Una squadra senza prime donne

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LA RINASCITA DEL GRUPPO
Una squadra senza primedonne
dove tutti sono utili alla causa
Dusko Savanovic e Brian Sacchetti indicano la strada giusta
• SASSARI
Feroce, cinica, lucidissima sino all'ultimo, anche nei momenti più concitati. Mercoledì
notte Ù parquet (perché poi a
contare è solo quello che accade sul parquet) ha messo in
mostra per la terza volta in otto
giorni una Dinamo di altissimo livello. La vittoria su l'Aek
Atene, oltre che prestigiosa,
rappresenta un ulteriore step
di crescita per un gruppo che
dopo un autunno nero ha ritrovato stesso. Senza egoismi, senza primedonne, ma poggiando
completamente sullo spirito di
squadra.
Tutti per tutti. Minutaggi spal-
mati alla perfezione sui dieci
giocatori mandati in campo,
dai 14' di Monaldi ai 26' di Lacey. Come già a Venezia, coach
Pasquini l'ha vinta soprattutto
così: dando responsabilità a
tutti e facendo sentire tutti protagonisti. Questo ha consentito non solo di mascherare alla
perfezione l'assenza di un giocatore chiave come Devecchi
(a proposito, domenica il capitano ci sarà), ma soprattutto
ha permesso di arrivare alla volata finale con i migliori uomini nelle migliori condizioni: su
tutti Dusko Savanovic, capace
di resistere alle sportellate dei
lunghi greci e di piazzare una
serie di stoccate da leccarsi i
BASKET EUROPEO
baffi.
Le scelte. È giusto tornarci ogni
volta, a costo di essere ripetitivi. Lasciati fuori Carter e Olaseni, la Dinamo ha cambiato passo grazie soprattutto all'apporto degli italiani. Devecchi e Sacchetti, che già erano una parte
del gruppo, hanno ricevuto i
"gradi" venendo promossi in
quintetto base. Contestualmente, il minutaggio di D'Ercole si è impennato e anche a Monaldi, gettato nella mischia addirittura dallo starting five, sono state date grosse responsabilità, con risultati decisamente apprezzabili. L'altra chiave
di volta è l'inserimento del centro Cani Lawal, che ancora non
ha fatto cose da strapparsi i capelli, ma a differenza di Olaseni è un centro vero, che - nonostante gli evidenti problemi fisici - fa tutto quello che fanno i
centri veri: va a rimbalzo, gioca
in post basso, fa blocchi di cemento, va costantemente a cercare la stoppata, e infine
schiaccia. Quest'ultimo gesto
non è fine a se stesso, come
può sembrare, ma spesso è
una soluzione più sicura
dell'appoggio, e poi serve a caricare la squadra e a deprimere
gli avversali. Agonismo abbinato a lucidità e gioco: il 2017 della Dinamo procede su questo
doppio binario. Non è affatto
male, (a.si.)