi alla Commissione
Territoriale per pronunciarsi sulla richiesta di asilo politico. La maggior parte di loro avrebbe il desiderio di
spostarsi in altri Paesi europei”.
Elena Perotti, 42 anni, di Caraglio, è l'unica operatrice
donna della cooperativa "Il Tulipano" e che da due mesi
si occupa dei 28 profughi africani a Monterosso Grana.
"I ragazzi mi chiamano affettuosamente "mama". Non
ho mai avuto alcun problema serio con loro. Soltanto
qualche incomprensione. Capiscono benissimo che
sono ospiti e devono restituire, in qualche modo, l'aiuto
della cooperativa e delle Amministrazioni. La collaborazione del Comune è ottima, e abbiamo ricevuto anche
tanto dalla popolazione, con donazioni di vestiti per
l'inverno e anche cibo. Stiamo valutando anche un patto
di lavoro con i privati. Sarebbe importante insegnare ai
richiedenti asilo un mestiere". E conclude: "E' la prima
volta che lavoro con i migranti. Un'esperienza che mi
piace molto e non potrà che accrescere il mio bagaglio
professionale".
Matteo Borgetto
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L'arrivo in valle
Quando giunge la notizia del loro arrivo siamo in parecchi riuniti in municipio, a Monterosso.
L’incontro è stato programmato per organizzare
un’accoglienza adeguata e pianificare attività di integrazione. Intorno al tavolo ci sono una decina di persone,
quasi tutte giovani. La sorpresa iniziale lascia subito
spazio al senso di sollievo perché, finalmente, si sarebbe
usciti dal clima di paura che, ormai da alcune settimane,
opprime la valle e la sua gente.
Da un furgone bianco scendono otto giovani con sguardi impauriti che spiccano dai loro volti scuri. Arrivano
da Torino (campo della Croce Rossa di Settimo) e prima
da Taranto dove sono sbarcati il 25 ottobre. Non dimenticherò facilmente quei sedici occhi impauriti, come
non dimenticherò facilmente la scintilla che ha attraversato lo sguardo di Tourè quando mi dice che per lui la
parola Italia significa Libertà. Che era il suo sogno venire nel nostro Paese. Una vita migliore vista in televisione, sentita raccontare e sognata a lungo prima di iniziare
un viaggio che sarebbe durato quattro mesi, attraversando tanti stati, tante culture. Già perché a noi sembrano
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tutti i uguali gli Africani, ma parlano lingue diverse,
hanno religioni, abitudini profondamente diverse. Otto
estranei, otto persone arrivate con barconi diversi, ad
accomunarle solo la necessità di cercare libertà e fortuna
in Europa e la drammaticità di un viaggio incredibile.
Tutti affrontano il Sahara su pickup stracolmi, ci raccontano, con pochi litri d’acqua ciascuno per una traversata
del deserto che dura 5 giorni. Quando l’acqua è finita ...
è finita, se cadi dal mezzo di trasporto sei morto, la
carovana non si può fermare. E poi la Libia. Forse il
momento più buio, non hanno molta voglia di parlarne.
Alcuni sono stati tenuti giorni e giorni chiusi in container arrugginiti. Si sono salvati quelli per cui i famigliari
hanno potuto pagare un riscatto di 2.000 Dollari, vendendo le mucche o indebitandosi con gli strozzini di
laggiù. Ultima tappa la traversata del Mediterraneo, solo
queste parole per capirla: “Trovare le grand bateau (la
nave della missione Frontex) è stato un miracolo, saremmo morti tutti”.
Tourè ha una moglie e due figli piccoli nel suo paese,
non li sente da quasi due mesi quando arriva a Monterosso. Una ragazza gli presta il telefono per chiamare
casa: lo avevano dato per morto e sepolto. Chika,
Chuks, Omo e Desmond parlano bene Inglese, Touré,
Malik e Ibrahim parlano un fluente Francese, Alseni
conosce solo la lingua del suo villaggio in Ghana.
