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Mercati
Martedì 28 Febbraio 2017
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LA SOCIETÀ DECIDE DI CAMBIARE NOME IN VEON E DI QUOTARSI ANCHE AD AMSTERDAM
VimpelCom in utile con l’Italia
Il colosso russo delle tlc ha chiuso il 2016 con un utile di 2,42 miliardi di dollari beneficiando
anche della fusione Wind-H3G. Centrale la partnership con Vivendi. Titolo in calo a Wall Street
di Elena Dal Maso
V
impelCom, il colosso
russo del settore delle
telecomunicazioni che,
in joint venture paritetica con CK Hutchison, ha dato
origine in Italia alla fusione fra
Wind e H3G, è tornato in utile
nel 2016. I dati sono stati resi
noti ieri. E il ritorno in attivo
del bilancio, secondo
lo stesso gruppo, è
avvenuto grazie anche all’operazione in
Italia. Il titolo ha aperto in rialzo dell’1,4%
a 4,36 dollari a Wall
Street per poi scivolare di oltre il 4%
attorno a 4,1 dollari.
VimpelCom ha chiuso
il 2016 con ricavi per
8,724 miliardi di dollari, in calo del 7,5%
rispetto ai 9,606 miliardi dell’anno precedente. Ma l’utile netto
si è attestato a 2,423
miliardi di dollari, in
forte crescita rispetto alla perdita di 655
milioni di dollari registrata nel
2015. L’ebitda è pari a 3,203
miliardi di dollari, in crescita
del 12,4% rispetto ai 2,875 miliardi registrati nel 2015.
Il colosso russo, controllato per
il 47,85% dalla russa Altimo e
per il 42,95% dalla norvegese
Telenorm, sede legale ad Amsterdam ma quotato a Wall
Street sul segmento Nasdaq, ha
annunciato che cambierà nome
e diventerà Veon. Il gruppo di
tlc ha inoltre annunciato al
mercato una nuova politica di
dividendo e la distribuzione di
0,23 dollari per azione per il
2016. Dopo l’acconto di 0,035
dollari dello scorso dicembre,
il saldo di 0,195 dollari sarà
pagato in aprile.
La nuova denominazione richiama l’omonima app multiservizi, messa al centro della
nuova strategia e già disponibile in Italia. Vivendi (attraverso
la miniserie in streaming Studio+), Deezer e Mastercard sono tra i partner di VimpelCom.
«Vogliamo trasformarci da
compagnia di telecomunicazioni a compagnia hi-tech», spiega
l’amministratore delegato Jean-
Ovum, Vodafone leader globale nel roaming 4G
S
econdo il recente report di Ovum, società
di consulenza indipendente in ambito tecnologico, media e tlc, Vodafone è l’operatore
leader nel roaming internazionale 4G grazie al
numero di destinazioni offerte ai propri clienti, considerevolmente più alto rispetto a quelle
degli altri operatori. Dallo studio si rileva che
Vodafone è leader in tutti i 18 mercati analizzati
e che, nella maggior parte di tali mercati, offre
oltre 100 destinazioni con roaming 4G, più del
doppio di quelle disponibili attraverso gli altri
operatori negli stessi mercati. «In termini di
velocità, la tecnologia 4G ha il potenziale di
offrire ai clienti di telefonia mobile un’esperienza di banda larga più simile a quella domestica», afferma Ian Watt, principal consultant
di Ovum, «la gestione del roaming 4G a livello
globale non è semplice e un operatore mobile
può impiegare anni per riuscire ad offrire un
servizio del genere. Vodafone ha dimostrato
di essere all’avanguardia nello sviluppo del
roaming 4G ed è diventata leader nei mercati
in cui opera». Serpil Timuray, chief commercial operations & strategy officer del Gruppo
Vodafone, ha aggiunto: «In un mondo connesso come quello di oggi, i nostri consumatori
possono utilizzare al meglio il tempo trascorso
all’estero grazie alla disponibilità del servizio
4G in un numero significativo di destinazioni,
senza nessuna preoccupazione per le tariffe roaming». In Italia, a maggio 2016 Vodafone ha
anticipato l’abolizione dei costi di roaming per
i piani abbonamento consumer e per le aziende,
che possono utilizzare minuti, sms e Giga del
proprio piano nazionale anche all’estero, senza
costi aggiuntivi.
Recordati si allea con l’ospedale Meyer di Firenze
Jean-Yves
Charlier
VIMPELCOM
4,5
quotazioni in dollari
4,0
3,5
3,0
28 nov ’16
27 feb ’17
Yves Charlier commentando i
risultati. «Lo dimostrano anche
le partnership strette dal gruppo con Studio+ di Vivendi, che
produce serie tv mobile-only,
con il servizio di streaming musicale Deezer e Mastercard».
