Articolo - Dinamo Sassari

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BASKET, INTERVISTA
Stipcevic
anima Dinamo
«Sassari
è una gioia»
Rok Stipcevic
«la gioia di vivere Sassari
Il mio Banco come un Rok»
Il play croato Stipcevic racconta il momento magico suo e della Dinamo
di Andrea Sini
» SASSARI
Una notte quasi insonne alle
spalle, piazza d'Italia assolata
davanti agli occhi e la prospettiva di due giorni di riposo per godersi un po' la famiglia e ripartire ancora più forte. Rok Stipcevic dopo le partite non donne
mai: pieno di adrenalina sino alla punta dei capelli, nella sua
mente rivede infinite volte il
film della partita appena giocata. Stavolta, come spesso gli è
accaduto quest'anno, è stata
una partita da protagonista. Domenica sera il play croato ha trascinato la Dinamo al successo
contro Reggio Emilia, con una
grande prestazione sia a livello
difensivo che offensivo. Per lui,
che nel momento di crisi biancoblù è stato tra i giocatori più
discussi, l'ultimo mese - con 8
vittorie in 9 gare e tante prestazioni di altissimo livello - ha rappresentato una rivincita mica
male.
Com'è svegliarsi dopo una
partita come questa?
«Pesante, perché avrò preso
sonno alle 6, ma bello. Perché
mia figlia oggi (ieri, ndr) compie
un anno e perché ho il telefono
pieno di messaggi di tifosi. Sono
stanco, ma sono contento, e ringrazio queste persone per il sostegno».
Ma lei non era quello che palleggiava troppo e che non era
adatto a questa squadra?
«So che alcuni la pensavano
così e forse ora hanno cambiato
idea. Questa cosa che palleggio
troppo in realtà mi fa sorridere,
perché è una caratteristica della
scuola slava: da Dragic e Ukic,
da Teodosic a Nedovic: se possibile facciamo un palleggio in
più, piuttosto che uno in meno.
L'importante è avere le idee
chiare su cosa si sta facendo».
Quindi queste critiche non
le hanno dato fastidio?
«Le critiche non fanno mai
SERIE A
piacere ma bisogna accettarle.
Una cosa è certa: per come sono
fatto io, le critiche mi spingono
a dare ancora di più. E poi in
ogni città del mondo quando le
cose vanno male è la stessa cosa: a Zara, nella mia città, mi
considerano un dio, ma bastavano un paio di partite negative
pervenire fischiato. Faparte del
gioco».
Ovviamente le critiche durante l'autunno nero della Dinamo non erano soltanto per
lei.
«Certo, maio sono una persona tutta d'un pezzo, mio padre
mi diceva sempre di essere un
po' più flessibile. Qualche settimana fa mi è capitato anche di
rispondere a qualcuno del pubblico e non so se ho fatto bene:
anche noi siamo umani, ma abbiamo il dovere di non perdere
la testa. Ma è il mio carattere,
difficilmente le persone sono indifferenti nei miei confronti: o
mi amano o mi odiano».
In questo momento non c'è
dubbio: il popolo biancoblù la
adora.
«A me sembra che il pubblico
adori questa squadra perché ha
iniziato a capirne il carattere. Dico una cosa che può sembrare
banale ma non lo è: questo è un
grande gruppo, arrivi in palestra per l'allenamento e trovi i
compagni con il sorriso, con il
piacere di stare insieme. Questo
non è scontato e rende le cose
molto più facili».
Prima di Natale il clima però
si stava facendo pesante.
«Non nello spogliatoio. Siamo sempre stati uniti, tra di noi
e con la società, che ci ha sempre difesi e ci ha dato fiducia, come al coach. Questo è molto importante: e penso che ognuno
di noi possa ancora migliorare».
Nel vostro spogliatoio si parlano tante lingue. Lei sembra
avere un feeling particolare, oltre che con gli italiani, anche
con Savanovic. Una squadra
con un asse serbo-croato non è
male.