Non portano nulla con loro, quel poco che hanno glielo
rubano i trafficanti di uomini sulle coste libiche. Non
hanno scarpe firmate. I cellulari riescono a comprarseli
dopo tre settimane in Italia in cui risparmiano i 2,50 €
che vengono loro destinati giornalmente dal nostro
Stato. In Africa avevano un lavoro, qualcuno l’ha perso
per la crisi, altri non ce la facevano a tirare avanti, a
mantenere la famiglia, carpentieri, contadini, tassisti,
barbieri, disegnatori, studenti… Tutti hanno comunque
dimostrato di aver voglia di imparare l'Italiano, grazie ai
volontari e alle ore di lezione fornite dal personale della
cooperativa. Lavorano per ricambiare l’ospitalità e studiano per costruirsi un futuro.
Di tutta questa vicenda, che chiaramente è solo
all’inizio, credo che dimenticherò le facce deturpate dalla
paura dei miei conterranei e invece serberò per sempre
l’immagine della prima passeggiata dei ragazzi africani in
Monterosso, con tre giovani donne coraggiose del paese
alla testa del piccolo corteo multicolore.
Diego Deidda
Anno XLVII n.3
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settembre - dicembre 2016
DA CHAPUI A CHABAL - DA CHABAL A CHAPUI
LE FARFALLE DI PRIMALPE
“Se non cambiasse mai nulla non ci sarebbero le farfalle“. Così il presidente dell’associazione Primalpe,
Ezio Bernardi, ha aperto la quarantesima edizione de
‘L tò Almanach, presentata il 20 novembre al palazzetto dello sport di Boves.
Con questa premiazione l’associazione ha annunciato
la chiusura di un ciclo durato quarant’anni e l’avvio di
una nuova stagione. Il numero del 2017 sarà l’ultimo
di una serie ormai troppo longeva; è iniziato tutto nel
lontano 1977 con un editoriale vincente.
Ma ora tutto ciò sta vedendo non più il telefono ed il
materiale cartaceo, con i quali è tutto cominciato,
bensì la navigazione digitale ed una sempre maggiore
partecipazione soprattutto dei più giovani che rendono
l’editoriale troppo frammentato.
Si vuole conferire maggiore valore alla prosa, alla
poesia ed alla fotografia. Niente più L’tò Almanch, ma
la rivista PRIMALPE. Muteranno la formula di concorso, la modalità di partecipazione e la selezione dei
vincitori, non più per scelta dei lettori, ma per selezione attraverso una giuria. Cambieranno i temi, la struttura e la veste editoriale, ma si continuerà a dare voce
a chi vuole farsi ascoltare.
Durante la manifestazione sono stati ricordati particolari momenti dei primi quarant’anni di attività.
Durante questa edizione la premiazione ha dato molto
risalto ai piccoli concorrenti che hanno partecipato
grazie all’impegno dei loro insegnanti o di conoscenti
dell’iniziativa.
Tra gli adulti un particolare premio è stato consegnato
dal Centro Occitano, rappresentato da Gabriella Fichera, al “Veje Surgis“, cioè Guido Musso, in arte
Barba Guido che con l’arte ed il cuore scolpisce segni
indelebili nel linguaggio, nella ricerca ed osservazione
del territorio. Il premio è stato confezionato dal nostro
Dario Donadio della Bottega Occitana: una cassetta
colma di prodotti della Cascina Rosa, miele ed i famosi biscotti freschi di Ezio, genuini e particolari.
Prima classificata per la poesia provenzale-occitana la
nostra Olga Martino, mentre si è distinta al terzo posto
la sottoscritta, Gabriella, per la poesia italiana. I premi
sono consistiti in una bella scultura in pietra, buoni in
libri editi dall’associazione e l’ultimo Almanach,
quello del 2017.
Chi volesse leggerlo può sempre richiederlo, in qualsiasi momento, in Municipio al Centro di Cultura o a
Fausto.
