Scuola, Anief: Decreti delegati L. 107/15. Cisal presenta

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Scuola, Anief: Decreti delegati L. 107/15. Cisal
presenta emendamenti in audizione al Senato
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(AGENPARL) – Roma, 02 feb 2017 – A illustrarle è stato il segretario confederale
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Ugo Giano
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anief, cisal, Scuola
Marcello Pacifico che, nel suo intervento, si è soffermato sulle tante questioni aperte
che se non risolte metterebbero a serio rischio lo svolgimento del prossimo anno
scolastico: gestione della fase transitoria per precari abilitati; vincitori e idonei del
concorso; docenti dell’infanzia ed educatori; blocco decennale sul sostegno e
stabilizzazione dei posti in deroga, precari in servizio all’estero; parità di trattamento e
rivalutazione dell’assegno dell’indennità di sede; retribuzione delle attività legate
all’Invalsi; insegnamento di diritto, filosofia e storia per la cultura umanistica; tempo
pieno e prolungato.
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Marcello Pacifico (Cisal-Anief): il Parlamento ha l’opportunità di ridurre gli effetti
perversi della Buona Scuola trovando finalmente delle soluzioni ai tanti nodi da
sciogliere sul funzionamento delle nostre scuole e dell’istruzione pubblica italiana.
Mantenere le deleghe così come presentate dal Governo sarebbe un grave errore,
perché dimostrerebbe l’ennesima opera incompiuta del legislatore, su cui dovranno, per
forza di cose, ancora una volta, mettere mano i giudici.
Arrivano al Senato gli emendamenti Anief agli otto decreti delegati della Legge 107/2015
di riforma della Scuola, approvati il 14 gennaio scorso dal Consiglio dei Ministri: a
illustrare alla VII Commissione di Palazzo Madama le proposte di modifica, nel
pomeriggio di mercoledì 2 febbraio, è stato Marcello Pacifico, segretario confederale
Cisal e presidente nazionale Anief. Durante l’audizione, il sindacalista si è soffermato
sulle questioni irrisolte del settore scolastico, che necessitano di interventi immediati e
risolutori, per evitare di mettere a serio rischio lo svolgimento del prossimo anno
scolastico: gestione della fase transitoria per gli insegnanti precari abilitati, vincitori e
idonei del concorso, docenti dell’infanzia ed educatori, blocco decennale sul sostegno e
stabilizzazione dei posti in deroga, precari in servizio all’estero, parità di trattamento e
rivalutazione dell’assegno dell’indennità di sede, retribuzione delle attività legate
all’Invalsi, insegnamento di diritto, filosofia e storia per la cultura umanistica, tempo
pieno e prolungato. Pacifico ha quindi spiegato le motivazioni che hanno portato
l’associazione sindacale a sostenere con forza le modifiche parlamentari alle otto
deleghe della L. 107/15.
Sulla delega relativa al “riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di
formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria” (Atto n.
377), il sindacalista ha ricordato che il riordino del reclutamento dei docenti per il
prossimo triennio esclude l’assunzione dei precari abilitati: benché garantiscano la
regolarità delle lezioni nelle nostre scuole, prima sono stati ignorati dal piano
straordinario d’assunzioni della Buona Scuola, ora anche dalle deleghe. Una situazione di
stallo, che li accomuna a chi ha partecipato all’ultimo concorso a cattedra. Si vuole
attuare una fase transitoria, prima dei nuovi concorsi, ma senza tenere conto di quanto
accade nelle scuole per garantire la continuità didattica.
In particolare, è stato sottolineato il perdurante disallineamento tra domanda e offerta
dovuto al blocco dell’aggiornamento delle GaE, il mancato inserimento di personale
abilitato, la contrazione degli organici e la falsa individuazione dell’organico di diritto,
che produce nuovo precariato con sempre più numerose condanne del Miur al
pagamento di scatti stipendiali, mensilità estive, risarcimenti e spese legali. Così come
non si prospetta alcuna soluzione per i laureati che potevano misurare il loro merito e
non possono conseguire l’abilitazione. Inoltre, i futuri tirocinanti, vincitori di concorso,
lavoreranno senza aver riconosciuta la loro professionalità, essendo costretti a ripartire
da zero, in cambio di un micro stipendio di formazione iniziale di 400 euro, assegnatogli
per il primo anno, a cui seguirà un ulteriore biennio a paga ridotta.