«Con Dusko prima di
quest'anno ci conoscevamo soltanto di vista, ma in campo è come se giocassimo insieme da
sempre. È un giocatore straordinario, forte veramente. Parliamo molto tra noi, ma in realtà
quando giochiamo non c'è bisogno: io so cosa pensa lui e lui sa
cosa sto pensando io. Veniamo
dalla stessa scuola cestistica, anche se io sono croato e lui è serbo. E su questa cosa scherziamo
e ci becchiamo ogni giorno».
Entrambi avete dato molto
alle rispettive nazionali.
«Io ho giocato con la nazionale croata sin dalle giovanili, poi
sono arrivato nella squadra
maggiore e in questi 8 anni ho
avuto la fortuna di giocare europei, mondiali e olimpiadi».
Il ricordo di Rio de Janeiro è
ancora fresco?
«Lo sarà per sempre, perché
le Olimpiadi sono il massimo
per un giocatore, non c'è niente
che si possa paragonare a questa esperienza. Gli europei e i
mondiali, in confronto, sono
dei tornei normali».
Questa è la migliore stagione della sua carriera?
«Penso di sì, alla pari con una
grande annata che ho fatto a Zara. Quando faccio questo ragionamento non penso alle cifre,
piuttosto a come mi sento dentro la squadra, a come riesco da play - a gestire il gruppo e a
mettere in ritmo i compagni. Di
domenica, per esempio, la cosa
che mi ha dato più soddisfazione è stata riuscire a mettere in
ritmo Lawal. Avete visto che
schiacciata? Lui è uno che ci
può dare tanto».
Dopo avere rimesso in piedi
la stagione, si apre un mese
molto importante per la vostra
stagione.
«Abbiamo la Final Eight e
puntiamo a superare il turno di
Champions league, ma dobbiamo ragionare, come fatto sinora, una partita per volta: per
questo ora ci interessa pensare
soltanto alla partita con Brescia
di domenica. Il resto arriverà».
Lei è tra i giocatori che frequentano di più la città. Non è
raro incontrarla a passeggio
per Sassari. È una dimensione
che le piace?
«Assolutamente sì, ma soprattutto mi piace la gente. I sardi
hanno un carattere e un orgoglio che non ho trovato da altre
parti in tanti anni in Italia.
Quando uno dice "sono sardo"
capisco immediatamente che
non è una frase vuota. Qui la
gente apprezza le cose fatte col
cuore e, una volta che ti accetta,
poi ti da tutto».
Girano leggende sulla sua
passione per la cucina.
«Mi piace mangiare bene,
quando posso faccio qualche cena a tema con gli amici di qua.
Ma la cosa incredibile è che ci
sono tifosi che mi portano il cibo preparato da loro: è semplicemente fantastico, io adoro
questa gente».
CRIPRODUZIONE RISERVATA
Sosa litiga con i tifosi, Caserta lo multa
Edgar Sosa litiga con i suoi tifosi, la
società lo multa, lui accetta la
sanzione e si scusa. Il fatto è
avvenuto durante la partita tra
Caserta e Varese. Durante i primi
due quarti i giocatori campani sono
stati fischiati e l'ex play biancoblù
ha risposto a tono. Ne è nato un
alterco durato qualche istante.
SERIE A
«Tutti stavamo giocando male in
quel momento, non solo io. Mi sono
arrabbiato quando ho sentito i
fischi rivolti a me e ho reagito in
quel modo e mi scuso ancora come
già fatto nell'intervallo della
gara», ha detto Sosa. La
Juvecaserta ha stigmatizzato
l'episodio e multato il giocatore.
Con Savanovic
ci intendiamo
a meraviglia
anche senza parlare
Ci punzecchiamo ogni
giorno perché lui è serbo
e io croato, ma insieme
siamo perfetti
Il serbo Dusko Savanovic
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SERIE A