Scuola, Anief: Quest`anno il record di alunni che hanno cambiato

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12-01-2017
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Scuola, Anief: Quest’anno il record di alunni
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Ugo Giano
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anief, Scuola
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Nessuno parla però del fatto che al Sud c’è un altissimo
tasso di abbandono scolastico, il record di disoccupazione e di Neet, oltre che di mancato
supporto ai giovani da parte delle istituzioni e delle realtà imprenditoriali. La stessa
alternanza scuola-lavoro, nelle regioni del Sud non è mai decollata. In questa situazione
è normale che i livelli di apprendimento siano in difetto rispetto alle altre regioni del
Centro-Nord. Servono maggiori risorse economiche, per rendere davvero
professionalizzante gli stage formativi e le forme di collegamento con il mondo del
lavoro. Inoltre, dovrà essere data una sola scuola a preside fornendo incentivi veri per
chi si spende quotidianamente in tali contesti; bisognerà, poi, portare l’obbligo
formativo dagli attuali 16 anni di età ai 18. Infine, sarebbe fondamentale introdurre la
classe cosiddetta ‘ponte’ a cinque anni, con la presenza contemporanea dei maestri della
scuola dell’infanzia e primaria.
Dopo la stampa specialistica, anche quella nazionale si rende conto che la riforma RenziGiannini non ha affatto cancellato la mobilità del personale che opera nella scuola, ma ha
addirittura aggravato la situazione: mai era accaduto che in pochi mesi, come è avvenuto
nell’anno scolastico in corso, due milioni e mezzo di alunni cambiassero insegnante.
Tanto che in queste ore Tuttoscuola parla di un vero e proprio “anno nero per la
continuità didattica”: la stessa rivista spiega i motivi per cui la situazione, in futuro, non
cambierà, con “migliaia di docenti (soprattutto meridionali)” che “resteranno forse
delusi”, perché “i posti disponibili al Sud sono pochi”.
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avvenuto nell’anno scolastico in corso, due milioni e mezzo di alunni cambiassero
insegnante. Tanto che in queste ore Tuttoscuola parla di un vero e proprio “anno nero
per la continuità didattica”: la stessa rivista spiega i motivi per cui la situazione, in
futuro, non cambierà, con “migliaia di docenti (soprattutto meridionali)” che
“resteranno forse delusi”, perché “i posti disponibili al Sud sono pochi”. In questa
situazione è normale che i livelli di apprendimento siano in difetto rispetto alle altre
regioni del Centro-Nord.
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(AGENPARL) – Roma, 12 gen 2017 – Non era mai accaduto che in pochi mesi, come è
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In questa situazione è normale che i livelli di apprendimento siano in difetto rispetto
alle altre regioni del Centro-Nord. “Nessuno parla, però, del fatto che al Sud c’è un
altissimo tasso di abbandono scolastico, con alcune province della Sicilia che superano il
40 per cento in età scolare, il record di disoccupazione e di Neet, oltre che di mancato
supporto ai giovani da parte delle istituzioni e delle realtà imprenditoriali”, spiega
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. “La stessa
alternanza scuola-lavoro, su cui ha investito molto il precedente Governo, nelle regioni
del Sud non è mai decollata, perché le aziende non credono in questo genere di
formazione oppure non hanno tempo e risorse da investirvi”.
“Non è normale invece – continua il sindacalista Anief-Cisal – che si continuino ad
adottare per le scuole dello Zen di Palermo o della provincia di Caltanissetta, dove quasi
la metà dei giovani lascia i banchi di scuola prima dei 16 anni, le stesse regole di
organizzazione scolastica del resto del Paese. In certe realtà difficili, il numero di alunni
per classe non può essere quello standard e, allo stesso modo, vi è estremo bisogno di
una maggiore presenza di insegnanti: il potenziamento degli organici, che verrebbe
incontro anche alla richiesta dei docenti ‘sbattuti’ lontano da casa dall’algoritmo
impazzito del Miur, permetterebbe di alzare senz’altro l’attenzione rivolta agli studenti
più bisognosi”.
Tra i provvedimenti da attuare, per fronteggiare questa emergenza, ci sarebbe anche
quello di cassare la possibilità di assegnare più scuole a un solo Dirigente scolastico: le
reggenze, in tali contesti, non possono essere attuate, semplicemente perché il capo
d’istituto deve necessariamente essere presente ogni giorno nella sua scuola per
fronteggiare l’enorme mole di problemi che si vengono a determinare, anche di diretta
interazione, con le famiglie e con il territorio. Le stesse problematiche sorgono
dall’apertura dell’istituto in orari supplementari, sulla scia della sperimentazione ‘Scuole
Aperte’ avviata lo scorso anno dal Miur.
Il sindacato Anief torna, pertanto, a chiedere a chi governa la scuola pubblica italiana un
impegno finanziario maggiorato e delle deroghe normative specifiche per il Meridione.
“Tra gli impegni da prendere – dice ancora Pacifico – c’è anche quello di valorizzare
tutto il personale scolastico impegnato in prima linea in realtà territoriali disagiate:
occorrono incentivi veri per chi si spende quotidianamente in tali contesti,
prescindendo ovviamente dai risultati canonici. In determinate circostanze, infatti,
l’obiettivo si può ritenere raggiunto anche solo abbattendo il tasso di dispersione
scolastica e elevando, per quanto possibile, le competenze, capacità e conoscenze”.
“Le maggiori risorse economiche dovrebbero servire, inoltre, a rendere davvero
professionalizzante gli stage formativi e le forme di collegamento con il mondo del
lavoro nonché portare, non solo al Sud, l’obbligo formativo dagli attuali 16 anni di età ai
18. Infine, sarebbe fondamentale introdurre la classe cosiddetta ‘ponte’ a cinque anni,
con la presenza contemporanea dei maestri della scuola dell’infanzia e primaria, in modo
da preparare al meglio i piccoli alunni alla formazione successiva in un anno
particolarmente delicato. Introdurre questi accorgimenti – conclude il presidente
nazionale Anief – andrebbe a creare finalmente quel terreno adatto per risolvere tanti
problemi organizzativi della nostra scuola, con riflessi negativi per gli alunni e per i loro
docenti”.
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