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giovedì 24 novembre 2016, 09:30
Parlamento UE contro Russia: con poca convinzione
Approvata a minoranza (304 SI, 387 NO + astenuti) una risoluzione contro 'propaganda' anti-europea russa
di Jeta Gamerro
Il Parlamento europeo ha votato e approvato, ieri, una risoluzione nella quale prende atto e condanna l'emergere
di una 'propaganda' anti-europea sempre più virulenta da parte della Russia, anche all'interno della stessa Unione
dove il Cremlino sostiene i «partiti di estrema destra» e «populisti», e invita gli Stati membri e la Commissione a prendere
provvedimenti di ‘contrattacco’. Che la così detta soft power fosse una delle preoccupazioni di certi ambienti politici
e intellettuali europei era noto -preoccupazione cresciuta di mano in mano che si alzava il livello di tensione della nuova
guerra fredda tra Occidente/NATO e Russia-, che l’Europarlamento la potesse fare propria fino a non molti mesi fa
non era affatto scontato. La risoluzione ha ottenuto 304 voti a favore, 179 contro e 208 astensioni. Numeri che
chiaramente dicono come il provvedimento abbia, di fatto, diviso i gruppi politici europei, in particolare a seconda
delle nazionalità, con i Paesi dell’Est in testata a spingere documento -non è un caso che la risoluzione sia stata
presentata dalla conservatrice polacca Anna Elzbieta Fotyga - e come sia stato votato da una minoranza - se si
sommano i contrari e gli astenuti di ottengono 387 voti, contro i 304 via libera. Il gruppo dell'Alleanza Progressista dei
Socialisti e dei Democratici (S&D), che, secondo alcuni parlamentari italiani avrebbe «volentieri votato contro» ma si è
astenuto perché hanno «preferito coinvolgere anche i colleghi socialdemocratici dei Paesi dell'Est che erano meno disposti
ad opporsi, per essere compatti come gruppo S&D». La spaccatura più evidente è avvenuta all'interno del Ppe: il più
numeroso gruppo politico europeo ha infatti votato a favore della denuncia, ma il drappello dei popolari italiani (in
gran parte riconducibili a Forza Italia) assieme ad alcuni altri ha votato contro (Fulvio Martusciello, Stefano Maullo,
Alessandra Mussolini) o si è astenuto (Elisabetta Gardini, Aldo Patricello, Salvatore Pogliese ed altri). Poche defezioni dalla
linea di gruppo per gli euroscettici dell'Efdd: tutti gli esponenti del Movimento 5 Stelle e gli altri con due sole eccezioni
hanno votato contro la risoluzione, così come gli esponenti della Lega Nord e tutti i loro colleghi del gruppo Europa delle
Nazioni e della Libertà. Il 'nocciolo duro' anti propaganda russa è composto da esponenti di diversi partiti, ma
soprattutto del gruppo dei Conservatori (Ecr) di cui fa parte anche la relatrice, soprattutto dei Paesi dell'Europa dell'Est.