Gabriella Fichera
Ricordiamo ai lettori, che possono inviarci notizie su
Castelmagno, scrivendo o inviando un email alla redazione.
Saremo lieti di pubblicarle.
La Vous de Chastelmanh
Piazza dei Caduti 1 - Castelmagno (Cn)
email: [email protected]
Anno XLVII n.3
La Vous de Chastelmanh
settembre - dicembre 2016
Neta d’Champdamoulin
Il 13 settembre 2016 è mancata “Aneta”, “Neta d’Champmoulin”,
per me Anna la mamma di Silvio.
Sono scesa a Torino il giorno del funerale, il sabato alle 11 alla
Chiesa dei S. Angeli Custodi. Sono rimasta sorpresa di quante
poche persone presenziassero, poi ho pensato che probabilmente la
cerimonia era solamente per le persone di famiglia. Infatti ho
saputo poi che ci sarebbe stata una seconda funzione il giovedì a
Campomolino.
Mentre seguivo la funzione in questa bellissima chiesa, ho pensato
che avrei scritto qualcosa su Anna, magari facendomi aiutare da
Rita (la sorella) oppure da Gabriella (la nuora) o da chissà chi.
Qualche giorno fa, pensando di essere vicina al compleanno di Rita sono andata a trovarla. Lei ora abita alla
Levata di Monterosso Grana, in una casa dove ci sono anche altri ospiti. L’ho trovata in buona compagnia, ma
soprattutto in buona salute. Quando gliel’ho detto ha confermato la mia impressione assicurandomi che la
cucina è ottima, mentre lei da sola non si sentiva più in grado di accudirsi. E per assicurarmi ulteriormente ha
aggiunto “… e poi, se ho voglia di qualcosa di diverso, ho degli amici che mi vogliono bene, mi basta chiedere
e tutti si prestano per me …!” Di questo sono sicura, Rita può contare tranquillamente su molti amici!
Sedute sul letto nella sua stanza ci siamo scambiate le ultime notizie, poi Rita mi ha raccontato il suo dispiacere
per non aver potuto dedicare del tempo a sua sorella quando era stata ricoverata a Torino.
Mi ha raccontato qualcosa della vita di Anna, alternando sorrisi e lacrime, come ogni volta si fa, per qualcuno
che non può ritornare.
Anna era nata a Torino l’11 marzo 1927, e si era sposata con Einaudi Giuseppe della borgata di Nerone (era
primo cugino di Einaudi Giuseppe marito di Rita). Rimasta vedova ancora giovane, senza lavoro e con un figlio
da allevare Anna era molto preoccupata. Per fortuna poi aveva trovato un lavoro alla Pirelli e questo aveva
permesso ad Anna di far studiare Silvio.
Da piccole sia Rita che Anna erano ritornate con i genitori a Campomolino, poiché il padre essendo contadino,
invalido ad una mano, e possessore di terra, era più facilitato, sebbene con molto lavoro, ad avere un reddito
sufficiente per la famiglia. Le bambine erano andate a scuola fino alla quinta elementare, Anna la licenza
l’aveva presa al Colletto e Rita a Cuneo con la Maestra Ferreri. ”Ad Anna piaceva molto studiare”, mi dice
Rita,” perché era molto intelligente”, ”ma in qualsiasi caso… abbiamo iniziato presto a lavorare di cabassa!”
Alla mia curiosità per capire come si divertivano da giovani Rita mi dice che il ballo era la cosa più attraente,
dice che a Campomolino c’era un “dopolavoro “ davanti alla Chiesa, altrimenti avevano il permesso di andare a
ballare a Chiappi e senza permesso, andando di notte perché le malelingue non mettessero il naso, anche a
Pradleves. Naturalmente a piedi perché non sapevano andare in bicicletta.
Anna ha fatto una vita difficile e faticosa, la sua ultima fatica è stata cercare un modo per continuare a vivere
nonostante il dolore per la morte di suo figlio Silvio (febbraio 2010). Ricordo i suoi occhi azzurro chiaro,
sempre tristi e pronti al pianto. Dignitosamente ha cercato con pazienza di aspettare il giorno che avrebbe loro
potuto ricongiungersi. E’ giunta l’ora.
