Legge Stabilità, Anief: Governo e maggioranza sordi rispetto alle

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Legge Stabilità, Anief: Governo e maggioranza sordi rispetto alle richieste della scuola

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Sharing  Twitter  Facebook  Google +  Linkedin  Email this article  Print this article 0 0 0 0 Authors Ugo Giano Tags anief , Scuola (AGENPARL) – Roma, 23 nov 2016 – Gli emendamenti presentati dal sindacato e dall’opposizione, riportanti la “voce” di chi vive negli istituti scolastici tutti i giorni e ne conosce i problemi, non trovano il consenso della Commissione Bilancio della Camera: bocciate le modifiche su un nuovo piano di assunzioni straordinario e sul rifinanziamento del fondo nazionale per i ricorsi legati ai contratti dei docenti. Sembra che il premier Renzi abbia imposto un diktat: congelare per due settimane qualsiasi decisione su leggi delega alla L. 107/15 e sugli emendamenti alla Legge di Stabilità. Se ne riparla dal 5 dicembre.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il Governo preferisce porsi a muso duro contro centinaia di migliaia di docenti e Ata: non comprende che, così facendo, volta le spalle ad oltre 600mila dipendenti della scuola che scioperano, come è accaduto un anno e mezzo fa, ignorando anche lo sciopero indetto dal sindacato il 14 novembre. L’esecutivo rifiuta, poi, l’esito delle tante sentenze che giungono da tribunali in merito all’assunzione dei precari che hanno svolto oltre 36 mesi di servizio, continuando a rimanere sordo alle indicazioni dell’Europa sulla piena parità di trattamento tra precari e docenti di ruolo, anche per il conferimento degli scatti di anzianità professionale con il pieno riconoscimento del periodo pre-ruolo, ribadito di recente dalla Cassazione. Allo stesso modo, si continua ad ignorare l’esclusione illegittima dei docenti abilitati dalle GaE, a partire dai diplomati magistrale; per non parlare dell’esclusione illegittima dal Concorso a cattedra. È inevitabile che l’imminente referendum rischi di diventare il luogo e lo strumento più immediato per sfogare il proprio malcontento contro lo stesso Governo che sta proponendo un provvedimento di riforma della Costituzione ma che, comunque, lascia la scuola nell’immobilismo, costringendo il personale a rivolgersi ancora una volta al giudice.

Uno alla volta, gli emendamenti alla Legge di Stabilità sulla scuola non trovano il consenso della Commissione Bilancio della Camera: è andata così, in queste ultime ore, la richiesta di attuare un nuovo piano di assunzioni straordinario, pure in presenza di 100mila supplenze annuali; lo stesso magro destino ha avuto il rifinanziamento del MAGAZINE

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fondo nazionale per i ricorsi legati ai contratti dei docenti, previsto dalla cosiddetta Buona scuola che, anche secondo lo stesso Partito Democratico e pure per la Commissione Cultura, necessitava un incremento di 15 milioni di euro per la copertura del crescente numero di ricorrenti a cui i giudici stanno dando ragione per risarcirli a causa della mancata immissione in ruolo.

Il mondo della scuola, quindi, deve sottostare pure stavolta alle esigenze della politica.

Sembra che per non “disturbare” l’esito del referendum costituzionale, fissato al prossimo 4 dicembre, il premier Renzi abbia imposto un diktat: congelare per due settimane qualsiasi decisione su leggi delega alla L. 107/15 e sugli emendamenti alla Legge di Stabilità. Se ne riparla dal 5 dicembre: così, alla Camera, le possibilità di modificare il testo della legge di bilancio diventano vicine allo zero e anche le 70 richieste di modifica formulate dall’Anief possono attendere. Semmai, si esamineranno al Senato.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “anziché ascoltare le richieste formulate da chi la scuola la vive e continua a subire soprusi e ingiustizie, il Governo preferisce l’immobilismo decidendo di porsi a muso duro contro centinaia di migliaia di docenti e Ata. Però, così facendo, lo stesso Governo volta le spalle ad oltre 600mila dipendenti della scuola che scioperano contemporaneamente, come è accaduto un anno e mezzo fa contro la riforma Renzi-Giannini, anche ignorando lo sciopero indetto dal sindacato il 14 novembre con oltre mille manifestanti riuniti davanti a Montecitorio”.

“Così facendo – continua Pacifico – l’esecutivo, inoltre, rifiuta l’esito delle tante sentenze che giungono da tribunali in merito all’assunzione dei precari che hanno svolto oltre 36 mesi di servizio. Il Governo continua, poi, a rimanere sordo alle indicazioni dell’Europa, curia compresa, sulla piena parità di trattamento tra precari e docenti di ruolo, anche per il conferimento degli scatti di anzianità professionale con il pieno riconoscimento del periodo pre-ruolo, ribadito di recente dalla Cassazione. Solo la nostra maggioranza parlamentare non comprende che bisogna avere rispetto per le tante sentenze favorevoli ai risarcimenti dei docenti non assunti: eppure, è un concetto che l’UE ha inviato a tutti i paesi aderenti da oltre 17 anni, con la direttiva 1999/70/CE, ribadita nel 2014 dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, sempre sulla base del principio di non discriminazione tra lavoratori previsto dall’articolo 4 dell’Accordo Quadro: l’operato dei docenti e Ata precari della scuola va considerato alla stregua dei colleghi di ruolo”.

“Si continua ad ignorare – dice ancora il sindacalista Anief-Cisal – l’esclusione illegittima dei docenti abilitati dalle GaE, a partire dai diplomati magistrale per i quali i giudici hanno disposto la collocazione trovando pure resistenze dagli uffici scolastici periferici. Gli stessi docenti abilitati del primo ciclo, a cui il tribunale ha dato ragione per via dell’esclusione illegittima dal Concorso a cattedra”.

“A questo punto – conclude Pacifico – è inevitabile che il personale della scuola terrà inevitabilmente conto di questo modus operandi, in occasione del prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre. Quella sede rappresenta, probabilmente, il luogo più immediato per sfogare il proprio malcontento contro lo stesso Governo che sta proponendo un provvedimento di riforma ma che, nel frattempo, lascia la scuola nell’immobilismo costringendo tanti docenti e Ata a rivolgersi ancora al giudice”.

Il sindacato ricorda che è sempre possibile aderire ai ricorsi per ottenere ragione contro l’illegittima reiterazione di contratti a termine oltre i 36 mesi di servizio e la corresponsione degli scatti di anzianità ai precari. Anche i docenti già immessi in ruolo possono ricorrere per ottenere gli scatti di anzianità mai percepiti durante il precariato e per ottenere la ricostruzione integrale e immediata della carriera computando per intero il servizio pre-ruolo.

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