Scuola. Quest`anno il record di alunni che hanno cambiato docente

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Postato da Carmine Cascone il 14 Gen 2017 in Articoli, Istruzione
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Tanto che in queste ore Tuttoscuola parla di un vero e proprio “anno nero
per la continuità didattica”: la stessa rivista spiega i motivi per cui la
situazione, in futuro, non cambierà, con “migliaia di docenti (soprattutto
meridionali)” che “resteranno forse delusi”, perché “i posti disponibili al Sud
sono pochi”. In questa situazione è normale che i livelli di apprendimento
siano in difetto rispetto alle altre regioni del Centro-Nord.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Nessuno parla però del fatto che al Sud c’è un
altissimo tasso di abbandono scolastico, il record di disoccupazione e di
Neet, oltre che di mancato supporto ai giovani da parte delle istituzioni e
delle realtà imprenditoriali. La stessa alternanza scuola-lavoro, nelle regioni
del Sud non è mai decollata. In questa situazione è normale che i livelli di
apprendimento siano in difetto rispetto alle altre regioni del Centro-Nord.
Servono maggiori risorse economiche, per rendere davvero
professionalizzante gli stage formativi e le forme di collegamento con il
mondo del lavoro. Inoltre, dovrà essere data una sola scuola a preside
fornendo incentivi veri per chi si spende quotidianamente in tali contesti;
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Non era mai accaduto che in pochi mesi, come è avvenuto nell’anno
scolastico in corso, due milioni e mezzo di alunni cambiassero insegnante.
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bisognerà, poi, portare l’obbligo formativo dagli attuali 16 anni di età ai 18.
Infine, sarebbe fondamentale introdurre la classe cosiddetta ‘ponte’ a cinque
anni, con la presenza contemporanea dei maestri della scuola dell’infanzia e
primaria.
Dopo la stampa specialistica, anche quella nazionale si rende conto che la
riforma Renzi-Giannini non ha affatto cancellato la mobilità del personale che
opera nella scuola, ma ha addirittura aggravato la situazione: mai era
accaduto che in pochi mesi, come è avvenuto nell’anno scolastico in
corso,due milioni e mezzo di alunni cambiassero insegnante. Tanto che in
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queste ore Tuttoscuola parla di un vero e proprio “anno nero per la
continuità didattica”: la stessa rivista spiega i motivi per cui la situazione, in
futuro, non cambierà, con “migliaia di docenti (soprattutto meridionali)” che
“resteranno forse delusi”, perché “i posti disponibili al Sud sono pochi”.
In questa situazione è normale che i livelli di apprendimento siano in difetto
rispetto alle altre regioni del Centro-Nord. “Nessuno parla, però, del fatto che
al Sud c’è un altissimo tasso di abbandono scolastico, con alcune province
della Sicilia che superano il 40 per cento in età scolare, il record di
disoccupazione e di Neet, oltre che di mancato supporto ai giovani da parte
delle istituzioni e delle realtà imprenditoriali”, spiega Marcello Pacifico,
presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal. “La stessa
alternanza scuola-lavoro, su cui ha investito molto il precedente Governo,
Amministrazione
nelle regioni del Sud non è mai decollata, perché le aziende non credono in
questo genere di formazione oppure non hanno tempo e risorse da
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investirvi”.
“Non è normale invece – continua il sindacalista Anief-Cisal – che si
continuino ad adottare per le scuole dello Zen di Palermo o della provincia di
Caltanissetta, dove quasi la metà dei giovani lascia i banchi di scuola prima
dei 16 anni, le stesse regole di organizzazione scolastica del resto del Paese.
In certe realtà difficili, il numero di alunni per classe non può essere quello
standard e, allo stesso modo, vi è estremo bisogno di una maggiore
presenza di insegnanti: il potenziamento degli organici, che verrebbe
incontro anche alla richiesta dei docenti ‘sbattuti’ lontano da casa
dall’algoritmo impazzito del Miur, permetterebbe di alzare senz’altro
l’attenzione rivolta agli studenti più bisognosi”.
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Il sindacato Anief torna, pertanto, a chiedere a chi governa la scuola pubblica
italiana un impegno finanziario maggiorato e delle deroghe normative
specifiche per il Meridione. “Tra gli impegni da prendere – dice ancora
Pacifico – c’è anche quello di valorizzare tutto il personale scolastico
impegnato in prima linea in realtà territoriali disagiate: occorrono incentivi
veri per chi si spende quotidianamente in tali contesti, prescindendo
ovviamente dai risultati
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Tra i provvedimenti da attuare, per fronteggiare questa emergenza, ci
sarebbe anche quello di cassare la possibilità di assegnare più scuole a un
solo Dirigente scolastico: le reggenze, in tali contesti, non possono essere
attuate, semplicemente perché il capo d’istituto deve necessariamente
essere presente ogni giorno nella sua scuola per fronteggiare l’enorme mole
di problemi che si vengono a determinare, anche di diretta interazione, con
le famiglie e con il territorio. Le stesse problematiche sorgono dall’apertura
dell’istituto in orari supplementari, sulla scia della sperimentazione ‘Scuole
Aperte’ avviata lo scorso anno dal Miur.
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canonici. In determinate circostanze, infatti, l’obiettivo si può ritenere
raggiunto anche solo abbattendo il tasso di dispersione scolastica e
elevando, per quanto possibile, le competenze, capacità e conoscenze”.
“Le maggiori risorse economiche dovrebbero servire, inoltre, a rendere
davvero professionalizzante gli stage formativi e le forme di collegamento
con il mondo del lavoro nonché portare, non solo al Sud, l’obbligo formativo
dagli attuali 16 anni di età ai 18. Infine, sarebbe fondamentale introdurre la
classe cosiddetta ‘ponte’ a cinque anni, con la presenza contemporanea dei
maestri della scuola dell’infanzia e primaria, in modo da preparare al meglio i
piccoli alunni alla formazione successiva in un anno particolarmente delicato.
Introdurre questi accorgimenti – conclude il presidente nazionale Anief –
andrebbe a creare finalmente quel terreno adatto per risolvere tanti
problemi organizzativi della nostra scuola, con riflessi negativi per gli alunni e
per i loro docenti”.
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