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Scuola, Anief: Giornata internazionale
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(AGENPARL) – Roma, 17 nov 2016 – Durante le manifestazioni studentesche odierne,
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Ugo Giano
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anief, Scuola
svolte in diverse città, contro la Legge 107/2015 e gli accordi sottoscritti con le aziende,
tanti giovani hanno rivendicato, a ragione, di non voler diventare “schiavi” del lavoro,
perché allo stato attuale a loro “resta soltanto la fregatura di lavorare gratuitamente e
senza alcuna tutela”. La verità è che, a 15 mesi dall’approvazione della “Buona Scuola”,
non c’è traccia del decreto sui diritti – doveri degli studenti lavoratori e
sull’aggiornamento degli albi presso le Camere da Commercio. Tanto è vero che gli
accordi e protocolli d’intesa sinora sottoscritti rimangono di numero ridotto. C’è poi un
didattica, mentre risulta che spesso gli studenti svolgono queste attività in luogo delle
ore curricolari.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): abbiamo chiesto più
volte di intervenire con urgenza anche, chiedendo uno statuto dello studentelavoratore. Tale statuto fornirebbe precise garanzie a chi svolge un percorso formativo
in strutture non scolastiche. Tra gli emendamenti chiesti alla Legge di Stabilità, figura
inoltre, l’introduzione del “Diritto” proprio nell’ambito della formazione prevista per
l’alternanza scuola-lavoro del triennio finale delle superiori. Vanno anche attuate
modifiche legislative, sia del Testo Unico sulla sicurezza, il D.L. 81 del 2008, sia dei piani
sulla sicurezza delle scuole organizzatrici sia delle aziende ospitanti. La speranza è che il
Governo abbia introdotto queste tutele per gli studenti almeno all’interno del decreto
delegato di attuazione della riforma, specifico per la formazione in azienda.
Parallelamente, sarebbe bene che si approvino delle norme che facciano decollare
l’interesse delle aziende per la formazione dei giovani.
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Vino: Stefàno (Misto), “Bene
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Infrastrutture, Banda ultra larga: la
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Nella giornata internazionale degli studenti, fanno bene tanti nostri ragazzi a protestare
contro il modello loro propinato di alternanza-scuola lavoro: nel corso delle
manifestazioni studentesche odierne, svolte in diverse città, contro la Legge 107/2015 e
gli accordi sottoscritti con le aziende, tanti giovani hanno rivendicato, a ragione, che
non vogliono diventare “schiavi” del lavoro, perché allo stato attuale a loro “resta
soltanto la fregatura di lavorare gratuitamente e senza alcuna tutela”.
Come più volte denunciato dall’Anief, anche di recente, in occasione del resoconto a
senso unico organizzato qualche settimana dal Ministero dell’Istruzione, a chiusura del
primo anno di esperienze lavorative previste dalla “Buona Sciola”, non si può pensare di
avviare un sistema così complesso e importante sbandierando solo i numeri. Come ha
fatto anche oggi il Ministro dell’Istruzione, parlando di “un’opportunità straordinaria
colta quest’anno da 630mila ragazzi”, di “un mondo che si è messo in movimento” e
“che ha capito il patrimonio straordinario che c’è nel talento dei giovani. E in tre anni
arriveremo a 1,5 milioni di ragazzi coinvolti”.
La verità è che sulle esperienze di alternanza scuola-lavoro, permangono tanti dubbi. Ad
esempio, cosa fanno i ragazzi in azienda? Chi li tutela da possibili forme di sfruttamento?
Chi garantisce loro che le esperienze che stanno realizzando sono realmente formative?
Le risposte, purtroppo, non le può dare nessuno. Perché ad oltre 15 mesi
dall’approvazione della L. 107/2015, non esiste ancora alcun Regolamento sui diritti e
doveri degli studenti impegnati in azienda: ancora oggi non c’è traccia nemmeno di una
bozza del decreto sui diritti-doveri degli studenti lavoratori e sull’aggiornamento degli
albi presso le Camere da Commercio.
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Sul documento base utile a regolamentare le esperienze formative in azienda degli
studenti del triennio finale degli istituti superiori, sulla base dei commi 7 e 37 della
legge n. 107/2015, si è espresso pochi mesi fa anche il CNPI, che ha indicato al Governo
una serie di modifiche da attuare. E senza un regolamento-base nazionale – un decreto
specifico contenente le regole organizzative degli stage e gli enti accrediti presso la
Camera di Commercio – non si può pensare di allestire un vero sistema nazionale. Non è
affatto un caso, se gli accordi e protocolli d’intesa sinora sottoscritti nero su bianco
rimangono ancora un numero ridotto.
C’è poi un altro aspetto che non convince: le ore settimanali di insegnamento non
devono essere decurtate per fare spazio alle attività a stretto contatto delle aziende: gli
stage e la formazione a contatto con gli esperti aziendali deve essere aggiuntiva
all’offerta formativa didattica. Invece, risulta che spesso gli studenti svolgono queste
attività in luogo delle ore curricolari.
“Il nostro sindacato ha chiesto già più volte di intervenire con urgenza anche su questa
materia – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale
Cisal – chiedendo uno statuto dello studente-lavoratore. Che fornirebbe precise
garanzie a chi svolge un percorso formativo in strutture non scolastiche. Tra gli
emendamenti chiesti alla Legge di Stabilità, figura anche l’introduzione del “Diritto”
come disciplina nel biennio propedeutico comune a tutti gli istituti superiori e
nell’ambito della formazione prevista per l’alternanza scuola-lavoro del triennio finale
delle superiori”.
Vanno poi attuate modifiche legislative, sia il Testo Unico sulla sicurezza, il D.L. 81 del
2008, sia i piani sulla sicurezza delle scuole organizzatrici sia delle aziende ospitanti gli
allievi. Perché quando lo studente opera all’interno dalla scuola è soggetto attivopassivo del servizio di prevenzione e protezione dello stesso istituto; viceversa, in
azienda è soggetto allo stesso servizio della struttura aziendale.
“La speranza – continua Pacifico – è che il Governo abbia introdotto queste tutele per
gli studenti almeno all’interno del decreto delegato di attuazione della riforma, specifico
per la formazione in azienda. Parallelamente, sarebbe bene che si approvino delle norme
che facciano decollare l’interesse delle aziende per la formazione dei giovani studenti:
senza incentivi veri, anche ai fini della loro assunzione, alle condizioni attuali, con
un’economia stagnante, non si può pensare che i datori di lavoro possano assorbire ogni
anno centinaia di migliaia di giovani diplomati”.
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