Laura Massa
Riceviamo e pubblichiamo da parte di Caterina Falco:
il 15 ottobre 2016 è mancato in Venaria Magno (Aldo) FALCO di 74 anni.
Lo ricordano la moglie Isabella i figli Luca e Sabrina, la nuora Gisella il genero Walter, i nipoti Daniel Michelle
e Sara, la sorella Nuccia.
Caraglio 2 dicembre 2016 è mancato Pietro Arneodo di 63 anni.
Lo annunciano con dolore la mamma Caterina le cugine Irma e Marina i parenti e tutti gli amici.
Il 23 novembre è mancata a Torino all'età di 80' anni Piera Migliore "Silvia d'Briset", la ricordano il marito le
sorelle Laura e Elena i cognati e i nipoti.
A tutte le famiglie dei defunti giungano le più sentite condoglianze de La Vous, del Centro Occitano e dei castelmagnesi.
Anno XLVII n.3
La Vous de Chastelmanh
settembre - dicembre 2016
Narbona, o del luogo della memoria
Ho passato a Campomolino i fine settimana di luglio e agosto 2016 (e, di questo, anche la settimana di
Ferragosto), negli spazi di Casa Narbona, accompagnando i visitatori all’osservazione e comprensione di
alcune tracce materiali e immateriali di Narbona, borgata alpina di Castelmagno.
Situata a circa 1.500 m di quota, in condizioni ambientali estreme, Narbona è abbandonata da oltre mezzo
secolo a seguito di un processo di spopolamento repentino, avvenuto secondo modalità simili in tutto l’arco
alpino cuneese.
L’insigne borgata rivive oggi idealmente nella casa museo, testa di ponte tra il nucleo diroccato e la collettività
più sensibile e attenta, minoritaria ma non inerme nel condiviso proposito di non rassegnarsi alla dispersione e
alla scomparsa.
Il merito del Progetto Una casa per Narbona va a non pochi, non potrei e saprei citarli senza omissioni; tuttavia,
accanto al ruolo del Comune di Castelmagno, del locale Centro Occitano di Cultura “Detto Dalmastro”, non
posso non evidenziare la pluridecennale azione propositiva di Flavio Menardi Noguera, con Angelo Artuffo e
altri a vario titolo impegnati nel medesimo obiettivo di riconoscimento identitario e la Fondazione Nuto Revelli
Onlus di Paraloup che ha contribuito alla conoscenza e diffusione del progetto.
Casa Narbona è un luogo della memoria, evocata
nelle testimonianze orali e documentali d’interviste,
fotografie e descrizioni d’archivio, tangibile nella
raccolta di arredi e suppellettili, attrezzi e utensili di
uso quotidiano, perlopiù di manifattura locale. Allo
spazio di accoglienza si affiancano ambientazioni
domestiche di una dimora rurale, con la stalla al
piano terra, l’ambiente di cucina e la soprastante
stanza da letto. Qui è allestita anche l’aula scolastica,
giacché a Narbona dal 1925, e sino alla fine degli
anni Cinquanta del Novecento, vi fu la scuola pluriclasse (con 27 alunni nell’anno scolastico 1934/1935
su un centinaio di abitanti).
Numerosi i visitatori provenienti dal circondario e altre province del Piemonte (fra i quali molti con famiglia
d’origine nelle tante borgate di Castelmagno) e, più in generale, da ogni parte d’Italia, con prevalenza da Liguria,
Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio,
Toscana. Poi dalla Francia (segnatamente dalla
Provenza, luogo di migrazione storica dalle
valli cuneesi), Svizzera, Germania, Olanda,
Regno Unito, Grecia per i turisti in vacanza,
dalla Romania e dalla Russia per taluni emigrati dall’Est europeo, da anni stabiliti in Piemonte. Una bella esperienza d’incontro e riflessione, tra memoria ancora viva e presente per chi
ha vissuto quel tempo lontano e immaginazione
“da toccar con mano” per i più giovani, in una
generale condivisa ammirazione per il significato del luogo e il valore della sua rievocazione.
