LA RESTITUZIONE DIAGNOSTICA AI GENITORI

Download Report

Transcript LA RESTITUZIONE DIAGNOSTICA AI GENITORI

LA RESTITUZIONE DIAGNOSTICA AI GENITORI
COME DIRLO AI GENITORI
• sono preparati, sospettavano si trattasse di DSA?
• sanno già qualcosa del DSA?
• sono completamente impreparati di fronte alla diagnosi?
Valutare il livello di consapevolezza
introdurre la psicoeducazione sul disturbo
LE REAZIONI DEI GENITORI
• catastrofismo: “Nostro figlio è handicappato!”
• negazione/colpevolizzazione: “Può darsi, secondo noi non ha proprio voglia di fare nulla!”
• negazione pura: “Tutte storie, ai nostri tempi … Volere è potere!”
• colpevolizzazione autoriferita: “ L’abbiamo sempre e solo sgridato, invece poverino…!”
• iperprotettività, deresponsabilizzazione: “Facciamo noi al posto suo”
Leggere insieme ai genitori
“Un contributo per comprendere i ragazzi dislessici”
LA RESTITUZIONE DIAGNOSTICA AL BAMBINO
COME DIRLO AL BAMBINO
• Se mamma e papà hanno accolto la diagnosi con sufficiente serenità e sono stati informati sul
disturbo, possiamo scegliere di comunicare la diagnosi al bambino in presenza dei genitori. Questi
ultimi faranno da base sicura e ci aiuteranno a rassicurare e motivare il bambino.
• Diversamente se i genitori hanno necessità di essere seguiti nel percorso di comprensione e
accettazione della diagnosi, lavoriamo su binari paralleli e diamo la comunicazione al bambino senza
la presenza dei genitori.
Usiamo metafore, favole racconti e gli chiediamo se lui si è mai sentito come il
protagonista della storia che stiamo leggendo
Di solito il bambino si sente sollevato dopo che un adulto gli ha spiegato che lui è
intelligente tanto quanto gli altri bambini, ha solo un modo diverso di apprendere!
Il livello di sollievo che il bambino prova è direttamente proporzionale alle reazioni
degli adulti che lo circondano (genitori, familiari, insegnanti …)
Il rischio maggiore è che il bambino sperimenti VERGOGNA
LA RESTITUZIONE DIAGNOSTICA ALLA SCUOLA
COME COMUNICARLO ALLA SCUOLA
Alla scuola deve pervenire tutta la documentazione necessaria pertanto:
• chi ha posto la diagnosi?
• un solo professionista o più figure professionali?
• eventuale condivisione di gruppo (wisc, test specifici, profilo emotivo, programma di lavoro)
• relazione unitaria o più relazioni allegate
• segnalazione/certificazione (certidicato E.E.S. in caso di QI limite)
Quando alla scuola è pervenuta la documentazione contattare l’insegnante referente e
verificare quanto la scuola è preparata ad accogliere il bambino rispettando le sue
caratteristiche. Vi è un referente specifico per i bambini con DSA?
Quanto la scuola è organizzata per supportare i bambini con DSA?
LIM (lavagna interattiva multimediale, software didattici, libri in formato digitale, testi scolastici
ridotti non per contenuto ma per quantità di pagine con mappe concettuali, disponibilità di pc
portatili, programmi di sintesi vocale…)
Testare la disponibilità alla collaborazione, far riferimento alla legge 170 e all’elenco degli strumenti
compensativi e dispensativi
QUANDO IL BAMBINO NON COLLABORA:
I PROBLEMI PIU’ FREQUENTI
• Perché? Lo dobbiamo comprendere per aiutare il bambino e la sua famiglia!
• Problema individuale/familiare stabilire i confini
• Gelosia nei confronti del fratello “perfetto”
• Problema di disorganizzazione in casa
• I genitori tendono a sostituirsi al bambino, perché? (pena, scarsa fiducia, no pazienza)
• Autostima gravemente compromessa (trauma?)
• Scarsa tolleranza alla frustrazione
• La scuola non sta supportando il bambino (troppa fatica senza nessuna gratificazione)
• Mamma e papà salgono in cattedra e il bambino non lo tollera (prendere una persona esterna)
IL LAVORO MOTIVAZIONALE
Cosa può fare il terapeuta?
• non avere fretta, essere comprensivi, infondere fiducia
• risolvere prima i problemi che impediscono di dedicarsi alla studio
• dimostrare al bambino che qualcosa si può fare
• stabilire col bambino dei micro-obiettivi
• ricordargli che non è solo
• studiare con lui per qualche seduta, se necessario
• dimostrargli che è possibile
• fare da modello ai genitori in una seduta condivisa (fermezza e pazienza)
• parlare con la persona che aiuta il bambino nei compiti
• proseguire il parent training
IL TRATTAMENTO NELLO SPECIFICO
Spiegare al bambino che cos’è il
SOVRA APPRENDIMENTO
“ D’ora in poi ci alleneremo su tutti quegli aspetti che più ti mettono in
difficoltà. Dovremo allenarci tutti i giorni, decidere un tempo breve ma
costante. Questo ti aiuterà a fissare in memoria tutte quelle cose che spesso ti
sfuggono anche se le hai già studiate. Ricorda che non è una punizione, ma un
modo per dare una mano a te stesso! In compenso avrai diritto a svolgere
meno esercizi rispetto ai tuoi compagni. Questo non significa che dovrai
sentirti giustificato dal non studiare. Il nostro motto sarà FARE MENO FARE
BENE! Il tuo impegno in questo modo sarà sicuramente ricompensato dai
buoni voti che tento desideri!”
UN PROGRAMMA DA PROPORRE AI GENITORI
• ricordare ai genitori di affiancare il bambino nei compiti tenendo presenti i principi
dell’apprendimento fondamentali (rinforzo, attenzione positiva, estinzione)
• evitare dunque commenti svalutanti o al contrario di giustificare sempre il bambino
sostituendosi a lui (vantaggio secondario del disturbo)
• programmare col bambino i pomeriggi riservando uno spazio per il gioco, lo svago,
lo sport
• programmare il tempo del sovra apprendimento, se necessario usare un programma
di rinforzo a punti
• consigliare l’acquisto di software i quali risultano più gradevoli e divertenti per i
bambini
• mostrare loro come utilizzarli col bambino
• insegnargli via via ad autonomizzare il bambino nel loro utilizzo
• esortare i genitori ad essere pazienti!