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Venerdì 21 Ottobre 2016
5
E i guai che combina sono tanti. Ecco perchè Claudio Velardi è partito all’assalto
Il titolo V non piace a nessuno
Sono d’accordo persino molti di coloro che votano No
DI
PIERPAOLO ALBRICCI
«O
ttimisti&Razionali» fase
2. Dopo la
campagna (di
successo) per l’astensione in
occasione del referendum
sulle trivelle dello scorso
aprile, l’associazione rilancia con il progetto «Energie
al voto», in vista del referendum costituzionale di
dicembre. Con l’obiettivo
di discutere, in particolare, di titolo V e rapporto
Stato-Regioni. Ne abbiamo
parlato con Claudio Velardi, ideatore e animatore di
«Ottimisti&Razionali».
Domanda. Perché questa nuova campagna?
Risposta.Molto semplicemente perché pensiamo
che la modifica del titolo V
sia un punto fondamentale
della riforma costituzionale per la quale voteremo il
4 dicembre. Se ne discute
molto poco, perché nel dibattito pubblico prevalgono fumisterie ideologiche e
polemiche politiche pregiudiziali. Noi vogliamo invece
parlare del merito.
D. Cioè?
R. Cioè parlare concretamente di come funziona oggi il rapporto StatoRegioni alla luce della
riforma del 2001, di quali
sono le problematiche burocratiche, le lungaggini, le
contraddizioni che si creano quotidianamente, e che
danneggiano concretamente le imprese e lo sviluppo.
Sono problemi cui bisogna
rispondere (indipendentemente dal sì o dal no al
referendum) con urgenza
e trasparenza, chiedendosi
- certo - se la risposta più
efficace è quella proposta
dalla riforma, ma sapendo
che è comunque necessaria
una nuova e più sana configurazione delle dinamiche
centro-periferia.
D. In particolare avete
coinvolto nel progetto il
mondo dell’energia...
R. Sì, perché è un settore
che vive, come e forse più di
altri, le lentezze e i conflitti aperti tra i diversi livelli
istituzionali. Non c’è settore
del comparto energetico che
non debba farci i conti tutti
i giorni. Per questo «Energie
al voto» ha ricevuto l’adesione di tutte le associazioni
del mondo dell’energia, da
Assomineraria ad Assorinnovabili, da Assoelettrica a
Confindustria Energia fino
a WEC Italia. Tutti avvertono - ripeto, indipendentemente dalla scelta del voto
- la necessità di una svolta.
Ed è la prima volta, questo
lo sottolineo, che insieme
partecipano ad un progetto
comune.
D. Ma in che cosa consiste questo progetto?
R. Mah, in fondo è semplice. Non faremo altro che
promuovere sul territorio
italiano e online, momenti
di confronto e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla riforma del titolo
V, in forme sempre aperte e
dialoganti. Dibattiti con la
partecipazione di costituzionalisti che hanno aderito all’iniziativa, (e sono - si
badi - sia per il sì e per il no:
Alfonso Celotto, Francesco Clementi, Tommaso
Frosini, Andrea Pertici, Massimo Rubechi),
di tecnici, amministratori
locali...
D. E i politici?
R. Chiameremo anche i
politici, ma solo se ci stanno
a discutere nel merito del
problema, senza buttare la
palla in corner... Saranno
iniziative che si svolgeranno in tutta Italia. Per ora ne
abbiamo cinque in cantiere
(Milano, Ravenna, Basilicata, Catania, Puglia). Ma
molte altre se ne aggiungeranno. Poi, naturalmente, ci
sarà il sito www.ottimistierazionali.it ad alimentare
l’elaborazione e la riflessione su titolo V e dintorni, anche con un «ring» di videointerviste doppie curate da
Mario Sechi.
D. Una vera e propria
campagna.
R. Sì, e che avrà anche un
punto di approdo nazionale.
GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND
Il ministero dell'Interno dovrà far rispettare la legge
sul caporalato. Lo stesso ministero che qualche mese
fa cercava un addetto stampa gratis.
***
La serie trasmessa su Rai1 passerà alla storia come
raro caso in cui per vedere Medici non devi prenotare mesi prima.
***
Nuovi imprenditori a Milano, è Mohamed il nome più
diffuso. Ci stanno aiutando in casa nostra.
***
Obama è stato molto carino con Renzi. Tipo quando
gli ha detto: «Oh, guarda che dal 5 dicembre blocco
le ore per il tennis».
Entro la fine di novembre
promuoveremo un evento
conclusivo con la partecipazione di membri del governo, esperti di settore,
studiosi.