Io mi son trovato bene nel ruolo di trait-d’union, tra più giovani e non, tra forestieri e autoctoni. Il tema mi
coinvolge, potrei dire affascina. Son figlio di emigrati dalla montagna cuneese alla pianura milanese, da una
manciata di case abbarbicate sui monti a un paesone con velleità cittadine. Da lì alla metropoli il passo è stato
breve per me, cresciuto apprendendo la cultura occitana. Spazi di volta in volta amplissimi e ristretti nei quali
mi son forgiato.
Testo e foto di Daniele Garnerone
Anno XLVII n.3
La Vous de Chastelmanh
settembre - dicembre 2016
La toponimia della parte orientale di Castelmagno - Saggio d'inchiesta
Il giorno 28 ottobre 2016, presso la sala lauree di Palazzo Nuovo, Università
degli Studi di Torino, mi sono laureata in Lettere con la valutazione di
108/110, discutendo una tesi in Dialettologia e Filologia romanza dal titolo:
“La toponimia della parte orientale di Castelmagno - Saggio d'inchiesta”.
La mia tesi di laurea è stata, innanzitutto, una tesi di ricerca. La ricerca è
consistita in una preliminare inchiesta toponomastica, da completarsi in
futuro, relativa al Comune di Castelmagno.
Tale Comune è stato scelto come oggetto d’indagine per due motivi: in primo
luogo perché, essendo situato in alta Valle Grana, appartiene all’area di
minoranza linguistica occitana, che mi interessa studiare; in secondo luogo
perché si tratta della terra d’origine della mia famiglia, allo stesso tempo per
linea materna e per linea paterna.
Questo legame con il territorio mi ha permesso di avere una chiave d’accesso
privilegiata al reperimento dei dati nello svolgimento della mia ricerca, senza
la quale sarebbe stato pressoché impossibile svolgere una tesi di questo tipo.
L’inchiesta ha seguito la metodologia elaborata dall’Atlante Toponomastico
del Piemonte Montano (ATPM) e ha come obiettivo a lungo termine, una
volta completata, la pubblicazione di una monografia dedicata al Comune di
Castelmagno.
Che cos'è un'inchiesta toponomastica? Si tratta di una serie di interviste volte
ad individuare e raccogliere i nomi che gli abitanti di una certa area geografica hanno dato agli spazi da loro vissuti. Nomi di campi, prati, rocce, strade,
sentieri, fontane, ruscelli, pozze, edifici, borgate, quartieri, frazioni, ecc...
Nella mia inchiesta ne ho raccolti circa 220, ma ce ne sono ancora molti altri
da raccogliere dalla viva voce degli abitanti.
L’ATPM (Atlante Toponomastico del Piemonte Montano) è un progetto di ricerca toponomastica concepito, all’inizio
degli anni Settanta del secolo scorso, da A. Genre. È promosso e sostenuto dalla Regione Piemonte (Assessorato alla
Cultura), gestito dall’Università degli Studi di Torino (Dipartimento di Studi Umanistici) e diretto da Federica Cugno.
Scopo dell’ATPM è la raccolta sistematica di quei nomi che gli uomini hanno dato, nella lingua locale, ai luoghi, grandi e
piccoli, rientranti nei loro interessi, ancora oggi in uso o per lo meno vivi nella memoria degli abitanti. Nomi che tra una
generazione o due probabilmente spariranno a causa dell'uso sempre più esclusivo che le nuove generazioni fanno della
lingua italiana. Perché l’ATPM fa questo? Per tutelare l’originale patrimonio toponimico di tradizione orale della
montagna piemontese con la finalità di salvarlo dalla scomparsa, prima che se ne perda la memoria, documentarlo e
valorizzarlo.