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Per quel che riguarda la legge delega sulle “norme per la promozione dell’inclusione
scolastica degli studenti con disabilità”, Atto 378, l’organizzazione sindacale spiega i
motivi per cui sarebbe un grave errore raddoppiare la permanenza sul sostegno da 5 a 10
anni: “ciò – ha spiegato il sindacalista Cisal-Anief – non aiuta la continuità didattica,
contrasta la motivazione e discrimina il docente specializzato rispetto ai colleghi che
continueranno ad avere il blocco triennale sulla disciplina. L’unico aspetto positivo è
che, rispetto all’attuale normativa, viene riconosciuto il servizio pre-ruolo nel computo
degli anni svolti”. Tra le modifiche richieste, la possibilità del docente di ruolo, anche
specializzato, di essere utilizzato su posti di sostegno. E nel caso di un docente precario,
di poterlo assumere a tempo determinato una seconda volta e una terza, termine dopo il
quale scatterebbe la sua immissione in ruolo per garantire la continuità didattica e il
rispetto delle norme comunitarie. Si richiede, inoltre, la progressiva stabilizzazione del
personale sui 40mila posti liberi ancora oggi assegnanti annualmente, in deroga, fino al
30 giugno dell’anno successivo.
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Sul decreto delegato sulla “revisione dei percorsi dell’istruzione professionale, nel
rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, nonché raccordo con i percorsi
dell’istruzione e formazione professionale”, Atto 379, premessa la necessità di eliminare
“sovrapposizioni e pleonasmi”, è stato ricordato che dopo la sentenza n. 284/2016 della
Corte Costituzionale, non si può legiferare non tenendo conto della centralità delle
Regioni su questo versante. In particolare, come ha detto la Consulta, sulla “previsione
degli standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi educativi per l’infanzia e
della scuola dell’infanzia, diversificati in base alla tipologia, all’età dei bambini e agli orari
di servizio, prevedendo tempi di compresenza del personale”. Anche nella ridefinizione
degli indirizzi di studio, si è rivendicata una maggiore “comunicazione” tra i due ambiti e
collegamento col mondo del lavoro, sempre tutelando i diritti degli allievi attraverso la
stipula di apposite convenzioni. A tal proposito, va sempre preso in considerazione lo
statuto dei lavoratori, il D.M. 300/77, per il quale lo studente-lavoratore è un soggetto
avente titolo a completare il percorso di studi. Allo stesso modo, lo statuto degli
studenti e delle studentesse del 1998 accorda il loro diritto alla partecipazione alle
attività extracurricolari organizzate dalla scuola.
Per il decreto legislativo sulla “istituzione del sistema integrato di educazione e di
istruzione dalla nascita sino a sei anni”, l’Atto 380, Cisal-Anief ha chiesto l’organico di
potenziamento e un piano straordinario di assunzioni di 33mila maestri e 2.500
educatori (inspiegabilmente ignorati dalla riforma della Buona Scuola), considerando
anche la presenza di decine di migliaia di posti già oggi vacanti. Oltre che di prevedere
l’anticipo di un anno dell’obbligo scolastico in classi in compresenza (l’anno terminale
del Sistema integrato, con docenti in contemporanea appartenenti sia alla scuola
dell’infanzia che alla primaria) e la riapertura immediata delle GaE a tutto il personale
docenti abilitato, nonché l’assunzione di tutti gli idonei dei concorsi.
Esaminando il decreto legislativo concernente “l’effettività del diritto allo studio
attraverso la definizione delle prestazioni, in relazione ai servizi alla persona, con
particolare riferimento alle condizioni di disagio e ai servizi strumentali, nonché
potenziamento della carta dello studente”, Atto 381, l’organizzazione sindacale ha
chiesto, tra le altre cose, di provvedere a un incremento sostanzioso delle borse di
studio, a iniziare dagli studenti appartenenti a nuclei familiari non abbienti. Inoltre,
vanno incrementati gli organici del personale docente e Ata laddove siano più alti i tassi
di dispersione scolastica, di disoccupazione e di collegamento con il mondo del lavoro. È
stato ricordato che l’Italia è l’unico Paese Ocse che dal 1995 non ha incrementato la
spesa per studente nella scuola primaria e secondaria, a dispetto di un aumento in media
del 62% degli altri Paesi.