Veon sarà quotata (second listing) sul segmento Euronext di
Amsterdam nel secondo trime-
ell’ambito della collaborazione tra pubN
blico e privato è stata siglata una nuova
partnership. Il gruppo farmaceutico Recordati
ha siglato infatti un accordo di licenza esclusivo a livello mondiale che ha come oggetto il
know-how prodotto dall’Ospedale Meyer di
Firenze per lo sviluppo di un trattamento per
neonati pretermine che soffrono di retinopatia
del prematuro (Rop, patologia che può portare alla cecità e che colpisce principalmente
i neonati che pesano fino 1,25 chilogrammi
e che sono nati prima di 31 settimane di gestazione). Attualmente il trattamento è alla
seconda fase di sperimentazione nell’ospedale fiorentino e, in base all’intesa, Recordati
sarà responsabile della fase successiva dello
sviluppo clinico e del processo regolatorio
necessari per ottenere l’autorizzazione per
stre 2017 per aumentare il flottante del titolo. Il gruppo specifica nel comunicato sui conti che
sui risultati del 2016 ha influito
in positivo l’operazione in Italia,
in parte offuscata da svalutazioni,
costi di trasformazione e accantonamenti per cause legali.
la commercializzazione. L’accordo prevede
anche che Recordati sostenga per un periodo di tre anni altri progetti portati avanti dai
ricercatori del Meyer nell’ambito delle malattie rare. Si tratta di una collaborazione tra
pubblico e privato importante per valorizzare i risultati ottenuti dalla ricerca all’interno
dell’ospedale pediatrico fiorentino. Il vicepresidente e amministratore delegato Andrea
Recordati ha espresso soddisfazione per «aver
formalizzato questa alleanza a lungo termine»
e ha sottolineato che «il progetto Rop rappresenta un’eccellente opportunità per rafforzare
la presenza delle attività di Recordati legate
alle malattie rare nella neonatologia a livello
mondiale». L’intesa annunciata ieri ha anche
sostenuto il titolo Recordati in borsa: +1,36%
a 29,9 euro.
Nei target per il 2016 il gruppo di telecomunicazioni ha
inserito una crescita organica
dei ricavi globali «low single
digit» anno su anno (sotto al
5%), così come il miglioramento del margine sull’ebitda. Il free cash flow atteso
per quest’anno è di 700-800
milioni e di oltre un miliardo
di dollari nel 2018. (riproduzione riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/tlc
IL 29% DEI MINIBOND SOTTOSCRITTO DA VEICOLI STRANIERI, SECONDO POLITECNICO MILANO
I debiti delle pmi piacciono ai fondi esteri
I
fondi di private debt esteri nel 2016 hanno aumentato la loro attività di investimento, arrivando
a coprire il 29% (dall’11,4% nel 2015) del controvalore delle emissioni di minibond mappate dal
Politecnico di Milano nel suo ultimo Osservatorio
sul settore, che sarà presentato questa mattina e che
MF-Milano Finanza è in grado di anticipare.
Nella categoria dei fondi esteri, gli analisti del Politecnico, guidati da Giancarlo Giudici, responsabile dell’Osservatorio, hanno inserito anche
le branch italiane di case madri straniere, oltre a
Muzinich, Pemberton Asset Management, Pricoa
Capital Group, Tenax Capital e Tikehau Capital.
Quanto ai fondi italiani, la loro quota di sottoscritto
sul totale è del 31%, in calo dal 35,8% del 2015.
Sicuramente il trend più interessante è la forte
riduzione rispetto al passato della quota di mer-
cato delle banche italiane, che scende al 6% (dal
14,9% l’anno scorso), probabilmente anche per le
difficoltà che hanno registrato in generale tutti gli
istituti nel 2016, ma soprattutto quelli più attivi in
passato nel mercato dei mini-bond, come la Banca
popolare di Vicenza. Le assicurazioni mantengono
una buona percentuale (11%) e si tratta soprattutto di soggetti esteri che acquistano titoli a lungo
termine, come i project bond. Vi sono poi le sgr
italiane che gestiscono fondis aperti con il 6% del
mercato, le sim e altre società di asset & wealth
management che gestiscono patrimoni individuali
(9%) e la Banca Europea degli Investimenti.
Tornando ai fondi di private debt italiani, nel
2016 alcuni gestori hanno quasi completamente investito il loro primo fondo e sono quindi
pronti per la raccolta di iniziative successive: si
tratta di Duemme sgr, Finint Investment sgr (in
accoppiata con Classis sim) e Anthilia Capital
Partners. (riproduzione riservata)
GLI INVESTITORI IN MINIBOND ITALIANI NEL 2016
Assicurazioni 11%
Asset&wealth management 9%
Banche italiane
6%
Fondi esteri
28%
Sgr italiane
6%
Bei 5%
Fondi di private debt
31%
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
Altri 4%
Fonte: Osservatorio Minibond, Politecnico di Milano
di Stefania Peveraro