L’inchiesta toponomastica nel Comune di Castelmagno
Ricevute le istruzioni preliminari durante un colloquio con la redazione dell’ATPM, nel corso dell’estate 2015 ho avviato
la ricerca sul campo. Vista l’imponente estensione del territorio comunale di Castelmagno - circa 50 kmq - per prima cosa
ho limitato lo spazio da indagare alla parte orientale del Comune: dal confine con il Comune di Pradleves all’abitato di
Chiotti circa. Sono dunque passata alla scelta degli informatori da intervistare: partendo dai miei parenti originari del
luogo, con cui ho maggiore confidenza, in primis dalla mia nonna paterna Iolanda Viano, anima di questa ricerca, ho poi
esteso il loro numero, comprendendo altri abitanti di Campomolino e di Chiotti. Svolte le interviste e presi i primi
appunti, ho proceduto con la schedatura digitalizzata dei dati raccolti. In poco tempo ho dato origine ad una banca dati
toponimica del territorio, che mi ha lasciato sorpresa per la straordinaria quantità di denominazioni di luogo che i parlanti
hanno, negli anni, attribuito (e anche sovrapposto) allo spazio da loro vissuto, uno spazio che oggi si presenta irrimediabilmente trasformato, soprattutto a causa dell’emigrazione massiva dei decenni passati.
Laddove concesso dalla rete sentieristica, infine, ho eseguito escursioni sul campo in prima persona accompagnate da
ricognizioni fotografiche. La ricerca sul campo è stata poi arricchita dalla ricerca d'archivio.
L’esperienza vissuta nell’intraprendere questa ricerca è stata positiva, sotto molteplici punti di vista. Innanzitutto, mi ha
permesso di conoscere meglio il territorio dal quale provengo insegnandomi che anche (anzi, oserei dire soprattutto) i
luoghi abbandonati e dimenticati sono realtà estremamente interessanti da scoprire; in secondo luogo, mi ha spinto a voler
acquisire una conoscenza attiva e non solo passiva della lingua locale, che, per la prima volta, è stata sottoposta ad una
preliminare analisi linguistica, che non mancherò di approfondire; infine, quando l’inchiesta avviata con questa tesi sarà
completata, la Valle Grana, per la quale è stata attualmente pubblicata solo la monografia di Bernezzo, potrà essere
maggiormente rappresentata all’interno del progetto dell’ATPM.
Ringrazio di cuore il mio relatore Matteo Rivoira, per avermi proposto questa tesi di laurea; Federica Cusan, della
redazione dell'ATPM, per avermi seguita; a soprattutto ringrazio i miei informatori, senza i quali non avrei potuto
condurre questa ricerca: Iolanda Viano e Adriano Argelli, Franca e Claudio Donadio, Davide Donadio, Maria Giovanna
Molineri, Ezio Donadio e Dario Donadio, Rosanna Donadio. Un ringraziamento particolare a Fausto Arneodo per il
materiale fornitomi e per la sua mai stanca cortesia e ad Angelo Artuffo per avermi dato accesso al preziosissimo archivio
della Vous.
Per chiunque volesse sfogliare la mia tesi, sarà depositata una copia in Comune entro la fine dell'anno.
Alessia Argelli
ANCORA UNA CENTRALINA!?!
Il giorno 13 dicembre scorso si è tenuta a Cuneo, in Provincia, la conferenza dei servizi con lo scopo di
“raccogliere memorie scritte e documenti, unitamente ai pareri e ai nulla osta delle Pubbliche Autorità in merito
alla concessione di deviazione di acqua pubblica dal Rio Narbona di Castelmagno”. Il 19 luglio scorso infatti,
la Società Rio Narbona S.r.l., aveva presentato istanza per tale concessione con l'intenzione di costruire una
nuova centralina elettrica nella stessa borgata, sfruttando però le acque del torrente di Narbona captate nel
primo tratto dell’omonima Valletta, per intenderci là dove si trovano i resti del primo ponticello che attraversa il
torrente.
