Obama con Renzi: «Il Sì aiuta l`It alia

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Transcript Obama con Renzi: «Il Sì aiuta l`It alia

“Zangheri, il sindaco professore”.
Ad un anno dalla morte, alla Camera il
documentario con un’intervista inedita:
nel ‘77 a Bologna gli studenti «avevano
ragione» Franchi P. 15
Fondata da
Antonio Gramsci
nel 1924
Questo giornale
ha rinunciato
al finanziamento
pubblico
l
€1,40
Anno 93 n. 275
Mercoledì, 19 Ottobre 2016
unita.tv
Obama con Renzi: «Il Sì aiuta l’Italia»
l Il presidente Usa tifa per le riforme: «Serviranno per una crescita economica più decisa»
l Il premier: «Con la vittoria smantelliamo la burocrazia e saremo più forti per cambiare l’Europa» P. 2-3
Questione Mosul
e la paranoia
di Erdogan
Approvata la legge contro il Caporalato P. 11
Alfredo Reichlin
P
iù si avvicina il 4 dicembre, più
mi pare dannoso e mistificante
il referendum-plebiscito a cui
siamo chiamati. Ma è ormai
impossibile tornare indietro.
Cerchiamo allora di usare questo
tempo per mettere la gente
(compreso chi scrive) in condizione di
assumere una maggiora
consapevolezza della realtà in cui ci
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Adriano Sofri
al 1919 al 1926 la sorte
di Mosul era stata al
centro di una
accanita contesa
diplomatica.
Ricordarla serve
anche a capire le cose di oggi, in
particolare la Turchia di Erdogan, che
è un pazzo ma con dei precedenti. La
città, allora a maggioranza curda,
grazie alla ricchezza di petrolio del
territorio eccitava gli appetiti di tutte le
potenze uscite vincitrici dalla guerra
mondiale. Gli inglesi, che nella
spartizione del Vicino Oriente si erano
assegnati la tutela del nuovo regno di
Iraq lasciando ai francesi la Siria,
accampavano il loro diritto. La nuova
Turchia di Ataturk, sorta sulla caduta
dell’impero ottomano, rivendicava la
conservazione della provincia, il
vilayet, di Mosul, che comprendeva il
Kurdistan, compresa Kirkuk. Gli stessi
americani, che si mostravano estranei
all’invadenza coloniale europea,
s’intendevano di petrolio più di
chiunque altro e non intendevano
restarne fuori. L’unica «vincitrice»
della guerra a dar prova di un assoluto
disinteresse al grande affare fu l’Italia,
non per generosità, ma per una
incomprensione totale del peso
strategico del petrolio, dal quale pure
era completamente dipendente. La
storia è stata ricostruita da Mauro
Canali in un libro, «Mussolini e il
petrolio iracheno» (Einaudi 2007)
esilarante nel documentare
l’insipienza stentorea dei governanti,
Mussolini compreso, che insistettero a
rivendicare un pezzo di Anatolia ricco
di sassi e presto ripreso da Ataturk. Il
libro ripercorre la «questione di Mosul»
che tenne tanto impegnata la Società
delle Nazioni. Ancora negli anni ’30
l’Agip, che era riuscita a prendere il
controllo di una compagnia petrolifera
britannica per un bacino a Mosul,
avrebbe potuto assicurare quanto
bastava al fabbisogno nazionale e in
sovrappiù a divenire esportatrice.
Proprio allora Mussolini, alla vigilia
della guerra in Etiopia, per fare cassa
vendette la compagnia agli angloamericani, «che di lì a poco iniziavano
a estrarre dai giacimenti acquistati una
quantità eccezionale di petrolio».
La controversia si chiuse
definitivamente nel 1926. Il
sopralluogo di tre commissari delegati
dalla Società delle Nazioni aveva
concluso che Mosul venisse
incamerata dal nuovo regno iracheno,
sotto il mandato britannico: la
motivazione, che alla distanza suona
ironica (ma già allora), era che
l’assegnazione alla Turchia non
avrebbe tutelato i diritti della
popolazione curda.
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L’illusione della semplificazione
muoviamo e delle conseguenze delle
scelte che facciamo.
Penso ai grandi rischi e alle grandi
sfide che stanno mettendo in gioco il
destino dell’Italia (come del resto
tutto l’occidente, America compresa).
Leggiamo il grande discorso di
commiato del presidente Obama. Di
che si tratta? Si tratta della rottura
dell’ordine mondiale e dei muri del
nazionalismo che tornano a dividere
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l’Europa.
Il loden dell’antipolitica
Fabrizio Rondolino
S
ono diversi i punti di vista da cui si
può guardare al referendum del 4
dicembre, e diverse sono le
motivazioni a favore dell’una o dell’altra
scelta. Per alcuni il referendum è una
resa dei conti politica, un surrogato delle
elezioni generali, l’occasione per
sbarazzarsi di Matteo Renzi e del suo
governo.
La Lega e la sinistra radicale, Fratelli
d’Italia e il Movimento 5 stelle hanno
impostato la propria campagna
elettorale sulla “Renxit”, e quando
entrano nel merito della riforma è
soltanto per una breve divagazione, più
o meno generica, prima di tornare
eccitati all’unica questione che sta loro
veramente a cuore: la spallata al
governo. Che cosa accada dopo, non ha
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importanza.
Staino
Un Paese più
civile
Padoan: nessun condono
fiscale con la manovra
l Legge di bilancio all’esame Ue, sotto la lente le entrate
una tantum e le spese per migranti e terremoto
Il ministro: alla luce
le ricchezze nascoste e
sopra ci si pagano le tasse
Nel giorno in cui la legge di bilancio
approda in Europa è polemica sulla
voluntary desclosure e sull’abolizione di Equitalia che le opposizioni, Cgil e una parte del Pd giudicano come regali agli evasori. Critiche che il
governo, tramite il ministro Padoan,
respinge al mittente.
Comaschi e Di Giovanni P. 4-5
Perché il jobs act sta funzionando
Filippo Taddei e Tommaso Nannicini
L
eggendo alcune reazioni ai
dati INPS sul mese di agosto,
viene da domandarsi se la fine
dell’estate abbia portato la fine del
Jobs Act, cioè la riforma che ha
ridotto le tasse sul lavoro a tempo
indeterminato, cambiato le regole
contrattuali ed esteso gli
ammortizzatori. Le critiche sono
essenzialmente due: due mesi fa la
variazione netta dei contratti a
tempo indeterminato è stata
negativa e i licenziamenti sono
“aumentati”.
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Magherini, l’assoluzione è servita
Luigi Manconi e Valentina Calderone
S
entenza suicida, nel linguaggio
giudiziario corrente, è quella che,
basandosi su motivazioni fragili,
contraddittorie e magari incoerenti, si
espone alla possibilità che il verdetto di
appello ne rovesci inevitabilmente il
senso, la riformi radicalmente o la
annulli. Sembra essere proprio questo
il caso del verdetto del processo di
primo grado per la morte di Riccardo
Magherini (il 3 marzo del 2014), per
quella vicenda, nel luglio scorso, tre
carabinieri sono stati condannati per
omicidio colposo.
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Radar: “Le ragazze”narrate da Emma Cline e da Rossana Campo, un abisso tra artificio e realtà P. 12