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Per quel che concerne la legge delega sul “riordino delle scuole italiane all’estero”,
l’Atto n. 383, servono diverse modifiche per evitare danni professionali al personale in
servizio precario e di ruolo: il testo sembra punire il personale in servizio nelle 142
scuole, nei 242 lettorati e nei corsi di lingua e cultura italiana. Si vuole ridurre
l’indennità fissa di sede (-38% dal 2014 per docenti superiori), penalizzare il rientro in
Italia (no al super-punteggio e sì ad ambiti territoriali), cancellare le supplenze (ore
aggiuntive obbligatorie per chi è in servizio), svilire la dirigenza (lontana dall’Ise dei
diplomatici), mortificare le reggenze (il docente che sostituisce in reggenza il dirigente
scolastico dovrebbe invece avere lo stesso trattamento economico ed essere esonerato
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Sul decreto legislativo recante “norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla
valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della
creatività”, Atto 382, Cisal-Anief ha auspicato una serie di interventi, al fine di centrare
gli obiettivi di creatività, salvaguardia del patrimonio artistico-culturale e di centralità
dei valori dell’uomo, in adeguata relazione agli studi umanistici. A questo proposito, è
necessaria l’introduzione nella scuola secondaria di secondo grado di due ore
obbligatorie di Filosofia e Storia. Tuttavia, l’entità del “Fondo per la promozione. della
cultura umanistica, del patrimonio artistico e della creatività”, pari a 2 milioni di euro,
appare largamente insufficiente per centrare gli obiettivi prefissati.
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dall’insegnamento), introdurre un tetto all’organico di sostegno (10 unità). Per il
sindacato sono poi inaccettabili le riduzioni di organici e gli spezzoni di ore. I problemi
del precariato si risolvono, piuttosto, riconoscendone dignità e parità di trattamento,
alla luce delle ultime sentenze della Cassazione che equiparano il servizio pre-ruolo a
quello di ruolo. Lo stesso vale per conferire l’indennità tabellare, senza rivolgersi a
professionalità esterne non abilitate in Italia per le stesse discipline.
L’ultima delega su cui si è soffermato il sindacato è quella relativa allo schema di decreto
legislativo sulle “norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel
primo ciclo ed esami di Stato”, Atto 384, per la quale è necessario mettere mano al
nuovo modello valutativo allargandolo ad altri aspetti rilevanti, oltre quello di base
dell’istruzione e formazione. Si chiede il riconoscimento del lavoro aggiuntivo che la
riforma della scuola precedente, introdotta dal Ministro Maria Stella Gelmini, durante
l’ultimo Governo Berlusconi, aveva disposto, ma che la successiva riforma del Ministro
Francesco Profumo ha poi annullato. Tra i passaggi ineludibili di una valutazione efficace
vi è quello del forte coinvolgimento del Collegio Docenti, nel rispetto della sua
autonomia didattico-docimologica. Sugli Esami di Stato, Cisal-Anief rivendica maggior
peso all’esame finale e la salvaguardia della libertà di valutazione di ogni singolo
docente. Infine, si è chiesto di ridurre l’attendibilità docimologica dei test, metodo di
valutazione che può certificare solo le conoscenze ma non le competenze, in contrasto
con quanto previsto da questo atto e dalla Circolare Ministeriale n. 3 del 2015.
Marcello Pacifico ha concluso il suo intervento ricordando “la preziosa opportunità
fornita dagli otto decreti delegati della Legge 107 per ridurre gli effetti perversi della
stessa riforma approvata nel luglio del 2015. Il sindacato ha già espresso al Parlamento la
sua linea, attraverso una serie di emendamenti al decreto Milleproroghe, e ora si è
ripetuto, convinto della bontà della sua azione, al fine di trovare delle soluzioni ai tanti
nodi da sciogliere sul funzionamento delle nostre scuole e dell’istruzione pubblica
italiana. Mantenere le deleghe così come presentate dal Governo – ha concluso il
sindacalista Cisal-Anief – costituirebbe un grave errore, perché dimostrerebbe
l’ennesima opera incompiuta del legislatore, su cui dovranno, per forza di cose ancora
una volta, mettere mano i giudici”.
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