I funzionari provinciali hanno dato lettura dei pareri
dell'Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), della Regione Piemonte, della Provincia
stessa che contengono diverse importanti obiezioni,
osservazioni nonché richieste di modifiche, con abbondanza di dati tecnici e scientifici che non è possibile qui riassumere. Queste autorità hanno espresso forti
perplessità sul progetto, segnalando l'esistenza di
vincoli idrogeologici, osservando come l'opera intaccherebbe un “corpo idrico” di elevata qualità, rilevando il mancato rispetto della distanza minima della
condotta dall'alveo, l’impatto sull'area boscata, la
presenza di altre condotte nella stessa zona e sede
stradale, la mancanza di tratti liberi adeguati per la
conservazione del deflusso minimo del corso d'acqua, la bassa produzione specifica in concomitanza a un grado
di sfruttamento del bacino del Grana già elevato (siamo al 45,7 %!). Insomma, il progetto per questi enti “non è
un ottimale esempio di sfruttamento dell'energia”. Sono state dunque richieste ai proponenti tutta una serie di
“modifiche” che dovranno pervenire entro una quarantina di giorni. L'iter del progetto si presenta dunque “in
salita”.
Hanno poi preso la parola i rappresentanti di Lega Ambiente (Sig. Edilio Gaggino), dell’Associazione Pesca
Ambiente (Sig. Valter Paoletti) e del Progetto “Una Casa per Narbona” (Angelo Artuffo, Flavio Menardi
Noguera) che, con diverse sfumature, hanno sottolineato come questa ennesima centralina andrebbe a impattare
pesantemente su un ambiente naturale integro che custodisce importanti, in parte anche unici, valori naturalistici (geologici, botanici, faunistici) e antropologici che devono essere assolutamente rispettati.
L'eccezionalità della Valletta oltre ad essere stata segnalata da diversi studiosi di varie discipline, è stata anche
riconosciuta e proclamata in passato dallo stesso Comune di Castelmagno che, per ben due volte, si è espresso
in merito, con specifici atti amministrativi. Va ricordato che nel 1989, su iniziativa del Prof. Gianpiero CottiCometti dell’Università di Torino, fu progettata la creazione di un “Museo Parco Geografico Comunale” che si
proponeva la conservazione di Narbona e della sua valle “come esempio unico nel suo genere su tutto il
territorio nazionale”. Il progetto fu approvato dal Consiglio Comunale di Castelmagno all’unanimità (Delibera
13 maggio di quell’anno). Nel 2004 poi, si progettò un “Ecomuseo e laboratorio etnografico permanente”,
segnalando la necessità di “salvaguardare Narbona e il suo territorio per un futuro Ecomuseo”.
Il progetto “Una casa per Narbona” - avviato nel 2010 - ha ripreso questi progetti, con l'intento di salvare tutto
il possibile della frazione e di valorizzare il territorio in cui si trova. Narbona e la sua Valletta costituiscono un
insieme che non può essere diviso, ma che deve essere considerato nella sua totalità. Il progetto, dopo la
realizzazione del polo museale “Casa Narbona” a Campomolino, dopo le numerose iniziative culturali (mostre,
incontri, articoli e pubblicazioni che vanno infittendosi) intende proseguire con la realizzazione - attualmente
allo studio - di un “rifugio” a Narbona dove visitatori, escursionisti, turisti e sportivi potranno trovare un punto
di appoggio e di sosta nella Valletta, in modo da poterne apprezzare con la dovuta calma e adeguato supporto
logistico tutte le bellezze. Si può dire che, con la costruzione della centralina, per produrre poca energia
elettrica si andrebbe a sminuire una porzione della Valletta e di Castelmagno ormai famosa per la sua bellezza,
che in futuro potrebbe “rendere” molto nell’ambito di quel turismo dolce, ormai sempre più in espansione, in
cui si incontrano abitanti della Valle e ospiti della montagna.
Angelo Artuffo, Flavio Menardi Noguera - “Una Casa per Narbona”