I liberali dell'Alde si sono distribuiti fra favorevoli, contrari ed astenuti in egual misura e in relazione ai Paesi di
provenienza, così come i verdi. Della sinistra radicale (Gue) nessuno ha votato a favore, come pochissimi
socialdemocratici (solo Pina Picierno fra gli italiani). Il Parlamento si dice «estremamente preoccupato dal rapido
sviluppo dell'attività ispirata dal Cremlino in Europa, comprese la disinformazione e la propaganda volta a
mantenere o accrescere l'influenza della Russia e a indebolire e a dividere l'Unione europea». Secondo gli
eurodeputati, Mosca utilizza «una serie di strumenti», fra cui l'emittente multilingue ‘Russia Today’ (‘RT’), la testata ‘Sputnik’
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/parlamento-ue-contro-russia-con-poca-convinzione/
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o «dei social network e dei trolls internet» per «attaccare i valori democratici, dividere l'Europa» e «dare l'impressione
che gli Stati orientali dell'Unione europea sono fallimentari». «La Russia investe in strumenti di
disinformazione e di propaganda considerevoli risorse finanziarie, stanziate direttamente dallo Stato o da imprese e
organizzazioni controllate dal Cremlino», aggiunge il testo. Il Parlamento «deplora il sostegno russo alle forze antieuropee nell'Unione soprattutto in relazione ai partiti di estrema destra, alle forze populiste e ai movimenti che negano i
valori fondamentali delle democrazie liberali», aggiungono i deputati. «La propaganda e l'intrusione dei media russi sono
particolarmente forti nei Paesi orientali» dell'Unione dove «i media nazionali sono spesso deboli e incapaci di resistere alla
potenza dei media russi», si legge nel testo. Di fronte a questa situazione, «l'Unione deve ricorrere ad comunicazione
strategica utilizzando mezzi appropriati», sostengono i parlamentari. L'Ue «deve lanciare un messaggio positivo
incentrato sui suoi successi, i suoi valori e i suoi principi, utilizzando un discorso offensivo e non difensivo»,
aggiungono ancora. «Dobbiamo dare la parola a chi ha beneficato delle nostre politiche, mettere l'accento sulle storie
positive, semplificare i messaggi e parlare della vita vera», ha commentato il capo della diplomazia europea, Federica
Mogherini, durante il dibattito prima del voto. La risoluzione accusa anche i movimenti terroristi di stampo islamista di fare
propaganda contro l’Europa, ma il vero obiettivo dell’Europarlamento è Mosca. Lo scorso ottobre era stato prodotto un
documento di briefing dall’Europarlamento che sintetizzava la radiografia di questo che viene ritenuto l’attacco mediatico
contro l’Europa. Per la Russia, si sostiene nella risoluzione, «la disinformazione e la propaganda fanno parte della
guerra ibrida», un termine in uso anche in ambienti militari, anche se non c'è un accordo tra i 28 Paesi della Nato su una
chiara definizione di che cosa sia veramente una guerra ibrida, come riporta la 'Nato Review'. Per gli eurodeputati, «la
strategia di informazione del Cremlino è complementare alla sua politica di rafforzare le sue relazioni
bilaterali, la cooperazione economica e i progetti congiunti con i singoli Stati dell'Ue, per minare la coesione
dell'Ue e le sue politiche». Gli europarlamentari «ricordano che i servizi di intelligence ritengono che la Russia abbia
la capacità e l'intenzione di condurre operazioni mirati a destabilizzare altri Paesi» -tesi sostenuta in parte anche
da uno dei think tank più vicini al nuovo Presidente USA. La risoluzione sostiene che «la comunicazione strategica della
Russia faccia parte di una grande campagna sovversiva tesa a indebolire la cooperazione nell'Ue e la sovranità,
l'indipendenza politica e l'integrità territoriale dell'Unione e dei suoi Stati membri». Il Parlamento nota anche che
«falsificare la storia» è una «delle sue principali strategie» e «sottolinea il bisogno di accrescere la consapevolezza dei
crimini commessi dai regimi comunisti attraverso campagne pubbliche e sistemi educativi e di sostenere le attività di ricerca
e documentazione, specialmente negli ex membri del blocco sovietico, per contrastare la narrativa del Cremlino». Pertanto,
il Parlamento Europeo «invita gli Stati membri a sviluppare meccanismi coordinati di comunicazione strategica