Una sorta di punto boa
che servirà a tutto il settore per ripartire dopo il 4 dicembre. Anche perché, come
ha detto poche settimane
fa il ministro Calenda, bisognerà in ogni caso rimettere mano e riaggiornare la
Strategia Energetica Nazionale. Qualunque sia il risultato referendario.
D. Ma lei si augura che
vinca il sì o il no?
R.Io sono per il sì, ma
questo è del tutto secon-
dario. Stamattina Chiara
Braga (Pd) e Gaetano
Quagliariello (IDEA), invitati alla presentazione del
nostro progetto, hanno svolto entrambi - con civiltà e
competenza - considerazioni
interessanti, pur militando
su fronti opposti.
Tutti convengono, in fondo, sul fatto che il sistema
deve cambiare in profondità. E, in particolare sul
titolo V, tutti concordano
sull’estrema farraginosità
degli attuali meccanismi.
Onestamente, dei punti
della riforma costituzionale,
il titolo V mi sembra forse
quello meno controverso...
© Riproduzione riservata
E NON ZAGREBELSKY, TRAVAGLIO, LA MELONI, RODOTÀ-TÀ-TÀ, D’ALEMA O BERSANI. E NEMMENO BRUNETTA
Se vince il no, vince solo Beppe Grillo
Perché porterebbe dell’altra acqua al mulino dell’antipolitica
DI
L
CESARE MAFFI
a preoccupazione maggiore, nei settori forzisti oggi
incerti su come votare il
4 dicembre,
riguarda il vincitore
qualora si affermi il
no. Se la riforma fosse
bocciata, è chiaro che
sconfitto sarebbe Matteo Renzi: hai voglia
a spersonalizzare, le
conseguenze politiche le pagherebbe lui,
quand’anche restasse
a palazzo Chigi. A vincere, invece, sarebbe in
certo modo il composito e anzi contrapposto
fronte del no, ma fra
Gustavo Zagrebelsky e Matteo Salvini,
fra Marco Travaglio
e Giorgia Meloni, fra
Stefano Rodotà-tà-tà
e Massimo D’Alema
e Pier Luigi Bersani, ad affermarsi sarebbe Beppe
Grillo. Non vincerebbe Renato
Brunetta, nonostante l’ineguagliabile impegno profuso giorno e notte
(anche nottetempo, come attestato
per tabulas) contro Renzi. Il vulcanico capogruppo azzurro esternerebbe un’incontenibile gioia, ma i
dividendi li incasserebbe il M5s.
Vignetta di Claudio Cadei
Esaminiamo i sondaggi apparsi nelle ultime settimane, limitatamente alle percentuali assegnate
al M5s. Per Lorien Consulting M5s
è al 29,5%, per Tecné al 26,5%, una
rilevazione quest’ultima che può apparire particolarmente bassa, anche
se confermata dal 27% di Ipr, mentre
Emg Acqua arriva al 29,6%, pressappoco come Index Research (29,4%), e poco
sotto sta Ixè, quantificando un 28,9%.
Lasciamo da parte
le riserve sui valori
dei sondaggi, per di
più a mesi o addirittura anni dalle elezioni
politiche. Leggiamo,
invece, alcuni segnali,
comuni un po’ a tutti
gli istituti.
Il M5s non paga pesantemente l’indubbia opacità d’immagine patita con le vicende
della giunta guidatada
Virginia Raggi. Infatti continua a salire, anche se il fantadramma
capitolino ha frenato la
lenta ascesa precedente
ed è costato qualcosa. Il livello oggi
assegnato ai pentastellati è superiore
non soltanto all’ultima percentuale
ottenuta in un voto politico nazionale,
ossia le europee di due anni fa (21,2%
in Italia), ma perfino al trionfo delle politiche del 2013 (25,6%, estero
escluso). Quello che poteva essere
un ineguagliabile successo della protesta, nel 2013, mostrò di prolungarsi, pur numericamente ridotto, alle
europee, e oggi addirittura segna di
potersi consolidare.
Si può ragionevolmente asserire che fatti periferici come
l’abbandono del sindaco di Parma
e il crescente scandalo delle firme
presuntamente false a Palermo non
intacchino nazionalmente il bacino
elettorale del movimento. La gente
continua a non fidarsi dei partiti
tradizionali: segnala la propria insoddisfazione non votando oppure
sostenendo il M5s. È quindi presumibile che un successo del no non
farebbe altro che portar acqua al
mulino dell’antipolitica, quindi a
rafforzare i grillini. Aggiungiamo
che, nelle attuali condizioni delle
alleanze, un ballottaggio nazionale non potrebbe che essere fra Pd
e M5s, stante lo scollamento del
centro-destra: a vincere, poi, tutte
le ricerche sul mercato politico indicano i cinque stelle.
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