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18 novembre 2016 delle ore 15:03
Moderni e Impressionisti a New York
Si sono chiusi i primi giorni delle frenetiche aste
newyorkesi, che movimenteranno circa 1
miliardo di dollari e che hanno portato all’asta
una serie di lotti di Arte Moderna e di
Impressionisti. Ha iniziato Sotheby’s i cui
risultati sono stati solidi, ma non sorprendenti,
grazie al grandioso successo di Girls on the
Bridge, dipinto di Edvard Munch nel 1902, che
ha venduto per 54,2 milioni di dollari. Non c’è
due senza tre, e questa terza volta in cui l’opera
è stata messa all’incanto ha attratto l’attenzione
di molti collezionisti, tanto da raddoppiare, o
quasi, il risultato rispetto all’ultima performance
del 2008. Record per Laszlo Moholy-Nagy con
EM 1 Telephone Picture, battuta per 6 milioni
di dollari e ottimi risultati per due lavori di
Picasso, un dipinto e una testa di bronzo.
Invenduto il discusso Ritratto di Guido Sommi
di Tamara de Lempicka. La vendita ha raccolto
un totale di 157,7 milioni, rispetto alle
aspettative che oscillavano tra i 145 e i 186
milioni, con l’81 per cento di lotti venduti. Ieri
sera da Christie’s è andata in scena l’asta della
stessa sezione, Impressionisti e Arte Moderna.
48 i lotti all’incanto con una stima totale che
oscillava tra i 202 e i 283 milioni, 39 le opere
vendute, di cui l’88 per cento è passato di mano
per un prezzo entro le stime. Il grande record
da Christie’s è stato un Claude Monet, Meule
del 1891, che dopo lunghi minuti di inarrestabili
sfide tra scommettitori ha venduto per 81
milioni di dollari. Un altro lotto attesissimo è
stato Rigide et courbe di Wassily Kandinsky del
1934, che ha venduto per 23,2 milioni di dollari,
a fronte di una stima di 24 milioni. Cifra record
per Kandinsky, che ha superato i 23 milioni
pagati nel 2008 per Studie für Improvisation 8.
Il magnate giapponese e super collezionista
Yusaku Maezawa, l’uomo dietro la vendita del
Basquiat milionario della scorsa estate, è
tornato all’attacco per comprare Buste de
Femme (Dora Maar) di Picasso, che ha venduto
per 22,6 milioni. È presto per tirare le somme,
ma è evidente che i collezionisti sono diventai
molto più attenti nella selezione e meno disposti
a investire sul grande nome se non hanno la
certezza di una possibile crescita. Niente più
spese pazze. (RP)
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