per contrastare la disinformazione e la propaganda, mirati a portare alla luce le minacce ibride» e invita
la Mogherini e il Consiglio, tra l'altro, a «contribuire finanziariamente alla realizzazione delle raccomandazioni
dello studio di fattibilità su 'Iniziative mediatiche in lingua russa nei Paesi del vicinato orientale e oltre',
condotto dall'European Endowment for Democracy del 2015». La reazione della Russia è stata composta e in
linea con l’aplomb di ‘forza imperturbabile e sicura’ che il Cremlino sta lavorando per trasmettere oramai da
oltre un anno. «Stiamo assistendo al degrado politico delle idee democratiche della società occidentale», ha
commentato il Presidente russo Vladimir Putin, citato dall’agenzia ‘Tass’. Putin ha sottolineato che mentre «ognuno cerca
di fare una predica» alla Russia sulla democrazia, i legislatori europei ricorrono a una politica di restrizioni, «che non
è il modo migliore» per affrontare eventuali problemi. «L'approccio migliore è una discussione aperta, in cui dovrebbero
essere presentati argomenti chiari e solidi a sostegno del proprio punto di vista», ha aggiunto il capo del Cremlino. «Spero
davvero che prevalga il buon senso e che non si concretizzi nessuna restrizione», ha aggiunto Putin, elogiando il lavoro dei
giornalisti di ‘Sputnik’ e ‘RT’, per altro testate notoriamente finanziate dal Governo russo. Putin ha poi detto che le sanzioni
contro i mezzi di comunicazione russi proposte dai legislatori europei testimoniano il degrado della
democrazia in Europa. Sanzioni che si andrebbero aggiungere a quelle già comminate alla Russia da parte
dell’Unione Europea, insieme agli Stati Uniti, e per le quali Mosca dice di non avere in obiettivo di farsi sollevare, «Noi non
fissiamo questi obiettivi, di ottenere la revoca di alcune restrizioni, non spetta a noi decidere. Spetta agli Stati Uniti e ai
nostri partner occidentali decidere», ha detto Putin. Sanzioni che potrebbero essere il banco di prova per il nuovo
corso che Donald Trump vorrebbe inaugurare di ritrovata armonia USA-Russia. In questo contesto è significativo che
proprio ieri, a risoluzione approvata, e mentre Putin rilasciava queste dichiarazioni, il Presidente di Banca Intesa Russia,
Antonio Fallico, uomo particolarmente vicino al Cremlino, e a Putin in particolare, uomo abituato a ‘pesare’ le parole, in
una intervista all'agenzia stampa ‘Adnkronos’, abbia sostenuto che le sanzioni americane contro la Russia saranno
eliminate entro la metà del 2017. Non solo: «ci sono tutti i presupposti» per la cancellazione delle sanzioni da parte degli
Stati Uniti e, una volta presa la decisione a Washington, «L'Europa non potrà non prendere atto di questa
posizione e difficilmente andrà in controtendenza». «Le sanzioni non se le possono più permettere né l'Europa,
né gli Stati Uniti. Non se le possono più permettere a livello economico, e il livello politico finalmente ne prende atto. Se ci
sarà una accelerazione nell'eliminazione delle sanzioni, il merito maggiore ce l'avrà come sempre la più grande economia
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del mondo, gli Stati Uniti. Il fatto stesso che sia Trump il Presidente eletto favorisce notevolmente la possibilità che siano
eliminate nel medio periodo: entro la metà del 2017, ci sarà sicuramente una decisione in questo proposito». E
circa «i Paesi Baltici, la Polonia, qualche Paese del Nord Europa» che più hanno lavorato per far approvare la
risoluzione di ieri, prosegue Fallico, «questi Paesi che hanno fatto pesare enormemente la loro influenza sulle decisioni
europee perderanno certamente peso». Sempre ieri, il centro demoscopico indipendente Levada, ha reso noto che la
quota di russi che approvano il lavoro di Putin come Presidente della Russia non era mai stata così alta e ha
raggiunto un picco: nel 2012 era al 63%, oggi è all'86%. Due settimane fa erano stati diffusi i dati dell'ultimo sondaggio
condotto per conto del Parlamento europeo: la maggioranza degli intervistati Ue pensa che le cose stiano andando
nella direzione sbagliata sia in Europa (54%, ovvero +13% rispetto al 2015) che nel proprio Paese (58%, il +14%
rispetto al 2015), il Parlamento europeo gode di un'immagine positiva presso il 25% degli europei.
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