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FLP Affari Esteri

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PRIMA O POI VA A FINIRE CHE UNO SI “STUFA”

Nessuno s’illuda

posti di lavoro. che la

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cesserà di pretendere spiegazioni dalla nostra amministrazione sulle “stranezze” che avvengono in alcune sedi all’estero, soprattutto quando i fatti denunciati sono sotto gli occhi di tutti e quando sono le sedi stesse a chiedere l’intervento delle Autorità per riuscire a ristabilire quell’ordine e quella tranquillità che sempre dovrebbe regnare nei

OMERTA’ significa tacere su mancanze, colpe altrui per salvaguardare i propri interessi, per timore di conseguenze negative. Questo è quello che emerge prepotente quando veniamo invitati, in modo più o meno esplicito, a non parlare di Pristina, di Santo Domingo o ancora di Canton (solo per fare alcuni esempi). E’ omertoso è colui che ci chiede di tacere in tal senso.

Non possiamo tacere,

e non lo faremo, proprio per il rispetto che dobbiamo a quei pochi funzionari che hanno denunciato e a quei colleghi che sono stati solidali per amore della verità. Lavorare nelle nostre Rappresentanze all’estero non dovrebbe comportare necessariamente la difesa ad oltranza di quel posto di lavoro. Non si dovrebbe essere indifferenti o volutamente ignorare quanto avviene continuamente nelle sedi all’estero ove - anche se non per nostra diretta volontà - avvengono situazioni poco chiare, per le quali questa Amministrazione ancora una volta non fornisce risposte e non prende provvedimenti. Schierarsi senza prendere posizione ci rende complici anche se non responsabili diretti di misfatti ed illeciti commessi forse da altri, ma passati inosservati proprio sotto i nostri occhi. Questa è purtroppo la rovina della nostra amministrazione, passare di mano in mano per tenere una poltrona, per difendere una posizione o perché’ semplicemente si ha famiglia e si vuole vivere tranquilli. Lavorare nelle Rappresentanze all’estero vuol dire rappresentarle e difenderle. Ma questo e possibile solo quando si è al di sopra, quando nessuno e niente potrà mai attaccarci.

Noi non smetteremo mai

di denunciare e di pretendere risposte dall’amministrazione, proprio a difesa di quegli onesti lavoratori di cui la Farnesina è piena. Nessuno si auspica che venga trovato il proprio nome, nell’elenco del personale in servizio di una sede “chiacchierata” o che venga associato, anche se estraneo, ai fatti che si mormorano nei corridoi del nostro Ministero. Proprio per questo, pertanto, chiedere o addirittura pretendere di non parlare più di fattacci avvenuti - ma mai interamente chiariti, esercitando indebite pressioni su quei colleghi che non sono disposti a tacere - è sintomo di disonestà e chi lo fa non può pretendere di avere rispetto! Roma, 9 novembre 2016

Ufficio Stampa